Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 8 settembre 2021
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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S. Teresa di Gesù: le Fondazioni, III parte
Eccoci giunti a mercoledì 8 settembre 2021, festa della Natività della Beata Vergine Maria. Oggi è un giorno stupendo, meraviglioso, lo abbiamo già anticipato ieri. Abbiamo visto come la Madonna alla Beata Edvige Carboni disse che:
“Questa giornata è la più odiata dal demonio, perché con la mia nascita doveva venire la salvezza del genere umano. Giorno senza notte, è il giorno della mia nascita”
Chiede la Madonna:
“Oggi pregate molto molto”
Quest’oggi dobbiamo proprio unirci tanto al ricordo della nascita della Vergine Maria. Questo mese di settembre sarà molto ricco di memorie, di feste che riguardano la Vergine Maria. Facciamo il possibile per unirci.
Sapete che c’è quella bellissima preghiera di San Giovanni Paolo II, in occasione della festa della Natività della Vergine Maria, questa bellissima preghiera a Maria Bambina, ve la consiglio:
“O Vergine nascente,
speranza e aurora di salvezza al mondo intero,
volgi benigna il tuo sguardo materno a noi tutti,
qui riuniti per celebrare e proclamare le tue glorie!
O Vergine fedele…
O Vergine potente…
O Vergine Clemente..
Inoltre, come sapete, di consueto l’8 di ogni mese è sempre un po’ dedicato a San Michele Arcangelo in memoria della sua apparizione, ormai sappiamo quanto siamo devoti e riconoscenti a San Michele Arcangelo. Oggi vi chiedo anche una preghiera per me che ricorre la memoria, la festa, l’anniversario della mia prima professione temporanea dei voti che feci nel lontano 1996, sono passati un po’ di anni, mi raccomando a voi. Vi ricordo anche quest’oggi alle ore 12.00 la bellissima supplica da recitare alla Madonna di Loreto, trovate tutto su internet. Quindi oggi tutti uniti a recitare questa bellissima supplica.
La prima lettura della Santa Messa di oggi è tratta dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Romani, capitolo VIII, versetti 28-30.
“Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio”
Dobbiamo credere profondamente che tutto concorre al bene, tutto, non c’è nulla che non concorra al nostro bene se noi amiamo Dio.
Stiamo vedendo in Santa Teresa di Gesù nel libro delle Fondazioni cosa vuol dire amare Dio, come si acquista questo amore perfetto che ci permette di vivere l’orazione perfetta. Siamo arrivati al capitolo 5°, paragrafo 4.
Santa Teresa scrive:
“Se ciò è vero, da dove viene quel disgusto che spesso ci assale quando per una gran parte del giorno non si è rimasti in solitudine, tutti immersi in Dio, perché occupati in opere di obbedienza e di carità?”
Fa riferimento a quel fastidio che ci viene addosso perché non siamo riusciti pregare come vogliamo noi, a dare il tempo al Signore come volevamo noi perché ci siamo dovuti occupare in opere di obbedienza e quindi ciò che ci è stato comandato dai Superiori o dal nostro stile di vita. Quindi se faccio la mamma è ovvio che devo andare a fare la spesa, magari non era previsto, magari quello era il tempo della preghiera e devo andare a fare la spesa, oppure ad esempio il mio bambino deve studiare matematica e non era previsto.
“Duplice, secondo me, è la causa. La prima e principalissima è un certo amor proprio che s’insinua in noi cosi sottilmente da non lasciarsi conoscere, consistente nel voler contentare piuttosto noi che Dio.”
Qualcuno dice: “Io dovrei fare in quest’ora un servizio, un’opera di carità anche per gli altri, ma non la faccio perché questo è il tempo della mia meditazione, della mia preghiera e quindi non lo posso fare”.
Questo si chiama amor proprio, che abbiamo già visto quando abbiamo fatto Larchet, con tutte le devastanti conseguenze dell’amor proprio. Noi siamo abili a mascherarci nell’ipocrisia, a nasconderci e a non chiamare le cose con il loro nome, a non vedere le nostre malattie spirituali, a trovare sempre una scusa, una spiegazione, oppure semplicemente a fare i tonti, che vuol dire a confondere lucciole per lanterne, ma così non si cambia, non si cresce nell’amore di Dio, infatti lei lo dice:
“Che s’insinua in noi cosi sottilmente da non lasciarsi conoscere, consistente nel voler contentare piuttosto noi che Dio.”
Non tanto tempo fa tenni una conferenza e dopo la mia conferenza qualcuno, senza me presente, si prese la licenza di criticare e di correggere quanto io avevo a proposito di uno dei miei temi caldi. È interessante perché, prima mi invitano: “Per favore Padre venga” — e sanno cosa penso, parlo abbastanza chiaro, soprattutto su alcuni temi sono molto chiaro, su altri gli algoritmi sono un salto agli ostacoli e bisogna essere intelligenti e non caderci dentro, ma a parte gli algoritmi per il resto sono molto chiaro. Mi invitarono sul tema classico per cui mi invitano a parlare e scrivere sempre, accettai, feci questa conferenza su uno dei due temi a me cari, dissi quello che dovevo dire, spero in modo chiaro e preciso, passò poi qualche giorno e, chi mi aveva invitato ritoccò e corresse quanto avevo detto, dicendo: “No, però è un’esagerazione, non va bene, Tizio e Caio hanno detto che… noi allora cosa facciamo…” e comincia la litania della spiritualità egoica, la litania del narcisismo: “E io come faccio… non ce la faccio… e non posso stare senza… mi sento morire… e così non cresco… e io ho bisogno… e io… e io… e io…”
Sentite questa musica infernale dell’amor proprio?
Io non ebbi occasione di poter ribattere a queste argomentazioni assolutamente puerili e dissi semplicemente che non mi sembrava corretto correggere qualcuno senza dargli la possibilità di essere presente e di potersi confrontare. Se devo correggere qualcuno glielo devo dire con lui presente, non con lui assente, se no è mormorazione. Ma si sa che noi siamo capaci di sgranare rosari con le mani e con la lingua fare quello che non dovremmo. Questo è l’amor proprio, non è l’amor di Dio, voler contentare noi piuttosto che Dio, è così.
Quando io faccio qualcosa o scelgo di fare qualcosa o faccio una scelta per qualcosa io devo sempre chiedermi: chi sto contentando?
Se io sto contendendo me stesso state tranquilli che al 99% delle volte dietro c’è l’amor proprio. Se sto contendendo Dio o il fratello, ovviamente nel bene e nella Verità, allora sto rinnegando l’amor proprio, sto vivendo l’amore vero.
“E ovvio del resto che quando un’anima comincia a «gustare quanto sia soave il Signore»* non trovi nulla di più piacevole che starsene col corpo in riposo e con lo spirito fra le delizie”
Certo, è ovvio, Santa Teresa ci dice la cosa più ovvia del mondo ma questo non vuol dire che mi devo fissare lì.
“5 – Oh, la carità di coloro che amano veramente Iddio e ne conoscono la natura! Che riposo potrebbero essi avere se vedessero di poter contribuire, fosse pure per poco, acciocché un’anima si avanzasse e amasse Iddio di più, o solo per darle una consolazione e liberarla da un pericolo? Come diverrebbe insopportabile il loro riposo personale! Afflitti per la rovina di tante anime, se non possono giovare con le opere, importunano il Signore con la preghiera. Perdono ogni loro contento, e la stimano per ben perduta, dimentichi affatto di se stessi per non pensare che al modo migliore di compiere la volontà di Dio.”
Santa Teresa qui dice che uno desidera riposare tra le delizie di Dio, tra la preghiera, ma che riposo potrebbero avere se vedessero di poter contribuire anche in poco al progresso di un’altra anima nell’amore di Dio? Come fai a riposare se vedi che puoi aiutare qualcuno ad amare di più il Signore, oppure gli puoi dare un po’ di consolazione, oppure lo puoi liberare da un pericolo? Se io so che in qualche modo posso fare una di queste tre cose a qualcuno, — lei dice — il riposo diventerebbe insopportabile, se amo veramente Dio e conosco la natura di questo amore.
“Afflitti per la rovina di tante anime”
Se non possono fare qualcosa con le opere, lo facciano con la preghiera.
Queste anime non hanno contento, non hanno riposo, non pensano a se stesse, ma pensano solo a compiere la volontà di Dio. È così, chissà noi preti quando moriremo che cosa racconteremo davanti al giudizio della Santissima Trinità.
Chiese chiuse, vuote, c’è solo il virus nelle Chiese ormai… beh, almeno c’è qualcuno! Oh poveri noi! Non puoi metterti in ginocchio perché se no il virus ti salta addosso.
Mi hanno spiegato che non puoi metterti in ginocchio perché se no azzeri la distanza di sicurezza. Scusate devo lobotomizzarmi, perché se no c’è da impazzire, ma questa ve la devo dire, cercherò di essere più delicato possibile però dobbiamo dirlo, ditelo a questi uomini la prossima volta che ve lo dicono.
Facciamo un ragionamento matematico-geometrico, sapete quando a scuola facevamo le proiezioni ortogonali?
Ovviamente entrando in Chiesa ognuno deve occupare il suo posticino sul cerchio verde, perché se vai su quell’altro… esplodi! Quindi, io sono sul mio cerchio verde, e ormai sono disposti in modo tale che due sono ben distanziati su una panca davanti, con il centro della panca vuoto, poi alla panca dopo c’è il centro pieno con una persona e quella dopo ancora ancora due ben distanziati. Siamo fermi, in piedi, quindi vuol dire che siamo altezza uomo, nessuno di noi è un ciclope, o un nano o uno gnomo, poi può sempre succedere di trovare un piccolo gnomo che cammina, però nella norma diciamo che siamo tutti di altezza media.
Cosa succede: siamo fermi, più o meno alla stessa altezza e in quella posizione il virus non lo prendiamo, così ci dicono, distanza di sicurezza rispettata. Arriva la controllatrice del virus e ti dice che va bene. Se però mi metto in ginocchio, con la stessa posizione e stessa distanza ma scendo in ginocchio, non rispetto più la distanza di sicurezza, spero che abbiate già capito cosa voglio dire, se io sono in piedi non c’è pericolo di contagio e la distanza di sicurezza è rispettata e sono all’altezza della tua bocca, se mi metto in ginocchio capite a quale altezza sono? E io lì prendo il virus?
Ma tu con la tua intelligenza ci sei? Ma ti rendi conto di quanto sei ridicolo? Di quanto sei veramente inqualificabile? Di cosa stai parlando?
Meglio se sono in ginocchio, siccome il virus si presume esca dalla bocca, se io sono in ginocchio meglio, perché mi sono abbassato.
Capite che qui ci sta tutta una ideologia diabolica! È tutta un’ideologia diabolica. Non mi posso mettere in ginocchio perché se no annullo la distanza di sicurezza!
Guardate che questa non è follia, sarebbe troppo bello se fosse follia, questa è ideologia pura, ma non una qualunque ideologia, questa è un’ideologia diabolica.
Arriverà il Giudizio di Dio, arriverà per tutti, questo è sicuro. Poi glielo spiegheremo a Madre Teresa di Calcutta, quattro cose gliele dobbiamo spiegare perché lei andava a curare i lebbrosi così, o quell’altro Santo, di cui avevo fatto un’omelia, il Santo di Molokai che era andato là a curare i lebbrosi, poi alla fine è morto ma ha passato una vita a curare i lebbrosi. Ma tanto prima o poi dobbiamo morire. Ma il problema non è che prima o poi dobbiamo morire, il problema è come moriremo, in che modo, con che cuore, con che anima, perché tanto dobbiamo morire tutti.
Una suora un po’ anziana mi ha detto l’altro giorno: “Padre, grazie che lei ci parla spesso della morte”
Le ho risposto: “Suora, guardi che potrei morire prima io di lei, non è detto”
Tutti possiamo morire prima di quanto prevediamo, e di sicuro tutti moriremo, chi prima, chi dopo moriremo tutti. Noi dovremo avere a cuore non queste stupidaggini, dovremmo avere a cuore di avanzare, di amare Dio di più, noi e gli altri.
Cosa faccio io per le anime perché amino di più il Signore? Almeno prego? Veramente il mio riposo è insopportabile se io so che c’è qualcuno che può avere bisogno di me?
Uno va in Chiesa per confessarsi e non c’è il prete. Bisogna prendere l’appuntamento. Ma io nella mia vita non ho mai preso l’appuntamento, da ragazzo andavo in Chiesa e trovavo il Sacerdote per la confessione, mi sembra normale, come quando vai sul tram e c’è il tranviere, non è che sali sul tram e prendi appuntamento col tranviere, vado sull’autobus ci vuole l’autista. “No, l’autista c’è solo su appuntamento, mettetevi d’accordo in modo che poi lui arriva”
Ma cosa vuol dire? Vai lì un po’ prima, ti fermi un po’ dopo e fai le confessioni a chi ha bisogno. Ci vuole tanto poco.
“Altrettanto si dica di quanto riguarda l’obbedienza.
Non sarebbe forse curioso che dicendoci Iddio di fare una cosa che gli stesse molto a cuore, noi non volessimo obbedire per rimanerci a contemplarlo, trovando in ciò la nostra maggiore soddisfazione? Bel modo di progredire nel suo amore. Legargli le mani col credere che non ci possa condurre alla perfezione altro che per una strada…”
Il Signorem ti conduce attraverso il Superiore, il tuo dovere di stato, quello che devi fare. Lei dice: è possibile che il Signore ti conduca alla perfezione per una strada sola, quella che vuoi tu? Te ne stai lì con la testa per aria a contemplarlo? Perché tu lì trovi più soddisfazione. E non ti può condurre alla perfezione anche per un’altra strada, ad esempio quella dell’obbedienza? O esiste solamente la strada che hai deciso tu, quella della tua preghiera, quella che piace a te, che ti gusta?
Ripeto, questo non vuol dire che vi sto dicendo di non pregare più, assolutamente no! Questo vuol dire imparare ad usare la testa quando facciamo le cose. Non è mai un aut-aut, ma è usare la testa e capire che il Signore ti santifica non solo attraverso la preghiera ma anche attraverso l’obbedienza e la carità. Dopo lei lo spiegherà ancora meglio.
Vi faccio ancora tanti auguri per oggi e vi auguro di trascorrere una giornata tutta mariana.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.
PRIMA LETTURA (Rm 8, 28-30)
Fratelli, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno.
Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinato, li ha anche chiamati; quelli che ha chiamato, li ha anche giustificati; quelli che ha giustificato, li ha anche glorificati.