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L’esame finale: la Carità spirituale, fondamento della Carità corporale

Giacomo Zampa - La_Presentazione_dell'_Anima_a_Dio

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di lunedì 15 febbraio 2016.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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L’esame finale: la Carità spirituale, fondamento della Carità corporale

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Innanzitutto, in questo Vangelo notiamo che l’oggetto dell’esame, l’oggetto del giudizio di Dio, sembra essere ristretto alla sola carità corporale. È famoso questo brano del Vangelo, che fa riferimento alla carità del corpo, ma in realtà, se noi leggiamo bene, vediamo che Gesù si limita solo alla carità fatta a Lui, alla carità fatta per Lui nella persona dei poveri e dei sofferenti, e questo per dirci che Egli è il centro, vuole essere il centro di tutta l’attività umana, e tutto deve convergere a Gesù.

Se vediamo, nell’espressione di Gesù, il Signore non loda queste opere di misericordia corporali (dar da mangiare, dar da bere, vestire, visitare) per il sollievo che danno alla persona sofferente, Lui loda queste opere perché sono fatte a Lui, nella persona dei sofferenti: “Non Mi avete vestito, non Mi avete visitato, non Mi avete dissetato, non Mi avete…”, è Lui il centro.

La carità corporale suppone e necessita la carità spirituale, perché sarebbe vano e illusorio consolare il corpo, se prima non abbiamo consolato l’anima.

È proprio qui che oggi soprattutto cadiamo, è su questo inganno, è su questa pia illusione, che noi cadiamo tanto spesso con scelte tanto sbagliate e con tante schiavitù affettive, che noi scambiamo per amore, quando amore non sono.

Chi mi ama veramente?

Gesù in questo Vangelo me lo dice: mi ama veramente chi ama la mia anima, e nella misura in cui ama la mia anima, allora saprà amare anche il mio corpo, non viceversa.

Chi fa di tutto per la nostra anima, fa di tutto perché sa che è immortale, il corpo no; sa che è chiamata alla vita eterna, il corpo no, perché il corpo sarà assunto con la risurrezione ma sarà un corpo trasfigurato, solo l’anima entrerà nella vita eterna, o per l’Inferno o per il Paradiso.

Quindi, dobbiamo sempre stare molto attenti a questa importanza, a questa priorità dell’attenzione che dobbiamo avere per l’anima, quale educatrice poi del corpo.          Di conseguenza, la carità verso il prossimo suppone la carità verso Dio, perché, senza l’amore di Dio, la carità verso il prossimo è impossibile.

Nessuno di noi nasce caritatevole, nessuno di noi nasce buono, capace di fare cose buone. Se noi non abbiamo la carità verso Dio, non siamo in grado di avere l’amore verso gli altri, e l’amore di Dio, ci dice San Giovanni evangelista, comporta l’osservanza della Legge di Dio, non è una cosa teorica, indistinta e generica, affidata all’estro di ciascuno di noi.

L’amore verso Dio comporta l’osservanza della Legge di Dio, del Decalogo, e la fedeltà in tutti i nostri doveri del nostro stato, in tutto quello che facciamo, dallo studio al lavoro, alla famiglia, a tutto.

È chiaro dunque, guardando questo testo, questo brano del Vangelo, che nell’esame della carità, Gesù ha voluto in modo implicito, ma neanche troppo, accennare all’esame di tutta la nostra vita.

È tutta la nostra vita che viene messa in discussione davanti al giudizio di Dio.

Allora, vedendo la fine di questo Vangelo, non possiamo non pensare all’epilogo della nostra vita: o l’eterno supplizio o la beatitudine in Paradiso.

Sono due possibilità diverse, completamente diverse, ma tutte e due assolutamente reali e presenti. Se ci pensiamo, è terribile questa cosa, sono due possibilità che ovviamente ci chiamano ad una valutazione seria, e da questi due estremi non si può fuggire, o da una parte o dall’altra.

Allora, a questo punto, possiamo chiederci a cosa serve gettarsi a capofitto nelle misere soddisfazioni della vita, della terra, vivere come se non dovessimo, tra pochi anni o tra pochi giorni, trovarci di fronte al Giudizio di Dio.

Noi non sappiamo se domani saremo ancora vivi…impariamo a pensare di più alla morte, al fatto che il giorno della tua morte non ci sarà più nulla che ti apparterrà, né il letto né il denaro né le persone né le amicizie, niente, nessuno più ti curerà.               Col tempo saremo dimenticati, tranne i Santi, quelli famosi; col tempo, delle persone vissute (come di quelle vissute nel 1300) nessuno si ricorda più, saremo dimenticati, però saremo nell’eternità, questa è l’unica cosa che rimarrà sicura, saremo nell’eternità, felici o infelici, a secondo di quello che noi avremo scelto in questa vita.

Quindi, sarebbe quanto mai necessario non stare a guardare tanto il presente, non stare a guardare tanto il mondo, ma sarebbe importante abbracciare la croce, seguire Gesù, passare la nostra vita operando la verità nella carità.

Non rimaniamo troppo sconvolti dalle tribolazioni, dalle sofferenze, non angustiamoci in modo eccessivo, non guardiamo all’affanno del giorno, alle fatiche di ogni giorno, guardiamo oltre, guardiamo a quello che ci attende, guardiamo a Dio, confidiamo in Dio, e impariamo a sospirare ogni giorno come pellegrini alla Patria.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Lunedì della I settimana di Quaresima

Prima lettura

Lv 19,1-2.11-18 – Giudica il tuo prossimo con giustizia.

Il Signore parlò a Mosè e disse:
«Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo.
Non ruberete né userete inganno o menzogna a danno del prossimo.
Non giurerete il falso servendovi del mio nome: profaneresti il nome del tuo Dio. Io sono il Signore.
Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo.
Non maledirai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore.
Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai d’un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore”».

Salmo responsoriale

Sal 18

Le tue parole, Signore, sono spirito e vita.

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.

I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.

Il timore del Signore è puro,
rimane per sempre;
i giudizi del Signore sono fedeli,
sono tutti giusti.

Ti siano gradite le parole della mia bocca;
davanti a te i pensieri del mio cuore,
Signore, mia roccia e mio redentore.

Canto al Vangelo

2Cor 6,2

Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Ecco ora il momento favorevole,
ecco ora il giorno della salvezza!
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!

Vangelo

Mt 25,31-46 – Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra.
Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.
Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.
Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”.
Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”.
E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

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