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Le Passiflore Eucaristiche: Serva di Dio Teresa Neumann, 5ª e ultima parte

Le Passiflore Eucaristiche: Serva di Dio Teresa Neuman

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di martedì 15 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 19, 1-10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 15 novembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciannovesimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-10.

Continuiamo la nostra meditazione sulla vita della Serva di Dio Teresa Neumann.

Anche gli aspetti della vita più ordinaria di Teresa dicono molto della sua totale dedicazione a Gesù Eucarestia. Si pensi che, appena riacquistata la salute dopo 7 anni di malattia, ebbe provvidenzialmente a possedere un campo incolto, che trasformò subito in un giardino fiorito con 42 specie di fiori diversi, coltivandoli lei stessa e utilizzandoli esclusivamente per addobbare l’altare della chiesa parrocchiale. Esistono foto, purtroppo in bianco e nero, delle sue decorazioni floreali intorno al Tabernacolo, alle quali dedicava tutto il tempo che poteva, che commuovono per la cura e la bellezza che trasmettono.

Altri carismi dei quali c’è ampia documentazione sono le visioni, le bilocazioni, le levitazioni, la conoscenza dei cuori (cardiognosia), il riconoscimento di reliquie e cose consacrate o benedette (ierognosia), il rapporto mistico con l’Angelo custode e con le anime dei defunti.

Sto vedendo una foto di un altare addobbato da lei con delle bellissime composizioni floreali: ci sono persone che hanno il bellissimo dono di saper fare queste composizioni e io ne ho conosciute… è un dono davvero prezioso perché un altare abbellito con i fiori non è come un altare senza fiori!

E ora vediamo le visioni.

Pag. 45

Dopo le contemplazioni della Passione di Cristo, incominciate nella Quaresima del 1926, Teresa ebbe, per tutta la vita, visioni che si riferivano alle ricorrenze dell’anno liturgico. Per lo più si trattava di visioni storiche, secondo i Vangeli, o degli Atti degli Apostoli o della vita dei Santi. Talvolta erano simboliche come, per esempio, Gesù Bambino trasfigurato su una nuvola o i bambini di Betlemme (i bambini uccisi durante la strage voluta da Erode) nella gloria, oppure le anime dei defunti, per lo più di conoscenti, che pregavano di essere liberate. (…) Altre visioni trascendevano il tempo e la materia e raggiungevano il regno dell’invisibile, come la caduta degli angeli. (…) Le altre visioni si ripetevano annualmente e quella della Passione, come abbiamo detto, anche nel corso dell’anno. Durante un anno se ne verificavano tante, circa un centinaio. (…) Le visioni più importanti erano: la notte Santa, i tre Re Magi, il Tabor, la Risurrezione, la Pentecoste, l’Ascensione, l’Assunzione di Maria; ma la più commovente rimane quella della Passione, alla quale Teresa partecipava soffrendo nell’anima e nel corpo.

Sarebbero moltissime le annotazioni straordinarie che si potrebbero sottolineare riguardo queste visioni: le lingue straniere, a volte antiche, che Teresa parlava fluentemente durante le contemplazioni, i riferimenti a luoghi e fatti lontani nello spazio e nel tempo che sapeva descrivere correttamente, e molte altre cose che sono state verificate.

Pene di sostituzione e di espiazione per viventi e defunti

P. 50:

Si sono verificate molto spesso nella vita di Teresa. La sostituzione, in caso di pene e di malattie, è quella parte di sofferenza che ci si addossa per conto del prossimo, mentre lui ne è liberato. Viceversa le pene di espiazione servono, in unione all’opera redentrice di Cristo, a cancellare i peccati. Teresa portò, in modo particolare, il peso dei peccati che offendevano cose sacre e sante. Si resta sorpresi a leggere tra le annotazioni di Padre Naber che spesso sopportava pene di espiazione per Sacerdoti, presumibilmente per ottenere grazia e aiuto allo stato sacerdotale, tanto vicino al Signore.

Riguardo all’instancabile offerta di espiazioni per i defunti operate da Teresa:

P. 67

Lei conosceva dalle visioni cosa fosse il giudizio particolare, quali fossero le pene delle anime dei trapassati. Quante volte aveva visto un’anima, che nel giudizio aveva goduto per un attimo la magnificenza del Salvatore e poi rimaneva indietro triste e sola (per il fatto che avrebbe dovuto scontare delle pene nel Purgatorio). Perciò cercava di aiutare i morti con tutte le sue forze offrendo loro, per tutta la vita, le Comunioni e le indulgenze del Rosario.

Riguardo invece alla sollecitudine per i vivi: Pag. 68

Riceveva giornalmente mucchi di lettere (300 al giorno in certi periodi) e trascorreva molte ore della notte a leggerle. Anche se rispondeva solo ai casi più rilevanti, ogni richiesta pervenutale era ricordata nelle sue preghiere.

Infine i contatti personali con la gente occupavano molto del suo tempo. È incalcolabile il numero di visitatori che vennero da lei nei 35 anni tra il 1927 e il 1963. Possiamo farcene un’idea solo approssimativa statisticamente: negli anni precedenti all’avvento di Hitler l’affluenza era così grande, che i genitori si rallegrarono quando la Curia di Ratisbona emise dei permessi scritti per essere ammessi alle visite. Dal 1933 l’afflusso diminuì, ma crebbe di nuovo dopo la fine della guerra.

Calcolando una media di 7-8 visitatori al giorno, con i quali Teresa s’intratteneva più o meno a lungo, e limitando i giorni delle visite a 200 all’anno soltanto, arriviamo già alla cifra di 50.000 individui a cui Teresa, nel corso della sua vita, diede consigli e conforto, esortandoli alla speranza e alla fede. Quanto bene ha fatto, quanta sollecitudine a compiere buone azioni ha risvegliato e moltiplicato! Esistono decine di lettere di cardinali e vescovi, tra cui anche una firmata dal Segretario di Stato Cardinale Pacelli (1935), che la pregavano di accogliere benevolmente qualche particolare richiesta o raccomandavano l’intera diocesi alle sue preghiere. 

La vita interiore

Pag.93

La vita interiore di Teresa Neumann, della quale abbiamo già dato un’idea parlando della sua vita d’ogni giorno, si rispecchia ancor meglio nelle sue lettere.

Veniamo così a conoscere la sua stretta unione col Bambino Gesù e con la beata piccola Teresa, ma anche l’oscura notte dello spirito, che il mistico deve attraversare. Indicativo è l’episodio in cui rifiuta l’offerta della madre di farsi mettere il letto accanto alla finestra per poter vedere la strada, dicendo che ciò la distrarrebbe troppo; e l’altro in cui si offre quale anima espiatrice, essendo il sacrificio e i patimenti l’unica professione con la quale può ancora rendersi utile come membro della Chiesa di Cristo.

Nel seguente stralcio di lettera, nella quale racconta ad una amica il dono delle guarigioni miracolose ricevute, traspare il grande abbandono ala Volontà di Dio che la caratterizzava.

Pag. 95

Il sabato era stato tutto nero, come sempre, e la domenica vedevo tutto e bene. Ringrazio, assieme a Dio, mille volte la piccola Teresa. Nessuno l’avrebbe creduto, e io meno degli altri, che, allo stato in cui mi trovavo, avrei ricuperato la vista. Un anno fa il dott. Seidl disse ad una mia zia: “Per gli occhi non c’è più alcuna speranza; il tendine è morto e dovrebbe succedere un miracolo per farlo risanare”. Sabato, 28 aprile, il medico era di nuovo qui, quando un crampo mi tirò il piede sinistro fino sotto al ginocchio destro. Ancora una volta lui disse: “Non c’è più nulla da fare”. Quasi quasi stavo per arrabbiarmi. I medici vedono nell’avvenire tanto poco quanto noi. Questo è riservato solo a Dio, per il nostro meglio, e noi dobbiamo abbandonarci con gioia alla Provvidenza divina. Che il buon Dio faccia di me quello che vuole. Se mi farà guarire, sarò contenta e se mi farà soffrire per altri cinquant’anni alle gambe, fa lo stesso. Se mi vuol togliere di nuovo la vista, è affar suo, se mi facesse morire sarebbe la mia più grande gioia. Ho spesso tanta nostalgia del Paradiso, ma forse dovrò salire ancora molti gradini della Via Crucis.”

Ha avuto davvero tante grazie di guarigione! Anche noi dobbiamo imparare ad abbandonarci alla Volontà di Dio, a lasciar fare al Signore nella nostra vita.

Negli ultimi anni della sua vita Teresa Neumann contribuì attivamente a due opere importantissime. La prima fu la costruzione di un seminario vicino al suo paese, per il quale reperì il terreno e procurò il denaro per il suo l’acquisto e per l’inizio dei lavori. La seconda opera, ovvero la fondazione di un monastero di monache Carmelitane che ospitasse l’Adorazione perpetua e pregasse per le intenzioni del Vescovo e per la diocesi. Così narra Steiner:

Pag. 83

L’ultimo desiderio della Serva di Dio le fu ispirato dal Vescovo Rudolf Graber, insediato nel 1962. Poco dopo la sua nomina scrisse a Teresa che avrebbe visto con piacere sorgere nella diocesi un Convento per l’Adorazione del SS. Sacramento, in cui si fosse pregato ogni giorno secondo il desiderio del vescovo e per la diocesi. La parola del vescovo indusse Teresa ad occuparsene con fervore. Nelle ultime settimane di vita, partì, con P. Naber, verso il lago di Costanza, dove un benefattore le promise il suo generoso aiuto. (…) I progetti per il Convento dell’adorazione perpetua non si sono fermati con la morte di Teresa, sopravvenuta a così breve distanza dal suo viaggio, ma si sono realizzati velocemente per il fervido interessamento del menzionato benefattore.  

Col suo stile impulsivo Teresa aveva subito fatto sua l’idea e si era messa in contatto con le carmelitane di Ratisbona, a lei così care, e con dei benefattori, spianando la via all’impresa. Infatti in quello stesso tempo, per un disegno indubbiamente provvidenziale, le veniva regalato il terreno, su cui sarebbe dovuto sorgere il monastero. Forse ella era scesa ora nella tomba come il granello di frumento, per portare un frutto centuplo e perché vedesse la luce quel luogo, in cui Dio fosse adorato e si realizzassero le parole del Vangelo: “Il Padre cerca adoratori in spirito è verità” (Gv. 4, 23). 

Sei mesi dopo, la costruzione era già terminata e il 22 settembre 1963, in occasione della consacrazione della cappella, il vescovo indisse a Konnersreuth una giornata di preghiera e di penitenza per il Concilio. I pellegrini raggiunsero la cifra record di quaranta-cinquantamila persone, cifra che Konnersreuth aveva mai visto, neppure durante il periodo dei pellegrinaggi in massa degli anni ’20. Sette vescovi celebrarono successivamente la Messa pontificale mentre il vescovo di Fatima teneva il discorso inaugurale, tradotto passo passo in tedesco dal suo segretario. Il vescovo Graber consacrò la cappella, benedisse il monastero e accese la lampada davanti al tabernacolo, destinata ad ardere perennemente, come l’adorazione perpetua che da quel momento aveva inizio. Nella breve allocuzione egli affermò di considerare quasi un miracolo il fatto che a un anno dalla morte di Teresa l’opera fosse già realizzata e pronta a iniziare il suo cammino.

La morte

Pag. 88

Aveva ricevuto per l’ultima volta la Santa Comunione alle 11 e Padre  Naber ce ne dà il resoconto:

Ricordo l’ultima Comunione di Teresa. Mi aveva pregato di venire a portargliela a mezzogiorno, ma alle 11 mi mandò a chiamare dicendo che desiderava comunicarsi allora. Gliel’ho portata subito e l’ho trovata molto debole. Rivolta a Maria chiese di portarle un poco d’acqua, sentendosi la bocca troppo arsa. Dal 1927 non aveva più preso neanche una goccia d’acqua e rimanemmo molto stupiti a sentircela chiedere. Malgrado ciò né Maria né io avemmo la percezione della sua fine, perché già tante volte era stata in condizioni altrettanto pietose. Presi un cucchiaio con qualche goccia d’acqua e posai la Particola Santa sulla punta, portandola alla sua bocca. Ma appena mi avvicinai col cucchiaio, l’Ostia sparì senza che lei l’inghiottisse (Comunione mistica). A lei succedeva sempre che la Specie del pane non si dissolveva, come a noi, in un’ora circa, ma restava intatta nella forma di pane fino a poco prima delle seguente Comunione. Così aveva sempre la percezione della presenza del Salvatore in lei. Questo le dava gioia e forza. Quando le domandavo: ‘Di che vivi?’ rispondeva semplicemente: ‘Del Salvatore’. Così abbiamo avuto l’impressione che prima della morte il Salvatore abbia voluto andare ancora da lei. Dopo averla comunicata, dovetti ascoltare la confessione di una persona, poi fui chiamato a tavola. D’improvviso abbiamo sentito suonare il campanello dalla camera di Teresa, Maria è corsa su e qualche minuto dopo l’abbiamo sentita gridare: ‘Signor parroco, signor parroco!’ Sono salito subito anch’io, ma era troppo tardi: la vita se n’era fuggita. Maria disse: ‘Pare la morte nell’estasi della Passione!’ e non voleva credere che fosse finita. Aveva visto per lo meno cinque, o seicento volte Teresa che soffriva col Salvatore l’agonia del venerdì e poi reclinava la testa esausta, senza dar segno di vita. Maria si aspettava che da un momento all’altro la sorella si riprendesse, ma non fu così. Era davvero morta fra le sue braccia”.

Con grande partecipazione di folla, che minacciò di far crollare il muro del cimitero e i tetti delle cappelle adiacenti ad esso, Teresa è stata accompagnata al Camposanto, è difficile valutare il numero dei presenti (…). Arrivarono autobus, non solo dai dintorni immediati, ma anche dalla Saar, dalla regione del Reno, dal Belgio, dall’Olanda, dalla Svizzera e dall’Austria, nonché dall’Alsazia e da Parigi. Poi arrivarono migliaia di telegrammi e lettere da tutte le parti del mondo. Ora Teresa è sepolta accanto a quella grande croce di granito del Camposanto, eseguita secondo le descrizioni delle sue visioni.

Ecco, abbiamo terminato anche la lettura della vita così densa quale fu quella della Serva di Dio Teresa Neumann; domani inizieremo la lettura di un’altra vita altrettanto bella che fu quella della Venerabile Marthe Robin, colei che visse oltre cinquant’anni di sola Eucarestia, senza mangiare, senza bere e senza dormire.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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