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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 7

Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 1 febbraio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Nostra Signora del Laus e la Venerabile Benedetta Rencurel, parte 7

Eccoci giunti a martedì 1 febbraio 2022. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo V di San Marco, versetti 21-43. 

Un testo bellissimo, ci sarebbero tantissime cose da dire su questo testo ma ovviamente non è possibile. Avete notato che ritorna il tema temporale dei 12 anni: 12 anni l’emorroissa, 12 anni la bambina, interessantissimo. E poi questo toccare:

«Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata»

E poi Gesù che prende per mano, Gesù che prende il padre della bambina.

“Furono presi da grande stupore.”

Nella Scrittura niente è scontato. Mi permetto di fare solo una sottolineatura piccolissima dentro a tutta questa ricchezza bellissima.

«Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!».

 Sapete che questa espressione: “Non temere” nella Scrittura ritorna 365 volte, una per ogni giorno dell’anno. Potremmo dire, è come se Dio ogni giorno volesse dirci una parola, la stessa:

“Non temere”

 Ogni giorno dell’anno Dio ci dice:

“Non temere”

Perché?

Perché la nostra fede è fragilissima, noi crediamo di aver fede, ma credere di aver fede e avere fede non è la stessa cosa. La fede in questo testo, in questo brano del Vangelo 21-43 di San Marco è l’asse portante. L’emorroissa ha fede e viene guarita senza che neanche Gesù dica una parola, per la sua fede viene guarita.

 Al capo della Sinagoga viene detto:

“Abbi fede!”

 Noi abbiamo bisogno di fede, io credo che nessuno di noi possa dire di non aver bisogno di fede. In ogni istante della nostra vita abbiamo bisogno di ridire o meglio di riascoltare questa Parola che ci dice:

«Non temere, soltanto abbi fede!»

 Davanti alla morte ci viene detto:

«Non temere, soltanto abbi fede!»

Perché per Gesù la morte è un sonno dal quale Lui può risvegliarci. Per Gesù la morte non è la fine di tutto, perché Gesù è la Vita.

“Non temere”

 E allora, quando attorno a noi tutto sembra parlarci di morte, sembra volere instillare, attraverso il rito della paura, questo senso di morte e di sconfitta, di impotenza, di disfatta, di fine di tutto:

“Non temere”

“Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte.”

Gesù cosa fa?

“Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete?”

Persino di fronte alla morte quando c’è Gesù trambusto e urla e pianti sono fuori luogo. La morte, dobbiamo stare molto attenti, la morte e la paura della morte generano disordine, generano ansia, non si sa più parlare, si urla, non si è più capaci di calma, c’è trambusto, ma quando c’è Gesù non può esserci trambusto e non ci possono essere urla e non ci possono essere strepiti.

“Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum»”

Anche questa espressione dovremmo tenere nel cuore:

«Talità kum»

Anche a noi Gesù dice: “Fanciulla, fanciullo”, anche se abbiamo ottant’anni siamo tutti dei fanciullini, se viviamo in grazia di Dio siamo tutti fanciullini.

«Fanciulla, io ti dico: àlzati!»

E quella parola ci fa liberare dai legami terrificanti della morte. 

Mi colpì, quando studiavo per diventare Sacerdote, un’espressione, una riflessione di Sant’Alfonso Maria de Liguori, lui diceva che: “il Sacerdote, il parroco ha il dovere di portare i Sacramenti ai fedeli, anche a costo della propria vita”. Cioè se c’è un fedele che sta per morire ed è in una situazione pericolosa. 

Il sacerdote non può comportarsi come il pompiere, il volontario dell’ambulanza, il poliziotto, non può fare così. Voi sapete che i pompieri, così come coloro che vanno in ambulanza, hanno dei protocolli da seguire. Cioè non è che ognuno si inventa cosa fare, ci sono dei protocolli ben precisi, dei protocolli che si imparano a memoria e che tu devi seguire passo dopo passo, perché seguire il protocollo permette che tutto vada bene, perché sono protocolli studiati, verificati, sperimentati. Quindi si arriva ad certo punto e si dice: “Per questa situazione devi seguire questo protocollo fatto di cinque punti e li devi seguire in ordine, così come sono scritti”. Se arrivi ad un punto in cui non puoi procedere, ti devi fermare. Per esempio, il primo punto è sempre: “La scena è sicura?”, quindi quello dell’ambulanza arriva, il pompiere arriva (ovviamente farà una valutazione diversa), ma il tema è: la scena è sicura? 

“Non è sicura perché — non lo so facciamo finta — c’è della benzina per terra… c’è un fuoco accanto… non è sicura perché c’è un cavo dell’alta tensione staccato e per terra è bagnato… non è sicura perché c’è una persona con un coltello…”

La scena non è sicura, non puoi intervenire, perché non è richiesto che tu debba mettere a rischio la tua vita, devi prima bonificare la scena. Quindi se sei un volontario dell’ambulanza chiamerai la polizia, chiamerai i vigili del fuoco, chiamerai e dirai: “Guardate c’è un rischio di incendio dovete venire perché la scena non è sicura, io non posso andare a salvare quella persona finché voi non mettete la scena in sicurezza” .

Il Sacerdote non è così. Al sacerdote, dice S.Alfonso, non importa se la scena è sicura, perché — facciamo finta — quella persona è caduta in dirupo ed è laggiù che sta morendo, in una zona pericolosissima, se quella persona chiede, desidera, vuole confessarsi, ha bisogno di confessarsi, perché sa che sta per morire — è un caso che mi sto inventando per farvi capire — e lì c’è un Sacerdote, il Sacerdote deve andare là. 

Sant’Alfonso dice che “A costo della sua vita, lui deve andare ad amministrare i Sacramenti”.

 È suo compito, se non lo fa pecca gravemente contro Dio.

«Talità kum»

C’è Gesù. Qual è la differenza tra Sacerdote, il pompiere e il volontario della croce rossa? È che ciò che muove il Sacerdote non è un lavoro, non è un mestiere, ciò che muove il Sacerdote è la risposta a una chiamata, quella di Dio. Il Sacerdote è Sacerdote per sempre, ovunque.

Il suo primo compito qual è? Portare Gesù alle anime, e se quel giorno è richiesto il sacrificio della sua vita, lo deve fare, non perché è un incosciente, ma perché sa che Gesù è la Vita, sa per esperienza, che non deve temere, “soltanto abbi fede, fosse anche da dover incontrare la morte, tu la incontrerai sapendo che Gesù vince tutto, vince su tutto, persino sulla morte”.

Rileggetelo questo testo, io ve lo consiglio perché è veramente bello, è un testo che ci può aiutare. Questa esperienza di Giairo, del capo della Sinagoga, ci insegna che noi dobbiamo credere anche quando la morte sembra aver detto l’ultima parola. 

E allora proseguiamo la lettura del nostro libro “Le meraviglie di Laus”, di questa apparizione della Madonna a Laus, siamo arrivati all’ottavo capitolo. Leggiamo qualcosina anche oggi.

Io sono Maria

“La fama di quelle meraviglie non poteva fermarsi a Saint-Etienne; sorpassò le montagne, e nella città di Gap non si parlava che degli avvenimenti di Làus. Allora il giudice della vallata, M. Grimaud, si portò sul luogo per un’inchiesta.” 

Le viene chiesto di domandare il nome alla bella signora e quindi Benedetta sa quanto il giudice le chiede.

“Dopo essersi ben preparata si portò al luogo solito, dove la bella Signora le si dava a vedere, seguita processionalmente dalle figlie di Maria e dallo stesso giudice M. Grimaud. Desiderosa anch’essa di sapere se fosse la S. Vergine e se avesse piacere di essere onorata in quel sito, le indirizzò le parole suggerite. 

La bella Signora rispose a Benedetta che non era necessario costruire una chiesa in quel luogo, perché ne aveva scelto un altro a lei più caro, poi le disse: 

Io sono Maria, la Madre di Gesù: tu non mi vedrai più in questo luogo, né più mi vedrai per un po’ di tempo. – 

La pastorella trasmise questa risposta al buon giudice, che subito esclamò: 

Queste parole mi confermano nella mia persuasione che la S. Vergine si degnasse di comparire a questa semplice e povera fanciulla. –

La bella Signora era dunque Maria. 

Maria, quando si presenta, è sempre in relazione a suo Figlio. Avrebbe potuto dire: “Io sono la Vergine Maria”, invece dice:

“Io sono Maria, la Madre di Gesù”

E, di fatto, Lei qui poi non apparirà più. Si innalzerà un monumento commemorativo ma non si farà una chiesa, viene fatta una piccola cappellina che porta il nome di “Nostra Signora dei Forni”, però non è qui che avverrà la costruzione della chiesa, qui c’è solamente la memoria di questi primi quattro mesi delle apparizioni. 

E vediamo il capitolo: 

Apparizione a Pindreau.

“Le parole “ tu non mi vedrai più in questo luogo, nè più mi vedrai per un po’ di tempo”, colle quali ebbero termine le apparizioni ai Forni, furono per la pia fanciulla una spada di dolore che veniva a trapassarle il cuore, furono come un calice di amarezza che la Buona Madre versava nella coppa delle sue gioie. Triste, desolata e piangente andava errando fra i burroni e i dirupi, cercando sempre Colei, che era diventata la delizia del suo cuore ma non la trovava. Più volte si recò alla valle benedetta, ma la grotta era vuota, e la sabbia non riproduceva più le tracce del Divino Infante, e finisce col non più andarci. 

Un segreto richiamo l’attira altrove. 

Di preferenza conduce le sue pecore nella parte sottostante al villaggio, sulle rive dell’Avance. Dopo un mese, il 29 settembre 1664, anniversario della sua nascita, e festa dell’Arcangelo S. Michele, vede tutto ad un tratto sulla riva di fronte, a metà costa di un monticello, dietro il quale si cela Làus, una luce più splendente di quella del sole, e nel seno di quella abbagliante aureola, la sua Divina Principessa. Più veloce del lampo, ella vola verso la parte ove si trova la visione miracolosa, ma il fiume è gonfio e la passerella in legno è scomparsa. Allora la grossa capra le impresta il suo dorso, e la pastorella raggiunge senza fatica la riva opposta.” 

Questa capra era una capra veramente super speciale! Faceva un po’ di tutto! Dovremmo avere anche noi una capra così… mi farò regalare una capra in modo tale che mi porti addirittura ad attraversare i fiumi. No, scherzo, non regalatemi una capra, altrimenti adesso mi arriva qui un gregge di capre. Se succede come i dolci, aiuto si salvi chi può!

“Anelante di emozione, sale il pendio della costa, e in pochi istanti si trova ai piedi della buona Madre. 

– Mia buona Signora, perché mi avete privata tanto tempo dell’onore di vedervi?- 

La radiosa Vergine sorrise e rispose alla sua diletta figlia mostrandole la parte settentrionale del monticello: 

Recati a Làus; là troverai una piccola cappella, dalla quale sentirai esalarsi un gradito profumo; là mi vedrai e mi parlerai molte volte. – 

Ciò detto scomparve.” 

Vedete che la Vergine Maria non risponde alle nostre domande quando sono inopportune.

– Mia buona Signora, perché mi avete privata tanto tempo dell’onore di vedervi?-

Non risponde, le dice un’altra cosa:

“Recati a Làus”

Le dice di andare Laus, che è tutta un’altra questione

Il luogo, su cui posò i piedi la Regina del Cielo, in questa apparizione, si chiama Pindreau: attualmente vi si vede un suggestivo monumento commemorativo.” 

Domani vedremo la prima apparizione a Laus.

Impariamo che non tutte le nostre domande fatte a Dio sono poste correttamente a tal punto da avere una risposta. Impariamo a fare le domande giuste, al momento giusto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

 

VANGELO (Mc 5, 21-43)

In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

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