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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 42

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di mercoledì 13 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 11, 25-27)

In quel tempo, Gesù disse:
«Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza.
Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 42

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a mercoledì 13 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XI di San Matteo, versetti 25-27.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di San Pietro Giuliano Eymard sull’Eucarestia.

Concludiamo questa parte, che abbiamo iniziato da qualche giorno, e poi inizieremo un nuovo argomento molto bello e importante, vedrete.

“Siate ancora esatti nel fare le vostre azioni, fatele in tutta la loro integrità, non trascuratene cosa alcuna, perché è una particella del dono di Dio, che non deve essere perduta: le briciole nel servizio di Nostro Signore sono perle”.

Siate esatti nel fare le vostre azioni”, esatti!

Non possiamo accusare Gesù di rigorismo o di perfezionismo; fare le cose esatte, vuol dire farle bene.

A chi di noi piace una torta storta, col buco venuto male? A nessuno.

A chi di noi piace un vestito tagliato storto? A nessuno.

Fatele in tutta la loro integrità, non trascuratene cosa alcuna”, cioè, le cose vanno fatte così come devono essere fatte, tutte le cose, dalla preghiera, alla pasta col sugo, alla camicia stirata, tutto.

La pizza? O la fai bene o non la fai, punto.

Devi preparare un bel momento goûter per i tuoi amici?

Il momento goûter, in Francia (non so se ancora adesso lo fanno), veniva preparato in un certo modo. Questo momento pomeridiano non era la nostra merenda classica, capite? Non è pane e Nutella, per intenderci; non era così. Il momento goûter, non gourmet, perché ho sentito dire che qualcuno fa il momento gourmet, ma quello è un’altra cosa; vabbè, lasciamo perdere… comunque, non è il momento gourmet, è il momento goûter, è un’altra cosa.

Quindi, stavo dicendo che il momento goûter era un momento particolare, in cui la famiglia invitava l’altra famiglia, poi si veniva in casa, si tirava fuori il servizio bello per il tè, poi si preparavano dei dolcetti, sia chi veniva invitato e li portava sia chi veniva accolto, ognuno metteva insieme qualcosa, e poi si stava insieme. Capite?

Non è “Prendi pane e Nutella, scappa via e mangia”, non è quella cosa lì. La logica del momento goûter, non è “Io mi riempio la pancia”, non è questa cosa, ma è tutta la preparazione, mettere giù le cose messe bene, disporle bene, prepararle bene.

Potremmo dire che un momento goûter nostro, cristiano, potrebbe essere questo: ci incontriamo al pomeriggio, recitiamo i Vesperi insieme, e poi ognuno tira fuori tutte le sue piccole delizie che ha preparato, che ha pensato, nella loro integrità, senza trascurare cosa alcuna.

Cominciamo dai nostri dolcetti, perché, se noi faremo esattamente e bene queste cose, è sintomo che le cose con Dio e di Dio le facciamo benissimo, perché se no non riusciremmo mai a farle bene.

E uno da lì capisce…, capisce da come tu metti giù i piattini, capisce da come tu metti giù i bicchieri, capisce da come tu servi l’acqua, capisce da come tu servi il tè, capisce da che tè servi, capisce da come gli porgi il latte, capisce da come gli dai lo zucchero, capisce da quello che tu hai preparato, cioè da tanti piccoli dettagli che, messi insieme, fanno una bellezza, e fanno la differenza, perché la bellezza (e non il dovere) strappa l’uomo dall’orrido, strappa l’uomo dalla volgarità, strappa l’essere umano dalla bestialità, strappa l’uomo dalla superficialità, lo strappa dall’approssimazione, lo nobilita, lo rende ancora più bello, lo rende ancora…

Prima stavo dicendo questa cosa, e poi mi sono trattenuto, perché volevo pensare di essere giusto nel dirlo, ma è giusto aggiungere “strappa l’uomo da tutto ciò che non è verginale, da tutto ciò che non è integrità”.

Vedete che dice qui: “… in tutta la loro integrità… perché è una particella del dono di Dio, che non deve essere perduta: (perché è la logica…) le briciole nel servizio di Nostro Signore sono perle”.

Niente è piccolo di ciò che è fatto per Dio!

Niente è piccolo di ciò che è fatto in Dio!

Voi fate la torta, immaginiamoci…

Perché, prima di iniziare la torta, prima di aprire la farina, prima di fare tutto, quando avete il vostro bel tavolo pulito davanti, non lo guardate e dite: «Un momento, io non voglio fare questa torta da solo o da sola»?

Se devo preparare la pizza…  posso dire: «Io non voglio farla da solo. Nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo, amen. Spirito Santo, attraverso Maria, aiutami a fare bene questo compito, illuminami, stammi vicino, passa nelle mie mani, fa che venga fuori un dono buono, bello, apprezzabile, che renda gioia, che semini felicità, che non sia fine a se stesso, ma che ci conduca a pensare, ad amare, a lodare Dio. Spirito Santo, lavora con me. Vergine Maria, insegnami a fare un buon dolce come li facevi tu».

Ma voi vi immaginate di poter mangiare una briciola di un dolce o di una focaccia, fatti dalla Vergine Maria?

Ma chissà… Ci avete mai pensato?

Ma chissà la Vergine Maria come impastava, come cuoceva, come guarniva i dolci per Gesù e per San Giuseppe… Chissà che bontà che dovevano essere!

Pensiamo alle nostre mamme, alle nostre nonne, alle nostre zie… non mettiamoci al tavolo a preparare le cose così, in qualche modo!

Andiamo in una pasticceria a comperare le cose, i doni per le persone? Non prendiamo una cosa qualunque!

Io, è vero, sono un po’ tremendo eh, litigo con tutti, anche con i pasticceri. Una volta mi hanno mandato in una pasticceria, mi hanno detto: «Guarda, quella pasticceria è fantastica, è stupenda, è meravigliosa…». Beh… a momenti arrivavano i carabinieri… No, scherzo, ma ho avuto un momento di disappunto, perché ho detto:

  • «Questa cosa io non la voglio! Questa cosa è brutta… questa cosa è brutta!»
  • «No, ma è fresca…»
  • «No, non mi interessa che sia fresca, è brutta! Perché io devo dare una cosa brutta a delle persone a cui io voglio bene?»

Non si può entrare in una pasticceria e dire: «Questo, quello, questo e quest’altro».

Cos’è questa roba?! Non siamo mica delle bestioline, eh…

Uno ti dice: «Su, ecco, dai, allora, cos’è che ha bisogno?»

  • «Eh, non lo so».
  • «Ma come?! Non sa cosa deve comprare?»
  • «No, non lo so, perché devo farmi ispirare. Ho bisogno di vedere le cose. Non so cosa devo comprare, ci devo pensare. Se ha fretta, vado altrove. Io ho bisogno di riflettere sulle cose… e poi voglio chiedere cosa c’è dentro, come è stato fatto, voglio fare le domande. Cos’è? Un delitto? Non si può domandare? Siamo dentro in un rullo compressore che… ma oh? No, eh!… E poi voglio un bel pacchetto, e poi voglio anche un bel sacchetto. Insomma, un dono è un dono, dalla “A” alla “Z”, e deve essere fatto bene, perché anche dal pacchetto si capiscono tante cose, anche dal sacchetto si capiscono tante cose».

Voi direte: «Padre Giorgio, come è esagerato!». No! Bisogna essere esatti nel fare le nostre azioni, perché i dettagli formano la bellezza dell’insieme, punto. Fine della discussione.

E quindi, ho preso e me ne sono andato… perché non mi piaceva… e, se una cosa non mi piace, non la compro. Mi deve convincere, quella cosa lì.

“Finalmente date loro come termine e come veste l’umiltà: tutte riescano a quell’umiltà in cui Gesù si avvolge nel Santissimo Sacramento!”

Sì, certo, perché le chiacchiere alla grappa della mia amata nonna Anna (che non ho mai più mangiato e che nessuno ha saputo più rifare), queste amate chiacchiere, ma voi dovevate vedere come le metteva insieme, come le preparava… Io mi ricordo ancora questo carrello con i ripiani di vetro, dove lei metteva questi bellissimi vassoi d’argento, stupendi, meravigliosi, e poi ci metteva sopra tutte queste montagne di chiacchiere, una sopra l’altra… non se ne rompeva una! Io non so come facesse, veramente… quella donna era incredibile!

Una sopra l’altra… e poi erano fragilissime, di questo color crema, di questo colore, che non vi so dire…, guardate, un colore bellissimo…

Poi, lei, cosa faceva?

Le prendeva e le copriva con questi teli di cotone (di quel cotone che c’era una volta e che adesso non c’è più, neanche a pagarlo!), di cotone bianco, profumatissimo, che tirava fuori da quegli armadi, dove sembrava che lì dentro vivesse il mistero dei sette colori, dei sette profumi, dei sette… vabbè, e lo metteva sopra, le copriva tutte.

 Ti dava questo senso di una cosa umile, non c’era proprio nessuna ostentazione…

Io, che ero curioso e goloso come una scimmia, andavo là, con le mie ditine da bambino, e tiravo via da sotto il telo bianco le mie chiacchiere. Lei lo sapeva, allora me ne metteva qualcuna da parte e me le faceva prendere, se no rompevo tutta quella bella composizione che lei faceva.

Vabbè, a parte Padre Giorgio pestifero, quel carrello, così ben preparato, ti dava questo senso di umiltà, di semplicità… quando poi lei scopriva le chiacchiere, ecco che appariva tutta la loro bellezza…

A me piaceva guardarle, sapete?

Mi piaceva guardarle… ancora adesso ho in mente l’immagine di quest’opera d’arte; prima di mangiarle mi piaceva guardarle, mi piaceva vedere come le faceva, come le metteva insieme, mi piaceva vedere quando metteva su lo zucchero.

Quando poi le serviva (a parte il carrello, che era da fotografia), a me piaceva guardarle nel piatto… e dicevo: «Ma come sono belle!»

Erano belle… erano belle come lei era bella, era bellissima!

Va bene.

Allora, dicevamo: “… tutte riescano a quell’umiltà in cui Gesù si avvolge nel Santissimo Sacramento!”

Ecco, appunto, questa umiltà… questa umiltà che noi vediamo in Gesù Sacramentato, deve essere quell’umiltà, che poi si trasfonde in ogni cosa che noi facciamo: dignità massima!

Massima dignità, ma nello stesso tempo massima semplicità e massima umiltà, senza mai ostentare nulla, questo è ciò che fa la differenza.

Ecco, vedete, è importantissimo quello che vi leggo adesso:

 “… essa (questa umiltà) vi preserverà (da “due bestie”, questo lo dico io, ma sono veramente due bestie sanguinarie) dalla vanità e dallo scoraggiamento”.

Capite?

Infatti, io non ho mai visto mia nonna né scoraggiata né vanitosa; non ho mai visto un atto di vanità o di scoraggiamento. Nessuna vanità, mai. Non bisogna mai essere vanitosi, è da stupidi essere vanitosi.

E lo scoraggiamento… per che cosa?

Attenti! Mamma… attenti a quello che dice adesso, attenti, attenti, vi prego, attenti:

“S. Bernardo dice che Dio non domanda e non guarda il successo, ma (attenti bene) la cura posta a fare la sua volontà; …”

La cura… non se è venuto bene o se è venuto male.

“… riuscire o no è cosa secondaria”.

Vi prego… vi prego, ditemi che siete andati in estasi!

Veramente, veramente una cosa bellissima…

Vi ricordate quando io vi parlavo sempre dell’importanza della cura? Vi ricordate? Dell’importanza di fare le cose con cura, di avere cura nel fare le cose, di fare le cose con impegno?

Dio non guarda e non domanda il successo, non domanda che tu riesca, Dio ti chiede la cura posta a fare la Sua Volontà; poi, se riuscite o no, questa è un’altra cosa.

Ma tu, l’hai fatta bene? Ti sei impegnato?

Quando io dovevo prepararmi al mio esame di Catechismo, quando facevo la IV Elementare, per il Sacramento dell’Eucarestia, avevo una gran paura di non essere promosso…

Quel giovedì lì (me lo ricordo bene) avevamo l’esame e dovevamo andare in oratorio (facevano l’esame in chiesa, sulle panche c’era il foglio).  Io ero terrorizzato, ero a casa spaventatissimo che continuavo a ripetere tutto quello che dovevo studiare, e dicevo: «Adesso mi bocceranno, non ce la farò mai… Non potrò fare la Prima Comunione, non mi ammetteranno, resterò fuori…», insomma, non vi dico!

Allora, mi ricordo che mia nonna, che mi preparava a questo esame, ad un certo punto, davanti alla finestra di casa (mi sembra ancora di vederla…), mi dice: «Giorgio, hai studiato? Ti sei impegnato? E allora non avere paura… Gesù farà il resto».

E mi ricordo che poi mi ha accompagnato all’esame.

Vedete anche qui la cura… guardate, sono cose che poi, nella vita, non si dimenticano più. La cura non si dimentica e, se non la dimentica un uomo, immaginatevi se la dimentica Dio!

Mi ricordo che mi ha accompagnato a questo esame: era pomeriggio, alle 15.30, mi sembra; e allora siamo entrati in oratorio.

La porta di questa cappella grande dell’oratorio era fatta di vetro trasparente (ancora adesso è così), quindi da dentro si vedeva fuori, e viceversa.

Mi ricordo che siamo entrati, ci siamo messi lì, e ci hanno dato il foglio per rispondere alle domande. Ero agitatissimo, immaginatevi…

Una sola cosa mi ha dato pace: il fatto che, tutte le altre mamme, nonne e zie, che avevano portato i loro figli o nipotini a fare l’esame, li hanno lasciati lì, perché ci voleva un’ora, un’ora e qualcosa, e poi, alla fine, sono tornate a prenderli (sono andate a fare la spesa, a mangiare il gelato, o non so dove); lei, invece, è rimasta fuori, vicino alla porta, in piedi, per un’ora. Mah…

Io ero l’unico che, alzando gli occhi, la vedevo lì, fuori dalla porta… Guardate, mi ha dato un coraggio, m’ha dato una lucidità di mente, che non finivo più di scrivere: ho scritto il mondo! Il mondo proprio, il mondo… perché la cura ti cura! Capite? La cura ti cura… e quindi, il vederla lì, il dire: «Ma è rimasta lì, è lì…», mi dava tanta sicurezza. Mentre scrivevo, poi, alzavo gli occhi… e la vedevo, perché noi l’esame l’abbiamo fatto dando, in un certo senso, le spalle al tabernacolo.

Ci avevano messi seduti sull’inginocchiatoio della panca, e quindi girati un po’ a metà sulla panca per poter scrivere; non c’erano i tavolini in chiesa, quindi, per poter scrivere dovevamo tenere il foglio sul sedile della panca e, essendo bambini, stavamo seduti sull’inginocchiatoio.

Quindi io la vedevo, perché ero un po’ girato, potevo vedere che lei era rimasta lì.

La cura posta nel fare la Sua Volontà”…

Noi dobbiamo avere cura di tutto: dalla torta… fino all’altare, tutto deve manifestare cura, tutto!

“Tenete a mente queste parole: sono per tutti i giorni e per tutte le azioni della vostra vita religiosa”.

Bellissimo… bellissimo.

Guardate, noi dobbiamo tanto ringraziare San Pietro Giuliano Eymard.

Ogni tanto, vi confesso, mi viene la tentazione di dire: «No, vabbè, ma adesso mi fermo. Sono già tante le meditazioni che ho fatto. Cambiamo un po’, perché poi, magari, le persone si stufano».

Ma, ogni volta che mi viene questo pensiero, poi lo caccio via, perché, appena leggo quello che devo leggervi la volta successiva, dico: «No, questa cosa  è troppo importante, troppo bella».

San Pietro Giuliano Eymard, attraverso l’Eucarestia, tocca tutti i punti fondamentali della vita umana e della vita cristiana, quindi dico: «Ma cosa devo andare a dire? Cosa devo andare a cercare di altro? Qui c’è tutto!»

Se voi guardate tutto quello che abbiamo toccato fino adesso, in tutte queste meditazioni… tutto stiamo toccando, tutto.

La prossima, sentite come si intitola: “La santità mediante la regola”.

E attenti: non pensiate subito, immediatamente, solamente alla Regola di una Congregazione religiosa; anche, ma non solo, perché lui distingue tra Regola e regolamento… eeh… un abisso!

Domani vedremo che cosa intende per Regola e perché questa Regola è fondamentale per tutti, dal bambino di dieci anni fino ad arrivare al Vescovo; vedremo perché la Regola è importante e quale differenza c’è tra Regola e regolamento… geniale!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

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