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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 5

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 5 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 5

Eccoci giunti a sabato 5 marzo 2022, primo sabato del mese, quindi tutto dedicato al Cuore Immacolato di Maria e a riparare tutte le offese contro il Cuore Immacolato di Maria.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo V, versetti 27-32. 

Continuiamo quindi la nostra lettura del testo di Padre Avrillon, siamo al sabato dopo le ceneri, titolo di questa giornata è: “Giorno di speranza”.

IL SABATO DOPO LE CEN ERI 

Giorno di speranza

“Riguardate oggi, e particolarmente quando vi svegliate, Gesù Cristo ora come vostro Dio, ora come vostro Padre ed ora qual vostro Salvatore. Ricorrete alla protezione di questo Dio Onnipotente, affidatevi alla tenerezza di questo Padre, ed abbandonatevi senza riserva alle bontà di questo Salvatore. Queste tre differenti viste accompagnino alternativamente tutte le vostre azioni di questo giorno. Nulla v’è di più atto a calmare i vostri timori e a sostenere la vostra speranza. Dite sovente a voi stesso con una tenera confidenza: un Dio può forse abbandonare un’opera delle sue mani, ed una creatura che ha formata a sua immagine quand’essa fa a lui ricorso? Può forse un Padre dimenticare suo figlio? Un Salvatore può lasciar perire prezzo del suo sangue?”

Padre Avrillon oggi ci invita a ricorrere a Dio, a Gesù Cristo, come nostro Dio, come nostro Padre e come nostro Salvatore, e ad avere una grande confidenza, una grande speranza fondata  sull’opera delle sue mani, sul fatto che Lui non può dimenticarsi di noi, non può come Salvatore lasciar perire il prezzo del suo Sangue.

 Adesso commenta un brano del Vangelo.

Meditazione sulla speranza, tratta dal Vangelo. 

“Gli Apostoli erano in mare verso la sera, li molestava il vento contrario, e rendeva inutili i loro sforzi. Il solo Gesù era a terra, li vede, ed è mosso dal pericolo in cui sono, cammina sulle onde verso di loro. Essi lo credono un fantasma, il timore li fa gridare, Gesù s’avvicina, e dice loro: Non temete. Sale dopo nella loro barca, e tosto cessa il vento. 

Il nostro adorabile Salvatore ha tanta bontà per gli uomini, che talvolta si fa vedere a quelli che nemmeno a lui pensano e si trovano in qualche grave pericolo, che sembra sorpassare le loro forze, o in qualche afflizione, come erano gli Apostoli, ma con quanto più forte ragione si farà vedere a quelli che lo cercano con ardore, che l’invocano con tutto il cuore, e faticano per ubbidire a’ suoi precetti, sotto i suoi occhi, e per suo amore!”

Il Signore interviene, dice il Padre Avrillon, con coloro che alle volte neanche ci pensano e neanche lo invocano, come di fatto succede agli Apostoli. Non l’hanno chiamato, è stato lui ad andare, quindi il p. Avrillon dice chissà quelli che invece lo invocano. Certo per quelli che lo invocano, per quelli che lo chiamano, il Signore prontamente interviene.

“Qual motivo di speranza quando egli vuole far sentire al fondo del loro cuore queste tenere e consolanti parole: Son’io, non temete, abbiate confidenza. Ma la maggior parte de’ cristiani simili a questi Apostoli, ch’erano ancor rozzi, non lo conoscono perché non si curano di stare alla sua divina presenza, di conversare spesso con lui coll’orazione, e lo credono un fantasma, benché parli assai chiaro per farsi conoscere, e sia ad essi vicino per soccorrerli.”

Quindi come si fa a conoscere il Signore? 

Primo: stando alla Sua divina presenza, soprattutto nell’Eucarestia, quindi l’Adorazione Eucaristica, l’andare davanti al Tabernacolo.

Secondo: pregare, conversare con Lui, che è un ascoltare ed è anche un parlare da parte nostra. In questa maniera non penseremo che Gesù è un fantasma.

“Per far nascere infallibilmente questa confidenza nel vostro cuore, per sostenerla contro tutto ciò che potrebbe indebolirla, e per provarne tutta la dolcezza e gli effetti i più vantaggiosi, basta che voi vi occupiate spesso in questo pensiero, soprattutto quando siete nell’afflizione.”

Quali?

1. Che voi avete un Dio. 

2. Che questo Dio vi ama

Io ho un Dio. Bello! Provate a pensare a questa cosa: «Dalla mia parte io ho Dio, l’Unico, Vero, Dio, il solo Dio, Padre del Nostro Signore Gesù Cristo. Il Dio Uno e Trino». E questo Dio vi ama.

 “Perché voi siete un’opera delle sue mani e sua immagine, perché egli è infinitamente buono e potente che vuole e può soccorrervi, e così dovete ragionare da cristiano: se Dio è buono, ha senza dubbio misurata la pena che si presenta alle mie forze e mi ha promesso che non sarei tentato più di quello io potrei. Devo altresì riflettere che questa pena m’era necessaria per soddisfare i miei peccati, o per guarirmi da qualche attacco troppo sensibile, o per servirmi di prova, o per farmi acquistare le virtù che mi mancano, o per farmi meritare il cielo.”

Quindi, vedete, anche nella prova, nella pena, nella sofferenza  e nella croce si dà un senso. La prova, la sofferenza, la croce ha una ragione, più di una, che è quella che vi ho letto adesso.

“Infatti non ha Egli detto come ai suoi Apostoli: Sono io, abbiate confidenza, e voi non avete riconosciuta la sua voce, o avete dimostrato di non intenderla? Egli vi ha esposto ad una pena sopportabile: e per mancanza di confidenza ve la rendete insopportabile…”

È la mancanza di confidenza che ci rende le pene insopportabili.

“… perché voi non pensate a Lui, e dimorate in uno stato di tiepidezza, la quale vi è di ostacolo per domandare e ricevere le grazie, delle quali avete bisogno.”

È la tiepidezza nella quale noi viviamo, perché siamo lontani da Lui, perché non abbiamo confidenza in Lui, che ci rende insopportabile quella sofferenza, perché se noi fossimo in Dio e fossimo uniti a Lui in grazia Sua, profondamente innamorati di Lui, non avremmo nessun problema, perché la tiepidezza non ci sarebbe di ostacolo. Quando noi diciamo: “In questo momento della mia vita non riesco… non ce la faccio… la pena è troppo grande… non sento il Signore, ho perso la fede… dov’è Dio?”

Ma questo da dove viene? Dalla mia tiepidezza. La colpa, la responsabilità di questa non sopportazione della pena è legata alla mia mancanza di confidenza, alla mia mancanza di fede e alla mia tiepidezza, è questo che rende insopportabile la pena.

 “Egli forse non aspetta da voi che il primo atto di speranza e di rassegnazione per liberarvi dal travaglio in cui vi trovate.”

La cosa che dobbiamo fare, la più importante qual è? È un atto di speranza, di rassegnazione, che tradotto in una parola sola è un atto di abbandono. Nel momento in cui noi ci abbandoniamo in Dio, il Signore vedrete che interverrà. Non è che risolve tutto, ma ci toglie quel senso di strangolamento che proviamo.

“Concludete dunque che è nemico di sé stesso chi non ha la speranza”.

Lo dicevamo proprio ieri, gli eroi, vi ricordate? E vi continuavo a ripetere ieri la speranza. Abbiamo bisogno di uomini di speranza. Quando ieri parlavamo dell’eroismo. Vi ricordate? 

“II. Punto. Abbiate confidenza, dice Gesù, Io sono, non temete, e salì con loro nella barca, ed in un subito cessò il vento. 

Oh! Quanto sono consolanti queste parole poiché in esse si vede il motivo della nostra speranza, e gli effetti favorevoli che ne risultano.”

Il motivo della nostra speranza chi è? Gesù.

“Facciamo dunque una ferma risoluzione di non dar luogo ad alcuna diffidenza, e cerchiamo i motivi, sopra i quali dobbiamo esercitare la nostra speranza.”

Mai essere diffidente verso la Divina Provvidenza, mai, mai. Sempre avere una grande fiducia che la Provvidenza interviene, non quando vogliamo noi, certo, ma quando è giù giusto che sia. 

Allora adesso vediamo questi motivi sui quali esercitare la speranza:

“1. quando vi avviene qualche improvvisa avversità, che molto vi affligge. 

2. nell’intraprendere qualche affare per voi importante, 

e finalmente un timore eccessivo per i peccali  dei quali siete reo.”

Anche qui esercitare la speranza: “Il Signore non mi abbandonerà, il Signore è con me, sono in grazia di Dio”.

Attenti adesso. Uno dice: “Ma perché io non ho questa confidenza quando soffro? Perché non riesco ad avere questa fede quando sto male? Perché vado in tilt? Perché mi deprimo?”

E noi, spesse volte, cerchiamo le ragioni nelle cose legate al demonio, in tante questioni che stanno fuori di noi — che ci saranno anche, per l’amor del cielo, non sto a dire che non ci siano — ma prima cerchiamole dentro e Padre Avrillon ci aiuta.

“Nelle afflizioni voi mancate di confidenza, perché cercate la vostra consolazione nelle creature…”

Questa è la cosa più “frequentissimissima” che ci sia. Quando soffriamo la prima cosa che facciamo è cercare consolazione nelle creature, nell’amico, nell’amica, in Tizio, Caio e Sempronio, la prima cosa che facciamo è parlare con una persona.

 “… e Dio allora non è obbligato ad aiutarvi, quando mancate di fare a Lui ricorso.”

Alla fine di tutta la giornata, quando ho chiamato il mondo e ho parlato con tutti, alla fine della giornata dico: “Ah, ciao Gesù, senti volevo dirti che… vabbè… oggi è successo questo, mi puoi aiutare?” 

“Scusami un momento, ma tu non hai fatto ricorso a Me, cosa sono io, l’ultima ruota del carro della tua vita?”

È giusto che non si senta obbligato ad aiutarci, perché tanto abbiamo già fatto tutti gli urli del mondo con tutte le creature possibili ed immaginabili, cercando consolazioni, baci, carezze, abbracci, sostegni, lacrime asciugate dalle creature, e allora basta, fine. Provate quanto è difficile. E lì vedrete che avere confidenza in Dio è tutt’altro che una cosa ovvia. Quando arriverà la prossima sofferenza, di qualunque genere essa sia, per prima cosa fate ricorso a Dio. Vedrete quanto è difficile anche solo il pensarlo, perché subito la nostra natura si lagna, si ribella perché vuole la sua paga. Quale? La consolazione degli uomini.

“Senza consultarlo voi intraprendete mille cose, che non riescono, perché egli non v’ha promesso di soccorrervi in ciò che farete senza suo ordine e bene spesso contro il suo comandamento: vi lascia nella pena e nel pericolo, come fa co’ suoi Apostoli, e vi ci lascerà, sinché non ricorriate a Lui, e mettiate in Esso tutta la vostra confidenza.”

Quante volte noi partiamo per progetti, idee, decisioni  e strade che non vengono da Dio, che non abbiamo maturato davanti a Dio. Non abbiamo consultato il Signore prima, non siamo stati disponibili a perdere tutte le nostre idee e ragioni pur di fare la volontà di Dio.

Quante pie illusioni che ci sono: “Sono convinto di fare la volontà di Dio, sono convinto di essere in Dio”, e invece non è vero. È così che rimaniamo nella pena.

“La rimembranza de’ vostri peccati vi opprime, e quasi non ardite di sperarne il perdono, perché voi non cominciate a placare lo sdegno di Dio colla penitenza.”

Altro tema: la penitenza, figuriamoci!

“Eccovi i veri motivi della mancanza di vostra speranza. Li conoscete? Rimediatevi, altrimenti correte rischio di disperare della sua misericordia.

 “Leggete per vostra consolazione le divine Scritture” 

Se io non ho speranza come faccio a confidare nella misericordia di Dio? È impossibile. E Lui dice: “Leggete le Sacre Scritture”, per esempio la casta Susanna, andate a leggere la storia della casta Susanna nell’Antico Testamento. Non voglio riassumervi la sua vita, la sua esperienza è stata bellissima, andate a leggere cosa è  successo alla casta Susanna e come la sua piena confidenza in Dio le ha maturato… che cosa? L’intervento del giovinetto Daniele, profeta che non solo la salva, ma… andate a vedere. Il famoso lentisco…

Oppure andate a vedere la donna inferma d’un flusso di sangue, l’emorroissa.

“Accostiamoci dunque con confidenza, dice l’Apostolo, al trono della grazia, a fine di ottener misericordia. Ma osservate che nella stessa epistola stabilisce le condizioni di questa confidenza, quando dice: Io suppongo, o miei fratelli, che voi abbiate messa la vostra confidenza nel sangue di Gesù: accostatevi dunque di vero cuore, cioè con un cuor sincero, e con pura intenzione, e non con un cuore pieno di ipocrisia, la cui confidenza, dice il santo Giobbe, è simile alle tele de’ ragni, che non sono valevoli che a prender mosche.”

Dobbiamo mettere la nostra confidenza nel sangue di Gesù. Cosa ci viene in mente? Immediatamente la confessione. Lo so che voi avete pensato all’Eucarestia, sono sicuro che avete pensato all’Eucarestia quando ho detto “nel Sangue di Gesù”, ma non c’è Eucarestia se non c’è prima la confessione. Quindi è lì il Sangue di Gesù che mi lava, quindi la mia confidenza la metto nel Sangue di Gesù, nel senso che vado con frequenza confessarmi, vado con frequenza a chiedere perdono a Dio dei miei peccati e confido nel fatto che il Sangue di Gesù mi liberi da essi, e questo quindi mi permette di avere un cuore vero, sincero con intenzione pura e non ipocrita, la cui confidenza è come la tela del ragno. E allora sentiamo questa bellissima preghiera:

“Conosco, o Signore, che la dolorosa situazione degli Apostoli, somiglia la mia quando mi sono allontanato da voi. Ho faticato senza frutto, ed ho sofferto senz’alcun merito. Le procelle delle tentazioni m’avrebbero cagionato infallibilmente un triste naufragio, se Voi non vi foste avvicinato a me: mi son più volte trovato per colpa mia in uno stato sì pericoloso e deplorabile, che non vi era più che un fragile legno fra l’anima mia e l’eterna dannazione. Voi vi lasciaste vedere a me, ed il cieco mio cuore non vi conosceva, e vi credeva un fantasma voi vi accostavate a me, ed io da Voi mi allontanavo: finalmente Voi avete parlato, Voi siete salito nella mia barca, siete entrato nei mio seno per mezzo della comunione, ed avete avuto la bontà di dirmi: Sono io, abbiate confidenza, ed io l’ebbi allora. Piuttosto morire che perderla! Voi avete fatto cessare tutte le tempeste che mi agitavano  mi avete fatto godere di quella felice pace, che procura la vostra adorabile presenza, ma non vi allontanate mai da me, per timore di affaticarmi invano, e di perire. Ah! ben intendo che Voi non volete allontanarvi mai da me, se prima io stesso non mi allontano da voi; e son risoluto, qualunque cosa ne avvenga, di non separarmi mai più da Voi; d’ora innanzi, o Signore, voi sarete tutta la mia speranza, il mio rifugio, il mio consiglio, il mio protettore e il mio sostegno; ma siate ancora secondo la vostra divina parola il mio liberatore. Ma poiché la mia confidenza è opera vostra, accrescetela, e sostenetela contro la timidezza, e contro la presunzione, che sono gli scogli i più pericolosi. Son però sicuro di non mancare, sinché mi sarà essa inspirata dalla vostra grazia, e sarà parimenti sostenuta colle mie opere buone.”

Adesso Padre Avrillon tratta il tema del tradimento di Giuda, che è un tema che abbiamo già trattato tempo fa, ma non lo trattiamo mai sufficienza, perché è sicuramente un tema molto importante.

Punto della passione — Tradimento di Giuda. 

“Il perfido Giuda posseduto dalla passione infame dell’avarizia”

Quanti avari che ci sono! Quanti braccini corti!

“Aveva fatto conoscere pubblicamente e con scandalo di tutta la compagnia il suo sdegno contro il suo maestro e contro la Maddalena, perché essa aveva versato con profusione un prezioso balsamo sul capo adorabile del Salvatore: nel mentre che egli ladro com’era e che da lungo tempo ritenea per sè una porzione delle offerte che i fedeli facevano al Salvatore per la sussistenza e per l’apostolato della sua compagnia, avrebbe desiderato che questo prezioso liquore fosse stato venduto per contentare la sua avarizia, che nascondeva astutamente sotto il falso zelo della carità.”

Con la scusa dei poveri poi si scopre che in realtà i poveri non c’entrano niente, sono io che non mi limito a fare la cresta ma che  addirittura rubo i soldi dei poveri. Lui era uno di questi, poi i soldi dei poveri andavano nelle sue tasche e quindi tirava su quello che voleva lui.

State attenti, adesso:

“Non potendo aver la somma di trecento denari, prezzo del balsamo, e di cui pretendeva impinguare il suo tesoro ingiustamente acquistato, volle vendicare la sua avarizia delusa da questa ingiusta pretensione e compensarla in parte vendendo non un balsamo ma la persona di Cristo medesimo. Questa vendita non la farà ascendere all’alto prezzo del balsamo, la cui perdita lo disperava e metteva in furore.”

Andate a leggere il Vangelo, Giuda decide di tradire Gesù esattamente dopo questo evento. C’è scritto, è scritto nel Vangelo. Dopo che avviene la rottura del vaso e Gesù viene cosparso di nardo prezioso e Gesù dice di lasciarla stare, Giuda decide di tradirlo. Questo atto di amore e di culto, di venerazione, di adorazione della persona di Gesù, scatena definitivamente l’odio omicida di Giuda e di tutti coloro che vivono il suo spirito. È da lì che lo si capisce: quando l’amore per Gesù di qualcuno, l’amore, la venerazione, la tenerezza, questo “dare tutto” diventa un monito, una critica, un esame di coscienza, un rimprovero muto — perché lei, poverina, non poteva certo sapere quello che faceva Giuda e non l’ha fatto certamente per rimproverare Giuda ovviamente — invece di farlo rientrare in se stesso e dire: “Che pessima persona che sono, mi converto”, Giuda si ostina nel suo peccato — questo è un peccato contro lo Spirito Santo — e decide di uccidere Gesù.

“Stimolato da questa esecrabile avidità, che non la perdona a quanto v’ha di più sacro, e fa commettere i più orribili parricidi, va egli a ritrovare i principi de’ sacerdoti, per vendere a prezzo d’argento il suo maestro, il suo Salvatore, il suo amico ed il suo Dio, e parla loro così:”

Vende tutto! Tutto! Vende fuori tutto! Non vede solo Gesù, lui vende tutta la sua persona! Un tradimento radicale di tutto, tradisce l’amicizia, tradisce la discepolanza, tradisce l’essere credente,  tradisce tutto.

“Che volete darmi, ed io ve Io darò nelle mani?”

Neanche lui fissa la somma, è talmente disperato, è talmente divorato dall’odio che neanche fissa una somma.

“Fu fissata la somma di trenta denari”

Notate: 300 i denari del nardo, e lui ne riceve 30. Chi tradisce avrà sempre tra le mani una miseria, perché è un miserabile.

 “E dopo questo disgraziato momento cercò tutte le occasioni di compiere la sua promessa, di sorprendere e tradire Gesù. Si offerse egli stesso di farsi capo de’ soldati per catturarlo, di tradirlo con un bacio, e trovò il mezzo di eseguire questo crudele attentato. 

Quante ingiustizie in un solo tradimento ed in un contratto così sacrilego e simoniaco! In primo luogo vende un uomo Dio ed il suo maestro, su cui non aveva alcun diritto. In secondo luogo lo vende per la vile somma di trenta denari.”

Dio viene stimato 30 denari! Vendere Dio, l’autore della grazia per 30 denari, solo all’inferno può avvenire una cosa del genere, e poi che morte!

 “Datevi piuttosto a me, o mio Salvatore! Ma felice se potessi comprarvi, non per darvi nelle mani de’ vostri nemici, ma per conservarvi nel mio cuore! Non per tradirvi, ma per adorarvi, per amarvi e per servirvi! Non al prezzo di trenta denari, ma al prezzo di tutto ciò che possiedo! Se ho un’anima o divin Salvatore ve ne consacro tutti i pensieri; se ho un cuore ve ne sacrifico tutti gli affetti; se ho del sangue nello vene son pronto a spargerlo sino all’ultima goccia; se ho un corpo ed un’anima consento di perder l’uno e l’altra in questa vita per posseder Voi nell’eternità.”

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Lc 5, 27-32)

In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì.
Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».

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