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Amore e sacrificio – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.21

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Amore e sacrificio – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.21
Martedì 21 novembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 12,46-50)

In quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, ecco, sua madre e i suoi fratelli stavano fuori e cercavano di parlargli.
Qualcuno gli disse: «Ecco, tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e cercano di parlarti».
Ed egli, rispondendo a chi gli parlava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?».
Poi, tendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, egli è per me fratello, sorella e madre».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 21 novembre 2023. Oggi festeggiamo la Presentazione della Beata Vergine Maria. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal dodicesimo capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 46-50.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. 

7 — Ricordandosi di questa verità, ridono di sé e della pena che sentivano in altri tempi, quando s’inquietavano per sapere se il loro amore era o non era ricambiato. È naturale bramare di essere ricambiati anche in un amore onesto. Ma appena avuto il ricambio, vediamo da noi stessi non essere altro che paglia, aria, atomo impercettibile che il vento si porta via. Che ci rimane, infatti, dopo che ci abbiano molto amati? Ben a ragione quelle persone poco o nulla si curano di essere o di non essere amate: se cercano l’affetto di chi può giovare alla loro anima, è solo perché riconoscono che, data la nostra miseria, senza aiuto si stancherebbero presto. Vi sembrerà che queste anime non amino e non sappiano amare che Dio. Ma esse amano anche il prossimo, e di un amore più grande, più vero, più utile e più ardente, perché sincero. Sono più portate a dare che a ricevere, e fanno così anche con Dio. Queste, e non già le basse affezioni della terra, meritano il nome di amore, che è stato usurpato da quelle.

Queste anime, delle quali Santa Teresa ci sta parlando in questo capitolo, ridono del loro passato, ridono di quando si agitavano, di quando si inquietavano, per sapere se il loro amore era ricambiato oppure no: “Io ti amo tanto, e adesso, però, voglio vedere che tu ricambi il mio amore”. Ridono di quando stavano con la bilancia in mano, di quando si segnavano quanto amore, quanta riconoscenza ricevevano, per tutto quello che loro facevano. Ridono del fatto che andavano a ricercare questo ricambio.

Santa Teresa dice che è naturale bramare di essere ricambiati, in un amore onesto, naturale; però — e questa è esperienza di tutti — appena abbiamo avuto il ricambio, che cosa notiamo? Notiamo che questo ricambio non è altro che paglia, aria, atomi impercettibili che il vento si porta via. Che cosa ci rimane — si chiede lei — dopo che siamo stati molto amati? Ma questo è vero, questo è verissimo. Si avverte questa fugacità. Allora: da una parte è naturale questo desiderio; dall’altra, però, l’esperienza ci dice che è una cosa fugace, temporanea, è paglia, è aria che il vento si porta via, è un atomo; non rimane granché.

Ecco perché queste grandi anime ridono: pur riconoscendo la naturalità di questo movimento, riconoscono anche che è paglia. Quindi, queste anime, poco o nulla si curano di essere amate o non essere amate.

Lei dice:

Vi sembrerà che queste anime non amino e non sappiano amare che Dio.

Come se uno dicesse: “Vabbè, ma questa persona sa amare solo Dio e basta”. Santa Teresa dice che in realtà non è così. Queste anime:

amano anche il prossimo, e di un amore più grande, più vero, più utile e più ardente, perché sincero.

L’amore di queste anime, è un amore sincero, quindi “è più” in tutto: nell’utilità, nella grandezza, nella verità, nell’essere ardente; proprio verso il prossimo.

Sono più portate a dare che a ricevere…

Ed è questo, è questa realtà che porta il vero nome di amore, non le affezioni della terra. Guardate che noi siamo i primi, spesse volte, a dire: “Eh, ma questo qui non sa fare altro che amare Dio!”. Dobbiamo stare attenti a certi giudizi.

8 — Ma voi direte: se non amano ciò che vedono, a che cosa si porta il loro amore? Rispondo che anch’esse amano ciò che vedono e si affezionano a ciò che sentono, ma non vedono se non cose stabili. Nel loro amore, invece di arrestarsi al corpo, portano gli occhi sull’anima, e cercano se vi è in essa qualche cosa degna del loro affetto. Se non ne trovano, ma vi scoprono un qualche principio di virtù o una qualche buona disposizione che permetta loro di supporre che scavando in quella miniera abbiano a scoprirvi dell’oro, non contando per nulla le pene e le difficoltà che vi incontrano, fanno del loro meglio per il bene di quell’anima, perché volendo continuare ad amarla, sanno benissimo che non lo possono fare se ella non abbia in sé beni celesti e grande amore di Dio. Senza di ciò, ripeto, non la possono amare, e tanto meno con affetto duraturo, neppure se quella persona le obblighi a forza di sacrifici, muoia di amore per loro e riunisca in sé tutte le grazie possibili. Conoscendo per esperienza quel che valgono i beni del mondo, in questo caso non giocheranno mai un dado falso, perché vedono che non sono fatte per vivere insieme né per continuare ad amarsi: finirà tutto con la morte, per andare chi da una parte e chi dall’altra, qualora quella persona non abbia osservata la legge di Dio e dimorato nella sua carità.

Probabilmente ci sembreranno delle parole molto lontane dalla nostra sensibilità. In realtà, Santa Teresa ci sta insegnando cosa vuol dire amare. E siccome nessuno mai ci ha parlato in questo modo, noi sentiamo come una stonatura. Ecco, in realtà dovremmo un po’ soffermarci e riflettere bene su quello che lei ha scritto. Queste anime:

non vedono se non cose stabili.

Bella questa espressione, molto bella. Non gli interessa niente di ciò che viene portato via dal vento; sono anime stabili, che vedono solo cose stabili, e si affezionano a cose stabili. Se davanti a loro hanno una instabilità, non riescono ad affezionarsi. E, quando incontrano qualcuno, cercano subito di guardare nella sua anima — per quello che possono — se c’è qualcosa di degno di questo loro affetto: un principio di virtù, per esempio, una buona disposizione. Cioè, cercano ciò che è stabile e così magari da lì può venire qualcosa di grande, e quindi non badano alle pene, alle fatiche. Se non trovano in quella persona i beni celesti e un grande amore per Dio, non ci può essere — dice Santa Teresa — una possibilità di amare, ma non nel senso che quindi le odiano o le disprezzano, no. Ma proprio questo amore che lei sta descrivendo, questo amore profondo, sincero, non riesce a instaurarsi. Li serviranno nella carità, li rispetteranno, pregheranno per loro, però questo amore vicendevole non riesce ad attecchire; vedete:

non la possono amare, e tanto meno con affetto duraturo…

Non riescono, perché manca proprio il collante che permette questo.

9 — Le anime a cui Dio comunica la vera sapienza lungi dallo stimare più del dovere un amore che finisce con la vita, non lo stimano neppure per quel che vale. Potrà avere qualche prezzo per coloro che pongono la loro gioia nei diletti, negli onori, nelle ricchezze e nei beni del mondo, perché avendo amici doviziosi, ne sperano feste e piaceri; ma nessuno ne avrà di certo per le anime che queste cose disprezzano. Se queste tali amano una persona, desiderano subito che ella ami il Signore e ne sia riamata, perché altrimenti, come esse sanno, il loro amore non potrà essere duraturo. Quest’affetto costa loro assai caro, perché non vi è nulla che non siano pronte a intraprendere per il maggior bene delle anime che sentono di amare: per un loro minimo vantaggio sacrificherebbero mille volte la vita. — Oh, prezioso amore che imita tanto da vicino quello dello stesso Principe dell’amore, Gesù, nostro unico bene!

A queste anime Dio comunica la vera sapienza e la vera sapienza fa capire ciò che è transitorio, ciò che finisce, e quindi queste anime, oltre alla stabilità, puntano gli occhi sull’eternità. Chi vive secondo lo stile del mondo, cosa cerca da questi amici doviziosi? Feste e piacere. Ma le anime di cui stiamo parlando disprezzano cose le: non interessano loro né le feste, né i piaceri. Neppure i diletti, gli onori, le ricchezze e i beni del mondo. Vedete: sono anime che puntano tutto su Dio. È molto bello quando lei dice:

Se queste tali amano una persona, desiderano subito che ella ami il Signore e ne sia riamata.

Solo così sanno che quell’amore che provano verso quella persona può essere duraturo: perché è fondato su Dio. C’è proprio questo anelito, questo zelo, questo zelo profondo.

Quest’affetto costa loro assai caro…

Perché sono pronte a qualunque sacrificio per il maggior bene di questa persona. E questo vuol dire imitare Gesù, che è il Principe dell’amore.

Bene, domani inizieremo il capitolo settimo. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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