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“La verginità è un silenzio profondo” (S. Teresina)

STeresina-con-giglio

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di venerdì 2 marzo 2018.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

Lettera di S. Teresa di Gesù Bambino e del Santo Volto alla sorella Celina

J. M. J. T.

14 ottobre 1890

Gesù

Mia cara Celina,
Non voglio spedire la lettera di Maria senza aggiungervi due righe per te. La nostra cara Madre mi permette di venire a fare la mia orazione con te. Non è forse ciò che facciamo sempre insieme?…
Celina cara, è sempre la stessa cosa che ho da dirti: ah! preghiamo per i sacerdoti… ogni giorno ci si accorge quanto siano rari gli amici di Gesù. Mi sembra che sia questo ciò che lo ferisce più profondamente… l’ingratitudine, soprattutto il vedere anime a lui consacrate dare ad altri quel cuore che gli appartiene in maniera assoluta. (1)
Celina, facciamo del nostro cuore una piccola aiuola di delizie dove Gesù venga a riposarsi. Non coltiviamo altro che gigli nel nostro giardino, sì, solo gigli, e non tolleriamo altri fiori che possono essere coltivati anche da altri… ma i gigli, che soltanto le vergini possono offrire a Gesù.
«La verginità è un silenzio profondo di tutte le cure terrene», non solamente di quelle inutili, ma di tutte le cure… Per essere vergini bisogna non pensare ad altro che allo Sposo, il quale non sopporta nulla intorno a sé che non sia vergine, «poiché ha voluto nascere da una Madre vergine, avere un precursore vergine, un tutore vergine, un discepolo prediletto vergine e infine una tomba vergine». Egli vuole anche una piccola sposa vergine, la sua Celina! …È stato detto ancora che «ognuno ama naturalmente la sua terra natale, e poiché la terra natale di Gesù è la Vergine delle vergini, e Gesù è nato, per sua volontà, da un Giglio, trova le sue delizie vivendo in cuori vergini».
E il tuo viaggio? Sembra che l’abbia dimenticato.. no, il mio cuore ti segue laggiù… (2) Capisco ciò che provi… capisco tutto! …Tutto passa: il viaggio di Roma con i suoi strazi è passato… la nostra vita d’un tempo è passata. La morte stessa passerà, e allora gioiremo della vita non per secoli, ma milioni di anni passeranno per noi come un giorno… e poi altri milioni seguiranno ai primi, pieni di riposo e di felicità… Celina…
Prega molto il Sacro Cuore. Tu sai come la penso. Io non vedo il Sacro Cuore come lo vede la gente. Penso che il cuore del mio Sposo sia tutto mio, allo stesso modo che il mio è tutto suo, e gli parlo allora nella solitudine di questo delizioso cuore a cuore, in attesa di contemplarlo un giorno faccia a faccia.
Non dimenticare la tua Teresa, mormora soltanto il suo nome e Gesù capirà. Tante grazie sono pronte laggiù soprattutto per un cuore che soffre… Vorrei scrivere a Leonia, ma è impossibile. Non ho neanche il tempo di rileggere la lettera. Dille che penso tanto a lei… Sono sicura che il Sacro Cuore le accorderà molte grazie… Dille tutto, tu capisci.

La tua Teresa del Bambino Gesù del Volto Santo.
rel. carm. ind.

NOTE

(1) Erano stati raccomandati alle preghiere delle Carmelitane di Lisieux diversi sacerdoti pericolanti.
(2) A Paray-le-Monial ove si commemorava il secondo centenario della morte di santa Margherita Maria, allora semplicemente beata.

Letture del giorno

Venerdì della II settimana di Quaresima

PRIMA LETTURA (Gen 37,3-4.12-13.17-28)
Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo!

Israele amava Giuseppe più di tutti i suoi figli, perché era il figlio avuto in vecchiaia, e gli aveva fatto una tunica con maniche lunghe. I suoi fratelli, vedendo che il loro padre amava lui più di tutti i suoi figli, lo odiavano e non riuscivano a parlargli amichevolmente.
I suoi fratelli erano andati a pascolare il gregge del loro padre a Sichem. Israele disse a Giuseppe: «Sai che i tuoi fratelli sono al pascolo a Sichem? Vieni, ti voglio mandare da loro». Allora Giuseppe ripartì in cerca dei suoi fratelli e li trovò a Dotan.
Essi lo videro da lontano e, prima che giungesse vicino a loro, complottarono contro di lui per farlo morire. Si dissero l’un l’altro: «Eccolo! È arrivato il signore dei sogni! Orsù, uccidiamolo e gettiamolo in una cisterna! Poi diremo: “Una bestia feroce l’ha divorato!”. Così vedremo che ne sarà dei suoi sogni!».
Ma Ruben sentì e, volendo salvarlo dalle loro mani, disse: «Non togliamogli la vita». Poi disse loro: «Non spargete il sangue, gettatelo in questa cisterna che è nel deserto, ma non colpitelo con la vostra mano»: egli intendeva salvarlo dalle loro mani e ricondurlo a suo padre.
Quando Giuseppe fu arrivato presso i suoi fratelli, essi lo spogliarono della sua tunica, quella tunica con le maniche lunghe che egli indossava, lo afferrarono e lo gettarono nella cisterna: era una cisterna vuota, senz’acqua.
Poi sedettero per prendere cibo. Quand’ecco, alzando gli occhi, videro arrivare una carovana di Ismaeliti provenienti da Gàlaad, con i cammelli carichi di rèsina, balsamo e làudano, che andavano a portare in Egitto. Allora Giuda disse ai fratelli: «Che guadagno c’è a uccidere il nostro fratello e a coprire il suo sangue? Su, vendiamolo agli Ismaeliti e la nostra mano non sia contro di lui, perché è nostro fratello e nostra carne». I suoi fratelli gli diedero ascolto.
Passarono alcuni mercanti madianiti; essi tirarono su ed estrassero Giuseppe dalla cisterna e per venti sicli d’argento vendettero Giuseppe agli Ismaeliti. Così Giuseppe fu condotto in Egitto.

SALMO RESPONSORIALE (Sal 104)
Rit: Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie.

Il Signore chiamò la carestia su quella terra,
togliendo il sostegno del pane.
Davanti a loro mandò un uomo,
Giuseppe, venduto come schiavo.

Gli strinsero i piedi con ceppi,
il ferro gli serrò la gola,
finché non si avverò la sua parola
e l’oracolo del Signore ne provò l’innocenza.

Il re mandò a scioglierlo,
il capo dei popoli lo fece liberare;
lo costituì signore del suo palazzo,
capo di tutti i suoi averi.

Canto al Vangelo (Gv 3,16)
Lode e onore a te, Signore Gesù.
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.
Lode e onore a te, Signore Gesù.

VANGELO (Mt 21,33-43.45)
Costui è l’erede. Su, uccidiamolo!

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo:
«Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano.
Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo.
Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero.
Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?».
Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo».
E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture:
“La pietra che i costruttori hanno scartato
è diventata la pietra d’angolo;
questo è stato fatto dal Signore
ed è una meraviglia ai nostri occhi”?
Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».
Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.

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