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San Damiano di Molokai, parte 4

San Damiano di Molokai

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Damiano di Molokai, parte 4
Sabato 15 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 10, 24-33)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi apostoli:
«Un discepolo non è più grande del maestro, né un servo è più grande del suo signore; è sufficiente per il discepolo diventare come il suo maestro e per il servo come il suo signore. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più quelli della sua famiglia!
Non abbiate dunque paura di loro, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 15 luglio 2023. Ricordiamo quest’oggi San Bonaventura, Vescovo e Dottore della Chiesa.

Oggi, tra l’altro, è anche la vigilia della solennità della Madonna del Carmine; quindi, vale proprio la pena di riflettere e meditare sul dono grande dello scapolare che la Vergine Maria ha fatto a tutti noi, e di prepararci alla festa di domani che sarà anche un po’un dire grazie alla Vergine Maria per questo dono inestimabile.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo decimo del Vangelo di san Matteo, versetti 24-33.

Continuiamo la nostra lettura, la nostra meditazione della vita di San Damiano di Molokai.

Kalawao, Molokai, isole Sandwich, 26 agosto 1886

Reverendo Signore, ho ricevuto bene la Sua così altamente stimata lettera del 4 giugno. Ringrazio nostro divin Salvatore di avere tramite l’esempio di un povero prete che compie in tutta semplicità i doveri della sua vocazione, acceso nel vostro cuore questo nobile spirito della dolce vita del sacrificio di se stesso. Come scrive nella sua lettera, il Santissimo Sacramento è veramente lo stimolo per tutti noi, per me come per lei, che spinge a rinunciare a tutte le ambizioni del mondo. Senza la presenza continua del nostro divino maestro nelle mie povere cappelle, non avrei mai potuto perseverare a legare la mia sorte a quella dei lebbrosi di Molokai. Le conseguenze erano previste, ma ora cominciano a manifestarsi su tutto il mio corpo e si fanno sentire in tutto il mio organismo. Siccome la santa comunione è il pane quotidiano del sacerdote, mi sento felice, ben contento e rassegnato nell’ambiente assai eccezionale nel quale la divina Provvidenza si è compiaciuta di collocarmi…

Non sono tante righe, quelle che vi ho letto, ma quanto sono dense! Innanzitutto, è interessante vedere quando lui scrive che compie in tutta semplicità i doveri della sua vocazione. Si, i doveri più alti, quelli proprio eroici, perché, diversamente, chiunque poteva dirgli: “Vabbè, non c’è bisogno di andare a morire tra i lebbrosi per fare il sacerdote”. E invece sì, e invece sì! Perché se togliamo padre Damiano, in quell’isola infernale non ci sarebbe stato nessun sacerdote. Tutte quelle persone a morire da sole, senza più Dio, senza una messa, una confessione, senza più sacramenti. È terribile! Quindi lui ha compiuto i doveri altissimi della sua vocazione, quella di non poter abbandonare gli ultimi, gli infelici, i più sofferenti. 

Il Santissimo sacramento è lo stimolo, non solo per lui, ma per tutti; ha trasformato quell’isola in un monastero e quindi — lui dice — questo porta a rinunciare a tutte le ambizioni del mondo. Beh, certo. Non credo che il demonio tenti mai nessuno con l’ambizione di andare a morire lebbroso tra lebbrosi. Non penso, poi sapete, può succedere di tutto, però… Non ho mai sentito nessuno dire: “Mamma ho avuto una tentazione di vanagloria, di ambizione” — “Ah sì, quale?” — “Morire lebbroso tra lebbrosi” — “Bello, anch’io!”. Ecco, non mi sembra che sia mai successo.

Quindi, veramente una rinuncia radicale! Una rinuncia radicale al mondo. E lui attribuisce l’essere lebbroso tra i lebbrosi non al suo buon cuore, non a una sorta di pietà umana, non alla filantropia, no! Lo attribuisce alla presenza di Gesù Eucarestia nelle sue cappelle. Questa è la ragione. Lui dice che senza Gesù Eucaristia non sarebbe mai riuscito a perseverare a legare la sua sorte a quella dei lebbrosi di Molokai; lo scrive lui!

Le conseguenze erano previste

Ecco, vedete, vuol dire che aveva ben chiaro che prima o poi… Solo che adesso non è una previsione, adesso è realtà; adesso questi batteri ce li ha nel suo corpo. 

Poi mi ha colpito questa frase:

Siccome la santa comunione è il pane quotidiano del sacerdote

Io mi auguro che per ogni sacerdote sia vera questa affermazione. Che veramente l’Eucarestia sia il nostro pane quotidiano. E lui dice:

mi sento felice, ben contento e rassegnato nell’ambiente assai eccezionale nel quale la divina Provvidenza si è compiaciuta di collocarmi…

Eh si… 

Kalawao, Molokai, 5 ottobre 1886

… Anch’io sono stato preso dalla terribile malattia. I microbi della lebbra si sono finalmente annidati nella mia gamba sinistra e nel mio orecchio.

No, guardate, incredibile! La lebbra nell’orecchio… ma io… guardate, personalmente non posso neanche immaginare che cosa voglia dire avere la lebbra nell’orecchio. Da impazzire! Da impazzire dal male, dal fastidio. Attenti:

La mia palpebra inizia a cadere.

Gli si sta staccando la palpebra dal volto! Cioè a breve perderà l’occhio! E per forza! Non possiamo stare senza palpebra, l’occhio si secca completamente, non è un accessorio. Lui scrive queste frasi brevissime come se stesse parlando della cosa più tranquilla di questo mondo: «La mia palpebra inizia a cadere». Che vuol dire: lui un giorno si sveglierà e si troverà la sua palpebra in mano.

Mi è ormai impossibile recarmi ancora a Honolulu perché la lebbra sta diventando visibile. Tra poco la mia faccia sarà danneggiata, suppongo.

Certo! E avendogli colpito l’orecchio e gli occhi, è ovvio che colpirà il naso, colpirà le guance.

Essendo sicuro che la malattia è reale

Beh, sì, certo! Come se qualcuno gli avesse potuto dire: “No, ma guarda che non è vero, sei ipocondriaco! Ma figurati, la lebbra! Ma no, è normale che ti capiti che cadono le palpebre, è normale che vengano via pezzi di orecchi. Ma stai tranquillo, ma no, non esageriamo. Vabbè, voglio dire, una palpebra che ti cade, non è mica poi la fine del mondo, ne hai due! Non esageriamo a fare le tragedie”.

Essendo sicuro che la malattia è reale

Sì sì… Anche perché la lebbra credo che sia una di quelle realtà che, come poche a questo mondo, ha un potere come dirvi realistico, realizzante. La lebbra ti da un contatto diretto con la realtà. Non si può dire: “Ma, boh, non lo so, forse sì, forse no”. Guarda, con la lebbra stai sicuro che sei costretto ad essere molto realistico, molto, molto, molto, molto. È difficile fare i sognatori con la lebbra o scambiare lucciole per lanterne. No no, è molto reale.

Essendo sicuro che la malattia è reale, rimango calmo e rassegnato e sono anche più felice tra la mia gente. Il buon Dio sa ciò’ che è meglio per la mia santificazione e animato da questa ambizione dico tutti i giorni un buon Fiat voluntas tua….

Ma, io penso, che ci dovremmo ricopiare un po’queste righe, mettercele su un pezzo di carta, tenercele dentro i libri di preghiere, metterle vicino dove dormiamo. E alla sera, quando andiamo a letto, il mattino quando ci svegliamo — perché magari abbiamo l’idea di essere gli uomini più sofferenti del mondo, i più sfortunati del mondo, gli ultimi del mondo, gli abbandonati dal mondo, le persone più non so cosa — e leggiamo queste righe, magari ci danno un po’di realtà, ci rimettono un po’in pista nel modo giusto.

Quanto è importante essere calmi e rassegnati. Ed è lì che appare la felicità, anche quando la lebbra ti sta mangiando vivo.

Mi fermo qui, domani concluderemo, vi rassicuro. Penso proprio che domani concluderemo. E concluderemo con una frase… domani ci sono delle cose importanti, ma c’è una frase che vi leggerò, scritta un Venerdì Santo. Una frase che risulta una sentenza per tutti noi. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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