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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 23

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 23 marzo 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 23

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a mercoledì 23 marzo 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo V di San Matteo, versetti 17-19.

Andiamo avanti con la lettura del nostro libro di Padre Avrillon.

Mercoledì dopo la III Domenica – Giorno di devozione

“Fate oggi consistere la vostra pratica in due cose: la prima in bene esaminare la vostra divozione nelle sue mire, ne’suoi motivi nel culto che rendete a Dio, per toglierle tutto ciò che potrebbe essergli dispiacevole e renderla difettosa come la vanità, l’amor proprio, il rispetto umano, la negligenza; in una parola tutto ciò che non parte da un cuore veramente divoto”.

Questa è la prima.

Ci sarebbe da fare un commento su ogni parola che abbiamo letto, ma non è possibile. Però la nostra devozione va esaminata bene, perché non è che, siccome noi siamo devoti, allora siamo veramente devoti, siccome noi ci vediamo devoti, allora noi reputiamo di essere devoti; no, perché la nostra potrebbe essere una falsa devozione, come ci insegna San Francesco di Sales nel libro “Filotea”.

Quindi dobbiamo vedere la nostra devozione nei suoi scopi, nei suoi motivi, nel culto che rendiamo a Dio, e togliere tutto ciò che la rende non accetta a Dio.

L’amor proprio… Uno dice: «Ma io come faccio a fare entrare nella devozione l’amor proprio? Io non ho l’amor proprio, figurati… Ma no, io non ho l’amor proprio».

L’amor proprio nella devozione, da cosa si evince? Dal fare quello che voglio, come voglio, quando voglio, quanto voglio… capite?

Quindi, il rifiuto, e non solo il rifiuto di fare qualcosa, perché neanche mi viene il pensiero di cercare di avere la benedizione del mio Padre Spirituale, del mio Confessore, su quello che io voglio fare.

Facciamo un esempio: io decido che devo dire cinque Rosari al giorno.

Bene, e la meditazione quando la fai?

«No, io dico cinque Rosari al giorno, ma non faccio meditazione».

Non va bene.

Nella vita spirituale è necessario avere un punto di riferimento, perché se no si possono fare pasticci, e alle volte si possono fare anche cose dannose.

Quello è uno squilibrio, e nella vita spirituale non ci deve mai essere uno squilibrio. Non puoi metterti lì a dire sei Rosari al giorno e non fare mai un quarto d’ora, mezz’ora, un’ora di meditazione, non va bene. Padre Pio, che di Rosari ne diceva ben più di cinque, guai se i figli spirituali saltavano la meditazione!

Altro esempio?

Oggi è venerdì: digiuno totale, non mangio niente, nulla; non solo non mangio ma neanche bevo, proprio da supereroe, zero al quoto, zero totale, non mangio e non bevo niente, perché io voglio partecipare alle sofferenze di Gesù e fare una bella, grande penitenza.

Poi, a mezzanotte e un minuto (quindi siamo già nel sabato), mega pizza americana, con uova, patatine, salsiccia, pancetta e due belle birre ghiacciate. Questo vuol dire non aver capito niente! Questa non è devozione.

Già ve lo avevo detto (ma ve lo ripeto, perché purtroppo consto che in realtà non serve a niente, in realtà si fanno tanti discorsi, ma dopo ognuno fa quello che vuole), ma è ovvio, è logico che non serve a niente.

Il sabato, tra l’altro, è il giorno della Vergine Maria, e quindi anche nel giorno di sabato dovremmo omaggiare la Vergine Maria con qualche piccola rinuncia.

Quindi, io finisco il giorno della Passione con una pizza e due birre ghiacciate ed entro nel sabato della Vergine Maria… un modo bellissimo di festeggiare, se reputo che il digiuno è una cosa importante…

Ecco l’amor proprio: fare quello che voglio, vivere la devozione secondo il mio gusto.

“La seconda nel dimostrare in ogni cosa il vostro amore a Dio con una soda divozione, universale, costante e con un vero raccoglimento, o nelle vostre preghiere, o nelle sacre lezioni, o ascoltando la santa messa. Procurate dunque oggi di esser divoto, come dovete esserlo in tutto il corso di vostra vita, e come vorreste essere stato, se foste in punto di morte”.

Quindi, dimostrare in ogni cosa il nostro amore a Dio con una soda devozione, universale, costante…

Leggete, vi raccomando, il libro “Filotea”, di San Francesco di Sales, che insegna molto bene cosa vuol dire essere devoti.

Faccio il digiuno, niente pane, niente acqua, quasi non respiro, però poi me ne sto due ore al telefono con la bella del mio cuore, o il bello del mio cuore… questo non è un grande raccoglimento.

Vediamo adesso la meditazione del Vangelo di oggi.

Meditazione della divozione, tratta dal Vangelo.

“Ipocriti, dice Gesù agli scribi e ai farisei, Isaia ha ben profetizzato di voi, quando ha detto: Questo popolo mi onora colle labbra, ma il suo cuore è lontano da me”.

Questo è il tema: “Il mio cuore dov’è?” “Dov’è il mio cuore?”

Quando vado a Messa, quando dico il Rosario, quando faccio la penitenza, quando faccio la meditazione, quando mi mangio il mio buonissimo gelato… il mio cuore dov’è?

In ogni cosa…

Quando cucino quella buonissima pastasciutta ai quattro formaggi, con i funghi e il Parmigiano Reggiano di 36 mesi, la noce moscata e una spruzzata di pepe, il mio cuore dov’è?

Uno dice: «Oh… che peccato di gola!»

Ma chi lo ha detto? Ma chi lo ha detto?!

Mentre mi mangio il mio gelato da 6 Euro, con sei gusti, una cosa spaziale… il mio cuore dov’è?

«Oh… hai fatto un peccato di gola!»

Perché? Perché ho mangiato un gelato da 6 Euro?

Ma il mio cuore dov’era?

Tizio prende il gelato da 6 Euro, sei gusti, che quasi non gli sta in mano; Caio prende il gelato da un gusto, 1 Euro.

Tizio ha il suo cuore in Gesù; Caio, con la sua vaschettina da un gusto, ha il suo cuore completamente affogato in quel gelato.

Chi dei due ha fatto un peccato di gola?

Quante stupidaggini, quante stupidaggini ipocrite che noi pensiamo e facciamo! Quanto materialismo spirituale abbiamo!

È un ossimoro il materialismo spirituale, no? No, invece è così, è proprio così. Quanto siamo carnali nella vita spirituale, e quindi stupidi…

Il mio cuore dov’è?! Questo è il punto della questione!

“Il Salvatore parlava così ai divoti di professione, ma falsi divoti, che facevano consistere…”

Attenti eh… attenti, attenti, attenti adesso i falsi devoti cosa facevano, che cosa fanno…

“…la loro divozione in una infinità di piccole osservanze, mentre trasandavano l’essenziale della divozione, che consiste…”

Qual è l’essenziale della devozione? Provate a pensare…

Adesso ve lo leggo, ve lo dico…

Qual è l’essenziale della devozione, cioè qual è il cuore della devozione, qual è l’essenza della devozione?

Io sono devoto perché…

“…nella carità, nella penitenza ed in un amor sincero dello spirito e del cuore a Dio”.

Ecco che cos’è la devozione: carità, penitenza… (e io, scusate, ma quando parlo di penitenza, ho sempre in mente l’amor proprio, non lo stomaco, l’amor proprio, la penitenza dell’io, che passa anche attraverso la penitenza dello stomaco, ma non solo) e un sincero amore dello spirito e del cuore a Dio.

Ecco cos’è la devozione!

“Questi gli facevano un pubblico rimprovero della trasgressione che facevano i suoi discepoli delle tradizioni…”

Figuriamoci un po’… Gesù veniva rimproverato dagli scribi e dai farisei perché i Suoi discepoli non rispettavano le tradizioni.

Gesù?!

Al che uno dice: «No, non è possibile! Non è possibile… veramente».

Rimproveravano Gesù delle trasgressioni delle tradizioni… Gesù, il Figlio di Dio… Dio, che le ha fatte, veniva rimproverato di trasgredire le cose che aveva fatto Lui… incredibile!

Noi ragioniamo a questi punti di follia eh…

“…perché non lavavano le loro mani prima di mangiare”.

Mamma mia! Guardate, mi sembra di vedere i nostri ambienti…

Lo ripeto: “…perché non lavavano le mani prima di mangiare”.

Sono passati duemila anni, eppure…

“Ecco il primo difetto che Gesù riprende nei farisei, di far caso scrupolosamente di certe minuzie e di trascurare le cose essenziali”.

Io le mani me le lavo anche… ma il cuore? Ma l’amore?

“Il secondo è di scandalizzarsi di ogni cosa, e di permetter tutto a se stessi”.

Il primo difetto era quello che vi ho letto, cioè di fare scrupolosamente certe minuzie e di trascurare le cose essenziali.

Quindi, stai attento a quanti grammi mangi e a quante cose fai, e poi il cuore, la carità, non c’è… vabbè…

Il secondo è di scandalizzarsi di ogni cosa e di permettere tutto a se stessi.

“Di più si scandalizzano delle parole di Cristo, perchè scusava i suoi discepoli sull’osservanza di una pretesa tradizione, ed indifferente alla religione, nel mentre che essi trasgredivano senza scrupolo i precetti essenziali. Tali sono i falsi divoti”.

Quindi, si scandalizzano delle cose stupide, delle cose irrilevanti, e poi a se stessi concedono tutto.

«Scusi, guardi che non si può inginocchiare, sa?»

«Ah sì?!»

«Eh, sì… non si può, perché se no…»

«Ho capito…»

Ma il cuore? Il cuore? Tu stai salvando la carità, vero? Tu stai dicendo questo, per carità? Tu stai facendo questo, per amore di Dio? Tu mi stai dicendo questo, pieno della Carità di Cristo in Croce?

Perché, se no, è tutto falso!

Mi è piaciuto quel giovane, che queste vestali sono andate a pizzicare (perché si era messo in ginocchio, si era messo in ginocchio…  oggi è pericoloso mettersi in ginocchio, molto pericoloso) e gli hanno detto: «Mi scusi, sa, ma non si può, perché se no, sa…»

Sembra un po’ il linguaggio di “certi ambienti”, non si dicono mai le cose, bisogna intendersi a cenni: «Perché se no, sa…»

«Eh certo, sì, sì, so…»

Allora, questo giovane, che cosa ha fatto?

Si è messo in ginocchio sul pavimento.

Ha detto: «Qui posso, perché tanto, sa… non è più che…»

«Sì ha ragione, se si mette qui, non si rischia che…»

Beh, allora siamo tutti felici adesso…

Però (perché capite che non possiamo buttare il cervello all’ammasso), chi di voi abita a Milano o a Roma, o magari in altre città, ha la metropolitana, no?

Ok, prendete la metropolitana delle 8.00 del mattino, provate!

Quindi, a Messa non è possibile, “è meglio che non faccia questo, perché se no sa…”, e ci passa in mezzo un autotreno; prendete, invece, la metropolitana delle 8.00 del mattino e guardate cosa succede… io non ve lo dico.

Prendete il treno Milano – Roma, una qualsiasi delle linee superveloci, provate! Provate, prendete il treno Milano – Roma, vedete cosa succede.

Ah ma lì va bene…

Queste sono le nostre ipocrisie, perché in questi secondi casi nessuno fa un fiato e sono dentro come le sardine (e non per venti minuti di Messa, ma magari per 45 minuti, perché il tragitto è lungo), nessuno dice niente, e uno dice: «Scusi, non è che magari succede che…?»

«No, figurati, lì no ! Lì non entra».

Invece a Messa sono quattro gatti…  e lì è pericolosissimo!

E va bene così.

Il bello è che siamo talmente ipocriti, che ci sta bene così e nessuno dice un fiato… va bene, contenti voi, contenti tutti.

“Essi condannano tutto ciò che si oppone al loro capriccio…”

Avete capito?

Ma questo Padre Avrillon lo ha scritto ieri sera, è una lettera che ha scritto a me ieri sera.

“…si usurpano il diritto di giudicare ogni cosa, né vogliono esser giudicati da alcuno”.

O Cielo, ma  allora la storia si ripete sempre! Cioè tu devi stare al capriccio degli ipocriti, che giudicano, giudicano… però non possono essere giudicati.

“Il terzo difetto, che Gesù riprende oggi nei falsi divoti, è la cecità. Sono ciechi, dice il Salvatore, come quelli che li guidano, e cadono insieme nella fossa”.

Mai parole più vere furono scritte!

“Infatti il falso divoto usa ogni diligenza per esaminare i difetti del suo prossimo, per criticarlo, sprezzarlo, parlarne male, per aver luogo di preferire se stesso a tutti gli altri. Non parla che di penitenza e di mortificazione, e s’impazienta al minimo incontro”.

Dovreste vedere i messaggi che leggo io… sono così: non parlano che di penitenza e mortificazione, di fare questo e quest’altro, però poi… se gli schiacci il codino, e se gli dici “no”… si salvi chi può!

“Il più leggiero disprezzo e la minima umiliazione lo scoraggiano e lo confondono…”

Ah… appena li rimproveri: «Ecco, io non valgo niente, sono un miserabile, non conto niente… Ecco, sono fallito con la mia vita… Ecco, non so combinare niente… Ecco, che senso ha il mio esistere?»

Oh Cielo! Ma non ti rendi conto che queste sono le litanie della superbia? Così parla il superbo.

“…vuol’avere tutto l’onore della divozione, senza sperimentarne la fatica. Egli è più impetuoso degli altri nella sua collera, piu insopportabile nella sua indole, più piccante nelle sue parole, ed è cieco abbastanza per non avvedersene”.

Questo non ve lo commento, lo risparmio a voi e a me, perché veramente sarebbe sfondare una porta aperta.

La devozione, o si traduce nel tuo andare a comprarti il gelato, e si vede lì la devozione, oppure è una falsa devozione.

“Finalmente; la falsa divozione (attenti…) non viene da Dio (ovviamente), ma (da cosa?) dalla vanità, dall’orgoglio e dall’amor proprio: questa è una pianta sterile che non ha che foglie, e che il Padre celeste non ha piantata: perciò, dice il Salvatore, sarà tagliata fino alla radice. Queste divozioni sensibili e di puro temperamento, queste divozioni indiscrete e superstiziose…”

Noi siamo pieni di superstizioni, sacre, che abbiamo sacralizzato, ma siamo pieni di superstizioni, di false idee legate alla vita spirituale, cioè pensiamo che mi basta fare questo, per avere quello, o che, fatto questo, sono a posto, ma io non sono mai a posto con Dio. Il mio rapporto con Dio non è il rapporto della “spunta della spesa”, non funziona così, lo sappiamo. Non mi salvo perché ho fatto delle cose, ma mi salvo se ho amato qualcuno.

“…d’interesse e di partito, di comparsa e di pura cerimonia…”

Quanti versi che si fanno in chiesa, quante scene, quante scene inutili… mah…

“…irregolari e capricciose, esteriori e superficiali, che sono mancanti dello spirito di penitenza, saranno riputate per nulla”.

Io vorrei tanto che mi spiegassero, quelli che non fanno più la genuflessione davanti al tabernacolo, perché non la fanno. Perché io non riesco a trovare una motivazione teologica, pastorale (e metteteci tutto quello che volete), che giustifichi questo comportamento.

Perché devo fare un inchino (storto, magari) davanti al tabernacolo, e non devo fare la genuflessione? Io non lo capisco, questi sono capricci. Che vera devozione è, questa? Davanti al Figlio di Dio, davanti a Gesù Eucarestia, perché non devo fare la genuflessione? Che cosa esprime questo mio comportamento?

Uno dice: «Chi sei tu, per giudicare?»

Non è questione di chi sono io per giudicare, è che devo capire, perché siccome il corpo manifesta quello che c’è nell’anima, allora cosa c’è nell’anima quando faccio questo gesto?

Questo non vuol dire che, se faccio la genuflessione, nella mia anima c’è l’amore puro per Dio; no, non sono così stupido da pensare questa cosa, mi rendo ben conto che non è una equivalenza, ma vorrei però capire perché no, cioè perché non compiere quel gesto.

Ho in mente San Vincenzo de’ Paoli, che, inorridito e piangente (perché oramai alla fine della sua vita vedeva i suoi confratelli della Congregazione fondata da lui che non facevano più la genuflessione davanti al tabernacolo, e lui, oramai malconcio nelle gambe, non la faceva, perché, poverino, era distrutto nelle gambe e non ce la faceva più) diceva: «Siccome ho visto questo, ci impiegassi anche cinque ore (lo dico io esagerando, per farvi capire), ci impiegassi tutto il tempo e la fatica del caso, da adesso, io farò la genuflessione».

«Vi prego», diceva San Francesco de’ Paoli, «smettete questa cosa di fare l’inchino, fate la genuflessione! Io, siccome non l’ho più fatta, perché ho dolore e vi ho dato questo cattivo esempio, da adesso mi metterò a farla, ci impiegassi anche non so quanto per mettere il ginocchio per terra».

Voi direte: «Che sottigliezze…»

Va bene, guardate, non voglio aver ragione, non mi interessa, tanto non cambia niente. Ne riparleremo davanti al Giudizio di Dio, là sentiremo finalmente una Parola definitiva su queste cose, là sentiremo che cosa Dio voleva. Sì, peccato che non ci sarà più tempo di tornare indietro e sistemare, ma per qualcuno questi son dettagli… però almeno sapremo…

Io, l’unica cosa che vi posso portare a riprova è l’esempio dei Santi, altro non ho e altro non mi interessa, e i Santi hanno tutti fatto e hanno tutti vissuto in un certo modo la loro devozione verso il Santissimo Sacramento.

“Ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è capace di macchiar l’uomo. Queste ammirabili parole non solamente ci danno a conoscere la sola divozione, ma ancora i caratteri della vera. Pesiamoli al peso del santuario. Primieramente ella viene dal cuore, perché il cuore è la sorgente di tutto il bene, che l’uomo cristiano può praticare. Infatti la divozione secondo i santi Padri, è un culto religioso che dobbiamo a Dio, come al nostro primo principio e ultimo fine. È una volontà umile, sincera e pronta che ci porta con ardore a tutto ciò che riguarda gl’interessi e la gloria di Dio”.

Quindi, vado in chiesa, me ne sto zitto e non chiacchiero; esco dalla chiesa, me ne sto zitto e non chiacchiero.

«E il caffè? Padre, noi andiamo a prenderci il caffè con la brioche…»

Dopo la Messa? Dopo aver ricevuto il tuo Gesù? Ma non puoi stare con Lui? Non ci sta quasi nessuno… Sacrifica quel tempo per stare con Gesù. Quanto ci impieghi? Mezz’ora? Sapete, i nostri caffè con la brioche, sono caffè, brioche e chiacchiere, la chiacchiera piace.

Perché allora non lo sacrifichi e non dici al tuo amico: «Senti, facciamo così: da adesso in poi, invece di bere il caffè e mangiarci la brioche dopo la Messa, stiamo insieme davanti al Signore per lo stesso tempo che impiegavamo per il caffè e mangiarci la brioche. Stiamo qui insieme davanti a Gesù, teniamoGli compagnia! OffriamoGli questa cosa, poi andiamo a casa e ci mangiamo la nostra fetta biscottata con la marmellata e siamo più felici che se avessimo mangiato il croissant arrivato dritto dritto da Parigi».

“Questa volontà, quest’ardore non possono venire dal cuore, e fa duopo che dal cuore passino alla bocca e alle mani, cioè a dire su tutte le parole e su tutte le azioni”.

Vedete, il mio mangiare il gelato deve manifestare il mio amore e la mia devozione a Dio, cioè a dire in tutte le mie parole e in tutte le mie azioni.

Si può andare a mangiare il gelato e parlare di San Michele Arcangelo con il gelataio eh… e si può poi arrivare a portare al gelataio l’immagine bellissima di San Michele Arcangelo e poi ti scopri che il gelataio te l’ha appeso lì, sopra la testa di tutti, sopra tutti i gelati che ci sono, in un bel quadro in A4, bellissimo, e te lo trovi lì, capite?

Tutto è nato intorno ad un gelato… ma, se fosse così sempre, ma mangiamo pure gelati dalla mattina alla sera, figli miei!

“Esaminate lo stato del vostro cuore, e conoscerete se siete veramente divoto. Sovvengavi di quelle belle parole del Profeta. Io corsi la strada de’vostri comandamenti quando allargaste il mio cuore. Quando questo cuore non ha ancor acquistata una soda divozione, cammina a piccoli passi e trema nella strada dei soli precetti; ma quando la sua divozione è fervente, il cuor si dilata, l’amore succede al timore; non cammina più, ma corre nella strada de’ comandamenti ed in quella dei più perfetti consigli”.

Parole verissime!

Quando c’è una vera devozione, non c’è: «No, ma dai, aspetta… Ho paura, non ce la faccio… Ma in che senso?  No, è troppo, non ci riesco… Poi cosa succede?»

Quando uno è pieno di amore di Dio, vola!

Vola, non fa i conti della serva, vola! Fine.

Al Signore, prende il vaso di alabastro, pieno di nardo prezioso, Glielo spezza ai piedi, e Glielo versa tutto addosso, dicendo a Gesù: «Questa è la mia vita. Questa è tutta la mia vita che io Ti verso addosso, questo è tutto il mio cuore, questa è tutta la mia mente, queste sono tutte le mie forze, questo è tutto il mio amore, queste sono tutte le mie energie, le mie capacità, io Te le verso tutte addosso e Ti ungo con questo nardo prezioso. Dopo questo, non ho più niente: non ho più un vaso, perché è spezzato, non ho più il nardo, perché è versato, basta».

La mia speranza sapete qual è?

Quando guardo Gesù, la mia speranza è questa: di potermi presentare un giorno al Giudizio di Dio e spero davvero con tutto il cuore che, quando arriverò là davanti al Tribunale di Dio, io mi possa girare verso il mio Angelo Custode e vedere il Mio Angelo Custode che tiene in mano il mio vaso di alabastro spezzato (i cocci), e che non abbiano dentro più neanche una goccia di nardo, asciugati, completamente asciutti.

Ecco, se io, quando starò arrivando al Giudizio di Dio, mi girerò e vedrò il mio Angelo Custode, che mi guarda e che poi guarda le sue mani e ha in mano cocci del mio vaso di alabastro, gli farò un sorriso e volerò davanti al Tribunale di Dio, tranquillo e sereno. Se, invece, dovessi vedere il mio vaso integro e pieno di nardo, allora sarà un guaio, grossi guai…

“In secondo luogo la divozione vien da Dio. Questa è una pianta che il Padre celeste ha avuto premura di piantare nella terra de’ nostri cuori, per produrre in abbondanza i frutti della grazia e della gloria; ma non vuole che noi vi mettiamo pianta alcuna straniera, la quale toglierebbe tutto il sugo di questa mistica terra…”

Non facciamoci prendere il sugo dalla mistica terra, che è la nostra anima.

“…ed impedirebbe che ne profittasse quella della divozione. Esaminate ancora se nel vostro cuore vi sia qualche cosa che faccia ostacolo alla vostra divozione, e se vi sia qualche affetto, perché essendo Dio il solo autore ed il solo oggetto della nostra divozione, se trova il cuore diviso si ritira, e questa è la più grande di tutte le disgrazie”.

Se nel tuo cuore c’è qualcun altro, c’è qualcos’altro prima di Dio, Dio se ne va, punto, e il tuo vaso di alabastro rimane nelle tue mani, come le vergini stolte senza l’olio.

“Finalmente il vero divoto invece di cadere nella cecità, che oggi Gesù rimprovera ai farisei, è illuminato in tutte le sue vie. Gli scopre tutti i lacci del demonio e non vi cade. Gli artifizi e le false attrattive del mondo sono incapaci di sedurlo. Vigilante sopra se stesso previene le menome lusinghe dell’amor proprio e della vanità, e non anela che all’acquisto della vera divozione, perchè non ha altra mira che di piacere a Dio solo”.

Dov’è il tuo cuore? Dov’è il tuo cuore?

«In Dio».

Beh, allora, sei a posto.

“Eccovi i caratteri sì ben espressi nelle parole di Gesù, chi vi impedisce di profittarne?”

Il vero devoto riconosce tutti gli inganni del nemico.

Allora, adesso ascoltiamo questa bellissima preghiera:

“Ah! Signore, non son io forse nel numero di questi falsi divoti che vi onorano colle labbra, mentre che il loro cuore è lontano da voi? Quante volte la leggerezza, la dissipazione, il rispetto umano e la tiepidezza hanno accompagnato il culto che io vi rendeva!”

Questo è un esame di coscienza: leggerezza, dissipazione, rispetto umano e tiepidezza, che di solito non confessiamo mai, noi non confessiamo mai queste cose.

“Mi son io rimesso tutte le volte, che ho conosciuto di esser distratto? Quante volte il mio cuore era più freddo del ghiaccio ed occupato dalle creature, mentre la mia lingua vi lodava e vi diceva che vi amava con tutto il cuore!”

Dai, non possiamo non dire che sono vere queste parole!

Quante volte sono successe nella nostra vita!

Lodiamo Dio con le parole, e intanto il nostro cuore è altrove… per l’amor del Cielo!

“Accostatevi a me, o Signore, mentre il mio cuore userà ogni mezzo per unirsi a voi con una sincera divozione. Padre celeste, troncate da questo freddo cuore ciò che non vi avete piantato; estirpate fino alle radici le inclinazioni, i desideri, gli affetti troppo sensibili e quell’amor proprio, che diminuisce il merito del culto che vi devo. Mettetevi invece questa pianta sì preziosa, una divozione soda e costante, coltivatela voi stesso, bagnatela colla vostra grazia, e datele un felice accrescimento. Ferite, penetrate questo cuore con un dardo del vostro divino amore, affinché tutto si dedichi e si consacri a voi solo sino alla fine del viver suo, senza incostanza, senza divisione, senza debolezza; e sia fatto degno di esser soggetto meritevole delle vostre compiacenze, il luogo del vostro riposo e delle vostre delizie, ed il santuario della vostra divinità in questa vita, per rendersi degno di possedervi eternamente nel cielo”.

Amen.

Domani vedremo (è bellissimo questo) il “Giorno della presenza di Dio”. Bellissimo…

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 5, 17-19)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

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