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S.Ambrogio

S.Ambrogio

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia di venerdì 7 dicembre 2018 – Memoria di S.Ambrogio.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimento

Quando, nel IV secolo, la sede episcopale di Milano si rese vacante, Ambrogio, ancora neofita e prefetto della città, fu eletto vescovo da quel popolo che, agitato per l’elezione, era andato a sedare. Battezzato, ordinato presbitero e poi vescovo, Ambrogio difese la Chiesa dalla falsa scienza degli Ariani, opponendo con la sicurezza della sua dottrina un valido baluardo ai progressi dell’errore del tempo.

Per la fermezza intransigente dei suoi scritti e delle sue parole, per la strenua difesa dell’unica verità che salva e della libertà della Chiesa, la sua vita fu minacciata più volte dai seguaci dell’eresia da lui combattuta. Ma egli non temeva, perché – scrive Don Guéranger – «per difendere l’eredità della Chiesa era pronto a versare il sangue». Alcuni cortigiani ardirono accusarlo di tirannide presso il principe. Rispose: «No, i vescovi non sono tiranni, ma piuttosto da parte dei tiranni essi hanno dovuto spesso soffrire persecuzioni».

L’eunuco Calligone, ciambellano di Valentiniano II, osò dire ad Ambrogio: «Come, me vivente, tu osi disprezzare Valentiniano? Io ti spaccherò il capo». «Che Dio te lo permetta! – rispose Ambrogio. «Io soffrirò allora ciò che soffrono i Vescovi e tu avrai fatto ciò che sanno fare gli eunuchi». Tale era Ambrogio di Milano. Come tutti i veri Santi, sapeva coniugare perfettamente dolcezza e fermezza, amore alla verità e condanna dell’errore, o – in breve – giustizia e misericordia. Emblematico a tal riguardo fu il suo singolare rapporto con l’imperatore Teodosio, di cui Ambrogio fu grande amico e personale consigliere.

Grazie all’Editto di Milano con cui, nel 382, proclamò il Cristianesimo religione di Stato, Teodosio è considerato l’imperatore cristiano per antonomasia. Oltre a ciò, godeva della speciale stima del Vescovo di Milano perché testimoniava senza reticenze la sua fede anche sotto le insegne imperiali. Ma nel 390 le truppe dell’imperatore soppressero una rivolta uccidendo oltre 7000 persone in quella che è passata alla storia come la strage di Tessalonica. Di questo atto esecrando Ambrogio ritenne responsabile lo stesso Teodosio, al quale si narra abbia vietato l’ingresso in chiesa intimandogli di pentirsi e di fare penitenza.

Ambrogio non era un uomo intransigente. «Non sempre bisogna infierire contro quelli che hanno peccato – aveva scritto – ; spesso la clemenza giova di più: a te ad acquistare pazienza, e al peccatore a correggersi» (In Lucam 7, 27). E neppure amava farsi censore delle autorità. Anzi, affermava che non si debbono riprendere se non in casi gravissimi. «Guarda – scriveva – che i re non devono essere temerariamente attaccati dai profeti di Dio e dai sacerdoti se non ci sono peccati molto gravi di cui debbano essere accusati; laddove ci sono, allora non si deve scusare ma correggere con giusti rimproveri» (Commento al Salmo 37, 43). Fu appunto il caso di Teodosio dopo il massacro di Tessalonica. E proprio in quel frangente Ambrogio riesce a congiungere l’esigenza della riparazione al perdono del peccato mediante quella discrezione cristiana che solo i veri Pastori sanno esercitare.

Nella lettera che scrisse a Teodosio nel 390 per esortarlo alla penitenza si legge: «Ti scrivo non per umiliarti, ma perché gli esempi dei re ti spingano a cancellare dal tuo regno questo peccato. Lo cancellerai umiliando la tua anima davanti a Dio». «Non ho verso di te alcun motivo di ostilità, ho timore: non oso offrire il Sacrificio se tu pretendessi assistervi». Era un modo indiretto ma chiaro per dire a Teodosio che non poteva accedere al Sacramento dell’Eucaristia. Un sogno gli aveva confermato la necessità di tale divieto: «Non da un uomo né attraverso un uomo, ma direttamente mi è stata rivolta questa proibizione. Mentre, infatti, ero preoccupato, la stessa notte in cui mi preparavo a partire mi è sembrato che tu (Teodosio) venissi in chiesa, ma a me non fu possibile offrire il Sacrificio».

Lo esorta allora alla preghiera, che può essere un’offerta umile e a Dio molto gradita: «Anche la semplice preghiera è un sacrificio: genera il perdono poiché contiene l’umiltà (…). Infatti, Dio dice che preferisce che si osservino i suoi comandamenti più che l’offerta del sacrificio. Questo proclama Dio, questo Mosè annuncia al popolo, Paolo predica alle genti. Fa’ ciò che al momento capisci essere più gradito. “Preferisco”, dice Dio, “la misericordia al sacrificio”. Non sono forse più cristiani quelli che condannano il loro peccato di quelli che credono di doverlo giustificare?». E se pure vi fossero peccati che non possono essere lavati con le lacrime del proprio pentimento – scriverà in altra occasione Ambrogio con memorabile eloquenza – «piangerà per te la madre Chiesa, che interviene per ciascuno come una madre vedova per il figlio unico. Essa, infatti, prova compassione, per una specie di connaturato spirituale dolore, quando vede i suoi figli avviarsi alla morte per dei vizi mortali» (In Lucam 5, 92).

Teodosio obbedì al Pastore del quale poi disse: «Non c’è che un vescovo al mondo: Ambrogio». E il suo sincero pentimento gli meritò da parte del Vescovo di Milano un tal plauso come pochi se ne leggono negli annali della storia: «– disse il santo Vescovo nell’elogio funebre dell’imperatore –, ho amato questo uomo che preferì ai suoi adulatori colui che lo riprendeva. Gettò a terra tutte le insegne delle dignità imperiali, pianse pubblicamente nella Chiesa il peccato nel quale lo si era perfidamente trascinato, e ne implorò il perdono con lacrime e gemiti. Semplici cortigiani si lasciano distogliere dalla vergogna, e un imperatore non ha arrossito di compiere la penitenza pubblica, e da allora in poi non un sol giorno passò per lui senza che avesse deplorato la sua mancanza».

Letture del giorno

Sant’Ambrogio

PRIMA LETTURA (Is 29,17-24)
In quel giorno gli occhi dei ciechi vedranno.

Così dice il Signore Dio:
«Certo, ancora un po’
e il Libano si cambierà in un frutteto
e il frutteto sarà considerato una selva.
Udranno in quel giorno i sordi le parole del libro;
liberati dall’oscurità e dalle tenebre,
gli occhi dei ciechi vedranno.
Gli umili si rallegreranno di nuovo nel Signore,
i più poveri gioiranno nel Santo d’Israele.
Perché il tiranno non sarà più, sparirà l’arrogante,
saranno eliminati quanti tramano iniquità,
quanti con la parola rendono colpevoli gli altri,
quanti alla porta tendono tranelli al giudice
e rovinano il giusto per un nulla.
Pertanto, dice alla casa di Giacobbe il Signore,
che riscattò Abramo:
“D’ora in poi Giacobbe non dovrà più arrossire,
il suo viso non impallidirà più,
poiché vedendo i suoi figli l’opera delle mie mani tra loro,
santificheranno il mio nome,
santificheranno il Santo di Giacobbe
e temeranno il Dio d’Israele.
Gli spiriti traviati apprenderanno la sapienza,
quelli che mormorano impareranno la lezione”».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 26)
RIT. Il Signore è la mia luce e mia salvezza.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Il Signore viene, andiamogli incontro:
egli è la luce del mondo.
Alleluia.

VANGELO (Mt 9,27-31)
Gesù guarisce due ciechi che credono in lui.

In quel tempo, mentre Gesù si allontanava, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!».
Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!».
Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi.
Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.

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