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Il bisogno dell’uomo nel quale si insinua il tentatore

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Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 14 febbraio 2016, prima Domenica di Quaresima (S. Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Il bisogno dell’uomo nel quale si insinua il tentatore

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Oggi è la prima domenica di Quaresima. Abbiamo iniziato mercoledì con le Ceneri e oggi ci ritroviamo qui insieme a pensare, a meditare, a impostare, questo tempo di Quaresima, perché non capiti che sia un tempo inutile, come forse tante, troppe Quaresime, sono state nella nostra vita; che non sia un tempo dove la nostra unica preoccupazione sia cosa mangiare e cosa non mangiare; che non sia non mangiare il dolce, non guardare la televisione…la nostra preoccupazione è in altro; comprende queste cose, ma come sollecitazione di una preoccupazione più profonda, e quest’oggi il Vangelo di San Luca, capitolo 4, ci dice quale deve essere la prima preoccupazione per un cristiano che entra in tempo di Quaresima, ma che in tutti i giorni della nostra vita è una preoccupazione seria e grave.

Questa preoccupazione è il rapporto che c’è tra il bisogno e Dio.

Qui, in questa prima domenica, vediamo che si gioca qualcosa di grosso.

Noi abbiamo tanti bisogni, alcuni primari, alcuni secondari, alcuni terziari: mangiare, bere, dormire, sono bisogni primari, come amare ed essere amati sono bisogni primari; poi abbiamo tanti altri bisogni, di lavorare, di guadagnare, di essere rispettati, di serenità, ci sono tanti bisogni.

Ora, nello spazio che c’è tra il bisogno, qualunque esso sia, e Dio, in questo spazio, si inserisce il diavolo, lui vive ed esercita la sua opera lì, nel bisogno; è lì che lui mostra il suo volto e tenta di fare di tutto, affinché le necessità del bisogno siano più vere della necessità primaria per la quale noi siamo stati creati.

Il catechismo, che tutti voi avete studiato, sia quello di San Pio X sia questo (il catechismo è sempre quello, gira da una parte o gira dall’altra; è stato fatto in forma più narrativa, non a domanda e risposta, ma il contenuto non può cambiare, perché Dio è immutabile), alla domanda: «Dio perché ci ha creati?», cosa risponde?

C’è qui una bambina, Matilde.

Quanti anni hai Matilde?

«Sei anni».

Riesci a rispondermi a questa domanda: «Dio, perché ci ha creati?»

«Per amarLo, conoscerLo e servirLo».

Dio ci ha creati per amarLo, conoscerLo e servirLo, basta.

Capite che nasce tutto da qui. Se noi fossimo fedeli a questa prima cosa che abbiamo studiato nel catechismo, alle prime pagine, alla domanda: «Dio, perché ci ha creati?», se noi fossimo fedeli a questa risposta, a questa ragione, noi saremmo in una vita di beatitudine.

Purtroppo, i nostri bisogni si distanziano molto spesso dall’amarLo, conoscerLo e servirLo, sono molto distanti, e non c’entrano niente con amarLo, conoscerLo e servirLo. Sembrano bisogni veri, ma non sono veri, perché non corrispondono al fine per cui siamo stati creati.

Noi non siamo stati creati per chissà quale cosa, noi siamo stati creati per conoscere, per amare e per servire Dio, basta, solo questo, è la ragione scritta nel nostro DNA.

È il motivo profondo, la finalità della creazione, Dio ci ha messi in piedi per questo, ci ha tirati via dal nulla, ci ha dato l’essere e ci ha messi in una storia, per conoscerLo, amarLo e servirLo.

Il demonio, che è geloso, invidioso e omicida, tenta in tutti i modi di scardinare questa vocazione primaria, perché, abbiamo dei bisogni primari, ma noi abbiamo anche una vocazione primaria, che non c’entra niente col fatto di essere preti, frati, suore, con l’essere sposati o meno, non c’entra niente.

La vocazione primaria che noi abbiamo è conoscere, amare e servire Dio, questa è la nostra vocazione, la primaria vocazione è questa, sta alla base di tutte le vocazioni.

Il demonio dice: «No, ma non è vero, perché tu hai fame. Dio non ti capisce veramente, non è vero che questa è la tua vocazione primaria, perché tu, dentro, porti una fame, porti tante fami, porti tante cose, e questa fame chiede di essere saziata, non puoi tu rimanere con questa fame».

Quindi, quando tu hai fame, quando il bisogno si fa sentire, lui arriva e incomincia a mettere in dubbio il tuo essere figlio di Dio e il Suo essere tuo Padre, e tutto si gioca lì.

Quando noi pecchiamo?

Quando noi non facciamo come ha fatto Gesù.

Gesù in queste tre tentazioni ci rivela qual è il modo corretto di vincere le tentazioni. Le tentazioni non si vincono con la doccia ghiacciata, con lo stringere i denti, con l’andare fuori a fare una corsa, con la sublimazione, buttandosi in ginocchio sui ceci e sui chiodi per fare penitenza. Questo Gesù lo ha fatto prima, lo avete notato?

Non è che arriva il diavolo e Lui dice: «Bene, adesso io inizio cinquanta giorni di digiuno», no, lo aveva già fatto prima.

Il diavolo non arriva all’inizio, il diavolo non fa un incontro con Gesù e Gesù dice: «Adesso io, per penitenza, faccio cinquanta giorni di digiuno». Il diavolo arriva dopo il digiuno, dopo l’essere condotto nel deserto e nella solitudine, il diavolo arriva quando Gesù ha fame e dopo tutta la Sua preghiera, dopo tutta la Sua penitenza.

Dopo tutto questo, il diavolo giunge e incomincia a porre tutte queste questioni.

In che modo Gesù risponde?

Gesù risponde sempre citando la Parola di Dio, Gesù non ragiona con il diavolo, col nemico non si scende a patti, non si ragiona.

Gesù risponde con la parola di un Altro, con la Parola della Scrittura non con la Sua, Gesù poteva usare le Sue Parole, diventava quella la Parola di Dio, invece no, Gesù prende la Scrittura e con la Parola già Scritta di un Altro, Lui risponde alle domande. Anche il demonio tenta questa via sottile, perché, sapete, il demonio conosce perfettamente la Bibbia, più di noi, e sa bene come usarla secondo i suoi fini, è furbissimo e astuto.

Noi dobbiamo fare in modo di reagire a questa sua tentazione, facendo che cosa?

Rispondendo con la Scrittura, cioè dicendo: «Io non sono in grado di dare una risposta pertinente a satana. Non posso essere in grado di avere in me una risposta così pulita, così perfetta, allora devo fare riferimento a Dio, Lui solo ha questa risposta».

Gesù rimanda sempre la soluzione alla tentazione, alla Scrittura, all’incontro con Dio, mai all’incontro diretto con il diavolo.

C’è un motto latino che vi lascio come sintesi di questa pagina del Vangelo, che io ricordo da quando ero molto più giovane, e che potrebbe diventare non solo il motto di questa Quaresima, ma dovrebbe essere il motto di tutta la nostra vita: “ingrediar totus, manebo solus, egrediar alius”, “entra totalmente (nel tuo deserto), resta solo, ed esci altro (cambiato)”, questa è una Quaresima vissuta bene, questa è una vita vissuta bene, se è vissuta così.

Gesù nel deserto non va con i Suoi amici, Gesù nel deserto non va con la vicinanza di nessuno, perché la Sua guerra la deve vivere Lui, e la deve vincere Lui, da solo: Lui e il demonio.

Con la presenza del Padre, ma è solo, condotto dallo Spirito Santo, ma Lui lì è solo.

Noi siamo sempre alla ricerca del consenso degli uomini, del conforto degli uomini, del sostegno degli uomini, dell’approvazione degli uomini, abbiamo sempre questi attaccamenti morbosi alle persone, siamo disposti a tutto pur di non perdere il plauso della gente, siamo disposti a rinnegare Gesù Cristo pur di non andare contro lo sguardo degli altri, abbiamo una vergogna feroce di quello che gli altri pensano, della presenza aleggiante della gente attorno a noi, come se la nostra identità fosse legata allo sguardo approvante o disapprovante di chi ci sta davanti o accanto.

Invece, Gesù ci insegna che l’unica cosa che per noi è importante, è conoscere, amare e servire Dio; l’unica cosa che per noi è importante è, come diceva San Giovanni Bosco, salvare l’anima.

Tante volte si sente dire dalle persone, quando si fa qualche proposta sana, che non va a solleticare l’amor proprio, ma vera, qualche vera proposta di conversione:  «Magari vada alla Messa tutti i giorni, magari si confessi con più frequenza, magari si svegli prima al mattino per pregare, magari alla sera, invece di guardare le televisione, preghi un po’ il Signore, faccia l’esame di coscienza ogni giorno, abbia un testo di meditazione ogni giorno, impari ad andare a fare una visita al Santissimo Sacramento ogni giorno…», la risposta sempre è questa: «Ho tante cose da fare, non posso, non riesco, non ce la faccio».

«Ma come mai», dice San Giovanni Bosco, «tra le tante cose che hai da fare, non ce n’è una che si chiama “salvare l’anima”?»

Tutte le altre cose che tu hai da fare le lascerai qui quando morirai; tutte le altre cose che tu hai da fare, se non le fai oggi, le farai domani, non cambia niente, ma salvare l’anima non è che lo puoi fare domani, lo devi fare adesso, perché domani tu non sai se sarai qui, e quando ti presenterai davanti a Dio, cosa Gli dirai?

La domanda è quella: «Hai conosciuto, amato e servito Me? Sì o no? Senza “ma”, “se”, “allora”, sì o no?»

Solo questo, senza stare lì a girare: «Dovevo andare di qua, dovevo fare di là, quello mi ha chiesto…»

«Hai conosciuto, amato e servito Me? Sono stato al centro e all’apice delle tue preoccupazioni?»

Ecco, allora chiediamo a Gesù, allo Spirito Santo, a tutta la Trinità, la grazia di saper gestire la fede in tutte le cose che faccio, di saper guardare e di saper rispondere a questa fame con la Paola di Dio, con la presenza di Dio, di saper dire il nostro “sì” quando è sì, e il nostro “no” quando è no, di saper collocare la nostra identità in Dio e di Gesù avere, al mattino e alla sera, una sola preoccupazione: «Sto salvando la mia anima? Sto vivendo in grazia di Dio? Sono in pace col Signore? Sto facendo la volontà di Dio o sto facendo la mia volontà? Sto cercando Dio o sto cercando me stesso? Sto cercando la realizzazione del Regno di Dio o la realizzazione della mia persona? Tutte le sofferenze e tutti i travagli che io porto nel cuore, come li vivo? Li vivo con Dio, davanti a Dio, unito a Dio, offrendoli a Dio, fidandomi di Dio, affidandomi a Dio o vivendo come se Dio non esistesse e pensando a tutto io?»

Per questo c’è la Quaresima, perché è un tempo privilegiato dove fare questa memoria, dove fare questo punto della situazione, dove entrare totalmente, restare solo, e, voglia Dio, uscire altro.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

I DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Prima lettura

Dt 26,4-10 – Professione di fede del popolo eletto.

Mosè parlò al popolo e disse:
«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».

Salmo responsoriale

Sal 90

Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.

Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido».

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie.

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi.

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso».

Seconda lettura

Rm 10,8-13 – Professione di fede di chi crede in Cristo.

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Canto al Vangelo

Mt 4,4

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Vangelo

Lc 4,1-13 – Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo.

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

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