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Vieni e vedi

Natanaele

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 24 agosto 2021

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

Vieni e vedi

Eccoci giunti a martedì 24 agosto 2021. Oggi festeggiamo San Bartolomeo Apostolo. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo I di San Giovanni, vangelo 45-51.

È sempre affascinante poter leggere questo Vangelo perché si vede che, per chi vive una vita vera, per colui il quale non porta in sé falsità come Natanaele, non servono grandi segni per credere, grandi cose per credere. Agli scribi e farisei non è mai sufficiente niente, per Natanaele è sufficiente che Gesù gli dica:

“Ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”

E lui subito crede. 

«Vieni e vedi».

Bellissima la risposta di Filippo, dovremmo imparare anche noi a fare così. Alla domanda:

«Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?»

Noi avremmo cominciato a dire: “Guarda, adesso ti spiego, adesso devi venire…” perché avremmo voluto convincere. Noi vogliamo sempre convincere gli altri, facciamo mille polemiche perché gli altri devono pensarla come noi. Invece Filippo risponde:

«Vieni e vedi».

Tre parole: “Vieni e vedi”, così risponderai tu stesso alle tue domande. Non si mette a raccontare una verità che Natanaele non può capire. Natanaele non ha ancora incontrato Gesù, è inutile spiegare ciò che l’altro ha bisogno di sperimentare. Non si può. Ognuno di noi deve fare la sua esperienza, e non è sempre e solo questione di testa. Abbiamo bisogno di sentire, di provare, di sentirci anche noi dire: “Ti ho visto sotto al fico”.

Bellissima questa espressione.

Quest’oggi vorrei parlarvi di qualcosa di cui già vi ho parlato, ma oggi lo vorrei affrontare ancora meglio: noi dobbiamo sapere vivere il “carpe diem” di Orazio, dobbiamo saper cogliere l’attimo: “Vieni e vedi. Adesso”. Non si può rimandare. La vita ci chiede di fare scelte ben precise, adesso, in questo istante, oggi. Dobbiamo imparare a vivere il tempo kairologico, che si contrappone al tempo cronologico.

Il tempo cronologico è il tempo nel quale viviamo tutti noi ogni istante della nostra vita, purtroppo, è quello che considera il tempo nel suo sviluppo più lineare, più misurabile.

Il tempo kairologico ci racconta il tempo come momento opportuno, come istante delle occasioni, come tempo per compiere, un tempo maturo per compiere un’azione, tempo adatto a cogliere la palla al balzo. Noi di questo abbiamo bisogno, del tempo kairologico. Non siamo esperti di questo tempo, ci viviamo poco in questo tempo, che è completamente diverso dal tempo cronologico, che è il tempo che tu misuri. 

Per meglio comprendere questi concetti possiamo fare riferimento alle raffigurazioni antiche di Kronos e di Kairos, perché anche Kairos era una divinità, anche se non tanto conosciuta e poco adorata. 

Kronos è un terrificante titano di grandissimo potere che divora i suoi figli. Interessante, Kronos è potente ma sbrana i suoi figli, chi vive nel tempo di Kronos non sa avere generazione, non sa mettere in piedi una discendenza, non è generativo, per cui il futuro in Kronos viene continuamente inghiottito nel passato. La gente che vive secondo Kronos non sa vivere nel presente, si proietta nel futuro ma poi di fatto si ritrova nel passato. Con Kronos non si vive una bella vita, perché non siamo mai dove dovremmo essere, siamo o indietro o avanti.

Gustati questo gelato, ma mangialo con gusto! Gusta questo tramonto bellissimo! Gusta i bei pappagalli che cantano, gusta questo bellissimo cielo, questa bellissima montagna, questo bellissimo mare ovunque tu sia! Gusta questo violino! Sapete d’estate ci sono quei posti di villeggiatura dove fanno i concerti di archi, di flauti all’aperto. Vai a gustarti queste bellezze! Gustati queste giornate di sole caldo, queste sole giornate di cielo terso. Gusta i fiumi, i torrenti se sei in montagna, il mare, quest’acqua tersa!

Chi vive in Kronos non vede niente di tutto questo, sbrana, divora, consuma, non si accorge, non sa accorgersi, non sa fermarsi per contemplare una rosellina, per vedere la meraviglia che c’è in una formichina, non è capace.

Si dice, per chi vive in kronos: “Non ho tempo”. Chi vive in kronos non ha mai tempo.

E poi c’è invece Kairos. Kairos è un ragazzo, ve lo ricorderete, chi ha studiato, è un ragazzo con le ali hai piedi, un rasoio in mano e la testa rasata, tranne che per un ciuffo davanti sopra la fronte. Ha tutta la testa rasata tranne che per un ciuffo. Bellissimo. Per prendere Kairos si devono avere dei riflessi affilati, una mente acuta, bisogna essere pronti a prendergli il ciuffo mentre sta arrivando veloce come il vento, perché una volta passato non c’è più modo di raggiungerlo, e una mano sulla nuca rasata ovviamente non trova appiglio. Tu Kairos lo devi prendere davanti, non dietro, sarebbe troppo tardi. Devi essere svelto. 

Il tempo kairologico di cui ho parlato all’inizio: «Vieni e vedi», concretamente, che cos’è?

È il momento in mezzo ad un discorso nel quale capisci che puoi osare, puoi dire qualcosa di grosso. 

È il momento nel quale vedi arrivare l’onda e dici: “Questa è mia! Questo è il momento!”

È l’istante in cui ti decidi a dare un bacio perché è il momento giusto per dare il bacio, è il momento giusto per fare una genuflessione, è il momento giusto per dire “No”, oppure “Sì”. 

È un’ispirazione e, se vi ricordate, vi ho sempre citato il Kairos come il tempo di Dio, il tempo da dare a Dio per eccellenza.

Ecco perché durante quel tempo non possiamo fare altro che questo, perché è il tempo di Dio. Nel tempo di Dio non posso fare i fatti miei. Noi abbiamo tanto l’idea che preghiamo e preghiamo ma provate a fare un esperimento, tenetevi vicino un cronometro — abbiamo tutti nel telefono questi strumenti — provate a cronometrare il tempo netto che date a Dio, netto, non che quando pregate fate altre millecinquecento altre cose (guardate gli appunti, il promemoria, gli impegni…), no, il tempo netto, se devi fare altro metti pausa. Si avranno grandi sorprese.

“Ma oggi quanto ho pregato? Ho pregato tantissimo! Andiamo a vedere il cronometro?”

È molto meno di quello che tu credi. Fare un’ora di Kairos puro, è difficilissimo, perché magari inizi ad una certa ora la preghiera, ma dentro a quell’ora lì fa tante di quelle piccole codine che mangiano tanti di quei piccoli minuti che alla fine di quell’ora è rimasto niente per Dio. E chiama a Tizio, e rispondi a Caio,  e fai questo e fai quell’altro…

Il tempo del Kairos nel quale stai davanti al Tabernacolo, oppure al Crocifisso. Oggi ho totalizzato tot minuti di Kairos.

Ecco perché Mons. Fulton Sheen diceva: “Almeno un’ora al giorno davanti a Gesù Eucarestia”

Fate la prova del cronometro e vedrete quanto tempo dedichiamo a Dio. Quindi dobbiamo imparare a vivere il carpe diem, a cogliere l’attimo, a vivere il tempo dell’opportunità.

«Vieni e vedi».

Adesso. 

Quanto tempo kairologico abbiamo perso nella nostra vita? Tantissimo. Quante occasioni buttate via per paura, “ho vergogna”, “non so come dirlo”, “non so come presentarmi”, “poi mi sgrida, mi tratta male”… 

E se poi invece fosse tutto il contrario di quello che tu temi e pensi? E tu ti accorgessi dopo che hai buttato via giorni, ore, mesi, anni, per la “paura di…”?

Stolto, stolto. Le paure sono fatte per essere vinte. Per questo sono fatte le paure, perché tu le debba vincere.

Vi auguro di diventare anche voi dei grandi cultori del tempo kairologico.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 1, 45-51)

In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

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