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Domandare a Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.94

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Domandare a Dio – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.94
Venerdì 2 febbraio 2024 – Presentazione del Signore nel tempio, Candelora

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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SECONDA LETTURA (Eb 2, 14-18)

Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 2 febbraio 2024. Oggi festeggiamo la Presentazione del Signore al tempio. Oggi è la festa della Candelora e c’è il rito della benedizione delle candele.

Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dalla lettera agli Ebrei, capitolo secondo, versetti 14-18. 

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo giunti al trentesimo capitolo.

CAPITOLO 30

Dice quanto importi capire ciò che si domanda nella preghiera –Tratta di queste parole del “Pater noster”: “Sanctificetur nomen tuum, adveniat regnum tuum”, e le applica all’orazione di quiete di cui comincia a parlare.

1 — Chi è colui che, malgrado ogni sua leggerezza, avendo da domandare una grazia a una persona di riguardo non pensi prima come domandargliela, per non essere villano e dispiacerle? Non deve forse sapere ciò che chiede e comprendere il bisogno che ne ha, specialmente se chiede cose d’importanza, come sono quelle che il nostro buon Gesù c’insegna di chiedere al Padre suo? Ecco una cosa che mi par degna di nota. Non potevate Voi, Signor mio, racchiudere tutto in una parola, e dire: “Dateci, o Padre, tutto quello che ci conviene?”. Per Chi conosce a fondo ogni cosa, mi sembra che questo possa essere sufficiente.

2 — Si, per Voi e per vostro Padre, questa sola parola, o Sapienza eterna, sarebbe stata sufficiente. Così infatti Voi vi siete espresso nel giardino degli olivi: avete manifestato il vostro desiderio e il vostro timore, e poi vi siete rimesso al volere di vostro Padre. Ma conoscendo, Signore, che noi non siamo rassegnati alla sua volontà come Voi, avete creduto di precisare bene le domande, acciocché considerassimo la convenienza di ciò che domandiamo, astenendoci quindi dal domandare qualora non ci sembrasse conveniente. Siamo così fatti che talvolta il nostro libero arbitrio rifiuta ciò che il Signore ci dà perché non conforme al nostro piacere, anche se si tratta di cose che per noi sarebbero le migliori. Del resto, noi non crediamo mai di essere ricchi se non quando abbiamo il denaro fra le mani. Gran Dio, com’è debole la nostra fede!… Tanto debole che, anche a proposito della doppia eternità che ci aspetta, non riusciamo mai a persuaderci che il premio o il castigo ci saranno dati sicuramente!

3 — Figliuole mie, imparate a conoscere ciò che domandate nel Pater noster, per non rifiutare i doni di Dio qualora Egli vi esaudisse. Forse che non vi conviene quello che gli chiedete? Se così vi sembrasse, astenetevi da ogni domanda e supplicate il Signore a illuminarvi. — Siamo ciechi, aborriamo i cibi di vita per portarci a quelli che dàn morte!… spaventosa ed eterna.

Abbiamo letto questi primi tre paragrafi. Allora, innanzitutto Santa Teresa ci invita a pensare prima come domandare a Dio, come si domanda a Dio; ecco, questo “come” è importantissimo. 

Poi ci ricorda il comportamento di Gesù nell’orto, nel giardino degli ulivi. Che cosa ha fatto Gesù nel giardino degli ulivi? Ha fatto una cosa interessante: ha manifestato al Padre il suo desiderio e il suo timore, e poi si è rimesso al volere del Padre. 

Quindi, anche noi dovremmo imparare a manifestare il nostro desiderio, a manifestare il nostro timore al Padre; poi, però, a rimetterci alla volontà di Dio. Certo, non è facile, ma è questa la strada di Gesù; Gesù ha seguito questa strada. E dobbiamo imparare ad astenerci dal domandare qualcosa, se questo qualcosa ci dovesse sembrare non conveniente o poco conveniente. Ci sono cose che, magari, uno dice: sì, questa cosa la chiederei, però non è conveniente chiederla; non chiederla!

Poi dobbiamo imparare a conoscere ciò che si domanda nel Padre nostro, perché? Perché noi non dobbiamo rifiutare i doni di Dio, i doni che Dio ci vuole fare, non dobbiamo rifiutarli mai. Noi dobbiamo imparare a comprendere quali sono i doni di Dio, perché, alle volte, può capitare che Dio ci faccia dei doni che, per noi, sono tutto, tranne che dei doni, purtroppo. Perché è vero che siamo ciechi e, alle volte, succede che rifiutiamo i cibi di vita, per rivolgerci a quelli che invece danno morte, e lei dice: una morte “spaventosa ed eterna”; a cosa sta pensando? Alla morte eterna — appunto: spaventosa ed eterna — cioè, sta pensando all’inferno. Quindi è importante non rifiutare i doni di Dio. 

Andiamo avanti:

4 — Il buon Gesù, dunque, ci invita a dire le parole seguenti, con le quali chiediamo che il regno di Dio venga in noi: Sia santificato il nome tuo, venga il tuo regno! Ammirate in ciò, figliuole, la grande sapienza del nostro Maestro, e considerate ciò che domandiamo con questo regno, essendo bene saperlo. Il buon Gesù pose queste domande una presso l’altra, perché sa che per la nostra grande miseria noi non possiamo santificare, lodare, esaltare e glorificare degnamente il nome santo del suo Eterno Padre, se non dopo averci Egli abilitati con darci quaggiù il suo regno. Voglio dirvi quello che ne penso, affinché non solo intendiate il valore della domanda, ma sappiate ancora quanto importi insistervi e far di tutto per piacere a Colui che ci può esaudire. Se i miei pensieri non vi piacciono, trovatene altri. Il nostro Maestro vi autorizza, purché vi sottomettiate in tutto a ciò che insegna la Chiesa, come faccio pur io.

5 — Ecco tra gli altri uno dei più grandi beni che, a mio parere, godremo nel regno de’ cieli. L’anima lassù non farà più caso della terra, sarà inondata di gioia e di tranquillità, si rallegrerà della gioia degli altri, sommersa in una pace inalterabile e in una soddisfazione senza limiti: pace e soddisfazione che sgorgheranno dal vedere il nome santo di Dio lodato e santificato da tutti, offeso più da nessuno. Tutti lo ameranno; l’anima non si occuperà che in amarlo, né altro potrà fare, perché lo vedrà. — L’ameremmo tanto anche noi se lo potessimo vedere in questa vita! Non certo con la perfezione e continuità con cui lo amano in cielo, però in un modo assai più perfetto che non come ora.

Adesso S. Teresa si concentra su questa espressione del Padre nostro: “Sia santificato il nome tuo, venga il tuo regno” e lei dice: è importante che ci venga dato quaggiù il suo Regno, e solo così noi possiamo: «santificare, lodare, esaltare e glorificare degnamente il nome santo del suo Eterno Padre», solo così. 

Poi descrive “l’anima lassù”, come vive. Beh, questo credo che sia proprio da leggere e da gustare; ciascuno di noi lo può leggere, ciascuno di noi lo può gustare.

La cosa che mi colpisce di più è che questo stato dell’anima, quando sarà in paradiso, in un certo senso lo possiamo già sperimentare qui, sulla terra. “Non fare più caso alle cose della terra”; sì, magari non ci riusciremo totalmente, però ci possiamo allenare a non perderci nelle cose della terra: quello che dicono gli altri, quello che pensano, il potere, il denaro, il piacere, l’apparenza, il gusto, lo spreco, lo sperpero.

Poi la gioia, la tranquillità; che bello è avere “l’anima inondata”. Credo che tanti di noi fanno quest’esperienza, di gioia e di tranquillità, magari non in modo continuativo, come avviene quando si è in cielo, però si prova, si può sperimentare questa gioia, questa tranquillità, magari a volte, però… 

Vedete questa «pace inalterabile» e «soddisfazione senza limiti». Forse solo alcuni grandi santi sono riusciti ad arrivare a questa pace inalterabile, a questa soddisfazione senza limiti; ma probabilmente, guardate, stavo pensando,  credo che sia proprio la caratteristica della santità. Prima ho detto “solo i grandi santi”, poi, pensandoci un secondo, mi son detto: sì, ma in realtà anche il più piccolo santo, anche il santo magari meno conosciuto, di fatto, ha sicuramente sperimentato questa pace inalterabile, di sicuro ha sperimentato questa soddisfazione senza limite, sennò, come avrebbe potuto mettere Gesù al centro!?

E qui, in questo caso, la pace, la soddisfazione, nascono dal fatto che il nome di Dio non viene più offeso, da nessuno, dal fatto che viene lodato e santificato. Però credo che il santo, già sperimentando questa presenza costante di Dio, di fatto, può sicuramente già sperimentare questa pace inalterabile e questa soddisfazione. 

Santa Teresa scrive: «l’anima non si occuperà che di amarlo», non farà altro; bello! “Che cosa hai fatto oggi?” — “Ho amato Dio”; credo che non ci sia mai capitato di dire questa frase: “Oggi cosa hai fatto?” — “Ho amato Dio” — bella, questa cosa.

«L’ameremmo tanto anche noi se lo potessimo vedere in questa vita!»; certo, lei dice: «Non certo con la perfezione e continuità con cui lo amano in cielo, però in un modo assai più perfetto che non come ora». 

Lei poi prosegue:

6 — A quanto dico, parrebbe che per fare questa petizione e pregare vocalmente, io esiga di mutarci in angeli. Del resto, lo vorrebbe anche il nostro divino Maestro nel suggerirci una domanda così sublime. E sono appunto d’avviso, in base al fatto che Egli non ci domanda mai di chiedere cose impossibili, che qualche anima privilegiata giunga con il suo aiuto ad amarlo fin da questo esilio come lo amano le anime già uscite dal corpo. Non certamente con la loro perfezione perché, dopo tutto, si è sempre in mezzo al mare e ancora per via. Ma di tanto in tanto il Signore, vedendoci spossate per la fatica del viaggio, adagia nel riposo le nostre potenze e ci inonda di tale serenità da farci capire qualche cosa di ciò che godono coloro che Egli ha già introdotto nel suo regno. E questa è la grazia di cui noi lo preghiamo, in seguito alla quale l’anima cresce nella speranza di andare un giorno a goder per sempre nel cielo quello che qui le vien dato soltanto a tratti.

Ecco: in cielo, per sempre; qui, a tratti; però, vedete, c’è questa esperienza: il Signore non ci chiede, non ci domanda di chiedere cose impossibili. È bello questo: «vedendoci spossate per la fatica del viaggio» poi ci fa riposare; in che modo? Inondandoci di serenità; noi abbiamo bisogno di serenità.

Quando pensiamo ai cristiani martirizzati, a quei sacerdoti, vescovi, laici, suore, che sono stati, e sono tuttora, in carcere, che nessuno sa di loro, dispersi chissà in quali meandri di chissà quale campo di prigionia, al freddo, al gelo, senza poter mangiare, senza potersi concedere nulla, senza avere uno spazio proprio… Una vita che sembra persa perché cosa fai tutto il giorno? — ricordate il cardinale Van Thuan, di cui vi ho già parlato — Cosa fai il giorno, chiuso in quella cella… una cosa terribile; ti sembra che la tua vita venga sprecata, sei ancora giovane e potresti fare tante cose per il Signore, e non puoi fare niente. Sì, non si può fare niente, però si può amare, si può amare il Signore! 

“Cosa hai fatto oggi?” — “Oggi ho amato il Signore”. Beh, questo è bello. Ecco, allora sia un po’ questo il nostro programma.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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