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La Volontà di Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.100

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La Volontà di Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.100
Giovedì 8 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 7, 24-30)

In quel tempo, Gesù andò nella regione di Tiro. Entrato in una casa, non voleva che alcuno lo sapesse, ma non poté restare nascosto.
Una donna, la cui figlioletta era posseduta da uno spirito impuro, appena seppe di lui, andò e si gettò ai suoi piedi. Questa donna era di lingua greca e di origine siro-fenicia.
Ella lo supplicava di scacciare il demonio da sua figlia. Ed egli le rispondeva: “Lascia prima che si sazino i figli, perché non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Ma lei gli replicò: “Signore, anche i cagnolini sotto la tavola mangiano le briciole dei figli”. Allora le disse: “Per questa tua parola, va’: il demonio è uscito da tua figlia”.
Tornata a casa sua, trovò la bambina coricata sul letto e il demonio se n’era andato.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 8 febbraio 2024. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 24-30.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al capitolo trentaduesimo.

CAPITOLO 32

Tratta di queste parole del “Pater noster”: ‘Fiat voluntas tua sicut in coelo et in terra”; e mostra quanto importi recitarle con piena determinazione, e quali ricompense si ricevano dal Signore.

1 — Il nostro buon Maestro ha domandato per noi e ci ha insegnato a domandare beni così grandi che racchiudono in sé tutto quello che noi possiamo desiderare, e ci ha fatto la grazia incomparabile di elevarci al grado di suoi fratelli. Ora vediamo cosa vuole che noi diamo a suo Padre, cosa gli offre in nome nostro e cosa richiede da noi, essendo giusto che in cambio di così grandi benefici gli offriamo anche noi qualche cosa. O buon Gesù, com’è poco quello che gli offrite in nome nostro in confronto di quello che per noi gli domandate! Sì, non è che un nulla di fronte al molto che dobbiamo a così grande Sovrano. Eppure offrendogli questo nulla, gli doniamo tutto quello che possiamo, sempre che il dono corrisponda alle parole: Sia fatta la vostra volontà come in cielo così in terra!

Quindi, il tema qui è “corrispondere”; corrispondere al Padre per tutto quello che il Padre ci ha donato e ci dona: innanzitutto suo figlio, e poi tutto il resto. Quindi non possiamo non corrispondere a così tanti doni, a così tanto amore.

2 — Avete fatto bene, o nostro buon Maestro, a rivolgere al Padre la domanda precedente, perché in tal modo ci avete dato di poter realizzare quello che ora gli offrite in nome nostro giacché senza quella domanda, ci sarebbe impossibile. E siccome vostro Padre vi ascolterà senza dubbio col darci il regno che gli chiedete, così noi non vi faremo trovare in fallo quando gli offrirete in nome nostro quello che ora qui diciamo. Quando la terra dell’anima mia si sarà cambiata in cielo, sarà pure più facile che si compia in essa la volontà del Padre, mentre senza questa trasformazione non vedo proprio come ciò possa farsi, non trattandosi che di una terra sterile e vile, per la quale è troppo grande quello che ora Voi offrite.

3 — Quando penso a questa cosa, rido di certe persone che non ardiscono domandare a Dio travagli, temendo di venir subito esaudite. Non parlo di coloro che non li domandano per umiltà, persuasi di non essere abbastanza forti per sopportarli, benché io sia convinta che quando il Signore dà a un’anima il desiderio di testimoniargli il suo amore con i patimenti, le dia anche la forza di sopportarli. Ma quanto a coloro che non li chiedono per paura di venir esauditi, domando loro cosa intendono dire quando pregano il Signore che si compia in essi la sua volontà. O che forse gli rivolgono queste parole perché lo fanno tutti, senza intenzione di attuare quel che dicono? Non sarebbe certo ben fatto. Qui il buon Gesù si presenta come nostro ambasciatore, intermediario fra noi e il Padre suo. Per poter far questo ha dovuto molto soffrire. Ed è giusto che da parte nostra non si lasci nulla d’intentato per realizzare quel che offre per noi. Ma se non ne siamo disposte, perché farne la domanda?

4 — Voglio persuadervi con un altro motivo. Considerate, figliuole mie, che, volere o non volere, la volontà di Dio si compie sempre, non meno in terra che in cielo. Perciò ascoltate il mio consiglio e fate di necessità virtù. O Signor mio, che favore mi avete fatto col non lasciare a una volontà così perversa come la mia l’adempimento della vostra! Siate benedetto per sempre! Tutte le creature vi lodino, e glorifichino il vostro nome per tutti i secoli! Me infelice, Signore, se aveste lasciato in mia mano l’adempimento, o no, della vostra santa volontà! — In quest’istante, o mio Dio, liberamente e senza alcuna riserva, io vi consacro il mio volere. A dir vero, questa consacrazione non è del tutto disinteressata, perché so per esperienza quali vantaggi mi vengano dall’abbandonare senza riserva il mio volere al beneplacito del vostro. Oh, se li conosceste pure voi, amiche mie!… Oh, i danni che ci derivano dal non essere fedeli all’offerta che facciamo a Dio con queste parole del Pater Noster!

Allora, vediamo alcune cose. Lei fa riferimento a quelle persone che non ardiscono domandare a Dio i travagli, perché hanno paura di essere esaudite. Lei dice: lasciamo pur perdere chi si comporta così per umiltà, cioè, chi pensa di non avere abbastanza forza per sopportare questi travagli, anche se lei crede che «quando il Signore dà a un’anima il desiderio di testimoniargli il suo amore con i patimenti» — ecco, questo è il punto — «le dia anche la forza di sopportarli».

Quindi, non è che dobbiamo chiedere al Signore di soffrire per il gusto di soffrire, ci mancherebbe, ma la possibilità di testimoniare a Dio il mio amore attraverso i patimenti, che è un’altra cosa. Lei fa riferimento a coloro che hanno paura, paura di venire esauditi, cioè che il Signore esaudisca veramente questa domanda. E, allora, lei dice: va bene, ci sono quelli che non chiedono a Dio patimenti perché hanno paura di venire esauditi.

E allora domanda: “Ma scusate un attimo… voi cosa intendete dire, quando pregate il Signore che si compia in voi la sua volontà?” Quando diciamo: “sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”, lei chiede: “cosa intendete dire con questo?” Non è forse esattamente questa cosa? “Oppure — prosegue — gli rivolgete queste parole perché lo fanno tutti, senza intenzione di attuare quel che dicono?” Siccome tutti dicono queste parole, le diciamo anche noi; siccome alla Santa Messa tutti lo dicono, lo diciamo anche noi; siccome nella preghiera del Rosario tutti lo dicono, lo diciamo anche noi. 

Però, lei dice: “se non sei disposto a realizzare ciò che si dice nella preghiera del Pater noster, perché lo chiedi?”.

“Sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”; quindi, anche in me; ma se io non sono disposto ad accettare i travagli, i patimenti che Dio ha pensato per me, che mi vuole mandare, donare, per testimoniargli il mio amore — questa è la ragione, lo ripeto, non perché siamo masochisti, ma i patimenti come occasione privilegiata per testimoniare a Dio il nostro amore per lui — se non sono disposto a questo, allora perché recitare il Pater noster? Lei dice: la volontà di Dio si compie sempre, sempre — questo non dobbiamo dimenticarlo — volenti o nolenti, la volontà di Dio si compie sempre, in tutti.

Ecco, ed è bello che Santa Teresa dica:

In quest’istante, o mio Dio, liberamente e senza alcuna riserva, io vi consacro il mio volere.

Forse dovremmo anche noi fare così; forse la nostra preghiera dovrebbe essere così centrata: sul fare il volere del Padre e sul consacrare a lui tutta la nostra volontà.

C’è una bellissima preghiera, intitolata “Preghiera di consacrazione delle piccole ostie riparatrici dei tabernacoli più abbandonati”, scritta da don Giuseppe Tomaselli, io vi consiglio di leggerla bene, e poi, quando l’avete meditata bene, potete scegliere un giorno particolare, recitarla, magari appena ricevuta l’Eucaristia, e da lì tutti i giorni, fino alla fine della vita. 

(Una preghiera veramente bellissima, un po’ come il Piccolo Ufficio dell’Immacolata, che vi ho detto sarebbe bello che diventasse la preghiera, ecco, potremmo dire, “l’appendice costante al Salterio di Gesù e di Maria”, che recitiamo ogni giorno. Soprattutto a chi poi porta la medaglia miracolosa, mi verrebbe da dire, non può non recitare il Piccolo Ufficio dell’Immacolata, perché, a parte che è brevissimo, a parte che è bellissimo e poi, soprattutto abbiamo visto quanto sta a cuore al cielo, questo piccolo ufficio).

Siccome vi ho già parlato negli anni passati delle piccole ostie riparatrici ecco che sapete benissimo a cosa sto facendo riferimento. Chi non lo sa, può andare a cercare la playlist su YouTube, dove ho parlato delle piccole ostie riparatrici, così si può ascoltare quelle meditazioni che ho fatto. 

Questa preghiera, scritta da don Giuseppe Tomaselli, mi sembra che possa essere un esempio bellissimo di quanto sta dicendo Santa Teresa di Gesù, un esempio bellissimo di questo fare la volontà del Padre, di accettare i patimenti come segno, come testimonianza dell’amore per lui, in riferimento privilegiato all’Eucarestia. E

Questo getta un primo ponte di luce sul testo che faremo prossimamente — l’ho già messo su Telegram, in teoria dovreste già averlo visto tutti, comunque… — il testo che noi faremo, appena finito questo libro di Santa Teresa, è il testo del vescovo san Manuel González García, dal titolo “L’abbandono dei tabernacoli accompagnati”, un testo bellissimo. Quindi, ve lo dico già adesso, cominciate a procurarlo, chi desidera seguire poi passo passo, ma, in generale, credo che sia un testo veramente importante, da avere e da meditare; perché sono quei testi che, se meditati bene, cambiano radicalmente la vita. Questo è un testo che ti cambia la vita, veramente un testo bellissimo. E quindi, appena finiremo Santa Teresa, già vi dico, inizieremo questo libro, che ci accompagnerà per un po’. Potete intanto già andare a vedere la storia, la biografia di san Manuel González, di questo Santo Vescovo.

Ecco, stavo dicendo, la preghiera allora, dice così:

O Dio, onnipotente ed eterno, che mi hai creata per amarti con tutte le mie forze, degnati ricevere l’umile mia offerta! Alla presenza della Vergine Maria, del mio Angelo Custode e di tutta la Corte Celeste, mi offro a te come ostia di amore e di riparazione per i peccatori. So che sono debole, ma so pure che tu sarai la mia forza. — Vedete, qui c’è dentro tutta Santa Teresa — Eccomi dunque disposta ad accettare con umile sottomissione le croci, che nella tua bontà vorrai mandarmi, intendendo con ciò venire in aiuto a tanti poveri peccatori. Maria Santissima ed il mio Angelo Custode ti offrano continuamente tutto ciò che faccio e dico, specialmente le sofferenze. Intendo rinnovare questo atto ad ogni palpito del mio cuore amen.

Bellissima, bellissima, è esattamente quello che stiamo dicendo, nella logica (in questo caso) proprio dell’Eucaristia. Ecco che lui parla di ostia d’amore; ecco, veramente molto bello, vi dico di farlo proprio appena fatta la comunione e, da lì in avanti, sempre. 

Quindi, non diciamo: “Eh, ma io ho paura poi di quello che…”. Allora non puoi recitare il Padre nostro; vedete? Allora basta, non pregare più il Padre nostro, ritira la tua offerta. 

Ecco, quando Santa Teresa scrive: «In quest’istante, o mio Dio, liberamente e senza alcuna riserva, io vi consacro il mio volere», capite? Ecco: tutta la mia volontà, io la consacro a te. E quindi, se ti consacro tutta la mia volontà, vuol dire che faccio mia la tua; ti consacro tutta la mia volontà per fare spazio totalmente alla tua volontà. Scrive:

so per esperienza quali vantaggi mi vengano dall’abbandonare senza riserva il mio volere al beneplacito del vostro

quali vantaggi… e

i danni che ci derivano dal non essere fedeli all’offerta che facciamo a Dio con queste parole del Pater Noster!

Noi non dobbiamo aver paura di Dio!

Non mi ricordo più dove l’ho letto — sapete, si leggono tante cose in una giornata — non mi ricordo più dove l’ho letto, non mi ricordo più chi l’ha scritto, chi l’ha detto — proprio non me lo ricordo, quindi dico che non è farina del mio sacco, però non so dirvi la fonte, non me la ricordo più; perdonatemi, ma in questo momento proprio mi sfugge — ho letto questa bellissima riflessione di questa persona che, analizzando il film di Mel Gibson, quello sulla Passione di Gesù, dice: ”Notate (io non avevo mai collegato le cose, veramente è una bellissima intuizione), durante la passione di Gesù, quando il Signore è solo, umanamente solo (a parte la Vergine Maria, a parte San Giovanni, però… tutti l’hanno abbandonato, chi l’ha tradito, il popolo lo sta per uccidere, c’è Gesù dentro, immerso in questa sofferenza atroce), il demonio, se vi ricordate, riappare; prima, l’abbiamo visto nell’orto del Getsemani — vi ricordate nel film? — e qui riappare: riappare mescolato tra la folla, che tiene in braccio un bambino”. È un’immagine molto brutta, perché è tutto brutto, però ha in braccio un bambino. E colui o colei che scriveva, dice: “Ecco che il demonio si presenta come il falso padre, come a dire: vedi, Gesù: io, satana, ho cura dei miei figli, non come tuo padre, che ti ha abbandonato qui, in mezzo a questi dolori atroci. Vedi io che padre vero, affidabile, amorevole, sono! Guarda, io ho cura, io ho custodia di mio figlio, vedi come lo tengo in braccio, come lo proteggo dalla cattiveria degli uomini? Vedi: io sono qui in mezzo a loro e nessuno gli fa niente. Tu sei abbandonato; vedi che tuo padre non c’è? Vedi che tu sei solo in mezzo a tutti questi tormenti?”. È molto interessante questa lettura che è stata fatta: io la condivido, mi sembra una lettura molto bella, molto vera. Tristemente vera.

È per questo che noi non dovremmo dire: “Io ho paura di”: perché se noi consacriamo al Padre tutta la nostra volontà e noi diciamo, nel Padre nostro, “sia fatta la tua volontà, come in cielo, così in terra”, abbiamo già fatto tutto, abbiamo già detto tutto, in quella preghiera. E quindi, di cosa dobbiamo aver paura?

Ma poi, scusate, un padre può forse volere il male per suo figlio? Ma capite che suggestione diabolica ci sta qui sotto? Ma un padre può forse abbandonare il figlio alla sofferenza, al dolore? Ma come può, un padre, fare questo?! Un padre non lo farebbe mai. Ma provate a pensare: è proprio una suggestione diabolica, solo il demonio può far venire in mente queste idee. Io, creatura, che mi abbandono in tutto al padre, in tutto: “Fai tu”. E chiedo alla Vergine Maria, ai Santi, al mio Angelo Custode, di essere fedele a questa offerta, che ogni giorno, ogni cristiano fa recitando il Padre nostro, peraltro.

Solo che, giustamente, Santa Teresa dice: ma non è che forse gli rivolgi queste parole perché lo fanno tutti, senza intenzione di attuare quel che dicono? Eh beh no perché, se fosse così, allora salta tutto l’impianto, capite, se è così… basta, allora non hanno valore.

Forse da oggi dovremmo riflettere meglio sulla preghiera del Padre nostro.  

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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