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Giovedì fra l’ottava di Pasqua

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «Giovedì fra l’ottava di Pasqua»
Giovedì 13 aprile 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 24, 35-48)

In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi.
Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 13 aprile 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventiquattresimo di San Luca, versetti 35-48.

Ecco, non dimentichiamo mai questa grande verità di Gesù: “Nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. Questo noi predichiamo nel nome di Gesù: la conversione e il perdono dei peccati.

Continuiamo quindi la nostra preparazione, con quello che stiamo facendo, inerente alla novena della Divina Misericordia.

Tra l’altro, oggi ricordiamoci la morte del beato Rolando Rivi, avvenuta il 13 aprile 1945. Chi non dovesse conoscere questo beato, lo invito caldamente ad andare a leggere la sua storia. Questo ragazzo seminarista, giovanissimo, morto massacrato con una violenza, una ferocia, una disumanità, una vigliaccheria, senza confini. Che sia in tempo di guerra, non in tempo di guerra, non conta niente: quando degli uomini adulti, un gruppo, decidono di massacrare un ragazzo per la semplice, sola, unica ragione che portava la sua veste talare da seminarista — e per questo lo ammazzano brutalmente — diciamo che abbiamo perso completamente ogni umanità. Le bestie non fanno queste cose; nessuna bestia del creato fa una cosa del genere. Perché le bestie, quando uccidono, è perché si devono nutrire, non ammazzano per il gusto di ammazzare. E se un leone ha mangiato e gli passa davanti una gazzella, non fa niente, sta lì tranquillo a fare la siesta. Invece, questo odio satanico verso tutto ciò che rimanda a Dio… 

La veste talare rimanda fortemente a Dio, è proprio un segno. Ecco perché vi ho detto proprio ieri: “Andate a leggere bene il testo Il Veggente di Saverio Gaeta”. Anche lì la Madonna della Rivelazione a Bruno Cornacchiola fa degli affondi molto interessanti sull’importanza della veste talare, sull’importanza del portare l’abito religioso, sull’importanza del portare “il segno”, come si usa chiamarlo, sapete “il colletto”. Perché uno dice: “No ma la veste talare non riesco perché…”, però “il segno”, che è quel colletto bianco, una camicia da sacerdote con il colletto bianco, quello non costa niente, non è un impedimento a niente, non è una fatica a niente, non è niente, però si chiama “il segno”. È un segno, un segno forte, che ti fa capire che quella persona è un sacerdote.

Il beato Rolando Rivi non portava semplicemente il colletto bianco, ma portava la veste talare, perché era un seminarista, aveva già fatto la Vestizione e quindi poteva e doveva portare la veste talare. E la mamma che gli diceva …  — beh, adesso vi sto raccontando la storia, ovviamente…  — e la mamma che gli diceva: “Rolando non metterla, non metterla, non metterla, guarda che può succedere qualcosa di brutto. È un momento brutto, non metterla” e lui risponde: “Ma io che male faccio?”.

Giustamente, è una questione di logica, come sempre: ma io che male faccio a mettere la veste talare, sono un seminarista, sono di Gesù, perché non la dovrei mettere? Perché devo rinunciare ad essere quello che sono, quando tutti gli altri non solo lo affermano, quello che sono, ma addirittura usano la violenza per affermarlo, cioè non ammettono nessuna singolarità? Tu sei libero di essere diverso, tu sei libero di essere te stesso nella misura in cui sei quello che io voglio che tu sia, allora puoi essere te stesso, puoi essere diverso, dentro un’illusione che  — appunto  — rivela tutta la sua inconsistenza. Ma se essere diverso, se essere te stesso vuol dire essere all’opposto di quello che sono io, di quello che voglio io, tu devi morire; siamo nel 1945, capite? E allora, ovviamente, nascono delle domande. 

Quindi il libro “Il Veggente. Il segreto delle tre fontane” di Saverio Gaeta, leggetelo, leggetelo, leggetelo, leggetelo, perché ne avrete, soprattutto i sacerdoti, a mio giudizio, ne avrebbero sicuramente grandissimo beneficio.

E il beato Rolando Rivi diciamo che ha vissuto questo messaggio della Vergine Maria, prima del messaggio stesso, perché la Madonna appare nel 1947 e lui viene ucciso nel 1945. Però, cosa volete, quando uno vive secondo Dio fa quello che deve fare, fine del discorso. E lui lo fa e lo ammazzano! In nome della libertà, in nome dell’essere se stessi, in nome della diversità: tutti hanno diritto di essere diversi, tranne che i cristiani, tutti hanno diritto di essere sé stessi, tranne che i discepoli di Gesù, loro no. Dobbiamo veramente pregare tanto il beato Rolando Rivi perché ci aiuti, ci aiuti tanto, a saper testimoniare la nostra fede, nonostante tutto, nonostante tutti. Ed è stato riconosciuto dalla Chiesa come martire, non ce lo dimentichiamo! Sì, una bellissima figura veramente. Io ve lo consiglio, leggetelo, trovate diverse cose su di lui, molto belle.

Benissimo, allora siamo arrivati a giovedì 13, settimo giorno della novena. Sentiamo cosa dice Gesù a Santa Faustina:

“Portami oggi le anime che danno culto e gloria alla mia Misericordia e immergile in Essa. Sono anime che più d’ogni altra soffrono per la mia Passione e penetrano più profondamente nel mio spirito, trasformandosi in copie viventi del mio Cuore misericordioso. Esse splenderanno, nella vita futura, di un particolare fulgore; nessuna cadrà nel fuoco dell’Inferno: Io stesso le difenderò nell’ora della morte ad una ad una”.

Chi sono le anime che danno culto e gloria alla Misericordia di Gesù di Gesù, di Dio? Sono le anime che credono e che diffondono la preziosità dei sacramenti della Confessione e della Comunione. Perché quelli sono i due troni della Misericordia di Dio, dice Gesù a Santa Faustina. Queste sono le anime che danno culto e gloria; certamente non quelli che dicono: “Ah, sì, Signore è misericordioso, facciamo tutto quello che vogliamo che tanto poi ci perdona”. No, no, non sono queste, perché Gesù, nel messaggio a Santa Faustina, non ha mai detto queste cose, mai, anzi ha sempre sottolineato la gravità del peccato e il fatto che bisogna stargli lontanissimi.

Proseguiamo la nostra meditazione dell’Atto di Offerta scritto da Santa Teresa di Gesù Bambino del Volto Santo, Atto di Offerta quali Vittime di Olocausto all’Amore Misericordioso di Dio. Scrive:

Alla sera di questa vita (Giovanni della Croce, Massima 70), mi presenterò davanti a te a mani vuote, non ti chiedo infatti, Signore, di contare le mie opere. Tutte le nostre giustizie sono imperfette ai tuoi occhi (Is 64,6). Voglio quindi rivestirmi della tua stessa Giustizia e ricevere dal tuo Amore il possesso eterno di Te stesso. Non voglio altro trono e altra corona che Te, mio Amato!

Quindi Santa Teresina ci dice che noi non dobbiamo volere altro che Dio, perché ci rendiamo conto che tutto il resto è comunque macchiato, è comunque imperfetto. Quindi dobbiamo volerci rivestire di Dio: “Non voglio altro trono e altra corona, anche Te”.

Ai tuoi occhi il tempo è nulla, un giorno solo è come mille anni (Sal 89,4), tu puoi quindi, in un istante, prepararmi a comparire dinanzi a te.

Sì, proprio di questo noi abbiamo estremo bisogno: di essere pronti per comparire davanti a Dio. E per comparire davanti a Dio dobbiamo essere “in grazia di Dio”. Dobbiamo, come abbiamo detto in questi giorni, vivere secondo la sua volontà e, appunto, la sua grazia. E dobbiamo essere purificati, dobbiamo stare lontani dal peccato.

Nei prossimi giorni, tra pochi giorni ormai, domenica, a Dio piacendo ci vedremo a Maria Rosa Mistica. E vedrete quando tutti insieme reciteremo questo Atto di Offerta all’Amore Misericordioso, vedrete come nelle nostre anime percepiremo, se lo faremo bene, se lo faremo con grande generosità, vedrete come percepiremo la grazia di Dio. Come sarà bello sentirsi offerti quali Vittime di Olocausto… e sarà per sempre!

E poi sarebbe bello che, almeno ogni mese — il 16 di ogni mese, per esempio, la data che volete voi  — almeno una volta al mese si rinnovi questo Atto di Offerta. Poi se uno lo vuol fare tutti i giorni…, magari al momento di ringraziamento dopo la comunione, ben venga. È veramente un bellissimo Atto di Offerta, questo di Santa Teresina.

Bene, allora io vi auguro di cuore quest’oggi una Santa giornata, vi auguro di vivere bene il Vangelo che abbiamo ascoltato, di sfruttare il più possibile il perdono dei peccati che il Signore ci dà, perché questo è il segno primario della nostra conversione. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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