Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di venerdì 6 agosto 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
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Beata Conchita Cabrera De Armida: Sacerdoti di Cristo, XVII parte
Eccoci giunti a venerdì 6 agosto 2021, oggi è la festa grande della Trasfigurazione del Signore. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo IX di San Marco, versetti 2-10.
Il Signore davanti ai suoi tre discepoli, non a tutti, solo a loro tre, si trasfigura.
Perché solo davanti a loro tre? Gesù fa le preferenze?
Sì, esatto.
Per noi è scandaloso perché siamo posseduti dallo spirito dell’amor proprio, dalla superbia per cui noi diciamo: “Perché a me no?” “Perché non porta me sul monte?”.
A me non porta sul monte, perché non lo amo come lo dovrei amare. Ecco la spiegazione, non ci sono molte ragioni.
Gesù porta sul monte le colonne della Chiesa: Pietro, Giacomo e Giovanni, quelli che gli sono più vicini, ognuno a modo suo, ma sono i tre più intimi.
Quindi invece di dire che Gesù fa le preferenze, che è un’ingiustizia e che se avesse portato anche Giuda… se avesse portato Giuda, non sarebbe cambiato niente, anzi.
Bisogna essere degni. Non significa che non siamo amati gratuitamente, ma vuol dire che dobbiamo corrispondere e, nella misura in cui noi corrispondiamo, diventiamo degni.
Non è una questione moralistica, ma di risposta.
“Amor con amor si paga” diceva qualcuno.
Andiamo avanti con il nostro libro “Sacerdoti di Cristo” della Beata Conchita Cabrera de Armida.
“Con seri studi su questo argomento, con una certa esperienza e molta prudenza, con la santità personale e una vita di unione con Dio possono dirigere le anime e portarle direttamente a me senza timore.”
Capite?
Studi, esperienza, prudenza, santità, vita di unione.
Solo così si portano le anime a Dio.
“I confessori e, soprattutto, i direttori devono avere queste qualità: reale conoscenza della vita interiore; pratica conoscenza del cuore umano e molto Spirito Santo, che sia il velo frapposto tra il confessore e colei che si confessa, tra il direttore e colei che viene diretta.”
Vediamo un pezzo alla volta:
“Reale conoscenza della vita interiore”.
Devo sapere cos’è la vita interiore. Certo che se io non ho una vita interiore è un pò difficile che io la conosca. Non si può conoscere ciò che non si pratica.
“Pratica conoscenza del cuore umano e molto Spirito Santo”.
Vedete che è già la seconda volta che torna la parola “conoscenza”. Ci vuole una conoscenza pratica del cuore dell’uomo. Cioè, è facendolo che impari: è stando, ascoltando, leggendo quello che scrivono, frequentando le persone che si conosce il cuore dell’uomo.
E molto Spirito Santo.
Imparate questa bella pratica di consacrare allo Spirito Santo le vostre domeniche. Impariamo a chiamare lo Spirito Santo ogni giorno.
“E molto Spirito Santo, che sia il velo frapposto tra il confessore e colei che si confessa, tra il direttore e colei che viene diretta”
Capite? Lo Spirito Santo sia il velo frapposto tra il confessore e colei che si confessa. Interessante…
“Come può dare Dio chi non ha Dio e nella misura in cui dovrebbe avere Dio?
Come può toccare le profondità di un’anima pura chi vede soltanto la superficie della vita spirituale?”
Vi ricordate l’esempio dei pompieri? Non posso andare a spegnere il fuoco se non ho l’acqua.
“Come possono penetrare in regioni complicate, nelle quali lo Spirito Santo e il Maligno si contendono il posto, quei direttori che conoscono soltanto la superficie delle anime?”
Arrivano consigli assurdi. Si gettano le anime dentro le angosce più tremende. Si chiamano in causa obbedienze che non esistono, si accusano le persone di peccati che non sono mai stati fatti. Perché? Perché uno non fa come voglio io. Perché uno non risponde alle mie idee. Ma noi siamo in confessionale ad amministrare non le nostre idee, i nostri gusti, ma quelli di Dio.
E quindi?
E quindi se un’anima ti dice che non se la sente di ricevere la Comunione in mano e quindi, non potendo fare diversamente, fa la Comunione spirituale, non possiamo dire che quest’anima è fuori dalla Chiesa. Noi non possiamo dire che quest’anima è disobbediente al Papa e ai Vescovi. Perché né il Papa, né i Vescovi hanno mai comandato a nessuno, né ieri né oggi e sicuramente neanche domani, di dover fare obbligatoriamente la Comunione. Perché sarebbe invalida. Nessuno può costringere nessuno a ricevere un Sacramento. Sarebbe un atto di violenza gravissimo, che non è possibile perché io non posso costringere quella persona a ricevere un Sacramento, neanche se io ritengo che quella persona sia santissima. Non ha importanza.
Se avessi davanti Santa Teresa di Gesù Bambino, San Giovanni della Croce, o chiunque altra persona, che so chiaramente che vive una vita di santità e mi dicesse che non se la sente di ricevere la Comunione, non per come la riceve, ma perché in coscienza si sente lontano da Dio, io chi sono per dire: “no, tu la devi fare?”
Rispettiamo le coscienze delle persone!
E poi qualcuno dice: “E certo, lei dicendo così condanna le persone agli errori, perché seguono la loro coscienza.”
È veramente una situazione drammatica.
Chi decide che quella coscienza è nel giusto o nell’errore? Io? Tu? Notate, il criterio qual’è? Il criterio è se fa o non fa quello che voglio io. Allora: se fa quello che voglio io è nel giusto, se non lo fa è nell’errore. No, non funziona così! Io posso anche pensare che quella cosa sia la cosa più giusta del mondo, ma non ho diritto di dire a nessuno: “tu devi”. Non si può. Posso dire: “secondo me”. Posso argomentare il perché del “secondo me”, ma alla fine quella coscienza la vede e la giudica solo Dio, nessun altro. Nessuno può entrare nel santuario della coscienza, andate a leggere il Cardinal Newman…
Sapete, qua ci sono i “nababbi” della teologia che si mettono a fare i commentini che non fa nemmeno la mia amica Agnese che ha fatto la premiazione all’asilo per il passaggio dall’ultima asilo alla prima elementare.
Questi bambini hanno fatto la premiazione con il cappellino nero della laurea. Io quando ho visto il video mi sono detto: “Ecco, Giorgio, quando tu farai il dottorato dovrai avere quella semplicità lì”. Portare il cappellino con quella stessa semplicità. Come erano belli quei bambini! È proprio vero: “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”.
Ci sono invece quelli che si credono i nababbi della teologia, che se ne mettono cento di cappellini sulla testa, ma che non hanno fatto esami di teologia e si dipingono dottori e poi, se vai in fondo, hanno fatto due esami. Chissà perché poi non dicono mai dove hanno studiato… Non lo dicono perché sono furbi. Questi iniziano a disquisire, a dire di voler aiutare le persone a discernere. Ecco, appunto, prima aiutiamo le persone a discernere, ma non secondo quello che piace a te. Prima capiamo cosa vuol dire la parola discernimento, perché non stiamo parlando della pasta con il sugo, poi quando tu hai studiato i tuoi vent’anni di teologia, allora forse potrai parlare di discernimento. E le persone vanno rispettate, perché tutti voi, me compreso, siamo degni di rispetto, quindi se non te la senti di fare la Comunione, perché tu non vuoi fare la Comunione in mano, sei liberissimo di non ricevere l’Eucarestia. Non c’è nessun obbligo, nessuna obbedienza, ve l’ho già detto mille volte e ve lo ripeto.
Semplicemente hanno detto che chi fa la Comunione, la può fare solo in mano. Benissimo, io faccio la Comunione spirituale. Sono perfettamente inserito nel contesto ecclesiale, perché la Chiesa permette la Comunione spirituale.
Quindi bisogna stare attenti da chi si va e dove si va.
Perché se io mi siedo ed inizio ad annunciare il mio pensiero è finita, le persone cadono nello scrupolo e dopo si sentono condannate.
È come la questione del succo di more, è la stessa cosa: “Se non bevi il succo di more rosso, tu sei contro la carità”.
Cosa?
“Se non bevi il succo di more rosso, tu sei contro il Papa”.
Ma qui siamo al delirio…
Cioè, adesso se io mi soffio il naso sono contro il Papa? No, ma scusate, ma stiamo arrivando alla follia.
Facciamo finta che io diventi Papa, ecco non succederà mai, comunque per fare un esempio, facciamo finta che sia così. Visto che a me piacciono le ciliegie e dico a tutti che io amo le ciliegie, non significa che il giorno dopo, tutti i cristiani devono mangiare le ciliegie! Cioè, siccome a me piacciono le ciliegie e siccome sono il Papa, allora tutti le devono mangiare? Ma siamo impazziti? Questo è un gusto personale.
Io posso dire che a me piace quel filosofo, quel teologo, quindi tutti devono leggere quel filosofo o quel teologo perché piace a me? Ma no, è un gusto personale.
Il Papa può dire che è opportuno che tutti beviamo un cucchiaio di olio di fegato di merluzzo perché ci fa tanto bene. Ma siccome a me non piace e non mi va di prenderlo significa che se non lo bevo sono contro il Papa?
Ma vi rendete conto? Vi prego, usate l’intelligenza quando sentite queste cose, perché poi mi scrivete certe cose. A me dispiace sentirvi sofferenti, ma vi prego usate la testa, perché io domani posso cadere e morire… Usate l’intelligenza, l’avete e usatela. Ma vi sembra sensato? Vi rendete conto che sono semplicemente dei ricatti che vi fanno? Dei ricatti assurdi.
Noi siamo tenuti all’obbedienza quando si tratta di questioni di fede, e poi anche su queste c’è spazio di un ampio dibattito, perché altrimenti la teologia sarebbe finita. Non funziona così.
Quindi si dice: questi sono i paletti, ma c’è in mezzo spazio e ciascuno si muove per indagare, per studiare, per approfondire.
Quindi non è che se io non sono d’accordo, allora sono contro il Papa, contro la Chiesa. Ma siamo impazziti?
Allora la ricerca teologica non esiste più. Dovrò motivare. Dovrò dire questa tesi, questa linea non la sposo e queste sono le mie ragioni e le mie fonti. Questo non vuol dire essere contro nessuno, ma fare un serio confronto teologico.
Quindi chi non vuole bere il succo di more, non fa nessun peccato, non è contro nessun Prete, nessun Vescovo, nessun Papa, nessuna Suora, non è contro nessuno.
Quindi aria!
Perché oggi mi dicono che quando vengono contattati la domanda è sempre quella. Hai bevuto il succo alle more? Una volta si chiedeva dove si andava in vacanza, adesso si chiede…
Perché devi fare il diverso? Perché sono diverso e il succo alle more non mi piace e non lo bevo e non sono contro nessuno e non disobbedisco nessuno perché non è scritto da nessuna parte che io lo devo bere. Gesù non l’ha detto e non è apparso. Non è scritto in nessun documento della Chiesa che devo berlo, anche perché non si potrebbe scrivere, visto che non è argomento di fede.
Quindi non si può obbligare moralmente nessuno sotto pena di peccato. A parte che il peccato oggi non esiste più… Sappiamo che fanno esistere il peccato quando hanno voglia loro.
Stiamo liberi e sereni. Quando sentite queste cose, offrite un bel gelato. Io faccio così!
Ma stiamo attenti, non andate a confrontarvi su cose delicate, come il succo alle more, come la questione della Comunione, con chi sapete che pensa cose astruse e senza né capo né coda, senza fonti. Fatevi dare le foti. Chiedete le fonti delle citazioni.
Se quello è il suo pensiero, non è il tuo.
Quale Santo l’ha sostenuto, quale documento del Magistero?
Deve essere scritto.
“Come fanno a riconoscere gli inganni del demonio e le sue astute reti e la sottigliezza dei suoi comportamenti – e sono tanti! -, coloro che non hanno la luce dall’alto, quella dello Spirito Santo?”
È questo il problema! Se non hanno la luce dallo Spirito Santo, non riescono a riconoscere gli inganni del demonio e il succo di more è un grande inganno. Porta un nome che non corrisponde al contenuto, tra l’altro, e poi si salvi chi può.
Padre, ma lei berrà il succo di more? Manco morto!
Meglio morire che bere quella cosa lì. Poi, a me quel rosso mi inquieta. Mi sa tanto di altro, mi ricordano cose che non mi piace ricordare.
Poi ti dicono che adesso faranno un succo di more che non sarà più rosso. Beh, comunque a me le more non piacciono e poi non c’è nessuna necessità.
Il succo alle more ti protegge…! Ma io vivo di Eucaristia, del Santo Rosario. Tanto prima o poi tutti moriremo e poi, se succede, mi curo.
“Come possono dirigere rettamente coloro che non hanno il dono del consiglio e non lo hanno nemmeno chiesto né si sono resi capaci, non dico degni, di riceverlo?”
Noi quando chiediamo il dono del consiglio allo Spirito Santo?
Ma noi abbiamo bisogno di avere il dono del consiglio? O siamo i “nababbi della teologia”?
Come può un cieco, o un miope guidare nella vita spirituale le anime affidategli?
Risposta: Non può.
Ho molto da lamentare su questo campo di capitale importanza per le anime, nel quale i miei sacerdoti, molti, prendono cantonate e non riescono né a capire, né a penetrare in fondo ai cuori, né ad avere quel discernimento degli spiriti necessario per distinguere l’opera del demonio da quella dello Spirito Santo.
Capite?
“Distinguere l’opera del demonio da quella dello Spirito Santo”
Il succo di more da dove arriva? Dal demonio o dallo Spirito Santo? Bel problema. Bisogna discernere.
E non vale la frase di Norimberga: “io obbedisco, gli altri si assumano le loro responsabilità”.
Questa frase l’ho sentita tante volte per la questione della Comunione in mano.
Ma stiamo scherzando? Non siamo dei robot. Siamo degli esseri umani. Non eri d’accordo? Ti dovevi rifiutare. “Se mi fossi rifiutato, mi avrebbero ammazzato”. Quindi siccome ti avrebbero ammazzato, allora tu ammazzi le persone innocenti? Da quando questa è una legge reale, vera, giusta?
Quindi a Norimberga sono stati tutti condannati, giustamente.
Non scherziamo. Chi ti ha detto che dovevi seguire gli ordini? Dovevi disertare.
Bisogna essere pronti a tutto. Se bisogna disertare, disertiamo. Perché prima ti costringono con la pistola, poi ti fanno il processo. Prima sei un Santo, poi sei un criminale contro l’umanità.
E dove sta il discrimine? Nella tua coscienza, perché gli uomini sono fatti così. Prima siamo bravissimi, giustissimi, dopo criminali. No, no non si fa così. Quindi impariamo a discernere, quindi ci vuole lo Spirito Santo.
“E ma Padre, dalle mie parti tutti hanno bevuto e bevono il succo di more”.
E che lo bevano! Dalle mie parte nessuno l’ha bevuto. Dipende da che parte stai, da che parti frequenti. E se anche tutti bevono il succo di more, tu non berlo. Lascia che facciano. Tu fai quello che è giusto fare per la tua coscienza.
“Per questo, quanti disegni di Dio nelle anime restano incompleti, quanta vita spirituale si perde e muore per colpa dei miei sacerdoti! Per la loro mancanza di studi, per la loro mancanza di virtù, di preghiera, di vita interiore, d’intimità con Me, di luce, di Spirito Santo.”
Guardate l’ordine.
Avete capito che lo Spirito Santo l’ha messo per ultimo?
La prima cosa che Gesù cita sono gli studi, esattamente come Santa Teresa d’Avila, che cercava il Sacerdote dotto. Certo, perché se è ignorante che cosa volete che possa dire se non sa neanche di cosa sta parlando? La teologia non si inventa. È così che funziona. Quindi, studio, studio, studio! Bisogna studiare.
Quindi virtù, preghiera, vita interiore, intimità con Gesù, luce, Spirito Santo, altrimenti facciamo disastri.
Invece di perdere il tempo a guardare le partite di calcio, stiamo sui libri di teologia. Quelli veri, non le bufalate. Andiamo a prendere i testi dei Padri, dove troviamo la vera teologia.
Ecco adesso viene un tema, ma io mi fermo, perché Gesù adesso tratta un tema gravissimo.
Capite? A causa di queste mancanze di noi Sacerdoti: mancanza di studio, di virtù, di preghiera, di intimità con Gesù, di vita interiore… a causa di queste mancanze, Gesù dice che i disegni di Dio nelle anime rimangono incompiuti, la vita spirituale si perde, muore a causa dei Sacerdoti!
Capite? È una responsabilità gravissima. Noi dovremmo fare di tutto perché i nostri Sacerdoti possano studiare, ma non un po’, sempre. Perché studiano e a voi danno il latte che voi dovete solo bere, un po’ come gli erbivori che mangiano l’erba e poi ruminano, ruminano.
Gesù dirà un concetto veramente importantissimo e dopo questo tratterà una questione scandalosa, non solo una, ma la prima sarà terribile.
Preghiamo tanto.
Non posso fermarmi in questa lettura perché non posso, sono argomenti talmente gravi… abbiate pazienza, dobbiamo andare avanti a seguire questo testo perché è attualissimo.
Preghiamo tanto per la santificazione dei Sacerdoti, per i Sacerdoti che conoscente e vi chiedo di pregare tanto per me.
Io sono molto devoto alla Madonna, a Padre Pio e a San Michele Arcangelo, quindi a coloro che vivono vicino alla grotta di San Michele, io chiedo di andare tanto lì a ricordare i Sacerdoti, a ricordarmi, a consacrarci a San Michele e poi a chi abita vicino ad un santuario mariano chiedo di andare a consacrarci al Cuore Immacolato di Maria.
Ecco mi è venuta in mente una cosa, però prima scrivetemi per evitare che me ne arrivino cento.
Mi piacerebbe tantissimo — non so se le vendono lì dove c’è il monte di San Michele — una piccola statua di San Michele, perché ne ho una bellissima che mi hanno regalato, ma ne vorrei una piccola, da tenere in un certo posto a me caro. Se qualcuno abita vicino, se mi manda qualche foto, io la guardo e se va bene vi chiederò di prenderla. Mi fareste proprio un regalo bellissimo, perché mi manca.
Vi auguro davvero una meravigliosa giornata, tra l’altro oggi è il primo venerdì del mese e domani sarà il primo sabato del mese. Mi raccomando facciamo la pratica del primo venerdì e del primo sabato che vi ho già spiegato tante volte e che trovate sul sito.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
VANGELO Mc 9,2-10 (Anno B)
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli.
Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati.
Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!”. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.