
Meditazione
Pubblichiamo l’audio della meditazione: “Comunione spirituale e comunione psichica” tratta dal testo “Vita comune” di Dietrich Bonhoeffer.
Martedì 14 febbraio 2023
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Testo della meditazione
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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a martedì 14 febbraio 2023. Oggi festeggiamo i santi Cirillo, monaco, e Metodio, vescovo, patroni d’Europa. Vi raccomando: oggi è la festa dei santi Cirillo e Metodio, non di altro. Sono patroni d’Europa, quindi abbiamo molti motivi per pregarli.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo decimo del Vangelo di San Luca, versetti 1-9.
Continuiamo la nostra lettura e il nostro commento del testo di Bonhoeffer, Vita Comune, e, come vi ho detto ieri, adesso leggeremo qualcosa che sarà assai utile.
Stiamo vedendo il rapporto tra preghiera e lavoro e l’importanza di mettere al centro la preghiera del mattino e di non trascurarla mai, pena perdite di tempo di cui sentiamo una profonda vergogna perché le sentiamo come mancanze importanti; tentazioni di fronte alle quali, vivendo male il tempo della preghiera del mattino, rimaniamo schiacciati; debolezza; scoraggiamento, scoraggiamento nel lavoro, per esempio, dice Bonhoeffer; disordine, indisciplina nei pensieri, nei rapporti con gli altri. Un disastro! La preghiera del mattino, quindi, diventa una grande terapia.
Proseguiamo.
Viceversa si accentua l’ordine e la buona organizzazione del nostro tempo, se ispirati alla preghiera (l’ordine e la buona organizzazione del tempo!). Possiamo vincere le tentazioni che il giorno di lavoro porta con sé, grazie all’apertura a Dio. Le decisioni richieste dal lavoro diventano più semplici e più facili, se prese non per timore umano, ma sotto lo sguardo di Dio solo.
Quindi la preghiera per vincere il rispetto umano, il timore umano e fare scelte solo con la luce di Dio. Ricordate Colossesi 3,23?
«Tutto quello che fate, fatelo di cuore, come per il Signore e non per gli uomini» (Col 3,23). Anche un lavoro meccanico sarà svolto con più pazienza, se presuppone la conoscenza di Dio e di ciò che egli ordina di fare. Aumentano le energie da destinare al lavoro, se prima si è pregato Dio di darci oggi la forza di cui abbiamo bisogno per il nostro lavoro.
Pensate quale grazia noi abbiamo di ottenere questo e molto di più con la Santa Messa: ecco perché vi ho sempre detto di fare tutti gli sforzi possibili per mettere la Santa Messa al mattino presto-presto non solo nei giorni feriali, ma anche in quelli festivi, anche al sabato, alla domenica, sempre! La Santa Messa deve essere la prima cosa che facciamo perché così noi diamo un’ impronta, uno stile santo a tutto quello che faremo durante la giornata.
L’ora del mezzogiorno, quando la situazione lo permette, costituisce per la comunità una breve pausa nel percorso della giornata. Metà del giorno è trascorsa. La comunità ringrazia Dio e prega per l’assistenza divina fino a sera. Riceve il pane quotidiano e prega. Non siamo capaci e non ci è consentito farlo da soli, perché da poveri peccatori non ce lo siamo meritato; per cui il pasto che Dio ci procura ha il valore di una consolazione dai nostri turbamenti, in quanto dimostra la grazia e la fedeltà con cui Dio sostiene e guida i suoi figli.
Che bello: da adesso in poi, intendere il pasto come procurato da Dio e come consolazione dei nostri turbamenti. Non perché mi compensa, non perché mi riempie la pancia, non perché risponde alla mia gola. Il pasto ha il valore di una consolazione perché dimostra la grazia e la fedeltà con cui Dio sostiene e guida i suoi figli; in questo il pasto è una consolazione. Non sono consolato dall’eccesso: ricordate i discorsi fatti in funzione del Natale e dell’ultimo dell’anno? Dovremmo tutti ricordare bene che non dobbiamo andare a tavola pensando che il pasto sia un martirio, non ci aspetta un momento di sofferenza. No, no: il pasto ha un valore di consolazione perché mi mostra che Dio mi ama, che Dio è fedele, che Dio mi sostiene, mi guida.
Io non so quanti di noi nella vita, per un tempo breve o lungo, abbiano provato la fame: la fame è una cosa seria. Non è: “Voglio il Buondì al cioccolato perché quello alla crema non mi va”. Non è questa la fame! Ci sono persone che non hanno mai provato la fame, quindi non sanno che cosa significhi.
La fame è la mancanza del necessario; la mancanza di quello che serve per vivere che si sperimenta, soprattutto, in tempo di guerra oppure in una realtà di estrema povertà. La fame è terribile, terribile! Chi l’ha sperimentata, sicuramente capisce bene questo discorso di Bonhoeffer che, tra l’altro, è stato nei campi di sterminio, quindi sa che cosa sta scrivendo. Quando tu hai provato o stai provando la fame e ti arriva qualcosa da mangiare, veramente sei consolato, perché senti che il tuo corpo ne ha bisogno. La fame è quella condizione per la quale non riesci neppure a stare in piedi perché ti contorci dal dolore di stomaco: questa è la fame, è quel mal di stomaco sordo che ti soffoca e che dice: “Aiutatemi, datemi qualcosa perché sto morendo!” Poi, in realtà non stai ancora morendo, ma hai superato la soglia che non si dovrebbe mai superare, quella per la quale il tuo corpo ti dice: “Così, no! Ho bisogno!”. E così lo stomaco si torce, si contorce dentro a questa assenza e dentro a questo vuoto. Ma se il cibo non c’è, non c’è!
Quando arriva il dono, quando arriva da mangiare, è chiaro che sia una consolazione enorme; è chiaro che è il momento in cui si dice: “Dio si è ricordato di me! Dio non mi ha dimenticato! Dio mi sta aiutando; Dio mi sta dando da mangiare!”. Questo è importantissimo: ecco perché non si deve mai iniziare e terminare un pasto senza la preghiera.
Ecco perché è un peccato orrendo quello di buttare il cibo, di fare andare a male il cibo. “Ah, è scaduto da due giorni: lo butto nella pattumiera!”. Sapete che, ormai, mettono le date di scadenza anche sulle scarpe! Prima guardalo! “Una volta che è aperto può stare in frigo esattamente otto ore, trenta minuti, cinquantanove secondi”. Perché? Dopo otto ore e trentuno minuti che cosa fa? Esplode? Ha dentro la nitroglicerina? Che cosa c’è dentro lì? Che cosa succede? Nelle nostre teste abbiamo delle regole, dei precetti, degli assiomi per cui uno dice: “Ma dove sei andato a penderli? Chi te li ha messe nella testa, chi te le ha dette queste cose?”. Per questo noi buttiamo via inutilmente caterve di roba. E le facciamo andare a male: perché? Perché non abbiamo fame e quel cibo non è la consolazione che ci viene dalla Provvidenza che pensa a noi; no, sono io che sono andato al super e mi sono preso l’insalata, non l’ho mangiata, è marcita e la butto! Funziona così! Dimentico le mele, le arance e così marciscono. Perché le dimentico? Perché non ho fame!
In effetti dice la Scrittura: «Chi non vuol lavorare, non mangi» (2 Ts 3,10), e lega saldamente il conseguimento del cibo alla prestazione del lavoro.
Certo: devi lavorare, devo operare; non puoi stare nell’ozio! Vuoi mangiare? Lavora! “Ma io sono in pensione!”. E allora? Ci sono tanti modi per lavorare, per esempio aiutando qualcuno: anche questo è un lavoro!
L’ho già detto milioni di volte, milioni di volte: ci sono papà e mamme che hanno due o tre bambini, o magari anche uno solo, e fanno una fatica orba, dei salti mortali pazzeschi perché entrambi sono al lavoro.
Magari, un bambino non sta bene e bisogna portarlo dal dottore e come si fa ad andare? Il permesso non si può chiedere tutti i gironi; uno esce alle cinque di sera; l’altro esce alle sei; il dottore ci riceve alle quattro: come si fa? Oppure si deve portare il bambino dal dentista; oppure dall’ortopedico. Come si fa? Ci sono papà e mamme che sono crocifissi! Poi diciamo che non si fanno più figli! Certo, dopo il primo, uno dice: “Non ce la faccio più! Non riesco; fisicamente non ce la faccio!”.
Quando una giovane coppia riceve il dono di un bambino, uno dei momenti più drammatici è la notte: ci sono bambini, come il sottoscritto, che dormono. I miei genitori non si sono neanche accorti di avermi perché, dicevano, io dormivo come non so che cosa. Forse nella mia mente mi dicevo: “Meglio dormire adesso, perché poi, mi sa che…” e nella vita pre-ordinazione mi sono fatto delle belle scorpacciate di sonno. Ci sono, appunto, bambini che dormono come ghiri e i genitori non si accorgono di averli, ma ci sono bambini che sono un problema!
Non serve fare il muratore o andare a scavare nelle miniere di sale o fare un lavoro pesantissimo: se il bambino non dorme e ogni ora si sveglia mettendosi a urlare al mattino alle sei ti devi svegliare e sei in uno stato di coma. Fallo per dieci giorni! Perdi i capelli, sei distrutto, come fai ad arrivare a sera? Devi prendere, uscire di casa per tornare alle sei di sera senza poter riposare perché devi lavorare, tutto il giorno, otto ore, e come fai? Poi iniziano le tensioni in casa, le tensioni con la moglie…
Ma io dico: sei pensionato, non hai niente da fare tutto il giorno! Offriti tu: le vedi queste famiglie, poverette! Dillo! “Se avete bisogno per l’asilo, io ci sono; se dovete portarlo dal dottore, io ci sono”. Magari non sanno dove lasciare il bambino perché devono andare dal dottore, devono andare a prendere l’altro figlio, devono andare a fare la spesa, oppure hanno bisogno di uscire a cena insieme alla sera. Questi genitori che, dopo il primo bambino, non escono a cena insieme per anni! Andare mangiare una pizza? Non ce la fanno!
Ma offriti, no? Una baby sitter costa non so che cosa! I soldi non si colgono dalle piante delle pere! Niente! Beh, grazie al cielo c’è qualcuno che lo fa ma sono troppo pochi: gli altri hanno il loro tran-tran, la loro meschina vita e basta! Ma dico! Offriti, no? Invece di stare lì al bar; invece di stare lì davanti alla televisione; invece di stare lì a leggere il giornale o davanti al computer o davanti a un libro, offriti! “Li teniamo noi i bimbi!”. Innanzitutto porti un po’ di vita nella tua casa, poi ti tieni sveglio e, magari, ti va giù un po’ la pancia. Si sistemano anche trigliceridi e colesterolo, perché i bambini ti tengono bello attivo.
No! Vanno a prendere un cane! Non aiutano le famiglie giovani! No, vanno a prendere un cane e li vedi in giro con quei “topi”, perché più sono topi e più li comprano, sono talmente piccoli che li guardi e ti chiedi: “Ma è un cane o un topo? Non si capisce bene ”. Ecco, vanno in giro con questi topi ambulanti che abbaiano invece di fare il verso del topo, ma non aiutano i bambini! Ma dico: prendi e aiutali. Vai a prendere il bambino all’asilo; prepara tu da mangiare! Noi non ci rendiamo conto di che cosa voglia dire per una giovane coppia tornare a casa alla sera e trovare pronto.
“Guarda, stasera ti ho preparato un pasta e fagioli buonissima; un prosciuttino crudo con due fette di melone ”. Che cosa ti porta via di tempo? Tu hai fatto un atto di carità grande come il mondo: questi entrano in casa e svengono! Se vedono qualcuno che ha preparato da mangiare svengono! Tornano a casa distrutti, stanchi, nervosi, mezzi disperati e devono anche pensare ad andare a fare la spesa, a preparare da mangiare, a cucinare, a lavare i bambini, a mettere a posto… arrivano alla sera che sono morti!
Invece: “Il frigorifero è pieno; sono andato a fare la spesa per me, l’ho fatta anche per te e ho messo dentro un po’ di cose; sul fornello c’è il cibo pronto bello caldo; la tavola è già preparata; già che c’ero, mentre pregavo il Rosario, ti ho stirato qualche camicia, qualche gonna, una maglietta, due asciugamani”.
Tanto che cosa sto in casa a fare? A dondolare la testa davanti al muro? Ad andare al bar a fare i peccati? Sto a guardare quelli che sistemano le strade?
Facciamo qualcosa di utile: cominciamo a fare degli atti di carità così, magari, facciamo meno Purgatorio. “Bene, ho fatto tutto, adesso ti saluto e me ne vado!”. Questi guarderanno il Crocefisso e diranno: “È sceso un angelo dal Cielo! Un angelo! Non ci siamo accorti che avevamo accanto un angelo!“.
Questo significa aiutare le famiglie! Questi si siederanno a tavola e vedranno tutto bello, tutto pronto, tutto caldo! Poi, immaginatevi d’inverno.
“Ti ho preparato una bella macedonia fresca, così quando siete pronti, quando vi siete lavati, la potete mangiare. Ti ho messo su anche la camomilla per la notte, così, quando li portate a letto, date loro la camomilla e tutti vanno a letto a dormire”. E poi prende e se ne va.
Oppure, quando hai preparato, tieni lì i bambini in casa tua, giochi con loro, gli fai fare i compiti.
Noi non immaginiamo quale atto di carità superlativo sia questo! Altro che andare al canile ad aiutare i cani abbandonati. Aiuta le famiglie! Aiutiamo le famiglie! No: alla domenica mattina te li vedi con la pettorina — un freddo, per cui poi hanno la bronchite per sei mesi — ridicoli, perché sono ridicoli con la pettorina, centosessant’anni per gamba e devono fare la maratona! Ma rendiamoci conto che d’inverno non si raccolgono i fichi! Ma stai buono, non ti inventare cose che non esistono! La maratona ce l’hai a casa, sul tuo pianerottolo: lì c’è la tua maratona! Aiuta chi deve fare la maratona dalla mattina alla sera!
Aiutiamo le famiglie: credo che non ci sia atto di carità che attragga la benedizione di Dio su di noi più che questo. Quanto sta a cuore alla Vergine Maria, a Dio la famiglia! Diventiamo collaboratori della Vergine Maria nell’aiutare le famiglie!
Un bambino si ammala: chi sta a casa? Dove lo lasci? Se i tuoi genitori sono a trecento, quattrocento chilometri di distanza, dove lo lasci il bambino? Non puoi stare a casa dal lavoro, come fai? A scuola non può andare perché è ammalato, quindi? Ognuno deve cominciare a supplicare il mondo intero o a pagare la baby-sitter. È assurdo e ci diciamo cristiani: questo non è essere comunità! Questo non è assolutamente essere comunità, nel modo più assoluto!
La Scrittura però non intende dire che il lavoratore possa rivendicare al cospetto di Dio il diritto al proprio pane. Se è vero che ci è comandato di lavorare, il pane è però un libero e gratuito dono di Dio.
Questo non dimentichiamolo mai!
Non è ovvio che il nostro lavoro ci procuri pane; ciò rientra invece nell’ordine della grazia di Dio.
Il pane è sempre un dono di Dio libero e gratuito, sempre! Quando io benedico la mensa, ormai da tanti anni dico così: “Signore, benedici questo cibo, coloro che ce lo hanno dato e preparato”. Sempre! Perché io voglio che la benedizione di Dio scenda su coloro che mi hanno fatto un dono. Loro non sapranno che, in quel momento, un sacerdote sta chiedendo la benedizione di Dio su di loro, ma è importante farlo.
E la Provvidenza di Dio ci muove dentro, ci fa sentire le sue voci, cioè ci fa sentire quanto siamo chiamati a partecipare alla gratuità di Dio! Solo a Dio appartiene la giornata: non dimentichiamolo mai!
A lui solo appartiene la giornata. E per questo a metà giornata la comunità cristiana si riunisce seguendo l’invito di Dio a mensa, il mezzogiorno è una delle sette ore in cui è articolata la preghiera e la recita dei salmi nella chiesa.
Pensate che bello! Sapete che il giusto loda il Signore sette volte al giorno. Nella nota che ora sto guardando si dice che si intende l’Ora Sesta: certo, il mezzogiorno è l’ora di sesta. C’è sul Breviario: l’Ora media è Ora di Terza, Ora di Sesta e Ora di Nona (nove, mezzogiorno, quindici).
Qui dice: “Secondo il computo ebraico il giorno inizia da quelle che, secondo il nostro computo delle ore, sono le sei. Evidentemente Bonhoeffer conosceva la struttura delle ore canoniche nella liturgia cattolica: Mattutino, Lodi, Terza, Sesta, Nona, Vespri, Compieta.” Pensate che qui c’è scritto che Bonhoeffer possedeva il Libro usuale della Messa e dell’Ufficio per la domenica e per i giorni festivi con il canto gregoriano completo. Pensate voi!
Quindi, mezzogiorno è l’Ora di Sesta: per questo a mezzogiorno i frati pregano l’Ora di Sesta
I monaci o le monache le recitano tutte: l’Ora di Terza [al mattino], di Sesta [a mezzogiorno] e di Nona [al pomeriggio].
Ora torno indietro un attimo perché voglio fare un conto… se voi calcolate tutti i tempi di cui vi ho detto: (1) Mattutino che è l’Ufficio delle Letture e che un tempo si diceva di notte; (2) Lodi; (3) Ora Terza;(4) Ora Sesta; (5) Ora Nona; (6) Vespro; (7) Compieta, ecco che “il giusto sette volte al giorno loda il Signore”. Sono cose che non sappiamo, ma è importante saperle.
Al culmine del giorno la chiesa invoca il Dio trinitario, nella lode per le sue meraviglie e nella preghiera per l’assistenza divina e perché si affretti il compimento della redenzione. A mezzogiorno il cielo si oscura per la crocifissione di Gesù. L’opera della riconciliazione andava verso il compimento. In quest’ora, quando possibile, non sarà inutile il raccogliersi di una comunità cristiana per una breve meditazione, nel canto o nella preghiera.
Magari al lavoro non è possibile perché ma magari lì non c’è qualcuno come voi che è credente, oppure uno può anche telefonare a casa alla moglie, ai figli: “Diciamo insieme l’Angelus!”. Per dirlo ci vogliono due minuti contati con il cronometro! Due minuti per dire l’Angelus.
Ecco, ci fermiamo qui.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.