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San Luigi Orione e l’Eucarestia, parte 2

San Luigi Orione e l'Eucarestia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: San Luigi Orione e l’Eucarestia, parte 2
Martedì 25 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 20, 20-28)

In quel tempo, si avvicinò a Gesù la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dóminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 25 luglio 2023. Festeggiamo quest’oggi San Giacomo apostolo e facciamo quindi tantissimi auguri a tutti coloro che portano questo bellissimo nome.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 20-28.

Continuiamo la nostra meditazione su questa bellissima figura di San Don Luigi Orione. Adesso vediamo:

La messa di Don Orione 

È senza dubbio una delle meraviglie più ammirate della vita di Don Orione. “Se avesse visto Don Orione a dire Messa… quell’uomo vedeva il Signore!”, confidava Mons. Magnaghi. Mentre Mons. Del Corno argomentava: “Ho assistito alla Messa di tanti sacerdoti, distinti per pietà, ma non ho mai provato un’impressione così profonda ed indimenticabile come da quella Santa Messa di Don Orione. Ho tirato questa conseguenza: Questo uomo è un uomo che merita fiducia, perché è un uomo che non scherza con Dio!”.

La prima osservazione: “quell’uomo vedeva il Signore”; certo! Era talmente abituato a contemplare Gesù nell’Eucaristia che quell’uomo vedeva il Signore. Non dobbiamo subito per forza pensare a eventi mistici. Quando i nostri occhi si abituano a vedere oltre, a vedere oltre l’apparenza, poi vediamo sempre oltre. E veramente vediamo il Signore in quel pane, che pane più non è, e ci comportiamo di conseguenza. 

Questa frase finale di Monsignor Del Corno è molto bella: “Quest’uomo è un uomo che merita fiducia perché è un uomo che non scherza con Dio”. Un sacerdote non merita fiducia perché mi è simpatico. Un sacerdote non merita fiducia perché la pensa come me. Non merita fiducia perché è dolce, perché mi tratta bene, perché non va mai contro quello che io dico. Non merita fiducia perché è brillante nel fare le omelie, perché è brillante nello scrivere i libri, perché è intelligente, perché è capace di stare con le persone, perché sa stare con i poveri, perché ha una vita retta, perché è moralmente impeccabile.

Un sacerdote merita fiducia perché e quando, soprattutto, non scherza con Dio; se noi vediamo che non scherza con Dio, quindi, che prende Dio sul serio e tratta Dio per quello che è, cioè Dio, quest’uomo merita il massimo della fiducia. Dobbiamo uscire — vi ricordate quando vi ho commentato Bonhoeffer? — da questa mentalità carnale, assolutamente mondana, che giudica secondo i criteri del mondo, della carne, le cose di Dio. E quindi: mi sei simpatico? Ti do fiducia. Mi tratti bene? Ti do fiducia. E via di seguito… “Ma perché non scherza con Dio”. Questo è l’aspetto fondamentale e io concordo in pieno con Monsignor del Corno, assolutamente. E si vede quando un sacerdote non scherza con Dio: lo prende sul serio, non svilisce la sua parola, la rispetta, e insegna a rispettarla. 

La fama della “Messa di Don Orione” si diffuse anche negli ambienti delle università romane. Succedeva, come vari testimoni hanno ricordato, che, quando si spargeva la voce che Don Orione era a Roma e celebrava nella casa di Via delle Sette Sale, lasciavano l’Università per andare alla Messa di Don Orione, quella feriale, senza altra attrattiva che di vedere quello spettacolo di un uomo a tu per tu con Dio. 

Si aggiungono a ciò

le parole di grande stima da parte del Patriarca di Cilicia degli Armeni, S.B. Hemaiagh Ghedighian, il quale incontrò Don Orione quando, nei primi anni ‘30, studiava al Collegio Romano e all’Apollinare. Anche lui più volte si recò alla Messa di Don Orione.

Don Orione scrisse:

“L’azione vera del Sacerdote, quella per la quale egli è costituito dal sacramento dell’ordine sacro, è la celebrazione del santo sacrificio della Messa”.

 Capite? L’azione vera del sacerdote, quella per la quale egli è costituito dal sacramento dell’ordine.

Tutte le azioni più sante, prima e dopo, non valgono una santa Messa.

Tutte, eh! Scrive Don Orione. 

Il santo Sacrificio eucaristico della Messa è il centro della religione cristiana, il cuore della devozione, l’anima della pietà, un mistero ineffabile che ci svela l’abisso della carità divina per cui Dio si dona realmente a noi, ci comunica generosamente le sue grazie e favori”.

Ecco, vedete, il Signore mi ha fatto venire in mente, proprio adesso che vi dovevo leggere questa nota. Proprio nel libro “Don Orione. Un vero spirito ecumenico”, a pagina 85 si legge: 

Don Orione a un prete angosciato dai problemi indicò con naturalezza la soluzione 

Sapete, anche un sacerdote può incontrare questo momento di fatica, rimane angosciato. E lui risponde così: 

“Ma non hai la Santa Messa? Non sei sacerdote?”

E poi diceva: 

“Tante soluzioni vengono dall’altare. Tante decisioni fioriscono sull’altare”. 

Quando un sacerdote arriva a scrivere frasi così, vuol dire che le vive. Perché vuol dire che è il primo che le fa sue. Noi forse ci avviliamo, ci deprimiamo, ci scoraggiamo perché abbiamo perso il senso di cos’è la Santa Messa e di cos’è il sacramento dell’ordine e forse perché siamo troppo poco vicino all’altare: è da lì che vengono decisioni, è da lì che fioriscono le decisioni, è da lì che vengono le soluzioni, è da lì che viene tutto! E come si vede, come vi ho letto: tutto, prima e dopo, non vale una Santa Messa.

Questo vale per un sacerdote, questo vale per tutti: la Santa Messa deve avere il posto privilegiato e primario nella nostra giornata. Bisogna fare di tutto per andare alla Santa messa ogni giorno e saltarla solo per gravissime ragioni, e ripeto gravissime ragioni, Se non ci sono si va alla Santa Messa, punto, senza se e senza ma. Perché lì c’è tutto! 

Pensate che:

 All’interno della sua Famiglia religiosa, Don Orione, nel 1927, fondò il singolare ramo delle Sacramentine adoratrici non vedenti. Sono tutte e solo cieche, interamente dedite a “far compagnia a Gesù”, come indicò loro il Fondatore. “Sono il nostro forno di carità” spiegava ai suoi confratelli e suore, “facchini della Divina Provvidenza” impegnati nella carità attiva verso i poveri. 

“Le suore Sacramentine vivono — leggiamo al n.15 delle loro Costituzioni -, nel cuore stesso della Chiesa. La loro missione specifica è l’adorazione, il ringraziamento, la riparazione, l’impetrazione in unione a Gesù mediatore e vittima: vivendo lo spirito eucaristico per una vera testimonianza di vita eminentemente apostolica, con vera pietà liturgica e nascondimento fecondo”.

Pensate, delle monache di clausura tutte cieche, che hanno come scopo adorare, ringraziare, riparare, impetrare. È una vera pietà liturgica. Sentite: 

Qualcuno suggerì a Don Orione l’opportunità di mettere le grate per la clausura delle Sacramentine cieche. Ma egli pronto rispose: “Ce l’hanno già. Lasciate che le vedano. La loro serenità è un continuo apostolato”.

Più grate di così: sono cieche! Bella questa cosa: “Lasciate che gli altri le vedano, perché è un grande apostolato”.

Questo ramo religioso esiste ancora: 

“Attualmente le monache sacramentine non vedenti sono circa una cinquantina, e hanno comunità in Italia, a Tortona, in Argentina, Cile, Brasile, Kenya e Albania. In tutto al mondo la famiglia di Don Orione conta 840 contemplative”.

Pensate! 

Bene, ci fermiamo qua. Credo che oggi abbiamo motivi sufficienti per riflettere su tante cose importantissime.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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