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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 41

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di martedì 12 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 11, 20-24)

In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 41

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 12 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo XI di San Matteo, versetti 20-24.

Proseguiamo la nostra lettura e meditazione del libro di San Pietro Giuliano Eymard su questi Esercizi Spirituali fatti davanti all’Eucarestia.

“II. – Perché un’azione sia ben fatta deve avere certe condizioni particolari.

Innanzi tutto bisogna che Dio la voglia. Tutti i nostri atti sono indifferenti: ciò è vero specialmente per chi vive sotto l’obbedienza. Le persone che vivono nel mondo, che hanno la loro libertà, devono appigliarsi a questo piuttosto che a quello, secondo le circostanze: dispongono della loro vita, nei limiti della legge di Dio. Ma per noi, l’obbedienza rende eguali tutte le nostre azioni; bisogna dunque farle come da essa ci viene indicato. La regola vi fissa l’impiego ordinario della vostra vita; l’autorità vivente, il Superiore, determina il resto delle vostre azioni; infine la necessità dell’ordine vi indica in certi casi quel che dovete fare.

Voi dovete tutto lasciare, le stesse comunicazioni con Dio, per obbedire alla regola ed al vostro Superiore. E se riceveste una rivelazione contraria alla vostra regola, dovreste attenervi a questa e credere illusione il vostro meraviglioso: Iddio non può parlare contro la regola.

Taluni preferiscono volentieri il loro sentimento interiore a ciò che prescrive l’autorità, la loro ispirazione personale a quella dell’obbedienza: sono protestanti nella vita spirituale, e ve ne sono ai dì nostri più che mai. Diminuendo la fede, cresce l’illusione.

Se alcuno, per scusare la sua tenacità nei propri giudizi e la sua disobbedienza, vi dirà: «Io sono nel meraviglioso e nel sovrannaturale: Dio stesso mi ordina di agire così»; ascoltatelo con pazienza, poi, senza replicare a quello che vi avrà detto, dategli questa sola risposta: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore, e lasciatelo col suo preteso sovrannaturale.

Quand’anche Nostro Signore fosse con voi nella vostra cella, dovreste lasciarlo per obbedire al suono della campana”.

Cerchiamo di dire una parola su tutto questo.

Perché un’azione sia ben fatta, la prima condizione, ci dice San Pietro Giuliano Eymard, è che corrisponda alla Volontà di Dio.

Quindi, chi è religioso, è un po’ più aiutato, perché ha una Regola da vivere e ha un’autorità vivente, che sono i Superiori, e poi ci sono le necessità dell’Ordine (o della Congregazione), nel quale questa persona vive.

Lui dice che non esiste nulla, neanche Dio, che possa vantare un diritto superiore alla Regola e all’obbedienza ai Superiori, tanto che lui dice: «Se anche riceveste una rivelazione divina, che però fosse contraria alla Regola, quella sarebbe di origine diabolica», e aggiunge: «Se anche vostro Signore fosse nella vostra cella e suonasse la campana, voi dovreste andare, non potreste dire: “È più importante stare qua con Gesù”, perché la fedeltà alla Regola, la fedeltà all’obbedienza sono il vertice e si sa che, facendo questo, si è nella Volontà di Dio, e Dio non può andare contro se stesso».

Nella vita della Beata Madre Pierina De Micheli (la Beata del Volto Santo, che già tante volte vi ho presentato e della quale vi ho spiegato la vita, in riferimento alla Medaglia del Volto Santo), ci fu una notte in cui lei, entrando in cappella a una certa ora, trovò Gesù che le disse: «Ti stavo aspettando». Lei rispose: «Sì, ma Tu lo sapevi, che io, per obbedienza, dovevo fare questa cosa e non potevo arrivare prima». E Gesù le disse: «Certo, tu hai fatto bene ad arrivare adesso e a fare tutto quello che dovevi fare, ma non puoi proibirMi di aspettarti».

Vedete?

Gesù non la rimprovera, non le dice: «No, tu dovevi disobbedire!»

Gesù le dice: «Tu hai fatto bene a fare quello che dovevi fare, però Io posso dirti che ti stavo aspettando. Il fatto che tu stessi facendo l’obbedienza non preclude a Me la possibilità di aspettarti».

Poi, dobbiamo stare attenti a questi sentimenti interiori, cioè dobbiamo stare attenti, come dice lui, a non diventare “protestanti nella vita spirituale”, dobbiamo stare attenti a questi sentimenti interiori che ci fanno scavalcare l’autorità, ci fanno andare contro l’obbedienza.

Questa è un’illusione, non è la fede.

Lasciatelo col suo preteso sovrannaturale”, cioè lui dice che è inutile mettersi a discutere con chi vive in un certo modo.

Vedete?  I Santi non insegnano mai la polemica.

Lui dice: “Dategli questa sola risposta: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore”, e poi andate; cioè dice: «Rispondi a chi vive in questo errore grave, dell’essere un protestante nella vita spirituale, non facendo mille ragionamenti, spiegazioni, ma con un versetto della Scrittura, e basta».

“Tuttavia è vero che vi sono ispirazioni, le quali ci muovono a fare questa o quell’opera; ve ne sono delle vere come delle false. Per sapere se vengono da Dio, consultate la regola. — Se questa non parla espressamente, consultatene lo spirito. — E se volete essere perfetto andate a domandare il parere e il permesso al vostro Superiore. Non eccettuo che la preghiera in cella: voi potete applicarvi ad essa in tutti i tempi liberi da particolare obbedienza”.

Quindi, lui dice: «Ci sono anche delle ispirazioni buone; per sapere se vengono da Dio, consulta la Regola, consulta lo Spirito, e se poi cerchi la perfezione, ottieni il permesso del tuo Superiore, in modo tale che sei sicuro».

“III. – Per giudicare del grado di bontà delle nostre azioni ricordiamoci ancora l’assioma: «Bonum ex integra causa, malum ex quocumque defectu. Perché una cosa sia buona, lo deve essere del tutto, un solo difetto la rende cattiva»”.

Questo ce lo dovremmo proprio segnare eh… cioè, una cosa, o è buona o è cattiva.

Mi hanno regalato una volta una mela da mezzo chilo, di più di mezzo chilo, a dire la verità. Non ho mai visto una mela così grossa, era una mela gigantesca, una mela da più di mezzo chilo. Veramente, l’ho vista pesata eh, non sto dicendo bugie.

Bellissima da fuori, bellissima.

L’ho aperta e dentro era bacata… eeh… un solo difetto la rende cattiva.

Infatti, noi diciamo: «Quella mela è bacata».

Non diciamo: «Quella mela buona aveva un difetto», no, noi diciamo: «Quella mela non era buona».

Poi, non fa niente se devi tirare via un pezzetto; io, infatti, ho tirato via un pezzettino, e il resto l’ho mangiato, ma quella mela era bacata, perché un solo difetto la rende cattiva.

“[…] L’azione dev’essere fatta a suo tempo. — Se di vostro arbitrio ne cambiate il tempo, voi la viziate. La grazia di Dio è fissata a quell’ora: è un corriere divino che non attende”.

Capite? Non è che le 5.00 sono uguali alle 7.00 eh…

La grazia di Dio è per un’ora precisa.

La grazia di Dio è un corriere, è un treno che non attende, cioè arriva per quell’ora, e tu, o la prendi a quell’ora, altrimenti né prima né dopo: quella è l’ora!

Già vi feci, tempo fa, un discorso, una meditazione sul tempo, sul καιρός, se vi ricordate, il tempo di Dio.

Quindi, noi non dobbiamo cambiare il tempo, ogni cosa va fatta a suo tempo, c’è un tempo per ogni cosa.

“— Per l’uffizio divino, ad esempio, l’angelo di Dio, l’angelo della preghiera viene al principio per dare a ciascuno la grazia di dirlo con raccoglimento. Voi non ci siete: vedrete che direte male il vostro uffizio. Tuttavia se l’obbedienza vi aveva trattenuti altrove o comunque se eravate in ritardo senza vostra colpa, Nostro Signore risponde per voi e vi riserva la vostra grazia”.

E qui ripete una cosa già detta:

“Far attendere Nostro Signore è un insulto, ricordatevelo bene. Abbiamo dunque per Lui l’orgoglio di far bene il nostro servizio.

Dobbiamo fare le nostre azioni nel loro luogo”.

Quindi, vedete l’importanza di essere puntuali, rigorosamente puntuali con la preghiera: ecco il valore del tempo.

Certo, se tu non puoi esserci per i tuoi doveri di stato o per la tua obbedienza o senza colpa (c’era traffico in strada e sei arrivato in ritardo), va bene, può capitare e non muore nessuno, però, lui dice: «State attenti, perché, arrivare in ritardo e fare attendere il Signore, è “un insulto”. Dobbiamo “fare bene il nostro servizio”».

Poi, “dobbiamo fare le nostre azioni nel loro luogo”.

“La grazia è legata anche ai luoghi; là è la grazia se la regola vi vuole là; là è la gloria di Dio; la Chiesa fìssa indulgenze ai luoghi, e l’obbedienza religiosa li santifica”.

Quindi, è importante anche il luogo.

Pensate alla grazia legata al confessionale, dove ci si va a confessare… è tutta un’altra cosa, si capisce che quello è il luogo giusto, no?

È proprio lì.

Così, come poter recitare l’Ufficio in chiesa, poter pregare in chiesa, celebrare la Messa in chiesa… ha tutto un altro significato.

“Dobbiamo farle secondo le loro circostanze, secondo il loro modo particolare. Non fate con magnificenza un’azione che dev’essere semplice. Attenetevi alla forma esteriore e ricevuta di ogni cosa; il servizio di Nostro Signore si compone di atti la cui forma è prescritta: attenetevi ad essa; è la cornice della vostra obbedienza”.

Cioè, ogni cosa va fatta secondo la sua natura, quindi non bisogna esagerare.

Già ve l’ho detto questo esempio: se io devo preparare un pranzo o una cena, è giusto dedicarsi a fare bene le cose, a prepararle bene, a metterci impegno, però stiamo attenti ai tempi, stiamo attenti ai modi, cioè è inutile fare una cosa…

Alle volte noi prepariamo meglio i nostri pranzi, le nostre cene, le nostre colazioni, le nostre tavole, dell’altare di Dio e della Santa Messa.

Questo non va bene.

Già ve l’ho detto, no?

Per preparare un pranzo, può anche succedere che uno ci impieghi due giorni… ma io per preparare un Messa non ci impiego due giorni, però… magari non la preparo neanche, magari arrivo cinque minuti prima…

Questo vale per tutti, eh… dal Sacerdote fino all’ultimo chierichetto della terra.

C’è qualcosa che uno capisce che non va bene…

Se io ho più cura della mia macchina, che della mia anima… eeh… è meglio riflettere su questa cosa!

Facciamo quello che dobbiamo fare, secondo le circostanze proprie di ciascuna cosa… è importante.

È importante dare ad ogni realtà il suo tempo e il suo stile, diciamo così, senza inutili ridondanze, e soprattutto circoscrivendo i tempi, i modi, quindi le energie che si dedicano.

“Inoltre, alle nostre azioni dobbiamo dare un’anima: la purità d’intenzione. Non fatele per orgoglio se vi riuscite, né per dispetto se non vi riuscite. Sono vermi roditori che pur lasciando una buona apparenza all’azione, l’hanno tuttavia rovinata dentro. Abbiate sempre un’intenzione sovrannaturale; fate ogni cosa per amore di Nostro Signore. Non è necessario formare questa intenzione perché l’opera sia meritoria: un motivo qualunque di virtù basta per questo; ma quanto è più preziosa e più grata a Dio un’azione fatta per impulso d’amore!”

Ecco, diamo sempre “un’anima alle nostre azioni”!

Non facciamole né per orgoglio né per dispetto; no, ciò che facciamo, lo dobbiamo fare sempre “per amor di Dio”, e basta.

Perché fai questa cosa? Per amor di Dio.

Perché sei ancora in quel luogo d’Inferno e non te ne sei andato o andata via? Per amor di Dio.

Pensate a certe situazioni familiari terribili, che sono veramente un Calvario, veramente una crocifissione dalla mattina alla sera, da quando apri gli occhi a quando li chiudi…

Pensate, ad esempio, anche alla vita di Padre Pio… che vita terribile, crocifissa!

Perché resti lì?

Perché quella mamma, quel papà, rimangono al loro posto?

Perché quel figlio continua ad essere presente per i suoi genitori, nonostante riceva ingratitudini, insulti e quant’altro?

Per amor di Dio.

Perché lo fai?

Per amor di Dio.

Perché resti?

Per amor di Dio… non perché amo Tizio, non perché amo Caio, non perché mi sento chiamato da Tizio e da Caio, no, per amor di Dio.

Perché continui a educare i tuoi figli, che sono così ingrati e così ribelli?

Per amore di Dio.

Perché tanto morirò… questo è il punto di tutto!

Noi moriremo e la nostra vita avrà tanto valore agli occhi di Dio, quanto saremo stati capaci di fare ogni cosa per Suo amore.

Questa cosa non la farei mai, questa cosa umanamente è impossibile da sopportare, ma la faccio, la sopporto, per amore del Signore.

Quell’andare avanti è un atto di amore per il Signore, è un martirio, cioè una testimonianza.

Perché studi? Per amore di Dio. Non lo farei mai, non ne ho voglia, non me la sento, ma, per amor di Dio, lo faccio.

Ecco, allora, domani andremo avanti ad analizzare queste belle condizioni che ci ha indicato San Pietro Giuliano Eymard, perché un’azione sia fatta bene.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

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