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I santi segni. Romano Guardini, parte 10

S. Messa

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: «I santi segni. Romano Guardini, parte 10»
Lunedì 15 maggio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 15, 26 – 16,4)

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 15 maggio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo quindicesimo del Vangelo di San Giovanni, versetti 26 e seguenti.

In questo inizio di settimana, appunto lunedì, possiamo lasciarci ben condurre da questa pagina del Vangelo che riprende un po’ esattamente quanto abbiamo detto anche nei giorni scorsi: “Vi scacceranno dalle sinagoghe”, “Chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio”, “E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me”.

Ecco, allora teniamo in mente queste parole di Gesù, perché sono per noi luce.

Ora, se me lo permettete, prima di iniziare a parlarvi del nuovo capitolo del libro di Romano Guardini, volevo soffermarmi un pochino sull’importanza del Vangelo che abbiamo ascoltato poc’anzi. Perché se vi ricordate, proprio nei giorni scorsi, abbiamo affrontato questo tema della persecuzione e dei persecutori. Vi ho appunto detto che potrebbe arrivare il momento nel quale addirittura si pensa, sbagliando, di fare del bene e invece si perseguitano gli amici di Dio. Ecco, in questo Vangelo di oggi, noi troviamo proprio la ragione precisa per cui questo accade e il libro di Romano Guardini che stiamo affrontando ci aiuta a tenerci molto lontani da questo rischio, da questo pericolo, proprio perché ci aiuta ad avere un contatto costante con la realtà e a trovare il significato profondo, vero, reale, di tutti i gesti che noi andiamo a compiere, soprattutto all’interno della liturgia.

Proseguiamo la nostra lettura del libro di Romano Guardini. Siamo arrivati a un nuovo capitolo che è quello de “Lo stare in piedi”.

Scrive Romano Guardini:

Abbiamo detto che la reverenza al Dio infinito esige un contegno determinato. Egli è sì grande e noi così piccoli dinanzi a Lui che codesta coscienza si manifesta anche esteriormente: ci fa piccoli, ci impone di inginocchiarci.

Ed è quello che abbiamo visto ieri, quindi proprio la riverenza verso Dio, chiede un contegno, un contegno ben preciso.

Il rispetto può però manifestarsi anche in altro modo. Immagina d’essere seduto, di riposare o di chiacchierare e che d’improvviso giunga una persona per cui hai rispetto e si diriga verso di te. Subito balzeresti in piedi e ascolteresti e risponderesti stando così ritto. Che cosa significa questo? Lo stare in piedi significa innanzitutto che ci raccogliamo. Anziché l’atteggiamento libero dello stare seduti, ne assumiamo uno dominato, rigido. Significa che siamo attenti. Nello stare in piedi infatti c’è qualche cosa di teso, di desto. E infine significa che siamo pronti; chi sta in piedi, infatti, può subito aprir la porta e uscirne, può senza indugio eseguire un incarico, o iniziare un lavoro, appena gli sia assegnato. Questo è l’altro aspetto della reverenza dinanzi a Dio. Nello stare in ginocchio si esprimeva quello di chi adora, di chi perdura nel riposo; qui invece si presenta l’atteggiamento desto, attivo. Tale reverenza, tutta propria del servo premuroso e del guerriero armato, si manifesta nello stare in piedi.

Ecco, vedete. E infatti, nella liturgia abbiamo questi due atteggiamenti, questi due segni, in momenti ben precisi: è previsto uno stare seduto, è previsto uno stare in piedi ed è previsto uno stare in ginocchio. Lui parla di un contegno determinato, quindi se quando devo stare in piedi io me ne sto seduto, sbaglio! Se quando devo stare in ginocchio io sto in piedi, sbaglio! Se quando devo stare in piedi io sto in ginocchio, sbaglio! Ci sono persone che durante la Santa Messa stanno in ginocchio quando hanno voglia loro: è sbagliato, non va bene. Perché c’è un momento preciso per ogni segno, è previsto dalla liturgia. Per cui c’è un momento precisissimo nel quale si sta tutti in ginocchio e c’è un momento precisissimo nel quale si sta tutti in piedi. E non è che la liturgia, la Santa Messa è come essere dentro un sacco di pulci, dove ognuno salta secondo i suoi gusti, i suoi costumi, i suoi desideri, le sue devozioni, no! C’è un linguaggio comune che va assunto, altrimenti la Santa Messa diventa una Babele, dove chi entra, per esempio, guardando il nostro linguaggio dei segni, non capisce niente: uno in piedi, l’altro in ginocchio, l’altro seduto. Chi ci vede dice: “Ma scusami, in questo momento si sta in piedi, si sta in ginocchio o si sta seduti?” — “Mah, ognuno fa quello che vuole”. No! Non va bene. Ci vuole un contegno determinato, preciso. E uno dice: “Eh ma allora io quand’è che devo stare in ginocchio? Io quand’è che devo stare in piedi? Io quand’è che devo stare seduto?”. Bene, prendi e vai a studiarti i momenti nei quali è previsto lo stare in ginocchio, lo stare in piedi, lo stare seduto. Perché hanno un preciso momento.

Faccio un esempio (vedete come è strutturata bene la Santa Messa): durante la lettura del Vangelo, tutti in piedi, proprio esattamente con questo atteggiamento di cui sta parlando Romano Guardini; durante l’omelia tutti seduti. Immaginatevi se durante l’omelia stessimo tutti in ginocchio o se durante la consacrazione ci mettessimo tutti seduti! Capite che è sbagliato. Quindi, durante l’omelia, mentre sto ascoltando la spiegazione che il sacerdote dà al Vangelo, alla prima lettura, insomma, alla parola di Dio, sto seduto, perché sono in questo atteggiamento di accoglienza, di ascolto, di ricezione. Quindi sto comodamente seduto. Durante il Vangelo, invece, deve esserci tutto quello che ha scritto Guardini sullo stare in piedi. È tutto un altro contesto, la Parola di Dio non è la parola del sacerdote che la spiega, sono due cose diverse.

Quindi è importante che teniamo il segno giusto al momento giusto. E uno no deve andare a scapito dell’altro, non si può dire: “No, a me piace di più il primo del terzo”, no! Non conta quello che “mi piace di più”, conta quale linguaggio devo usare in quel momento preciso, capite?

Sorgiamo in piedi quando riecheggia la lieta novella; all’Evangelo, nella Santa Messa. 

Ecco vedete, quello che vi ho appena detto

Stanno in piedi i padrini al Battesimo, quando pronunziano per il bambino il voto della fedeltà alla fede. Stanno in piedi i fanciulli, quando, alla loro prima Comunione, rinnovano questi voti battesimali. Stanno in piedi gli sposi, quando, dinanzi all’altare, mediante la parola della fedeltà, si uniscono in matrimonio. E così pure in diverse altre cerimonie. Anche per il singolo il pregare in piedi può essere talvolta un’espressione vigorosa del suo intimo. I primi Cristiani lo hanno fatto volentieri. Conosci certamente la figura dell’orante nelle catacombe, della persona stante, dalla veste ricadente in nobili pieghe e dalle braccia aperte. Essa sta libera, ma tutta dominata da schietta disciplina; tranquillamente intenta alla Parola divina e pronta all’agire gioioso. Talvolta non ci si può neppure inginocchiare bene; ci si sente impacciati. Allora è opportuno stare in piedi: ci si assicura il nostro agio. Che sia però uno stare in piedi per davvero! Su ambedue i piedi, senza appoggiarsi, a ginocchia tese, senza alcuna pigra rilassatezza. Ritti e composti. In quest’atteggiamento si irrigidisce anche la preghiera e insieme si libera in reverenza e prontezza d’azione.

Ci sono persone che, poverine, per problemi fisici per esempio, non si possono mettere in ginocchio. Ecco, allora questo stare in piedi, fatto bene però! Come sta dicendo Romano Guardini in questa parte finale: con questo atteggiamento dell’orante, con questo atteggiamento dignitoso, della veste ricadente in nobili pieghe e dalle braccia aperte — bello questo linguaggio. Non è l’atteggiamento del morto in piedi! Non è l’atteggiamento dello stanco che sta su un piede, poi sull’altro, poi si ingobbisce, poi si storta, poi si gira, no! Proprio di colui che sta sull’attenti perché vuole esprimere tutto quello che abbiamo fin qui detto. Ritti e composti e quindi anche la preghiera ne risentirà.

Ecco, vedete che queste riflessioni di Guardini su questi santi segni non sono lunghe, sono brevi; però sono dense e io non voglio tirarla troppo lunga perché non ha nessun senso. Quindi quest’oggi riflettiamo sullo stare in piedi e, durante la Santa Messa, viviamo bene questo santo segno dello stare in piedi, secondo il suo significato più profondo. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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