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La Santa Confessione e la direzione spirituale: parte quinta

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 9 febbraio 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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LA SANTA CONFESSIONE E LA DIREZIONE SPIRITUALE – Quinta Parte

Sia lodato Gesù Cristo – sempre sia lodato.

Eccoci giunti a martedì 9 febbraio 2021, abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal cap. VII, vv 1-13 di San Marco.

Cosa dice il Signore? Dice che il Comandamento di Dio è di Dio ed è un Comandamento e quindi va osservato.

Quando invece a noi dà fastidio il comandamento di Dio iniziamo ad inventarci tante interpretazioni alternative. Alla Parola di Dio posso far dire tutto quello che voglio, posso addirittura usarla contro Dio, dipende dall’onestà che ho dentro. Nei Salmo c’è scritto: “Dio non esiste”, quindi, se sono disonesto, posso sostenere che Dio non esiste perché lo dice la Bibbia! Se invece fossi onesto dovrei citare interamente il versetto, che dice: “Lo stolto pensa: Dio non esiste”.

“Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn”

Loro dicevano “è korban”, noi diciamo che la Parola di Dio bisogna applicarla al nostro tempo, che è fuori tempo quindi va applicata nella nostra mentalità, nella nostra cultura… e alla fine, di quella parola non rimane più niente. Ma se la Parola di Dio è viva, è viva sempre.

Siccome noi non vogliamo fare questo, andiamo avanti a leggere il nostro bellissimo testo “L’inconscio Spirituale” del prof. Larchet che ci sta insegnando, in un modo veramente meraviglioso, la bellezza del Sacramento della Confessione e della Direzione Spirituale chiamata anche “manifestazione dei pensieri”, ci sta mostrando la differenza tra queste due realtà e la psicanalisi, soprattutto la psicoanalisi freudiana. Adesso sta affrontando il tema della relazione con il Padre Spirituale.

Le parole hanno un valore. Se è il tuo Padre Spirituale o viceversa il tuo figlio spirituale, non puoi trattarlo come chiunque altro, c’è una responsabilità, un legame, esattamente come c’è tra padre e figlio, solo che non sarà sanguigno ma spirituale. Non è che lo prendo e poi se non mi piace più lo mollo e me ne vado da un’altra parte. Si fa in fretta a chiedere se uno vuole fare da Padre Spirituale. Ma mi conosci? Ti sei fatto conoscere? Ci abbiamo riflettuto bene sopra? – Poi una volta che è stato fatto il passo, è stato fatto. – Sei sicuro? Perché me lo chiedi? Che cosa hai capito nella preghiera per cui ti sembra che io o un altro siamo quelli mandati dal Signore per questo compito per te?

Il Padre Spirituale non si può cambiare come si cambia la parrucchiera.

Scrive il professore Larchet:

“La relazione con il padre spirituale è anche più profonda della relazione con lo psicoterapeuta. Nella psicanalisi è un atteggiamento di neutralità quello che si richiede allo psicoterapeuta, ma ogni suo coinvolgimento affettivo è totalmente proscritto.”

Freud nella “Tecnica Psicoanalitica” alle pagine 65-66 raccomanda ai suoi colleghi di prendere a modello il chirurgo, che “mette da parte ogni reazione affettiva e finanche ogni simpatia umana”.

Esempio: supponiamo che abbiate un incidente stradale, vi prendono, vi portano in ospedale. Supponiamo che abbiate spaccato la tibia o il femore e vi debbano operare. Vi scaricano dall’ambulanza, andate al pronto soccorso, se vi va bene nel giro di 7-10 ore vi operano, ma voi il chirurgo neanche lo vedete, forse quando avrete la cartella clinica scoprirete il suo nome. Quando lui entrerà in sala operatoria probabilmente voi sarete già addormentati. Non è detto che sarà lui a passare nei giorni successivi a fare le visite di controllo. Voi magari non conoscerete mai il volto del chirurgo che vi ha operato. Questo è quello che prevede Freud per gli psicanalisti: un distacco sovrumano. Ogni reazione affettiva deve essere messa da parte.

“Il padre spirituale va oltre quest’atteggiamento di benevola neutralità. Deve piuttosto avere un atteggiamento d’amore e di compassione, che eviti, tuttavia, per la sua natura spirituale (si tratta d’una forma d’amore del prossimo), le possibili deviazioni verso un coinvolgimento affettivo di carattere psicologico (desiderio e sentimenti).”

Il Padre Spirituale, il Sacerdote, deve voler bene, deve amare, deve avere compassione, però non è “il compagno di merenda”. Siccome abbiamo un po’ perso la figura paterna, per noi il padre oggi è il papà, è il tuo amico. Ma il papà non è il tuo amico, perché il papà è il padre. È tutta un’altra cosa. Un conto sono i tuoi compagni di gioco, gli amici con cui vai a giocare alle biglie, e un conto è tuo padre. Quindi attenzione alle deviazioni. Deve rimanere su quel livello. È difficile perché noi poi vogliamo “tirarlo giù”, vogliamo renderlo partecipe delle nostre fantasie, gli chiediamo di uscire, fare, brigare, e se non accetta casca il mondo. Sono pretese egoistiche e assolutamente sbagliate che escono dal rispettivo ruolo.

“Questa virtù e le altre virtù cristiane – in particolare la pazienza, la dolcezza e l’umiltà – che un vero padre spirituale possiede, svolgono un ruolo importantissimo nella terapeutica, in particolare perché favoriscono una migliore relazione con il malato. Di grande importanza è la pazienza. Perché, per un verso, in genere le malattie psichiche e quelle spirituali richiedono un lungo trattamento, in cui i progressi sono lenti e le medesime turbe e difficoltà continuano a ricomparire per lunghi periodi e con grande frequenza; per altro verso, le relazioni costanti con persone colpite da malattie psichiche sono in genere difficili, per le ragioni più svariate (rifiuto di comunicazione, iperattività, aggressività ecc.).”

La pazienza può anche scappare dopo diverse ore in confessionale. Fuori dal confessionale la prima preoccupazione dovrebbe essere pregare per quel Sacerdote che tra poco ascolterà la mia confessione e mi darà i suoi consigli, perché se quell’uomo è dentro dalle 3 del pomeriggio e io vengo ad essere confessato alle 6, chissà quanta gente avrà ascoltato, quante energie avrà già dato. Possiamo capire che magari è umanamente anche stanco, non è mai giustificabile, però è comprensibile. La pazienza può scappare, ci sono situazioni dove è estenuante tenerla, e noi non dobbiamo gravare su di una persona quando vediamo che è già abbastanza provata.

“Anche la dolcezza, che è una forma della carità e consiste in un’assenza d’aggressività, è di grande importanza per favorire la relazione con il malato e la continuità della relazione. Molte malattie psichiche sono caratterizzate sia da una tendenza all’aggressività (che spesso costituisce un modo di proteggersi) sia da una paura dell’aggressività altrui. È importante che il terapeuta sia capace di non contrattaccare le aggressività del malato e sappia, per altro verso, rassicurarlo evitando ogni forma d’aggressività verso di lui.”

Chiediamo al Signore anche il dono della pazienza e della dolcezza, pregate per i vostri Sacerdoti, pregate per il vostro Padre Spirituale, per il vostro confessore, perché abbia il dono della pazienza e della dolcezza. La prossima volte vedremo l’importantissimo dono dell’umiltà.

Vi auguro di cuore una santa giornata e la Benedizione di Dio Onnipotente, Padre, Figlio e Spirito Santo discenda su di voi e con voi rimanga sempre. Amen.

Sia lodato Gesù Cristo. Sempre sia lodato.

Martedì della V settimana del Tempo Ordinario (Anno dispari)

VANGELO (Mc 7,1-13)
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini.

In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme.
Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate – i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti –, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?».
Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto:
“Questo popolo mi onora con le labbra,
ma il suo cuore è lontano da me.
Invano mi rendono culto,
insegnando dottrine che sono precetti di uomini”.
Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini».
E diceva loro: «Siete veramente abili nel rifiutare il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione. Mosè infatti disse: “Onora tuo padre e tua madre”, e: “Chi maledice il padre o la madre sia messo a morte”. Voi invece dite: “Se uno dichiara al padre o alla madre: Ciò con cui dovrei aiutarti è korbàn, cioè offerta a Dio”, non gli consentite di fare più nulla per il padre o la madre. Così annullate la parola di Dio con la tradizione che avete tramandato voi. E di cose simili ne fate molte».

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