Meditazione
Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di giovedì 14 luglio 2022
Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD
Ascolta la registrazione:
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VANGELO (Mt 11, 28-30)
In quel tempo, Gesù disse:
«Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro.
Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Testo della meditazione
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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 43
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!
Eccoci giunti a giovedì 14 luglio 2022.
Oggi festeggiamo un grande Santo, San Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Camilliani, un Santo che vale la pena di conoscere bene.
Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XI di San Matteo, versetti 28-30.
Proseguiamo la nostra meditazione sul testo di San Pietro Giuliano Eymard su questi Esercizi Eucaristici; siamo arrivati a una nuova istruzione, che si intitola “La santità mediante la regola”.
“I s t r u z i o n e .
La santità mediante la regola.
I- La legge della vostra santificazione e la condizione della gloria di Dio in voi, come pure la potenza e la durata d’azione della nostra Congregazione, stanno nell’osservanza della regola”.
Guardate, a questo, tutti i fondatori sono estremamente sensibili e legati.
Del resto, se hanno ricevuto il carisma di fondare un nuovo Ordine, una nuova Congregazione (pensiamo a San Domenico, pensiamo a Sant’Ignazio, pensiamo a Santa Teresa e a San Giovanni della Croce, pensiamo a San Francesco e Santa Chiara, pensiamo a San Benedetto, pensiamo a San Camillo de Lellis, e via di seguito…), questo carisma si manifesta nella Regola, cioè quell’Istituto, quella Congregazione, quell’Ordine, avranno una Regola ben precisa, che è come la carta d’identità, che ti dice chi sei, perché lo sei.
Quindi, se tu diventi Camilliano, per ipotesi, non sei un Monaco Benedettino, e se fai il Carmelitano, non sarai un Francescano, ma non perché uno va contro l’altro o uno è una contraddizione dell’altro, no, sono espressioni diverse, legate ad un carisma particolare ricevuto dal fondatore.
Ora, se tu avverti, capisci, che sei chiamato a fare il Frate Francescano, devi osservare quella Regola, che non viene da Francesco, ma viene da Dio, che l’ha comunicata a Francesco.
San Camillo non si è inventato chissà che cosa, San Camillo riceve dallo Spirito Santo questa intuizione importante, la mette per iscritto e dice: «Chi vuole seguire questa intuizione, che io ho avuto e che la Chiesa ha riconosciuto, dovrà fare questo, questo e quest’altro. Basta. Non ti sta bene? Vai altrove! Fai altro! Ma questo è il deposito, è l’eredità, che io vi lascio e che a mia volta ho ricevuto, e che vi chiedo di rispettare».
È per questo che è importante, no?
Andiamo avanti.
Attenti bene.
“E quantunque si possa esser santo senza una regola religiosa…”
Quindi, la mia mamma, che non è una religiosa, che non è una monaca, non è una suora, non è una laica consacrata, è una laica e basta, non ha una Regola religiosa.
“… pure tale non può essere la vostra santità”.
Cioè, la mia mamma, la tua mamma e il tuo papà possono essere santi senza una Regola religiosa.
I genitori di Santa Teresina, infatti, sono diventati santi, senza aver bisogno di una Regola religiosa; Santa Gianna Beretta Molla è diventata Santa, senza avere una Regola religiosa.
Perché? Perché la sua Regola, come vedremo poi, era lo stato di vita matrimoniale.
Santa Gemma Galgani non aveva una Regola religiosa, aveva la sua regola di vita, ma che non viene da una vita religiosa canonicamente intesa, perché non faceva parte di nessuna Congregazione, non è entrata in monastero; sì, è entrata da morta, ma non da viva.
Quindi, lui dice: «Per voi, invece, che fate parte di un Ordine o di una Congregazione religiosa, è fondamentale che sia chiaro, che questa santità è legata alla Regola».
E adesso, attenti bene cosa scrive:
“Bisogna distinguere tra regolamento e regola: …”
Ecco l’intuizione geniale di San Pietro Giuliano Eymard: distinguere tra regolamento e Regola.
“… il regolamento è la regola materiale, la nomenclatura delle sue prescrizioni positive: è la parola d’ordine, l’ordine di ogni azione; …”
Questo è il regolamento. Quindi, il regolamento è tutto quell’insieme di prescrizioni che ci sono (fai in questo modo…, non fare in quell’altro modo…, comportati così…, non bisogna fare cosà…), è l’ordine di ogni azione, cioè è l’ordine che prescrive che ogni azione debba essere compiuta in un certo modo.
La Regola invece che cos’è? Se il regolamento è l’ordine di ogni azione,…
“… la regola invece è lo spirito delle vostre azioni: è la legge interiore (non quella materiale), la forma della santità; è dessa che fa l’educazione spirituale”.
Capite la differenza? È sostanziale, eh…
Quindi, la Regola è lo “spirito delle vostre azioni, è la legge interiore, è la forma della santità, è ciò che fa l’educazione spirituale”.
“Io dico che non potete divenir santi se non con la perfetta osservanza della vostra regola”.
Capite? L’osservanza della Regola, non del regolamento!
Lui adesso sta parlando della Regola.
Quindi, “non potete divenir santi se non con la perfetta osservanza della vostra regola”.
Adesso, qui, lui parla dei Sacramentini.
“Infatti Dio non vi ha creati che per essere religiosi del Santissimo Sacramento: tutto in voi è per questa grazia e questa vita: la regola (attenti) è il Vangelo applicato al vostro temperamento ed ai vostri bisogni. Il Vangelo è la legge generale; la regola è la legge particolare”.
A me sembra molto chiaro eh…
Quindi, vuoi diventare santo? Osserva la Regola perfettamente, fai quello che nella Regola c’è scritto.
Adesso, io vi faccio una domanda, che già vi feci in tempo passato, quando parlai dell’Ordinazione e delle Promesse presbiterali.
La domanda è questa: «Quanti di noi, che abbiamo professato l’osservanza di una Regola per tutta la vita, ovvero, quanti di noi, che abbiamo fatto la Professione solenne e abbiamo letto, davanti alla Chiesa e davanti a tutto il popolo di Dio, la nostra Professione per sempre (quindi, legandoci con i voti nell’osservanza di una Regola ben precisa), quando fanno l’esame di coscienza, prendono in mano la Regola e la guardano?
Quanti di noi, dopo il noviziato, hanno mai più preso in mano la Regola e quante volte, nella propria vita, dopo il noviziato (dico “noviziato”, perché il noviziato è quell’anno nel quale si legge in modo particolare la Regola, o almeno si dovrebbe) hanno riletto la Regola e hanno confrontato la propria vita con la Regola?»
Pensate che un tempo la Regola bisognava impararla a memoria, non certo perché erano fissati, ma c’era una mensdietro a tutto questo, no?
Significava: questa cosa è troppo importante, perché tu non la sappia a memoria.
Saperla a memoria cosa vuol dire?
Vuol dire che l’hai letta un’infinità di volte… allora, almeno la parte materiale, l’oggetto, cioè le parole, almeno quelle sono dentro, poi, se tu non la vuoi vivere, vabbè, questo è un altro discorso, è un problema tuo, ci penserai tu a giustificarti davanti al Signore.
Quindi, quando noi facciamo la nostra Professione solenne in una Congregazione o in un Ordine religioso, vuol dire che Dio ci ha pensati, ci ha creati, per quella appartenenza, e tutto è fatto in vista di questo.
“La regola è il Vangelo applicato al vostro temperamento ed ai vostri bisogni. Il Vangelo è la legge generale; la regola è la legge particolare”.
Quindi, capite?
Quando io vivo la Regola, la vivo bene, la vivo veramente, io sto vivendo il Vangelo in generale e quindi la mia Regola in particolare; cioè, nel particolare, a me la Regola dice questo…
“Se tutti i corpi religiosi sono identici in quanto seguono Gesù Cristo, perchè tutti praticano i suoi consigli, sono tuttavia distinti gli uni dagli altri per lo spirito e lo scopo in cui li praticano”.
Capite? Quindi, sono tutti uguali perché tutti seguono il Vangelo (e questo vale per tutti), ma sono diversi per lo spirito e per lo scopo in cui lo praticano. È lì che sta la diversità. Quindi, il Francescano vivrà il Vangelo secondo questo spirito e questo scopo di Francesco, che Francesco ha ricevuto, e così, di seguito, tutti gli altri.
“Ogni uomo è tenuto a conoscere e praticare il Vangelo: …”
Sentite adesso che frase forte… Vedete, i Santi sono logici! Quando uno legge queste cose, può anche darsi che dica che sono un po’ difficili, può darsi, però, la cosa bella è che sono logiche.
Tu leggi, e capisci; magari non subito, ma poi capisci, perché ti ordinano la mente e ti fanno capire che, se A è uguale a B e B è uguale a C, A è uguale a C, punto!
Non devi impazzire con frasi senza senso, anacoluti uno in fila all’altro, subordinate della subordinata, della subordinata, della subordinata, della parentetica, della subordinata… tali che, uno, ad un certo punto, dice: «Dov’è il soggetto?»
Uno, per capire quello che quel Tizio ha scritto in una pagina, deve fare continuamente l’analisi logica (soggetto, verbo, predicato) per arrivare a capire le tre strutture fondamentali di ogni proposizione, se no non ci capisce niente, il discorso è incomprensibile.
Qui no.
Sentite cosa scrive adesso; stante tutto quanto abbiamo detto fino a qua, ecco la logica conseguenza:
“Ogni uomo è tenuto a conoscere e praticare il Vangelo: …”
Fin qui siamo tutti d’accordo, no?
“… per voi (Sacramentini, Frati… che avete fatto la vostra Professione), basta conoscere e praticare la vostra regola: essa è il vostro Vangelo”.
Ma è bellissimo eh… è bellissimo!
Io adesso, in presa diretta (infatti sentirete anche la sedia che si muove), tra gli ultimi quattro libri che sono rimasti nella mia biblioteca, sto prendendo il mio libro bellissimo (che non poteva mancare, tutto bello ricoperto e che conservo con tanto amore, datato “Roma, 1987”, sembra un secolo fa!) della Regola, delle Costituzioni e delle norme applicative dei “Carmelitani”.
Tra l’altro tutti ci chiamano “Carmelitani”, no?
Pensate invece che il titolo corretto è “Regola, Costituzioni, Norme applicative dei Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”.
Capite? Ma un titolo più bello non poteva esserci!
Ci chiamano i “Carmelitani” ma invece noi siamo i “Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”… bellissimo!
Un nome più bello non poteva esserci dato! Bellissimo!
Infatti (questo è un dettaglio che vi leggo, perché credo che non ve l’abbia mai detto nessuno), nella formula di Professione religiosa, che non sto qui adesso a leggervi tutta, c’è un certo punto in cui si dice: “… faccio voto a Dio di castità, povertà e obbedienza secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, non “secondo il Vangelo”. Capite?
Non c’è scritto così, non è scritto questo.
In tutta la formula di Professione religiosa, non c’è una volta sola il termine “Vangelo”… non c’è… non c’è.
Vedete quello che scrive San Pietro Giuliano Eymard quanto è vero?
Questo per quanto riguarda la Regola e le Costituzioni, che sono l’applicazione oggi di questa Regola.
Ripeto: “… la Regola… dell’Ordine dei Frati Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”.
Altro che chiamarci “i Carmelitani”!!
Noi diciamo “i Carmelitani”, ma è molto riduttivo. Se vogliamo, per certi versi, è molto riduttivo, perché “Carmelitani” viene dal Monte Carmelo, che certamente è bellissimo, ha rimandi biblici stupendi, tutto quello che volete, ma, se poi andiamo a leggere la formula di Professione, non c’è scritto “… secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi”, non è scritto così!
Potevano scriverlo, no? Invece no!
C’è scritto “… secondo la Regola e le Costituzioni dell’Ordine dei Frati Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”, tutta un’altra cosa!
Il rimando e la centralità della Vergine Maria sono fondamentali in questo Ordine, tanto che ti chiami “Fratello” (rendiamoci conto!), Fratello della Beata Vergine Maria… bellissimo!
Va bene.
Allora, vi ho preso questo bellissimo testo, perché volevo leggervi qualcosa, perché voi capiate di cosa stiamo parlando.
Uno dice: «Ma cosa ci sarà scritto in una Regola?». Allora vi leggo proprio due cose, che vi fanno capire che cosa c’è scritto in una Regola, che cosa riguarda la Regola, dato che si dice che la Regola è il nostro Vangelo.
Per esempio, sentite questo:
“[L’oratorio e il culto a Dio] 12. L’oratorio, per quanto è possibile, sarà costruito in mezzo alle celle…”
L’oratorio sarebbe il luogo del culto di Dio.
Quindi, voi immaginatevi… c’era il centro, che era l’oratorio (da orare, pregare), il luogo della preghiera, della Messa, del culto di Dio, e le celle intorno; le celle sono le stanze.
“… e in esso, se potrà farsi comodamente, dovrete riunirvi ogni mattino per partecipare alla celebrazione della Messa”.
Quindi, voi immaginatevi… come una stella: il centro è il luogo del culto di Dio e della presenza di Dio, e tutti i Fratelli della Beata Vergine Maria intorno, nella loro cella.
Uno dice: «Oh “cella”, che brutto termine!». E come si chiamano le casine delle api nell’alveare? Si chiamano “celle”.
Sentite quest’altro che bello, il numero 8:
“[La preghiera continua] 8. A meno che non sia occupato in altre legittime attività, ciascuno rimanga nella sua celletta o accanto ad essa, meditando giorno e notte la legge del Signore (Sal 1,2) e vegliando in preghiera (1 Pt 4,7)”.
Ed è tutta piena di citazioni bibliche eh… Sentite come trasuda di Vangelo? Ecco perché San Pietro Giuliano Eymard dice: “La regola è il vostro Vangelo”. Tu vivi quello, e hai fatto tutto.
Altro esempio:
[Proibizione di possedere proprietà] 10. Nessun fratello dica di avere qualcosa di proprio, ma tra voi tutto sia comune [At 4, 32; 2, 44]…”
Bello…
Quindi, pensate: “… rimanga nella sua celletta o accanto ad essa, meditando giorno e notte la legge del Signore…”
Che cosa fa un Frate nella sua cella?
La Regola ti dice: “… meditando giorno e notte la legge del Signore e vegliando in preghiera”.
Uno legge questa cosa e dice: «Ok. È la mia vita? Io vivo così?»
Questo vuol dire che io sono chiamato a conoscere la Legge del Signore, vuol dire che io sono chiamato a vegliare in preghiera.
“[Il lavoro] 17. Dovete attendere a qualche lavoro, affinché il diavolo vi trovi sempre occupati, né a causa del vostro ozio riesca a trovare qualche via d’ingresso alle vostre anime. In questo avete l’insegnamento e l’esempio del beato apostolo Paolo, per bocca del quale parlava Cristo [2 Cor 13,3]: se seguirete lui, scelto da Dio predicatore e maestro delle genti nella fede e nella verità [1Tm 2,7], non potrete sbagliare…”
Capite?
Ecco, le regole sono tutte così, sono intrise di riferimenti alla Parola di Dio. Ecco perché lui dice: “Essa è il vostro Vangelo”.
Non è un’esagerazione, non lo è assolutamente.
E poi, sentite anche la saggezza:
“[L’astinenza dalla carne] 15. Vi asterrete dal mangiare carne, a meno che non dobbiate prenderne a causa di malattia o di debolezza (una penitenza) .
E poiché in viaggio dovete piuttosto spesso domandare la carità, per non essere di peso a coloro che vi danno ospitalità, fuori delle vostre case potrete cibarvi con alimenti preparati con carne. E anche viaggiando per mare potrete mangiare carne”.
Sapiente, eh?
Le regole non sono scritte da gente fondamentalista e pazzoide. Vedete che sapienza, che equilibrio, che giusto modo?
Bellissimo…
Poi, San Pietro Giuliano Eymard prosegue:
“Direte forse che la nostra (la regola dei Sacramentini) non è approvata dalla Santa Sede; …”
Perché ancora siamo nel 1867, mentre l’approvazione avverrà l’8 maggio del 1885, quindi manca ancora un po’.
“… è vero, tuttavia l’approvazione della Congregazione da parte della Santa Sede è un’approvazione indiretta della regola”.
Cioè lui dice: «La Regola non è ancora stata approvata ma hanno approvato la Congregazione, quindi, di fatto, in modo indiretto, hanno approvato anche la Regola».
“Questa fu esaminata a Roma, si giudicò che poteva formare religiosi aventi uno scopo speciale, utile alla Chiesa, atto a dar gloria a Dio ed a santificare le anime; fu lodata nel suo insieme; vi si fecero le correzioni indicate dal Santo Padre. Pertanto voi non dovete rispettarla meno sotto il pretesto che non fu ancora approvata canonicamente”.
Cioè, non dovete dire: «Siccome non è ancora approvata, allora io la rispetto di meno».
“Questa dilazione è dettata dalla prudenza e dalla benevolenza della Chiesa. La sua approvazione finale dà ad una regola un carattere definitivo, per modo che nulla si può in seguito aggiungere o togliere senza il suo permesso. Non è ancora il caso di noi che cominciamo”.
Ma adesso è approvata definitivamente, come quella che vi ho letto io.
Quindi, adesso sarebbe bello che, quando vedete un “Carmelitano”, non diciate più: «Oh, sei un “Carmelitano”?»; in questo caso, invece, un “Carmelitano” dovrebbe dire: «No, non esattamente. Io sono un Fratello Scalzo dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo». È un po’ diverso.
Non me lo invento io eh… è scritto qua. Non temo critiche, perché è scritto, nero su bianco.
È qui, su questo mio bel libro “Regola, Costituzioni, norme applicative dei Fratelli Scalzi dell’Ordine della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. Ok?
Approvato tutto dalla Santa Sede, con firme e controfirme eh, quindi…
Tra l’altro, la formula di Professione, che vi ho letto, ancora valida ovviamente, non parla di Carmelitani, ma parla di Ordine dei Frati Scalzi della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
Poi, va bene, nell’uso è venuto fuori l’Ordine dei Carmelitani, va bene, però non dimentichiamoci questa dicitura, perché, se c’è, ha un suo senso; se è stata mantenuta, ha un suo perché; l’origine non va mai persa.
“Prima di sollecitare l’approvazione definitiva bisogna che la stessa vostra condotta approvi questa regola: la Chiesa vuol sapere se è praticabile; se non la praticate a che pro farla approvare?”
Giusto, no? Ragionamento assolutamente logico.
“La Congregazione vi dice: Miei figli, vi prego di osservare la regola che vi do, di praticare le virtù che v’insegna, perché si vegga se sono proprio le virtù volute dalla vostra vocazione. Come e perché volete che Nostro Signore ispiri al suo Vicario di approvare la regola se non trova persone sante abbastanza per metterla in pratica?
Osservatela dunque, e custoditela con amore e rispetto.
Per voi essa è rispettabile. Non diciamo questo perché l’abbiamo fatta noi: noi non siamo che miseria. Neppure vi diciamo che essa viene dal Cielo mediante una rivelazione particolare, o per un miracolo di assistenza diretta dello Spirito Santo: essa non ha alcuno di siffatti caratteri straordinari di tante sante regole”.
Com’è umile, no?
“La mente che l’ha concepita, la mano che l’ha scritta non furono guidate che da questo pensiero: far servire Nostro Signore nel suo Sacramento di amore da una Congregazione d’uomini dedicati specialmente e totalmente a questo servizio”.
Vedete?
C’è una sola ragione, che è quella che vi ho detto, che lui ha scritto, no?
Servire Gesù nel Santissimo Sacramento, dedicarsi a Lui totalmente. Questa è la loro Regola.
E allora, lui dice: «Viviamola!»
Fermiamoci qui; poi, domani, andremo avanti.
Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!