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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 44

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di venerdì 15 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 12, 1-8)

In quel tempo, Gesù passò, in giorno di sabato, fra campi di grano e i suoi discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere delle spighe e a mangiarle.
Vedendo ciò, i farisei gli dissero: «Ecco, i tuoi discepoli stanno facendo quello che non è lecito fare di sabato».
Ma egli rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Egli entrò nella casa di Dio e mangiarono i pani dell’offerta, che né a lui né ai suoi compagni era lecito mangiare, ma ai soli sacerdoti. O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato i sacerdoti nel tempio vìolano il sabato e tuttavia sono senza colpa? Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio. Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa. Perché il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 44

Eccoci giunti a venerdì 15 luglio 2022.

Oggi festeggiamo San Bonaventura, Vescovo e Dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XII di San Matteo, versetti 1-8.

Proseguiamo la nostra lettura e meditazione del libro di San Pietro Giuliano Eymard.

“A questa Congregazione Dio non ha ancora dato, per mezzo de’ suoi membri, di quelle splendide sanzioni che consacrano una regola; noi non abbiamo santi di grido, né vivi né morti, che la predichino e la raccomandino; essa dunque non ha gloria da parte de’ suoi figli”.

Certo, era all’inizio, e quindi era ovvio che non c’era nessuno.

“Qual è la sua gloria? — Di non averne dinanzi agli uomini. Essa è un’organizzatrice, un’istitutrice che vuole formarvi per darvi a Gesù Cristo nell’Eucaristia: qual gloria è in questo?

Ma se la Congregazione possedesse un taumaturgo, tutti verrebbero per udirne la dottrina, vederne i miracoli; non si andrebbe neppure sino al divin Maestro; ma si verrebbe a cercare lo spirito di quest’uomo per poi andarsene e farsene vanto: chi resterebbe nell’ombra insieme con Nostro Signore?

La gloria della regola, e per conseguenza della Congregazione, è nel suo fine, che è il servizio sì nobile, sì glorioso di Gesù regnante e trionfante sul suo trono di amore; la sua gloria consiste ancora nel formarvi per Lui. Se può fare dei buoni servitori ignorati dal mondo, ma accetti al divin Maestro, non cerca di più”.

Quindi, capite? La gloria di qualunque Regola sta nel suo fine.

Riprendiamo la Regola dei Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo (alla fine ve la leggerò tutta…) e sentite che cosa scrive.

Quando uno fa la Professione semplice (cioè i voti che si rinnovano di anno in anno) e quando uno fa la Professione solenne, legge sempre questa formula, solo che, nel primo caso, la rinnova di anno in anno, nel secondo caso, è per sempre.

Ora, la gloria della Regola è nel suo fine. Ok? Allora, sentiamo qual è il fine della Professione religiosa dei Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo:

Io, fra …, per vivere fedelmente in unione con la Vergine Maria…”

Capito?

Viene nominata prima la Vergine Maria di Gesù. Interessante, eh? Molto interessante. Bisognerebbe fare un ciclo di meditazioni solo su questa formula, passandola parola per parola. Dice: “per vivere fedelmente in unione con la Vergine Maria”, quindi questo è lo scopo, questo è il fine.

Il fine della Regola, di tutta la Regola che ieri vi ho letto un pochino attraverso alcuni assaggi, è “vivere fedelmente in unione con la Vergine Maria”. Questo potremmo proprio dire che è lo spirito, è lo spirito interno, è proprio lo scopo; è quello che lui ieri ci ha detto facendo la distinzione tra Regola e regolamento, è la legge interiore, è la forma della santità, lo spirito delle nostre azioni. Questa è proprio la Regola.

Quindi, da capo: “… per vivere fedelmente in unione con la Vergine Maria nell’ossequio di Gesù Cristo, davanti ai miei fratelli…”

Capite qual è lo scopo? È grandissimo, è bellissimo!

“… nelle tue mani, fra …, per un anno (o per sempre), faccio voto a Dio di castità, povertà e obbedienza, secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.

Mi dono con tutto il cuore a questa famiglia iniziata da Santa Teresa, affinché, con la grazia dello Spirito Santo e l’aiuto della Madre di Dio — un’altra volta —  nella perenne orazione e nell’azione apostolica al servizio della santa madre Chiesa, raggiunga la carità perfetta e glorifichi in eterno la Trinità santissima”.

E uno dice: «Vabbè, detto niente!». Appunto, no? C’è tutto!

Questa è la gloria della Regola, perché questo è il suo fine.

La gloria della Regola, che ieri vi ho un po’ letto, è questo, perché porta questo fine qua, vivere come vi ho letto adesso.

Questo, un Fratello scalzo dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, è chiamato a fare, osservando la sua Regola.

Nel caso di San Pietro Giuliano Eymard, era quello dell’adorazione eucaristica; nel caso di San Camillo de Lellis, è il servizio al malato, e via di seguito…

L’altra cosa che lui dice è: “Chi resterebbe nell’ombra insieme con Nostro Signore?”

Lo scopo è quello di “fare dei buoni servitori ignorati dal mondo”, quindi purificazione totale dalla vanità e nascondimento assoluto, vivere nell’ombra come Gesù nel tabernacolo, dimenticati.

“Bisogna benedire Dio dell’oscurità in cui lascia la Congregazione: la sua regola vi sia più cara a causa appunto della sua poca rinomanza; perché questa oscurità vi mette più completamente nella vostra virtù di adoratori, che è l’umiltà: e se voi la comprenderete e la praticherete, sarete santi”.

Qui torna tutto il tema dell’essere nascosti, abbiamo già affrontato questa cosa.

“La regola è nascosta e misteriosa come Nostro Signore nel suo Sacramento; il mondo non la comprenderà mai: comprende forse Gesù ed il suo mistero di amore? (Cioè l’Eucarestia) Ma la comprendono quelli che hanno la vocazione, ed essa li guiderà alla perfezione.

Essa — la regola — ci mette nel Santissimo Sacramento e ci riduce a nulla. Altre regole perfezionano l’individuo affine di farne un uomo utile da potersi opporre alle glorie umane segnalando quelle della religione, e va benissimo; la vostra vi nasconde, vi annichila perdendovi in Nostro Signore: imperocché voi non dovete comparire e combattere, ma adorare”.

Bellissimo eh… è un qualcosa di stupendo…“non dovete comparire e combattere ma adorare”.

Dio non chiede a tutti la stessa cosa, ma è importante sapere che può chiedere, ed è comunque bellissimo, questa vocazione di totale adorazione.

Pensate a una persona ammalata, costretta in un letto…

Pensate a una persona costretta a passare le sue giornate da un ospedale all’altro…

Pensate a una persona costretta dai dolori, dalla sofferenza fisica o magari psicologica…

Pensate ad una persona che soffre di schizofrenia, ad una persona che soffre di ossessioni, ad una persona…

Mah… sapete, le malattie sono talmente tante, che uno dice: «Ma io cosa posso fare per il Signore? Vedo quello là che predica, vedo quell’altro che fa, vedo quello che corre, vedo… Io cosa posso fare?»

Guarda, tu fa’ come diceva San Pietro Giuliano Eymard: tu adora… e diventerai santo! Tu vivi proprio questi atti di adorazione puri, totali. Dedicati a tenere compagnia a Gesù nel Santissimo Sacramento. Dai un senso a questa tua vita, diventando un adoratore silenzioso dell’Eucarestia, nascosto, dimenticato come Gesù è dimenticato, abbandonato come Gesù è abbandonato, trascurato come Gesù è trascurato, maltrattato come Gesù è maltrattato. Condividi la sorte di Gesù, in tutto.

“II. – Praticatela, dunque, e amatela, perché essa sola vi santificherà. Giacché anzitutto essa vi mette nella via della santità e costituisce per voi un’atmosfera di grazie. Poi vi indica, per mezzo del regolamento, — abbiamo visto la differenza — quel che dovete fare ad ogni ora del giorno: vi fa dunque conoscere la volontà attuale di Dio su di voi, ed è questo un gran punto”.

Attenzione, eh… attenzione adesso a cosa scrive:

“Infatti quel che uccide la devozione dei pii secolari e del sacerdote nel mondo, — cioè, i sacerdoti diocesani, per intenderci — è la loro libertà; ignorano quel che debbono fare, e se hanno fatto tutto quel che Dio voleva. Vi risparmia questo pericolo la regola; e quando essa vi lascia liberi, vi addita il Superiore che potrà togliervi da tale incertezza”.

Capite? Quindi, attraverso la Regola noi siamo santificati, e questo è sicuramente un aiuto grandissimo; attraverso il regolamento noi sappiamo quello che dobbiamo fare ad ogni passo.

Lui dice: «State attenti, perché ciò che uccide, è la libertà. Ciò che uccide la devozione nei laici e nei Sacerdoti diocesani, che non hanno una Regola, è la libertà, perché ignorano ciò che debbono fare e non sanno se hanno fatto tutto quello che Dio voleva».

Ecco che allora qui si inserisce quello che io vi ho detto qualche giorno fa, cioè che la Regola è per tutti i Cristiani, tutti siamo chiamati ad avere una Regola, è importantissimo.

Infatti, noi ragazzi, mi ricordo ancora che, quando eravamo adolescenti, facevamo la Traditio Symboli e la  Redditio Symboli. Alla Redditio Symboli si portava in Duomo al Cardinale la nostra Regola di vita. Ci voleva quasi un anno per stenderla, eh, per viverla, per provarla, sistemarla, aggiustarla, perché poi bisognava vedere se era vivibile, e lo si faceva sempre con il Padre spirituale.

Quando si arrivava alla fine di questo, allora la si prendeva, la si portava e consegnava al Cardinale. Bellissimo… era una cerimonia bella, solenne.

Di sera, tutti questi ragazzi andavano dal Cardinale e consegnavano nelle mani del Cardinale la loro Regola di vita.

Poi, dovevi viverla però… e intanto tu sapevi quello che dovevi fare. Capite?

In questo modo, tu eri arrivato a capire, insieme al tuo Padre spirituale, che era importante dividere la giornata, dividere le ore, dividere i momenti di studio, scegliere la Messa, cioè dare una collocazione alle cose, e poi essere fedele a questo.

“La regola vi dà di più una grazia particolare e adatta al vostro temperamento spirituale; essa è per voi l’espressione compendiata di ogni verità. È la vostra grazia propria, quella che Dio vi destinava quando vi concepiva nel suo pensiero, quella che deve guadagnare la corona che vi preparò fin d’allora”.

Quindi, noi abbiamo una grazia particolare, che si adatta al nostro temperamento spirituale e che ci aiuta; cioè, la Regola è fatta proprio per aiutarci a capire in quel momento cosa dobbiamo vivere, cosa dobbiamo fare per essere nella Volontà di Dio.

È “l’espressione compendiata di ogni verità”… bellissimo!

“Ogni uomo ha la sua propria grazia e deve essere condotto in un modo particolare: la regola è la vostra grazia di vita; è la luce appropriata al vostro spirito e a’ vostri occhi; essa vi mostra Nostro Signore in tutto e dappertutto; vi fissa in Lui e su di Lui senza distrarvi ad altra cosa: perché Egli solo è il vostro fine e il vostro tutto”.

Guardate che sono parole veramente bellissime, che non sentiremo più: è la luce al vostro spirito e ai vostri occhi… bella; vi mostra Gesù dappertutto; vi fissa in Lui e su di Lui; non permette distrazioni.

Sentite adesso che bello ciò che scrive san Pietro Giuliano Eymard:

“Un santo diceva: Io voglio morire con la mia regola che è stata la mia via, col mio crocifisso che fu la mia forza, e col mio rosario che fu la mia perseveranza. Invece della croce mettete il Santissimo Sacramento, e domandate la stessa grazia”.

Certo, perché, per loro, la Regola centrale è l’Eucarestia.

Quindi, morire con la mia Regola… col mio Crocefisso.

Metteteci pure anche voi l’Eucarestia, è uguale: con la mia Eucarestia, che fu la mia forza; con il mio Rosario, che fu la mia perseveranza.

Pensate che bello se noi dovessimo morire così, se noi fossimo calati nella nostra tomba con la Regola tra le mani, col Crocefisso, col Rosario, ed essendo spirati subito dopo aver fatto la Comunione…

Pensate come ci presenteremo davanti a Dio, dicendo: «Gesù, questa è stata la mia vita, questa è stata la mia forza e questa è stata la mia perseveranza… e questo sei Tu, dentro di me».

  Beh…, farebbe veramente la differenza, sapete?

Mi fermo qua, perché oggi vi ho detto veramente tante cose, non voglio sprecarle.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

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