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San Damiano di Molokai, parte 3

San Damiano di Molokai

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Damiano di Molokai, parte 3
Venerdì 14 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 10, 16-23)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Ecco: io vi mando come pecore in mezzo a lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.
Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi.
Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato.
Quando sarete perseguitati in una città, fuggite in un’altra; in verità io vi dico: non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Eccoci giunti a venerdì 14 luglio 2023. Festeggiamo quest’oggi San Camillo de Lellis, sacerdote. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo decimo del Vangelo di san Matteo, versetti 16-23.

Proseguiamo con la nostra meditazione su questa bellissima figura di padre San Damiano di Molokai.

Kalawao, Molokai, maggio 1886

… Per di più, la terribile malattia della quale lei conosce l’inizio fa  dei progressi spaventosi e minaccia di rendermi irregolare se non impotente a celebrare la Santa Messa e non avendo altro prete sarò privato anche della santa comunione e del Santissimo Sacramento. È questa privazione che mi costerà di più e renderà insostenibile la mia posizione…

Ecco che è accaduto quanto vi dicevo nei giorni scorsi: Padre Damiano ha contratto la lebbra. E questa malattia ha in lui un progresso fortissimo, come vedremo più avanti. Gli ha preso una gamba, o le gambe, il volto, gli occhi, le mani. Come fa a celebrare la Messa? Se gli cadono le dita a pezzi, se si staccano le dita dalle mani, come fa celebrare la Santa Messa? Come fa a tenere l’ostia? Come fa a distribuire la comunione? 

Forse, chissà, lui magari pensava e diceva: “Beh, io visto che sono qui a servire questi malati, magari il Signore mi preserverà da questa malattia, chissà…”. Se avesse fatto questo pensiero sarebbe stato anche lecito. Ma adesso sa con certezza che condividerà l’esperienza della sua gente fino in fondo e sa che a breve, probabilmente, non avrà più neanche l’Eucarestia. Quindi: lebbroso, senza l’Eucarestia, senza la messa, senza adorazione, senza la confessione.

A me fa paura solo a dirle queste cose, solo a enumerarle per voi, mi fa paura. Chissà a viverle. Adesso padre Damiano ha la certezza assoluta che da Molokai non verrà via mai più; padre Damiano ora sa con certezza che lì morirà e sa con certezza che morirà lebbroso. Voi capite, lui che aveva perso tutti, adesso, in un certo senso, perderà anche Gesù, quantomeno nella sua presenza reale nell’Eucaristia. E lui stesso dice che questo renderà la sua posizione insostenibile. 

Poi, di fatto, il Signore lo sosterrà, però per noi è importante renderci conto di quello che questo santo sacerdote ha vissuto, che non è stato semplicemente “andare a curare i lebbrosi”, troppo banale risolvere la sua vita così. Esattamente come per madre Teresa di Calcutta, banale! “Ha curato i lebbrosi”. No, un momento; innanzitutto non ha fatto questo. Innanzitutto, questi due santi si sono preoccupati dell’anima, della vita eterna di queste persone. Padre Damiano non è lì per curare i lebbrosi. Lui è lì per essere sacerdote in mezzo ai lebbrosi, per servire i lebbrosi col suo ministero sacerdotale, esattamente come Madre Teresa di Calcutta, che risponde, se leggete il suo diario, a quel grido di Gesù: “Sitio” — Ho sete — “Sii luce nei buchi di Calcutta”. Tutto nasce così. Poi arriveranno i lebbrosi. Dobbiamo stare attenti a non confondere questi piani, altrimenti tradiamo l’esperienza profonda di questi santi. Infatti, vedete che in queste pagine che vi sto leggendo tutta l’attenzione è sull’Eucaristia. Cioè il centro, il focus fondamentale è tutto eucaristico. Quindi questo ancora parla a noi. Ma io penso che ciascuno di noi possa fare le sue declinazioni, non è necessario che le faccia io, guardandoci indietro possiamo fare un po’ di riflessioni. Magari forse un po’ arrossiamo… mah, andiamo avanti.

Kalawao, Molokai, 26 agosto 1886

Quindi siamo a qualche mese dopo. Su questo PDF che sto leggendo avevo salvato una foto veramente impressionante. Adesso, mentre vi parlo, la ingigantisco per cercare di cogliere i dettagli. C’è padre Damiano al quale la lebbra, ormai, ha già preso una mano. Questo si vede chiaramente perché è coperta, non si vedono più le dita, deve aver perso tutte le dita. Forse il pollice è rimasto, ma tutte le altre dita sono andate. Si vede che è un moncherino. La sinistra è sana, ma la destra… Ed è anche coperta, il braccio sta coperto sotto la mantelletta; quindi, non riesce neanche a stenderlo probabilmente, perché la malattia evidentemente glielo rattrappisce. Chissà che dolore, chissà che male. E poi, accanto a lui ci sono degli adulti che dalla foto non sembrano infetti, ma i bambini si. Non ce n’è uno che sorrida, in questa foto. Si vede solo il dolore. Dolore con in mezzo una presenza. L’unica speranza che avevano questi bambini. Qui un bambino ha un braccio che è quasi andato, che non c’è più. I volti sfigurati. Un altro ha un ascesso su una guancia impressionante. Le orecchie deformate, il naso, le labbra. Ce n’è uno in fondo alla foto in basso, seduto, che… Tanto piccoli, ma tanto scavati dal dolore, dalla sofferenza e, del resto, giustamente, lui avrà detto: “Come faccio a lasciarli soli adesso, come faccio ad andarmene? Ad abbandonare queste persone?”.

È una foto che guardo, riguardo, salgo, scendo. Ogni volta è come se la guardassi per la prima volta. Mi sembra ormai di conoscerli, questi bambini, tanto l’ho guardata, non conosco i loro nomi ma son tante le volte che ho guardato questa fotografia, che li potrei riconoscere in mezzo a cento altri. La guardo per cercare di capire qualcosa di più dai loro sguardi, dal loro atteggiamento, certo non è possibile, però… Tutti bambini morti, ormai, tutte persone morte, ovviamente sarebbero morte comunque, ma questi non sono arrivati all’età adulta, è ovvio. E quello che colpisce di più è questa presenza veramente di condivisione fino in fondo di padre Damiano: lebbroso tra i lebbrosi.

Leggiamo cosa scrive. Perché, vedete, uno potrebbe lasciarsi andare alla disperazione, Padre Damiano no!

… Subito dopo la Messa, senza lasciare che il parroco abbia il tempo di pranzare,

Vedete, è tutto uno scrivere puntato sulle cose del cielo, ma è bellissimo, non fa il piagnucolone su sé stesso, non si lamenta dicendo: “Perché a me, non ce la faccio più, non reggo più…”. Vedete? Niente di tutto questo, c’è una dignità in quest’uomo che è impressionante!

… Subito dopo la Messa, senza lasciare che il parroco abbia il tempo di pranzare, la processione si forma, la croce e una grande bandiera molto pesante da portare aprono la marcia, poi tamburi e strumenti musicali in latta… 

Immaginiamoci che non c’era niente, non possiamo pensare alle arpe, ai flauti, ai violini, ai saxofoni, a non so che altro. No, ci sono le latte. Lui parla di strumenti musicali, ma… in latta! Immaginiamoci…

… in latta seguiti da due associazioni con la loro bandiera hawaiana. Dopo seguono i due gruppi di donne cristiane, poi gli uomini, poi i cantori sempre diretti dal mio buon Petro cieco, guidato da un uomo robusto sotto un ombrello;

Guardate che è incredibile, incredibile: i cantori che sono guidati da un cieco, diretti da un cieco!

finalmente i turiferari, i fioristi, ecc. poi il baldacchino con attorno quattro lanterne campestri ornate da fiori campestri. 

Queste persone stanno cadendo a pezzi e fanno le processioni. Stanno morendo e fanno le processioni, cantano, suonano gli strumenti musicali e vanno a prendere i fiori. Speriamo che ci sarà stato ancora qualcuno che aveva ancora le dita, perché è un po’ difficile raccogliere i fiori senza le dita; quindi, qualcuno ancora c’era, ma gli altri? Beh, saranno stati gli ultimi arrivati. E l’ordine con cui si muovono! Impressionante.

Un repositorio portatile ben ornato aumentava gli addobbi della processione; all’arrivo alla residenza del Sovrintendente fu deposto sotto la veranda, dove esposi il Santissimo Sacramento.

Impressionante.

Grazie al fatto che il canto si prolungava abbiamo potuto far riposare sul bel tappeto erboso i nostri piedi e le gambe malate e stanche dalla lunga marcia, mentre facevamo con devozione l’adorazione.

Le gambe, i piedi piagati dalla lebbra, che camminano e marciano dietro al Santissimo. E intanto fanno l’adorazione, quindi in ginocchio, trovano refrigerio sull’erbetta, su un po’di erbetta che c’era lì.

Io a leggere queste cose penso: “Boh, io probabilmente non ci arrivo neanche alle porte del paradiso”. Guardate, ve lo dico proprio francamente, a leggere queste cose… a me si ferma il fiato.

Dopo la benedizione, la processione ripercorse la stessa strada e ritornò con lo stesso ordine in chiesa….

Abbiate pazienza, mi fermo, ci fermiamo qua, andiamo avanti domani. Preghiamo queste anime Sante che intercedano per noi, che Dio abbia pietà di noi, che ci ottengano la grazia di imitarli nell’amore di Dio, nella devozione al Signore. Noi che non ci mettiamo in ginocchio perché “sennò poi mi sporco i pantaloni”; “Non mi metto in ginocchio perché sennò poi cosa pensa la gente di me?”; “Non mi metto in ginocchio perché sennò poi Tizio, Caio mi sgridano, poi mi rimproverano, poi è umiliante…”. Mah…!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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