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La Parola e le grandi prove

San Paolo

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: La Parola e le grandi prove
Domenica 29 ottobre 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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SECONDA LETTURA (1 Ts 1, 5-10)

Fratelli, ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedònia e dell’Acàia.
Infatti per mezzo vostro la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, ma la vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne.
Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti, Gesù, il quale ci libera dall’ira che viene.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 29 ottobre 2023. Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi tratta dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi.

Ecco, oggi ho pensato di tenere questi giorni che ci separano da novembre come giorni “cuscinetto”; nel senso che affiderei a ieri la conclusione della nostra meditazione sul libro Sequela di Bonhoeffer e adesso, prima di passare al nuovo libro, farei questo passaggio soffermandoci, in questi giorni, sulla parola di Dio. 

Così diamo anche spazio, un pochino, alla meditazione proprio della Parola del Signore del giorno. Anche perché poi, quando ci introdurremo nel nuovo libro, avete visto che è un cammino intenso, impegnativo, che non possiamo poi sospendere. Una volta che lo iniziamo, bisogna portarlo a compimento e bisogna farlo tutto di seguito. Per cui questi giorni che ci attendono, li vivremo un po’ con questa intenzione, diciamo così, di un passaggio: di un passaggio attraverso la parola del Signore.

La seconda lettura della Santa Messa di oggi a che cosa ci richiama? Beh, voi sapete che la parola di Dio offre veramente infiniti spunti di riflessione, quindi io posso dirvi quelli che vengono in mente a me e che mi sembrano utili per voi, per me, ma sicuramente anche voi, meditando questa parola del Signore, avrete tanti spunti molto belli. 

Cosa dice San Paolo? San Paolo dice:

E voi avete seguito il nostro esempio e quello del Signore, avendo accolto la Parola in mezzo a grandi prove, con la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia.

Beh già questa frase basterebbe per un ciclo di meditazioni. 

Innanzitutto, c’è un esempio, un esempio da seguire, ed è importante notare che il primo esempio che viene nominato è quello dell’apostolo, non quello di Gesù. 

È importante: 

«Avete seguito il nostro esempio e quello del Signore». 

Perché l’apostolo mette prima l’esempio dato dalla sua vita di cristiano, di discepolo, di apostolo e poi il Signore? Perché vedete, l’esempio che diamo noi di persona è immediatamente visibile, immediatamente comprensibile. Noi lo vediamo subito, questo esempio. Ed è chiaro che, nel momento in cui io vedo qualcosa — cioè proprio la vedo, la guardo — è chiaro che questa cosa mi colpisce e, allo stesso tempo, mi interroga. È un qualcosa che non mi può lasciare indifferente, anzi, proprio perché mi colpisce, mi chiede una sorta corrispondenza, mi verrebbe da dire, immediata. 

L’esempio è fondamentale, l’esempio che diamo è fondamentale, nel bene e nel male. Quindi, nel momento in cui l’apostolo lascia un esempio positivo, un buon esempio, è chiaro che chi lo vede, se è di buona volontà, lo segue. E, purtroppo, ci sono situazioni di persone che non camminano bene perché non hanno buoni esempi davanti.

È veramente importante l’esempio che diamo, in tutto: sul posto di lavoro, dove studiamo, ovunque; l’esempio. 

L’esempio che è: una vita cristiana intensa, un amore per Gesù senza vergogna, senza falsi timori, senza ostentazione, ma anche senza autocensura. Fare un segno di croce prima di mangiare ovunque si è, è un esempio; alle tre del pomeriggio fermarsi e dire una preghiera in memoria della passione di Gesù, è un esempio; recitare l’Angelus, è un esempio; portare una medaglia al collo. Io tante volte vi ho consigliato l’utilizzo della Medaglia Miracolosa, ma non perché lo consiglio io (a parte quello che scrive, che dice e ha fatto San Massimiliano Maria Kolbe per la Medaglia Miracolosa, lo sapete tutti. Madre Teresa di Calcutta! Nessuno più di lei ha distribuito medaglie miracolose) ma perché la Madonna a rue du Bac ha chiesto proprio di portare questa medaglia. Anche questo è un esempio. 

È l’unico possibile? Sono gli unici possibili? No, sono alcuni tra molti possibili esempi, ve ne sto citando alcuni. 

Non dire mai parolacce, questo è un esempio; rifuggire la bestemmia, è un esempio; non fare discorsi volgari, ambigui, maliziosi, è un esempio. 

È chiaro che se io ho accanto persone che sono degne, che vivono una vita degna, sono per me un esempio positivo; così come chi vive una vita indegna è un esempio negativo, bruttissimo. 

Noi siamo chiamati a seguire l’esempio buono: se per grazia di Dio abbiamo accanto qualcuno che ci dà un buon esempio, noi siamo chiamati a seguirlo. Non possiamo fare come se non ci fosse, non è giusto, non rendiamo onore alla Provvidenza che ci ha messo accanto qualcuno perché seguiamo le sue orme. E allora, vedendo l’esempio concreto di quella persona, allora capiamo meglio l’esempio che ci ha lasciato Gesù nel Vangelo. Allora vediamo che le parole di Gesù nel Vangelo sono veramente: vita e via e verità; lo vediamo in quella vita lì. E diciamo: “Gesù, anch’io! Gesù vale proprio la pena”; e lo seguiamo.

Poi: 

“accogliere la parola di Dio in mezzo a grandi prove”. 

Chi più, chi meno, ha delle prove da superare e da affrontare nella sua vita. Ci sono persone che ne hanno di veramente grandi, prove veramente difficili, pesanti, molto pesanti, e chi ne ha meno. 

La parola di Dio chiede di essere accolta in mezzo a queste grandi prove. Cioè, mentre viviamo la prova, dobbiamo attaccarci alla parola di Dio, dobbiamo accoglierla, la parola di Dio deve essere il nostro sostegno. 

Vi svelo un po’ un mio piccolo segreto, vi lascio un piccolo esempio, magari può esservi utile: quando ci sono particolari momenti nella mia vita in cui, ad esempio, mi è richiesta una grande fede, atti di fede che a me sembrano grandissimi (poi magari voi quando in cielo li saprete, direte: “Oh mamma, padre Giorgio! Sembrava che dovesse scalare l’Everest ed era una formichina”… però, per me, sono alle volte dei grandi atti di fede) e mi sembra di non avere le risorse per riuscire a fare questi atti di fede, mi sembrano delle montagne talmente insormontabili che dico: “no, non ce la faccio”; allora cosa faccio? Prendo la parola di Dio e vado a cercare quegli esempi che mi richiamano alla fede. E vado a vedere come il Signore si è comportato; vado a vedere quello che il Signore ha chiesto, vado a vedere come gli uomini, quelli bravi, quelli giusti, si sono comportati. E allora quell’occasione diventa per me motivo di grande riflessione e dico: “Vedi! Questa è proprio la pedagogia di Dio!” ed è quella proprio dove tu sei chiamato a sperare contro ogni speranza, questa è la fede.

Mi viene in mente la caduta delle mura di Gerico, andate a leggere quel passo, bellissimo. Ma ce ne sono tanti: il passaggio del Mar Rosso, il passaggio del Giordano, … la vicenda di Giuseppe, l’Antico Testamento. La Scrittura è piena di queste cose. 

Ecco, uno li legge e dice: vedi! 

Pensate, in questo momento ho molto in mente quel brano biblico di Massa e Meriba, dove Mosè e stato chiamato da Dio a far uscire acqua dalla roccia. Che guardate, quando ci penso, resto lì, e penso: incredibile, solo Dio può chiedere una cosa del genere. Dio chiede al suo servo Mosè di far uscire acqua dalla roccia, nel deserto! 

Già far uscire l’acqua nel deserto è proprio impossibile, quasi impossibile se non sei in un’oasi, poi, come se non bastasse essere nel deserto, con questi qua che urlavano dalla disperazione della sete — evidentemente anche Mosè aveva sete — come se la siccità non bastasse, come se il deserto non bastasse, Dio gli dice di percuotere la roccia e di far uscire l’acqua. 

La roccia… Nel deserto… Ma come faccio a far uscire l’acqua dalla roccia? Tu vorresti dirmi che nella roccia c’è l’acqua? E da dove arriva? Chi è che l’ha messa dentro? Dimmi di picchiare per terra e mi fai venir su una sorgente dalla terra, dal deserto, ammesso e non concesso, sottoterra ci può essere l’acqua! Anche se qui siamo nel deserto, però chissà mai che… Ma dalla roccia! La roccia nel deserto! L’impossibile al quadrato. 

E Mosè non ce la fa… percuote due volte. Gli costa caro questo dubbio, questo colpire due volte, come per dire: “Io vi devo far uscire l’acqua dalla roccia” e dà due colpi col bastone. E dalla roccia è uscita l’acqua. 

Mosè non entrerà nella Terra promessa per questo peccato. 

Voi direte: “Eh mamma, che severità!” Eh no, perché, capite? Se viene meno la fede, viene meno tutto. Sulla fede si va a collocare tutto l’impianto. Poi, certo, è la carità quella che è la regina di tutto, però, voi capite, la carità dove si va a mettere se non c’è la fede? Siamo nella filantropia, non nella carità di Cristo.

E quindi anche lì, vedete, Mosè è chiamato ad accogliere la parola di Dio nelle prove, nella grande tribolazione, e quella era una prova immensa. 

Io quando arrivo a meditare quel passo, mi fermo e dico: che mistero! Lui doveva andare lì, prendere il suo bastone e dire: “Signore, tu mi hai detto che esce acqua dalla roccia, va bene, devo dare un colpo. Io credo, do un colpo, poi fai tu”. Sì, ma ci vuole una forza interiore, una libertà interiore, una fede che non abbiamo neanche idea. Perché lui doveva dare il colpo e aspettare. 

Perché vedete, la domanda che nasce quando siamo dentro queste prove, dentro la prova della fede, è la domanda della Vergine Maria, che è diversa dalla domanda di Zaccaria — papà di Giovanni Battista — è la stessa formula, ma cambia completamente l’intenzione: “come?”. 

La Vergine Maria: “Com’e possibile? Non conosco uomo. Come posso io dare al mondo un figlio che…” 

La domanda di Zaccaria: “Com’è possibile, che siamo vecchi oltre ogni misura?” 

Ma Dio funziona così, lui è il Dio dell’impossibile. Se una cosa non è impossibile umanamente, Dio neanche ci si mette. Dio “funziona” proprio nell’impossibile, è come per dirti: “Guarda che questo è un dono mio, solo mio. E tu devi essere convinto, come se te l’avessero scritto nella carne col fuoco. È il fuoco dell’impossibile che ti deve scrivere dentro che, se riceverai questo dono, è merito mio”. Perché dopo sapete cosa può succedere? Che uno dica: “Eh sì, vabbè, però questa cosa è successa perché… — e ci inventiamo delle pseudo ragioni — perché quel giorno faceva caldo, perché quel giorno… no, ma in realtà non è Dio, ma sono stato io”. No! Deve esserti chiaro — e lo devi proprio pagare con tutto te stesso — che questa cosa è umanamente impossibile, ti è chiaro? Tanto che Zaccaria perde la parola: per quella mancanza di fede, Zaccaria perde la parola e diventa muto. La Vergine Maria, invece, pone la domanda sul “come” ma non perché non abbia fede, ma, come per dire: “Signore, io credo, ma vorrei sapere in che modo”. Sono domande uguali ma diverse nella loro intenzione. A Zaccaria non viene detto il come, succede e basta. Alla Vergine Maria viene detto il come, ma di fatto, poverina, quella spiegazione che dà l’Arcangelo Gabriele, non è una spiegazione per cui uno dice: “Ah ecco, adesso ho capito tutto”. Eh, capite che… La Vergine Maria lì sente parlare dello Spirito Santo, ma era la prima volta che sentiva parlare dello Spirito Santo. Poi: “l’ombra dell’Altissimo si stenderà su di te”; e cosa vuol dire? Cioè, capite? In che rapporto sta questo con concepire un bambino? 

Il “come” è ciò che fa la differenza tra la fede e la non fede, tra la fede e l’incredulità. Il nostro rischio qual è? Di perderci nel “come”, di ragionare, ragionare, ragionare, ragionare, ragionare per capire il “come”. Noi pensiamo che, capendo il come, allora abbiamo chiaro tutto e quindi possiamo fidarci. No! La fede parte proprio da quel “come” lì. E poiché alla tua mente, alla tua intelligenza, il “come” è chiuso, non lo puoi sapere, non lo puoi vedere.

“Come esce l’acqua dalla roccia?”; non ti interessa. “Come io potrò avere un bambino?”; eh sì, te lo spiego, ma in realtà non te lo spiego. Zaccaria: “Come?”; eh, niente: succederà. Vi ricordate il segno che viene dato alla Vergine Maria: “Anche tua cugina Elisabetta è al sesto mese, che però tutti dicevano sterile, nulla è impossibile a Dio”, dice l’Arcangelo Gabriele. È questo il punto.

Questi miracoli della fede avvengono per testimoniarti che nulla è impossibile a Dio, e quando l’Arcangelo Gabriele dice nulla, vuol dire nulla. Veramente Dio fa uscire l’acqua dalla roccia, veramente Dio può far concepire per opera dello Spirito Santo, veramente Dio può permettere la nascita di un bambino in due persone che sono ultra-vecchie. Perché Dio è Dio ed è onnipotente. Può fare quello che vuole quando vuole, può fare tutto, perché ha creato tutto. Questa è la fede!

E allora questa parola va accolta dentro a questa tribolazione. E più è impossibile, più noi dobbiamo chiamare in causa Dio. Più questa cosa è naturalmente, umanamente impossibile, più nessuno ci può aiutare — quindi non abbiamo nessun aiuto umano — e maggiore è la probabilità che Dio intervenga. 

Dio, guardate, non interviene, quando una cosa è facile; quando abbiamo altri mezzi per realizzarla, Dio ci dice: «Fallo tu, perché tanto, se io ti aiuto, poi va a finire che tu dici: “Sì, però non è stato il Signore, sono stato io”»; e quindi non va, non funziona. 

Dio interviene quando noi diciamo: “Signore, guarda, non è possibile, io non posso e nessuno può. Se sarà possibile, sarà solo per merito tuo”; allora lì, se abbiamo fede, Dio interviene. 

Ecco che allora viene sempre in aiuto: “Gesù, Pensaci tu” di Don Dolindo Ruotolo. Io guardate, ogni giorno medito quel testo, ogni giorno. Per me ogni volta è la prima volta. L’ho diviso in parti e ogni giorno scelgo un pezzettino. E ogni giorno che lo leggo, lo leggo come per la prima volta — a parte che mi piace tantissimo ed è bellissimo — ma ogni giorno è la prima volta, ed è verissimo: ogni parola che c’è scritta in quel testo lì è verissima. È verissimo, quel testo.

E allora proveremo, come dice la Scrittura:

…la gioia dello Spirito Santo, così da diventare modello per tutti i credenti della Macedonia e dell’Acaia.

Cioè, quando noi sperimenteremo l’accoglienza della Parola di Dio e quindi, anche questi miracoli incredibili che accadono (credetemi accadono, non bisogna essere San Giovanni Bosco per avere questi miracoli, basta fidarci) allora arriva la gioia! Quando Dio concede questi miracoli, la nostra vita cambia, cambia, è inevitabile. Non siamo più quelli di prima. Quando noi siamo spettatori diretti, soprattutto se diretti — cioè, se è capitato a noi — ma anche indiretti, di questi miracoli di Dio, di questi eventi della parola che si realizza in mezzo a delle contraddizioni, persecuzioni, ostacoli, prove incredibili, la nostra vita rimane talmente impressionata, talmente colpita, che noi non siamo più quelli di prima.

Tenetevi sempre pronti il Cantico di Mosè, dopo aver passato il Mar Rosso. Tenetevelo lì, scrivetevelo. Perché appena succede il miracolo, bisogna cadere in ginocchio e fare quel cantico bellissimo. C’è anche un canto che riassume quella preghiera, che è un canto molto bello. 

Così come anche il Cantico dei tre giovani nella fornace ardente; anche quello è un cantico molto bello. Quel: “Benedetto il Signore”, quel benedire il Signore. Questi tre giovani che si vedono buttati nella fornace ardente e passeggiano alla rugiada del mattino con un quarto uomo, e poi escono indenni. Ma voi immaginatevi…

Daniele che viene buttato nella fossa dei leoni e sta lì con loro a fargli le carezze. Eh, tu esci che la tua vita non è più quella di prima. Tu non sei più l’uomo di prima o la donna di prima. E il Signore questo vuole, perché capite, al Signore costa niente fare un miracolo, veramente niente, è Dio! Ma lui vuole vedere la fede, dev’esserci assolutamente questa cosa che si chiama fede, altrimenti salta tutto. Salta proprio tutto l’impianto.

Ecco, allora ci fermiamo qui e vi affido questa domenica, questa seconda lettura, e spero davvero che tutti voi possiate sperimentare questa bellissima gioia e diventare modelli per tutti i credenti.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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