Scroll Top

San Damiano di Molokai, 5ª e ultima parte

San Damiano di Molokai

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Damiano di Molokai, 5ª e ultima parte
Domenica 16 luglio 2023 – Maria SS.ma del Monte Carmelo

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

PRIMA LETTURA (Is 55, 10-11)

Così dice il Signore:
“Come la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto,
senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 16 luglio 2023. Oggi festeggiamo Maria Santissima del Monte Carmelo. Per noi carmelitani oggi è una solennità importantissima, grandissima. Tanti nostri santuari dedicati alla Vergine Maria o alla Vergine Maria del Monte Carmelo sono mete di grandi pellegrinaggi in questo giorno, e si va per lucrare l’indulgenza plenaria. Per tutte le informazioni sia per l’indulgenza plenaria, sia su questa bellissima, grandissima solennità, vi rimando alle meditazioni che ho già fatto negli anni passati e anche ad alcuni articoli, alcuni testi; trovate tutto sul sito www.veritatemincaricate.com. Se voi andate lì, trovate veramente tantissimo materiale che è solo da leggere, meditare e imparare, per poi poterlo praticare. Abbiamo già ampiamente spiegato l’importanza dell’uso dello scapolare, abbiamo sottolineato quanto è importante portare sempre con sé lo scapolare, non voglio ripetermi; vi ho anche già spiegato dei tanti santi che lo hanno portato, insomma ho veramente dedicato tanto tempo a questa solennità di oggi e quindi, proprio perché non voglio ripetermi e non voglio tediarvi, rimando chi lo desidera, ad approfondire il tema nelle mie meditazioni. Trovate tutto nel sito che vi ho indicato.

Quest’oggi vorrei continuare la nostra meditazione su San Damiano di Molokai, perché mi sembra che siamo arrivati al dunque, non che i giorni precedenti non fossimo al dunque, ma adesso mi sembra proprio che ci siamo ancora di più.

Kalawo, Molokai, isole Sandwich, 9 novembre 1887

È passato praticamente un anno dalla lettera che vi ho letto ieri del 5 ottobre 1886. Qui siamo al 9 novembre 1887, è passato un anno. Sentiamo cosa scrive padre Damiano.

… Quantunque la lebbra abbia fortemente preso il mio viso e mi abbia sfigurato un po’,

Avete visto quando ieri ho letto che gli aveva colpito l’orecchio e la palpebra, vi ricordate che vi avevo detto: “Tranquilli, che lo colpirà sul viso! La guancia, le labbra, il naso”… E infatti è così, la lebbra prosegue. 

Scrive:

continuo ad essere forte e robusto e le terribili sofferenze dei miei piedi sono sparite.

Ecco, questo non è un bel segno. Lui non lo sapeva, probabilmente, ma questo non è un bel segno. Quando la sofferenza alle parti del corpo colpite dalla lebbra svanisce, è perché ormai siamo prossimi a perdere quella parte di corpo. Quindi uno dice: “Ah, ecco, che bello, sono stato liberato dal dolore”. In realtà se avevi male alla mano a breve quella mano non ce l’avrai più, perché vuol dire che la lebbra ormai ha intaccato i nervi e, insomma, da lì a breve succede il peggio possibile; quindi, lui non sentiva più il dolore ai piedi e alle gambe. Ricordate che la lebbra era partita dalle gambe? Adesso, dopo un anno, comincia a non a sentire più dolore, ecco appunto quindi vuol dire che ci siamo.

Fino ad ora la malattia non ha ancora sformato le mie mani e continuo a dire ogni giorno la santa messa.

In realtà dalla foto che vi ho citato ieri l’altro, non è proprio così, cioè una mano, un braccio, sicuramente deve essere già stato offeso dalla malattia ed è il braccio destro; il sinistro è a posto, il braccio sinistro, la mano sinistra è a posto, ma il destro… C’è qualcosa che non gira in questa foto, è una mano coperta, totalmente coperta e non si vedono le dita. Tiene in mano qualcosa, non so cosa sia, ma non si vedono le dita della mano, quindi…

Però sapete, i santi sono un po’ così, finché c’è una mano che funziona e l’altra più o meno… ti dicono: “Va bene, posso continuare a dire la messa”. E lo fa, con una fatica incredibile, però lo fa. Quindi la malattia ormai lo ha colpito, la malattia ormai lo sta sfigurando, la malattia ormai lo ha reso un lebbroso a tutti gli effetti e ciononostante dice la messa ogni giorno. 

E noi che non andiamo alla messa perché fa caldo! Fa caldo!

C’è questo mantra, che è veramente incomprensibile, io lo ritengo incomprensibile. Io soffro il caldo tantissimo e soffro il caldo più del freddo, e veramente per me è dura, con il caldo è veramente dura, da sempre, da quando sono un bambino. Però poi quando diventi sacerdote, quando diventi frate… è chiaro che non posso andare a celebrare la messa in costume, con l’infradito bianca e la canotta, non si può, almeno io non lo faccio. E quindi, quando vai a celebrare la messa hai la tua veste. E poi c’è il camice. Mi ricordo una celebrazione della Madonna del Carmine, appunto, di un 16 luglio di un po’ di anni fa. Era un’occasione speciale, mi ricordo bene il convento in cui ero, era presente anche una personalità importante per quella Santa Messa. Mi ricordo che avevamo la nostra veste marrone, l’abito religioso, poi avevo l’amitto attorno al collo, il camice, poi la stola e poi la pianeta, poi ovviamente le scarpe chiuse, con le calze e quant’altro.

Ho fatto in tempo a uscire dalla sacrestia, a un minuto dall’uscita dalla sacrestia, la celebrazione non era ancora iniziata, ero già in un bagno di sudore. Sentivo le gocce di sudore che mi cadevano nella schiena. Guardate, veramente è un ricordo indimenticabile. Io sono uscito, c’era un caldo, ma un caldo, ma un caldo quell’anno… un caldo che sembrava che ci fosse stato uno spostamento dell’asse terrestre, perché non era possibile un caldo del genere, ho pensato: “Ma a me sembra di essere in Africa”. La Chiesa era stracolma di gente, così piena che mi dava la sensazione che non ci fosse nemmeno l’aria per respirare, e con tutti questi paramenti addosso! Doveva iniziare la messa, una messa lunghissima. E ho detto: “Gesù, io penso di svenire. Non credo di arrivare alla fine, perché se continuo a sudare così per due ore e mezza barra tre, persino i miei mitocondri evaporano, si vaporizzano persino loro, alla fine non ho più neanche i mitocondri. Userò anche l’acqua intracellulare, non ci sarà più nulla”.

E va bene, non vi dico quando ho finito la celebrazione… praticamente mi son dovuto prendere tutto e buttarmi sotto una doccia, mi son dovuto spogliare e buttare tutto da lavare, vestiti e me compreso, se fossi potuto entrare in lavatrice sarei entrato anch’io.

E mentre eravamo lì alla Santa Messa, una cosa mi ha colpito: in chiesa c’erano diverse signore, vestite un millesimo di quello che avevamo addosso noi, quindi camicina di cotone, di lino, leggerissima, apertissima, gonna o pantalone leggerissimo e io le guardavo proprio con un’invidia, dicevo: “Ma beate loro, che avranno caldo, sicuramente, ma non come noi che siamo così vestiti”, e queste con in mano il ventaglio. Mi dicevo: “Ma come fanno ad avere caldo? Se loro hanno in mano il ventaglio, io adesso devo chiamare qualche paggio che mi porti i flabelli. Cioè, anzi, dovrei avere la turbina di un aereo per portarmi un po’ di fresco, perché se queste hanno in mano il ventaglio e non hanno addosso praticamente niente, noi cosa dovremmo avere?”. E queste col ventaglio, con il foglio della messa, con i libretti dei canti, facevano aria, aria, aria.

 Ecco, questo perché ve l’ho raccontato? Perché c’è un po’ questo mantra: d’estate fa troppo caldo. “Non posso uscire per andare alla Santa Messa, poi sudo”. Va bene? E allora? Sudare fa bene. Io non sono un medico, ma guardate, chiedetelo a qualunque dottore: sudare fa un gran bene. E non credo di ricevere commenti di smentita che dicono: “Noo padre, ha detto un abominio della medicina, ma come si permette? Guai sudare, non bisogna mai…”. Esistono le saune che fanno sudare apposta; novanta gradi per farti sudare. Evidentemente sudare fa bene. Quando uno corre suda, giusto? Fa bene sudare. Si dice: “Perché così butti fuori le tossine”, questo è un linguaggio un po’da paese, da bar, va bene, perdonate la mia ignoranza, però, per intenderci, lo capiamo tutti questo linguaggio, senza disturbare gli endocrinologi piuttosto che i nefrologi piuttosto che i cardiologi, cioè sappiamo tutti che sudare fa bene, ci fa bene.

L’importante è poi reintegrare i liquidi. Quindi tu sudi e hanno inventato questa valanga di bevande per i sali minerali, per integrare i liquidi, bevande di tutti i generi e tipi, e Power, super Power e ultra mega Power che tu ne bevi un goccio e diventi Superman. Ecco, quindi vuol dire che c’è dietro anche una macchina, un’industria per questa cosa; evidentemente sudare è una cosa importante, perché non avrebbero costruito dei brand che producono cose per chi suda. Una volta, quando eravamo piccoli e sudavamo, bevevamo alla fonte. Adesso tu sudi e hai la bibita gialla, rossa, verde, arancione fosforescente che si illumina e mette anche le lampadine. E poi c’è quella che quando la bevi ti fa avere il picco di non so che cosa, per cui dopo tu puoi ricominciare. hanno costruito un mondo di commercio, di industria sul tema #iosudo.

Vabbè, quindi sudare è importante. Quando guardiamo le partite di calcio, vediamo gli sportivi che sono completamente bagnati. Poi bevono. Poi si fanno la doccia. L’importante è lavarsi, perché questo è un dettaglio che, dobbiamo dirlo, magari non è chiaro per tutti, quindi importante è lavarsi, bere e lavarsi, e poi si ricomincia. E si dice: “Ah, che bella sudata, ho fatto una bella sudata”; c’è questa espressione nel linguaggio comune: “Ho proprio fatto una bella sudata! Ecco, adesso bevo, mi mangio una bella fettona d’anguria, bella fresca”.

Ma per andare a messa è un problema. Per andare a messa è un problema: “Poi sudo!”. E va bene, faremo un servizio di cocomeri, tipo spiaggia — “Cocco bello 2 Euro” — ci mettiamo lì con i cocomeri e diciamo: “Guardate, quando uscite dalla messa che sarete sudatissimi, avete anche il cocomero, magari non gratis, ma comunque… E così avete subito reintegrato tutto questo sudore che avete…”. Perché poi in chiesa cosa vuoi sudare? Cioè, vabbè, sudi, ma sudiamo anche per andare a fare la spesa. “No, sai, io sudo, quindi devo stare a casa con l’aria condizionata, perché sennò… “. Invece quella fa bene! L’aria condizionata è consigliata da tutti i medici di questo mondo. Ogni giorno, ventiquattro ore di aria condizionata fa benissimo. Andate a sentire un dottore cosa vi dice sull’aria condizionata.

E la stessa cosa succede d’inverno: “Eh no, padre, fa freddo”. No, scusa un momento, ma hanno messo in piedi un commercio sugli sci, sugli slittini, sullo snowboard, su tutta una serie di questioni… no? Benissimo. Quelli stanno a meno venti, ma va bene! Perché poi non è vero, quelli che dicono: “Ah no, ma hanno su le tute”. Ma tu sei mai andato a sciare? Ecco, fa freddo. Fa freddo, perché non sei l’uomo ragno che hai su la maschera sulla faccia, capite? La faccia prende un sacco di freddo. Quindi fa freddo, fa freddo, e anche se rimani con su i guanti, gli scarponi, i piedi prendono freddo, fa freddo. Infatti, quando si torna dallo sci, cosa fanno molti hotel? Ti mettono a disposizione la sauna, per andare e riscaldare tutto il corpo. Capite? Sono un prete, ma non sono nato sotto i cavoli, non vengo da Nibirù, vengo da qui, cioè sono nato anch’io come voi, quindi due cose le so anch’io.

E quindi non si capisce perché là non è un problema, anzi va bene, più è freddo meglio è, e andare in chiesa è un problema “perché fa freddo e poi prendo freddo”. Sì, ma non è mai morto nessuno, né perché ha sudato, né perché ha preso freddo. L’importante è usare l’intelligenza e sapersi coprire, sapersi reintegrare, sapersi riscaldare.

Bene, poi arriva la mezza stagione e quindi… Eh no! Poi arriva l’autunno e c’è l’ambrosia. Arriva settembre, ottobre, quei mesi lì, un po’ a metà e: “No, non posso andare perché c’è l’ambrosia, sono iper allergico, quindi devo stare attento, è meglio che sto in casa”

Vabbè, però c’è la primavera. Eh no, ci sono i pollini! Che poi a Milano chissà quanti pollini ci saranno, non ci sono piante, ma ci sono i pollini. E quindi? Non si può. Quindi su un anno di 365 giorni, quando non esiste una scusa per saltare la messa?

Ora, questo lebbroso, questo padre lebbroso, col corpo che cade a pezzi, dice la messa ogni giorno. Basta, io non aggiungo altro. 

Ah sì, questa la devo dire, non posso non dirlo scusate, ma questa la devo dire perché è veramente il top. Questo è il top di gamma, la devo dire, l’ho già detta, ma la devo dire, perché non si può quando si tocca questo argomento non dire questa.

Settembre: arrivano i vacanzieri che sono andati al mare. Arrivano, vanno in confessionale. Tipico, ogni anno è così: 

  • “Eh guardi padre, sono stato in vacanza”. 
  • “Beh, certo, tutti andiamo in vacanza, fa bene andare in vacanza”, dico io.
  • “Eh no, ma io stato in vacanza e non sono andato alla messa” 
  • “Ma, durante la settimana?” 
  • “No, alla domenica!” 

Ah beh, è già scontato che durante la settimana non si va a messa, scusi ho sbagliato, ho avuto un attimo di confusione, di défaillance. 

E dico: 

  • “Ah, ho capito non è andato alla messa e come mai?” 
  • “Eh no, perché sa, la spiaggia, il mare…” 
  • “Si vabbè, la spiaggia, il mare, questi ci sono sempre… mi rendo conto, non è una variabile, no? Sono lì, la spiaggia e il mare sono lì, questa non è una variabile, che c’entra con l’andare alla messa oppure no?”
  • “No, però sa, poi l’essere lì con gli amici…” 
  • “Vabbè, ho capito, ma non è che con gli amici stai notte e giorno h24 appiccicato, tipo francobollo con la busta, ci sarà un po’ un momento anche di libertà, di intimità, di fare le tue cosine. La messa dura mezz’ora (poi, al mare, immaginiamo dura mezz’ora proprio esagerando, forse all’Assunta dura mezz’ora, sennò venti minuti tutti a casa) e quindi tu non hai avuto venti minuti per andare alla messa?” 
  • “Eh no, poi sa, padre, poi trovare una chiesa non è così facile, eh? Il mare, la spiaggia, il mare, la sabbia, il sole…” 
  • “E vabbè, ho capito, però… 
  • “No, poi trovare una chiesa è veramente…”. 

Allora dico: 

  • “Scusi, ma lei al mare dove è andato?”. 

Uno si immagina: questo qui è andato in Turchia, non lo so, è andato a Sharm El Sheikh, è andato… 

  • “Sono andato a Cattolica!”

Non è una barzelletta, credetemi, non è una barzelletta, mi è successo più di una volta.  

  • “No dico, ma sta scherzando? Mi sta prendendo in giro? A Cattolica?! Il nome stesso dice che c’è una chiesa. Lei è andato a Cattolica, a Cattolica beach praticamente ci sono chiese ovunque, tu fai un colpo di starnuto e giri la testa c’è una chiesa, ne fai un altro e giri la testa c’è una chiesa, c’è una chiesa ovunque, ci sono più chiese che supermercati a Cattolica. Tu a Cattolica non hai trovato una chiesa? Praticamente ogni spiaggia ha una chiesa. Non devi neanche cercarla su Internet, giri la testa e c’è lì la chiesa. Tu sei andato a Cattolica, e a Cattolica — che se si chiama Cattolica ha un suo senso, perché i nomi hanno un senso — tu sei andato a Cattolica, e a Cattolica — che è risaputo in tutto il mondo che è Cattolica — tu non hai trovato la Chiesa?”

Non vi racconto la seconda parte, ve la risparmio. La seconda parte era la mia risposta successiva a quella che vi ho detto adesso, ma è bene non ripeterla.

E qui noi abbiamo questo padre lebbroso che dice la messa tutti i giorni. No, poi noi andremo in Paradiso e glielo spiegheremo. Ma non arriviamo neanche da San Pietro alle porte del Paradiso… Prima chiederemo una sorta di udienza previa, un’anticamera, e lì avremo padre Damiano, insieme a tanti altri, e noi lo guarderemo e poi guarderemo la nostra vita e diremo: “Bah, dunque, la c’è il giudizio di Dio” —  facciamo una sorta di teatro, di immaginazione teatrale — “ok, là c’è la Trinità, vabbè, per adesso lasciamola là, cominciamo a vedere un po’ gli amici. Vediamo padre Damiano, lebbroso, che ha celebrato la messa tutti i giorni, col corpo che cadeva a pezzi, non sentiva più i piedi, non aveva più quasi le mani, la palpebra dell’occhio ormai si era staccata, veramente tutte e due, ok. Io non sono andato a messa perché ero a Cattolica al mare e non ho trovato la Chiesa”.

Io non lo so come faremo a fare il passaggio da padre Damiano al giudizio di Dio. Io neanche me lo immagino! Io direi: “Guardate, scusate, ho sbagliato porta, per me no! Non posso!”

Al di là della misericordia di Dio, Dio perdona tutto e tutti, sì, va bene, ma è un problema mio, no? Io per l’eternità con queste persone cosa ci faccio? Cosa faccio, un’eternità di vergogna assoluta? Dio mi può anche perdonare, ho capito, ma io sto l’eternità con te, p. Damiano — facciamo un po’ di teatro ancora — a sentirti raccontare la tua incredibile esperienza di vita con i lebbrosi, io che a Cattolica non ho trovato una chiesa, io che non sono andato a messa perché sennò sudo, io che non sono andato in chiesa perché c’è l’ambrosia e starnutisco, io che non sono andato in chiesa perché “sai fa freddo”? Boh! 

Non lo so, scrivetemi pure nei commenti: “Padre, lei è un imbecille che non ha capito un cavolo di niente e vada a raccogliere le rane!”. Guardate, va benissimo, va benissimo e spero proprio che me lo scriviate. Veramente, spero proprio che me lo scriviate: “Lei è un benemerito imbecille, perché non ha capito niente, perché la realtà è tutt’altra”.

Benissimo, io sarò felicissimo di ascoltare qual è la realtà, di leggere nei vostri commenti qual è la realtà e di capire, di potermi correggere, rieducare — ecco usiamo questa parola — rieducare ad una sana teologia e poter far stare insieme padre Damiano — perché questo è il tema — e me che a Cattolica che non vado a messa perché non c’è la chiesa, perché non ho trovato la messa; faranno cinquanta o sessanta messe della domenica e io non ho trovato la chiesa, a Cattolica, non ho trovato la messa, a Cattolica. 

Ecco, se voi riuscite, datemi pure dell’imbecille, va benissimo, e poi però non è che me lo date così, gratis, poi mi fate vedere come invece voi fate stare insieme padre Damiano e il signor XY, il signor “non ce la faccio”, chiamiamolo così, il signor “non ce la faccio perché sudo, perché ho freddo perché non ho trovato la chiesa a Cattolica, perché non c’era la messa a Cattolica, perché c’era la spiaggia, il sole e la sabbia”. 

Andiamo avanti.

Questo privilegio è la mia più grande consolazione, per me come per la felicità dei miei numerosi compagni di miseria,

Capite? La messa è la sua più grande consolazione, come per gli altri lebbrosi

che ogni domenica riempiono assai bene le due mie chiese

Ogni domenica riempiono le chiese i lebbrosi!

nelle quali ripongo continuamente il Santissimo Sacramento.

Capite, questi sono lebbrosi e vanno in chiesa a pregare.

50 orfani vivono qui con me e prendono quasi tutto il mio tempo libero

Eh beh, ti credo, 50 bambini! Voglio vedere! 

Noi nelle nostre famiglie diciamo: “No, io non ce la faccio, un bambino è più che sufficiente, non ce la faccio, c’è lo stress, c’è lo stress postraumatico”. Perché poi ti viene anche quello. Una volta il parto era un dono, una grazia di Dio, adesso è un trauma. Non si capisce cosa è successo, comunque va bene. 

E quindi lui lebbroso, col corpo che cadeva a pezzi, con un’isola da gestire, in più aveva 50 bambini, tutti attaccati a lui. Doveva occuparsi di questi 50 bambini. I bambini vanno lavati, vanno sfamati, vanno messi a letto. E siccome sono lebbrosi, vanno anche curati. Cinquanta! Ti credo che gli prenda tutto il tempo libero, ma non aveva neanche il tempo per respirare, altro che tempo libero.

La morte ha diminuito il numero dei miei malati,

Ecco, va bene, sorella morte evidentemente era compagna fedele.

in modo che me ne rimangono circa 500…

Beh, cosa vuoi che siano? Quindi ti rimangono 500 malati, più 50 orfani. Che già per un sacerdote normale è una missione impossibile, per uno lebbroso, boh… Letto questo, dico: “Ok, per Dio nulla è impossibile!”. Perché se quest’uomo così com’è riesce a seguire 550 persone, 500 malati più i 50 orfani…. Va bene! Io 500 malati, non riesco neanche ad immaginarmeli, comunque va bene. 

E adesso veniamo al dunque, alla seconda parte del “dunque”.

Kilawao, venerdì santo 1888,

Quindi è passato mezzo anno abbondante

alle 4 del mattino

“No, sai, io non riesco a svegliarmi presto, perché ho i probbbblemi — con quattro “b” — devo bermi due litri di caffè perché sennò non sto in piedi, dopo mi viene un mal di testa… guardi impossibile padre, no, se non faccio almeno 12 ore di sonno con la bolla al naso, ininterrotte, perché se arriva la zanzara che mi sveglia devo ricominciare da capo, (sembra la catena di Sant’Antonio), ma io non ce la faccio, non riesco a stare in piedi. Eh, no. No”.

Allora, Venerdì Santo, 04:00 del mattino. Ma questo non è che l’ha fatto il Venerdì Santo, perché era Venerdì Santo. Evidentemente questo si svegliava così, anche perché per curare 550 persone… ventiquattrore sono quelle. Quindi vuol dire che questo lebbroso col corpo a pezzi, che ormai sta per morire, perché non rimane più molto, alle quattro del mattino lui sta scrivendo. Se alle quattro del mattino lui sta scrivendo il diario, a che ora si è svegliato? A me non riesce, quando mi sveglio, di prendere in mano la carta, la penna e incominciare a fare il diario. Ho l’occhio a triglia lessa, cotta e bollita, capite, non sono lì che scrivo: “Caro diario…”.

Ecco, quindi, quattro del mattino, con tutti gli annessi e connessi. Ecco cosa scrive:

È il 15mo anno che pratichiamo l’adorazione notturna, anche se siamo lebbrosi. 

Va bene! Lo rileggo perché magari qualcuno si è distratto:

È il 15mo anno che pratichiamo l’adorazione notturna, anche se siamo lebbrosi. 

Io penso che non debba aggiungere altro. Ormai l’imbarazzo ha superato il culmine, abbiamo tracimato. Io concludo questa meditazione e concludo anche questa mia meditazione su quest’uomo, su questo sacerdote.

Lui morirà il 1 aprile 1889. Lui muore praticamente un anno dopo questa frase che vi ho letto scritta alle quattro del mattino. 

Se mi vedete in giro, se qualcuno mi riconosce per la medaglia — come vi ho raccontato che mi è successo in ospedale o da qualsiasi altra parte — so che non vedete il mio volto perché io non faccio video meditazioni, ma faccio meditazioni solo audio, però magari vi capita, può succedere che mi vedete da qualche parte. A me fa sempre piacere incontrarvi, salutarvi e conoscervi e quindi salutatemi, fatevi presenti. Mi riconoscete perché ho la medaglia, io ho sempre la medaglia miracolosa sul petto con me. Se anche sono in borghese, voi mi riconoscete perché porto sempre la medaglia miracolosa sul petto, bella grossa, bella evidente. Ecco, se mi incontrerete, da adesso in poi, vi chiedo una carità. Solitamente ci salutiamo sempre con: “Sia lodato Gesù Cristo”. Ecco aggiungete questa frase: “Padre, si ricordi: è il quindicesimo anno che pratichiamo l’adorazione notturna, anche se lebbrosi”. Mi basta questo. Così quell’incontro sarà per me un esame di coscienza istantaneo, e ne abbiamo bisogno.

Basta, mi fermo. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati