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La bellezza di volare alto

Aquila

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 27 dicembre 2015, Festa della Sacra Famiglia e memoria di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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La bellezza di volare alto

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Oggi il calendario ci offre una coincidenza liturgica molto bella e cioè, come vi dicevo ieri, oggi è anche San Giovanni Evangelista, oltre ad essere la domenica dedicata la Sacra Famiglia. È una coincidenza che capita ogni tanto, dove abbiamo queste due memorie, due ricordi liturgici molto belli, che si sovrappongono; ovviamente, la domenica prevale sulla memoria di San Giovanni Apostolo, però, dato che è il discepolo prediletto, è bene ricordare anche lui.

Una parola su San Giovanni Evangelista e una parola sulla Sacra Famiglia.

Sapete che San Giovanni Evangelista viene presentato con il simbolo dell’aquila; tutte le volte che voi vedete una rappresentazione di San Giovanni, voi vedete che da qualche parte c’è un’aquila e, siccome le cose non sono fatte a caso, allora è bene chiedersi perché San Giovanni Evangelista viene rappresentato, simboleggiato con un’aquila.

La ragione è molto bella ed è questa: si credeva, si pensava, che le aquile fossero gli unici animali che potessero guardare il sole, gli unici che potessero fissare il sole senza rimanere bruciati negli occhi e allora, come San Giovanni Apostolo ha potuto fissare il suo sguardo sulle profondità di Cristo, tanto da poter mettere la sua testa sul cuore di Gesù, così l’aquila può fissare il sole senza essere bruciata.

Dovremmo chiedere la Signore la grazia di essere tutti delle aquile, tutti desiderosi di fissare il nostro sguardo sul sole, cioè sull’amicizia con Cristo, sul cuore di Cristo, sulla conoscenza di Cristo, sull’intimità con Cristo, invece di perdere il nostro sguardo tra la nebbia, nel buio, nelle realtà anguste, nelle piccolezze della vita.

San Giovanni, sicuramente, come la Vergine Maria, ha saputo anche lui custodire nel suo cuore tutti questi eventi incomprensibili di Gesù e credo che questo brano del Vangelo potrebbe diventare un po’ la Magna Charta, l’indicazione fondamentale per le nostre famiglie.

Loro perdono il Signore, perdono il loro Figlio, unico tra l’altro, immaginatevi con che ansietà tornano indietro a cercarlo.

Io credo che la domanda, che Gli viene fatta dalla mamma, sia una domanda lecita, ed è interessante notare (io lo dico sempre tutte le volte che commento questo brano) che la Madonna non fa versi, urli, non dà sberle, punizioni, non si arrabbia; la prima e unica cosa che fa la Madonna è una domanda, Lei, la Madre della sapienza.

Dopo Gesù Cristo, nessuno è sapiente e intelligente come la Vergine Maria, nessuno.

La Madre della sapienza fa una domanda… è interessante questa cosa.

La donna sapiente per eccellenza, la più intelligente di tutte le creature, fa una domanda: «Perché ci hai fatto questo?»

È difficile che noi incontriamo il mistero dell’altro, facendo una domanda, perché di norma noi siamo così presuntuosi che crediamo di sapere già tutte le risposte. Noi non abbiamo bisogno di domandare, non abbiamo bisogno di chiedere all’altra persona: «Perché ti comporti così?». Non c’è bisogno perché noi lo sappiamo già, noi sappiamo già perché una persona si comporta in un certo modo, noi sappiamo già perché una persona ci dice di no o perché una persona ci dice di sì.

Lo sappiamo già, non abbiamo bisogno di chiedere, non c’è bisogno di chiedere, noi guardiamo la persona e, come Dio, noi leggiamo dritto nel suo cuore, noi conosciamo perfettamente le intenzioni che stanno nel cuore dell’uomo.

Questo è un atto di superbia terribile, è un atto di presunzione terribile!

Noi non chiediamo, non chiediamo spiegazioni e non educhiamo a comprendere le ragioni degli atti umani.

Noi siamo preoccupati di una cosa sola, paradossalmente: noi che non parliamo più di Giudizio di Dio, di Inferno e di Purgatorio (guai è un terrore, guai deve prevalere la bontà di Dio), noi siamo i primi che togliamo a Dio la facoltà di giudicare, per prendercela noi, cioè Dio non deve giudicare gli atti dell’uomo, perché Dio è Misericordia, ma io sì, io invece lo devo fare.

Io invece devo giudicare sempre, tutto e tutti, e tendenzialmente il nostro giudizio è sempre spietato e cattivo, abbiamo sempre da vedere nell’altro il male, sempre.

Dio no, perché è Misericordia poverino, vede da un occhio solo, noi invece, che vediamo bene da tutti e due, dobbiamo giudicare tutto, tutto quello che succede, tutto quello che vediamo, anche nei minimi dettagli, tutto, senza chiedere mai nulla a nessuno.

Noi che abbiamo tolto il Giudizio a Dio, abbiamo tolto il castigo, abbiamo tolto il senso del peccato, abbiamo tolto tutte queste cose, noi siamo quelli che educhiamo gli altri, perché siamo i primi noi, ad esprimere giudizi spietati sulle persone senza mai chiedere perché.

Mai io dico: «Se una persona compie un atto, ci sarà una ragione!»

Io non penso proprio (ma neanche quando ero in carcere, anzi forse i carcerati me lo hanno insegnato) che una persona faccia il male perché è cattiva.

Il Cardinal Colombo diceva sui preti: «Sapete perché tante persone sono ancora cattive? Perché non hanno ancora trovato qualcuno che le ami davvero».

Io non ho mai creduto nella radicale cattiveria di qualcuno, perché secondo me, anche quando facciamo il male, dentro di noi, è perché abbiamo delle ragioni precise per fare questo male, sbagliate è vero, ma abbiamo delle ragioni.

Noi invece siamo preoccupati solo di distinguere il mondo, in buoni e cattivi, noi abbiamo solo il desiderio di dire “giusto” e “sbagliato”.

Noi, che, come dicevo prima, abbiamo tolto ogni valutazione morale, siamo i più grandi moralisti.

Quindi, l’importante è che una cosa sia, a livello di etichetta, buona, poi non ha importanza con che cuore tu lo faccia, l’importante è che tu faccia quello che deve essere fatto, poi se anche lo fai con il cuore sbagliato, fa niente, ma almeno io mi sento in pace.

Invece il Signore ci dice: «Guarda, le cose non vanno così, la Madonna ce lo dice».

Quando tu incontri qualcosa che non capisci, e immaginatevi quante cose noi non capiamo e non sappiamo degli altri, chiedi il perché, domanda: «Ma come mai hai fatto questa cosa? Perché ti sei comportato così? Qual è la ragione del tuo comportamento?»

Uno bestemmia, uno va male a scuola…perché? Perché va male a scuola?

Se ruba, perché ruba?

A nessuno di noi viene in mente, alla mattina quando si sveglia, di andare fuori a rapinare una banca, no?

A meno che non ci siano delle ragioni precise, e c’è sempre una ragione.

Sono ragioni sbagliate?

Può essere, ma se mai le mettiamo sul tavolo e mai ce le diciamo e mai le analizziamo, come facciamo a cambiarle queste ragioni?

Oggi si sentono tante analisi sociologiche, psicologiche, pedagogiche, soprattutto sui giovani; la frase tipica che io sento da quando sono giovane è questa: «I giovani di oggi sono fragili, i giovani di oggi sono feriti».

Mah…io, attorno a me, ho visto sempre dei grandi eroi.

Saranno anche feriti, e chi non è ferito?

Gesù Cristo è il primo ad essere ferito, chi non è ferito?

Perché, quelli che fanno queste analisi, non sono feriti?

Ma chi non è ferito? Chi non porta delle ferite nell’anima?

Sono fragili?

Bene, si mettano in coda le persone forti, così conosciamo le persone forti!

Chi sono le persone forti?

Chi non è fragile?

Vedete che superficialità, che analisi bacate che facciamo…

Cosa vuol dire essere fragili?

Ma tutti siamo fragili!

Gesù Cristo sotto la croce è caduto tre volte, quindi è fragile anche Lui!

Gesù Cristo è morto che era una piaga unica, quindi è ferito anche Lui!

Ma allora tutti gli uomini sono fragili e sono feriti!

L’importante è fare etichette, come sui cadaveri, mettere il cartellino sul dito pollice del piede e basta; una volta che abbiamo etichettato il cadavere, lo possiamo mettere dentro nel freezer a gelare.

Ma la vita delle persone non può essere etichettata!

Noi portiamo dentro di noi un mistero infinito, che è il mistero della creazione di Dio, abbiamo dentro di noi l’immagine del Dio vivente, ma come possiamo pensare di etichettarla?

Non si può etichettare niente, si può solo incontrare il mistero e, di fronte a questo mistero, chiedersi insieme il perché.

Se io faccio un male, io ho un motivo per farlo; anche quelli che sono dannati, anche loro hanno avuto dei motivi, sbagliati, non coerenti con…, ma avevano dei motivi.

Lucifero ha avuto un motivo precisissimo per ribellarsi a Dio, un motivo enorme chiamato Gesù Cristo, il suo motivo era l’Incarnazione del Verbo, motivo più grave di questo non c’è!

Il motivo c’era, tutti abbiamo un motivo, e la Madonna non fa altro che chiedere il motivo di Gesù.

Gesù, come Suo solito, non è molto narrativo, cioè non è che sta lì a far più, meno, per e diviso, a spiegarti tutte le cose. Gesù, come Suo solito, è molto sintetico e anche abbastanza enigmatico nelle risposte, ma non dà ulteriori spiegazioni, anzi, stupito dice: «Ma come mai? Non lo sapevate? Che strano…non sapete che devo occuparmi delle cose del Padre mio? Non ti è apparso un Angelo che ti ha detto qualcosa…te lo sei dimenticato, mamma? Perché mi fai questa domanda?»

La Madonna, essendo umile, cioè vera, si ferma.

Davanti al mistero ci dobbiamo fermare, noi non possiamo violentare il mistero che sta nel cuore dell’altro, questa è una tentazione orribile, che soprattutto i credenti hanno: violentare il mistero.

In che modo?

Con la costrizione, con la coercizione, con i ricatti affettivi, con i giudizi, perché noi vogliamo fare il bene degli altri, ma il bene degli altri non si fa così.

Quando noi ci andiamo a confessare, la prima cosa che facciamo non è dire i nostri peccati, ma i peccati del padre, del marito, della moglie e dei figli: «Mia figlia non va più a Messa, mio figlio dice le bestemmie, mio figlio convive».

Ma saranno affari suoi?

Sei venuto qua a dire i tuoi peccati?

Allora dì i tuoi peccati, perché devi dire quelli degli altri? Pensa alla tua vita!

«Io quando arriva la Messa della domenica, lo prendo e lo trascino perché lui deve venire a Messa».

Ma se non lo fa Dio, perché lo devi fare tu?

Ma se Dio, per primo, non costringe nessuno, perché dobbiamo costringere noi?

Fagliela la domanda! Ma fagliela sta domanda!

Forse non gliela fai perché hai un terrore orbo della risposta…

Chiedi: «Perché non vuoi venire a Messa? Perché?»

Forse la risposta potrebbe essere: «Perché le vostre Messe mi annoiano, mi stufano, sono barbose, non mi piacciono, non mi dicono niente, sono vuote, e io non ci vengo. Non mi servono, mi fanno perdere la fede. Cosa vengo a fare? E non ci vengo più».

Qualcuno può andargli contro? Può forse dirgli: «No, tu stai sbagliando»?

Io no. Faccio fatica io, immaginiamoci uno che è all’inizio!

Faccio fatica io alle volte a vivere la Santa Messa, immaginatevi…

C’è un libro che si intitola “Come andare a Messa senza perdere la fede”.

Facciamole le domande!

Quando poi arrivano le risposte, mettiamoci in questo atteggiamento umile di dire: «Beh allora adesso mi faccio un esame di coscienza…non dico che sei un poverino che non capisce niente e l’unico serpente sono io», ma dico: «Se questo mi dice che le Messe sono barbose, vediamo in che senso sono barbose, andiamo più a fondo. Cosa c’è di barboso, di noioso, di pesante? Cos’è che non attrae? Perché non hanno voglia di esserci? Perché? Quale ragione c’è?»

Eppure le ragioni ci sono…

Ricordo che, quando ero nell’altro convento, hanno portato i bambini a fare una giornata di ritiro per prepararli alla Cresima e poi c’era al pomeriggio l’incontro coi genitori.

Bisognava che il prete, che in quel caso ero io, facesse il predicozzo ai bambini davanti ai genitori: un modo migliore per fare odiare i preti non c’è.

Il predicozzo ai bambini, cioè dire: «Voi non siete bravi, voi disubbidite e tutte ste storie…»

Allora, quando sono arrivate le catechiste coi bambini, io ho detto: «Io il corso di esercizi non l’ho preparato e non ho preparato niente come tema di predicazione, ho pensato invece di fare in un altro modo, facciamo così: fate voi la predicazione e io invece scrivo. Voi mi dite tutto quello che vorreste dire ai vostri genitori e che non avete mai detto, io lo scrivo e oggi pomeriggio glielo dico io».

Ma sapete che un’ora e mezza non è bastata?

Facevo fatica a prendere gli appunti, non riuscivo a stare loro dietro a prendere gli appunti, hanno tirato fuori il mondo, tutte cose di una verità pazzesca.

Una volta finito, sono arrivati i genitori, tutti belli cotonati, tutti belli tronfi che pensavano: «Adesso arriverà il prete e darà una bella girata a questi figli che non ubbidiscono».

Quando sono seduti, io ho sparato loro sul muso tutte le cose, una in fila all’altra e poi ho concluso dicendo: «Questo è il pensiero dei vostri figli su di voi e io lo sottoscrivo, anche se non vi conosco».

Perché un ragazzo che ti dice: «Perché vengono da me a dirmi di andare a Messa, quando loro sono i primi a non andarci?», già questo è partita finita, cento a zero, palla al centro e tutti a casa.

«Perché vengono da me a dire di non dire le parolacce quando loro sono i primi a dirle? Perché vengono da me a dirmi di non fumare quando mio padre fuma dalla mattina alla sera? Perché mi dicono che non devo bestemmiare, quando loro sono i primi a farlo? Mi dicono che non posso rubare la merenda in classe alla mia compagna, ma sento mio padre che fa tutto un discorso sulle tasse e che porta via i soldi allo stato, ma cos’è più grave?»

Questo alla preparazione alla Cresima…non abbiamo intorno dei piccoli deficienti!

Abbiamo attorno delle persone piccole, ma che capiscono perfettamente dove sta la verità, vedono la coerenza.

«Se tu sei il primo a non credere nelle cose che dici, perché ci devo credere io? Tu dici che è importante andare alla Messa, ma se tutte le volte mi porti in ritardo, è questa l’importanza? Tu dici che è importante andare alla Messa poi non fai mai la Comunione… ma cosa vuol dire allora? Mi dici che mi devo confessare, ma tu, da quanto tempo è che non ti confessi più?»

«Ma io sono tuo padre…»

«Appunto! Quanto tempo è che non ti confessi più?»

E avanti di questo passo…

Capite che non va bene, non va bene.

Noi semplicemente abbiamo a cuore di mettere solamente la nostra coscienza, perbenista e borghese, in pace davanti a un sepolcro imbiancato, ma dentro c’è la morte.

La Madonna, invece, con la Sacra Famiglia ci insegna un altro atteggiamento, ci insegna che difronte alle persone, soprattutto nella nostra famiglia, dobbiamo avere un comportamento completamente diverso, un comportamento dove noi dovremmo essere come quell’aquila, che ha il desiderio di guardare il sole, che si abitua a guardare il sole, che con il suo sguardo punta al sole, che vuole il sole, che vuole contemplare le profondità di Dio.

Quante volte invece si respira un’aria mediocre, un’aria di quisquilie, persa nelle vanità, e infatti hanno il muso; infatti, vediamo le persone immusonite e nervose, incattivite. Fan finta di essere tutte brave, tutte buone, tutte belle, ma dentro hanno una rogna che gratta in continuazione, che prude.

Perché abbiamo questi pruriti interiori?

Abbiamo i pruriti interiori perché noi non siamo in pace con il sole, i nostri occhi sono appesantiti dalle squame e queste squame noi poi le portiamo anche nelle nostre famiglie.

È bello fare la festa della Sacra Famiglia, ma la famiglia, prima di essere sacra, deve essere una famiglia… la mia famiglia è, innanzitutto, una famiglia?

È uno stare insieme, un condividere come faceva la Vergine Maria con San Giuseppe e Gesù? Ha questo stile divino, come vi dicevo qualche giorno fa? Si respira un’aria di divinità?

La stessa cosa vale per la Messa…

Se la Messa è un atto umano, allora andiamo tutti a cavallo, che ci divertiamo di più!

La Messa innanzitutto è un’azione di Dio, non dell’uomo!

Nella Messa si deve respirare la sacralità di Dio, non dell’uomo, non abbiamo niente da insegnare noi come uomini, niente di interessante.

La Messa è un fatto di Dio e nella Messa si deve respirare Dio!

Noi andiamo a Messa per incontrare Dio, non per incontrare il prete, gli uomini o non so chi, ma Dio, Dio è il centro.

Nella nostra famiglia si deve incontrare Dio, sotto tanti aspetti, in tutte le occasioni, a partire dal pranzo, dalla cena, dalla colazione.

Che la Santa Famiglia e San Giovanni ci insegnino la bellezza del volare alto!

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

 

Letture del giorno

Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe – Anno C

Prima lettura

1Sam 1,20-22.24-28 – Samuele per tutti i giorni della sua vita è richiesto per il Signore.

Al finir dell’anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché – diceva – al Signore l’ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».
Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un’efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch’io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.

Salmo responsoriale

Sal 83

Beato chi abita nella tua casa, Signore.

Quanto sono amabili le tue dimore,
Signore degli eserciti!
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore.

Signore, Dio degli eserciti, ascolta la mia preghiera,
porgi l’orecchio, Dio di Giacobbe.
Guarda, o Dio, colui che è il nostro scudo,
guarda il volto del tuo consacrato.

Seconda lettura

1Gv 3,1-2.21-24 – Siamo chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.
Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio, e qualunque cosa chiediamo, la riceviamo da lui, perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quello che gli è gradito.
Questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti rimane in Dio e Dio in lui. In questo conosciamo che egli rimane in noi: dallo Spirito che ci ha dato.

Canto al Vangelo

At 16,14
Alleluia, alleluia.
Apri, Signore, il nostro cuore
e accoglieremo le parole del Figlio tuo.
Alleluia.

Vangelo

Lc 2,41-52 – Gesù è ritrovato dai genitori nel tempio in mezzo ai maestri.

I genitori di Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme.
Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte.
Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro.
Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.

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