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Darsi totalmente a Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.99

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Darsi totalmente a Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.99
Mercoledì 7 febbraio 2024 – Beato Pio IX, Papa

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mc 7, 14-23)

In quel tempo, Gesù, chiamata di nuovo la folla, diceva loro: “Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro”.
Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nell’uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna?”. Così rendeva puri tutti gli alimenti.
E diceva: “Ciò che esce dall’uomo è quello che rende impuro l’uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall’interno e rendono impuro l’uomo”.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 7 febbraio 2024. Festeggiamo oggi il Beato Pio IX, papa. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal settimo capitolo del Vangelo di san Marco, versetti 14-23.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati al paragrafo undicesimo del capitolo trentunesimo.

11 — Dirò, infine, che quando l’anima è giunta a questa specie di orazione, sembra che l’eterno Padre ne abbia esaudita la domanda, facendola entrare nel suo regno fin da questa vita. Oh, felice domanda che senza saperlo ci sollecita un così gran bene! Oh, modo benedetto di domandare! Ecco, sorelle, perché desidero che recitando il Pater noster e le altre preghiere vocali, pensiamo in che modo lo facciamo. Se Dio ci favorisse di tanta grazia, non ci cureremmo più di nulla, perché verrebbe in noi lo stesso Re dell’universo a cacciarci dall’anima tutte le cose terrene. Non già che quanti godono di questa grazia debbano essere staccati dal mondo completamente. Vorrei almeno che riconoscessero quello che loro manca, si umiliassero e procurassero di attuare quest’assoluto distacco, senza del quale non farebbero alcun progresso. Quando un’anima riceve tali pegni di amore, è segno che Dio l’ha eletta a grandi cose: se non è per sua colpa, andrà molto innanzi. Ma se Dio, dopo aver posto in lei il suo regno, vede che ella torna alla terra, non solo non le svelerà i segreti di quel regno, ma non le accorderà detta grazia che soltanto a ben rari intervalli, ed anche allora per breve spazio di tempo.

Quando un’anima — dice Santa Teresa — è giunta a questa orazione, il Signore ha esaudito la sua domanda, cioè quella di farla entrare nel suo Regno fin da questa vita; quindi, è una grazia immensa. Segno che in noi è presente questa grazia, è il fatto che c’è un distacco assoluto da tutto e da tutti, non ci si cura più di nulla. Tutte le cose della terra non hanno più alcun valore.

Poi dice: è anche vero che, chi vive, chi riceve questa grazia, non è che è staccato completamente dal mondo per forza, cioè, non è che per forza è già arrivato a questo livello; e allora, lei dice: beh, sarebbe opportuno che almeno «riconoscessero quello che loro manca, si umiliassero e procurassero di attuare quest’assoluto distacco». Perché, vedete, il tema è sempre qui: distacco assoluto dalle cose della terra, per poter avere un “attacco” assoluto alle cose di Dio. Lei dice: quando si ricevono questi pegni d’amore, è segno che Dio ha eletto quell’anima a grandi cose. Quindi: «se non è per sua colpa, andrà molto innanzi»; però, lei dice: “se Dio, dopo aver posto in lei il suo Regno, vede che ella torna alla terra, allora non solo non le svelerà i segreti di quel Regno, ma non le accorderà detta grazia, se non ad intervalli rari, e per breve spazio di tempo”.

Quindi, impariamo questo sano distacco dal mondo, dalle cose del mondo, e dalla logica del mondo. 

Prosegue:

12 — Ben può essere che m’inganni, ma vedo e conosco che le cose van così, persuasa che questo sia il motivo per cui le anime spirituali non sono numerose. Siccome le loro opere non corrispondono alle grandi grazie che ricevono, e invece di prepararsi a riceverne di nuove, ritirano la propria volontà dalle mani di Dio che già la teneva come sua, per metterla in cose tanto basse, Egli va in cerca di altre che lo amino di più e le inonda di più grandi tesori. Tuttavia, lascia alle prime quanto ha loro elargito, purché siano sollecite di mantenersi pura la coscienza. Vi sono persone — e io ne fui una — alle quali il Signore continua a suggerire sante ispirazioni che inteneriscono il cuore, a compartire la sua luce sulla vanità del mondo e a dar loro il suo santo regno con elevarle a questa orazione di quiete. Ma esse fan le sorde. Sono talmente attaccate al recitare, e recitano tante preghiere vocali e così in fretta, da far credere che siano obbligate a recitarne un dato numero ogni giorno e che cerchino di soddisfare prestamente al loro compito. Così, benché il Signore ponga il suo regno nelle loro mani, esse non lo vogliono accettare e lo allontanano da sé, pensando che sia meglio pregare vocalmente.

13 — Ma voi, sorelle, guardatevi da far così! State anzi attente per vedere se Dio vi vuol concedere questa grazia. Pensate che sarebbe perdere un gran tesoro, e che val molto di più una sola parola del Pater noster detta di quando in quando, che non recitarlo per intero molte volte ed in fretta. Colui a cui vi rivolgete vi è così vicino che non lascia d’ascoltarvi. In tal modo loderete e santificherete veramente il suo nome; glorificherete il Signore come persone di sua famiglia, lo loderete con maggior zelo ed affetto, e vi sembrerà di non poter più smettere di servirlo.

Vediamo questi ultimi due paragrafi del capitolo trentunesimo. Le anime spirituali non sono numerose, lo dice Santa Teresa, e siamo nel 1500. Poi dice: le loro opere non corrispondono alle grandi grazie che ricevono; e cosa fanno? Ritirano la propria volontà dalle mani di Dio, per metterla nelle cose della terra. E allora lui va in cerca di altre anime, che lo amino di più. 

Poi fa questo approfondimento, sulle sante ispirazioni che inteneriscono il cuore, sulla luce che si riceve circa la vanità del mondo, e dice: però ci sono anime che fanno le sorde; cioè, sono talmente attaccate a recitare le preghiere vocalmente, ne recitano talmente tante, di queste preghiere vocali, e così in fretta, da far credere che sono obbligate a recitarne un grande numero ogni giorno, e che cercano di soddisfare a questo compito velocemente.

Ecco, quindi la preghiera vocale è importante; allo stesso tempo è molto importante anche questa orazione di quiete, questo dare ascolto alle sante ispirazioni, questo lasciarci raggiungere dalla luce sulle vanità del mondo, della vita e delle cose. Cioè, non avere in testa: “Devo dire queste preghiere” come, veramente, una lista della spesa da spuntare; poi, quando le ho dette, “Basta, sono a posto, posso fare altro”. Non è il modo corretto di pregare, questo. 

Certo che la preghiera è un dovere, però non possiamo viverlo come un doverismo, per cui: fatta male, fatta velocemente, buttata lì, fatta il più in fretta possibile, perché così almeno poi facciamo quello che ci interessa veramente, con tutta calma. 

Santa Teresa dice: «val molto di più una sola parola del Pater noster detta di quando in quando, che non recitarlo per intero molte volte ed in fretta». Quindi, uno dice: “Vabbè, allora io da adesso dirò un Pater noster al mese e lo dico piano: … Padre … nostro …; adesso sto qui a meditare su questo e per un mese non lo dico più”; ecco, no, non è questo che dice Santa Teresa. Cioè, è un’espressione che lei usa in maniera un po’ paradossale, un po’ estrema, per dire: dirne tanti e dirli in fretta, senza quella dovuta attenzione a quell’unione interiore (vi ricordate?) non serve a niente. 

Come quando uno partecipa alla Santa Messa e la sua testa è altrove, c’è lì solo il suo corpo; a che serve? Devo esserci lì io, tutto io. Questo non vuol dire che allora è meglio fare una messa all’anno fatta bene, che trecentosessantaquattro fatte male. Sì e no, cioè, nel senso: tutte le messe, tutte le preghiere, devono essere fatte bene; non è che allora mi concentro per farne bene una e poi il resto lascio perdere, perché sennò le farei male. No! Io devo fare le mie preghiere, devo andare alla mia messa e devo farle bene; impegnandomi come è doveroso impegnarsi, cioè con quella corrispondenza interiore che deve essere proprio tipica di chi ama il Signore.

Ecco, siamo arrivati al capitolo trentaduesimo, che inizieremo la volta prossima, domani, a Dio piacendo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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