Scroll Top

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Anna Katharina Emmerick, parte 5

Le Passiflore Eucaristiche: Beata Anna Katharina Emmerick

Meditazione

Pubblichiamo l’audio del ciclo di meditazioni dal titolo: “Le Passiflore Eucaristiche: Beata Alexandrina Maria da Costa, Serva di Dio Teresa Neumann, Beata Anna Caterina Emmerick, Venerabile Marta Robin” di lunedì 7 novembre 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 17, 1-6)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 7 novembre 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciassettesimo del Vangelo di san Luca, versetti 1-6.

Continuiamo la nostra meditazione sulla esperienza della beata Katharina Emmerick.

I direttori della Beata testimoniano che capitava spesso che, nonostante l’estremo desiderio e necessità, ella non si accostava all’Eucarestia per i timori di aver offeso Dio con qualche atto di orgoglio o di ira. Riguardo l’astensione dalla Comunione, molto importante notare la differenza che Wesener annota fra l’iniziativa personale della Beata e l’obbedienza ricevuta dal Confessore.

Vol. 1 pp. 456-457:

“Dall’epoca dell’ultima mia visita in gennaio le era stata amministrata la Estrema Unzione due volte, perché ritenevasi che fosse in punto di morte. Non distinguevasi più in lei né polso, né respiro. Le labbra erano come pallide; la fisionomia alterata, ed essa appariva più simile a una morta che ad una vivente. Ma tosto che aveva ricevuto la santissima Comunione, e vita e forza le tornavano di nuovo. Essa mi confessò essere stata tutte due le volte ridotta in quella debolezza ed al punto di morte dall’intenso e smanioso suo desiderio del santissimo Sacramento. Quando per ubbidienza non si comunicava, il di lei desiderio del Santissimo Sacramento era anche allora sicuramente molto fervido, ma pure lo poteva un poco meglio sopportare; ma quando poi per propria sua colpa non si comunicava, tosto spariva da lei ogni forza, e ne veniva in punto di morte”.

Intanto che vi sto parlando, ho sotto gli occhi la foto della stanza della beata Katharina: non c’è niente… un letto che non sembra un letto, appoggiato ai muri che danno sull’esterno (chissà che freddo!) e una finestra. Poi c’è una vetrinetta… 

La vita di queste beate fa veramente riflettere!

Che cosa ci dice quello che abbiamo letto oggi? 

Queste beate hanno un senso di obbedienza grandissimo che va a toccare anche il loro rapporto con il Signore, in particolare modo la possibilità di ricevere la Santa Eucarestia, perciò non dobbiamo mai allontanarci dalla corretta via della obbedienza. Certo, è necessario trovare un santo sacerdote che ci possa condurre lungo questa via. Anche per un confessore prendere decisioni di questo genere non è facile, così come non è facile obbedire a tali decisioni perché molto spesso non se ne capisce il senso al momento, ma poi…

Inoltre ci sono i propri peccati e le proprie mancanze verso Dio, che non devono mai essere fraintesi con gli scrupoli; quando noi siamo coscienti che ci sono mancanze gravi verso Dio, non dobbiamo accostarci alla Santa Eucarestia se prima non ci siamo confessati, anche se l’Eucarestia è la nostra vita.

Questo è quello che i Santi, il Catechismo della Santa Chiesa Cattolica ci insegnano.

Poi uno dice: “No, ma io ho pensato, ho sentito, mi hanno detto che…”: capite che, davanti al Signore, poi ognuno si assume la responsabilità delle proprie scelte, ma i Santi ci hanno insegnato questo. 

Passiamo ora al volume secondo per approfondire ulteriormente la nostra conoscenza della beata Katharina.

Vol. 2 p. 68:

“Da Münster fu dal Presidente supremo spedita una speciale infermiera, la signora Wiltner, che era stata proposta dal professore Bodde come la più adatta a quella faccenda. La signora Wiltner non aveva mai veduto per l’innanzi Anna Caterina, ed era stata disposta dai commissari a considerarla come un’impostora, che doveva con la maggior cura sorvegliare, onde alla fine esporre in piena luce l’inganno.

Inoltre, le istruzioni date dal Presidente supremo alla commissione portavano che l’esame inquisitorio doveva esser protratto senza la minima interruzione, sino ad un risultato finale. Soltanto sul venir della sera di quel primo giorno, ritornò Anna Caterina al senso della vita esterna, e si fece accorta della sua cambiata situazione e dei nuovi circostanti. Ma ciò avvenne solo per breve tempo, poiché ben tosto fu di nuovo rapita in visione, ed invero vi rimase sino al mattino del giorno seguente. Intanto aveva ripreso assai forza per poter considerare con tranquilla chiarezza gli ultimi avvenimenti, la di lei presente posizione, e le possibili ulteriori conseguenze. Onde essere premunita ed armata contro ogni evento, espresse il desiderio che le venisse amministrata la santissima Comunione dal proprio confessore. Ella si offrì con tutti i suoi mali presenti e futuri come vittima al Signore: pregò per i suoi tormentatori, e si sentì dalla Santissima Comunione talmente rinvigorita, che con piena tranquillità d’animo e perfetto abbandono alla santissima volontà di Dio, guardò in faccia al futuro. Era la domenica 8 agosto.”

Che cosa accadde? Questo secondo volume che in parte leggeremo insieme, è prevalentemente incentrato sui resoconti dello stato di salute della Beata in cui aveva le estasi e le visioni e sulla descrizione di quest’ultime. Ci concentreremo sulle visioni i cui argomenti centrali sono l’Eucarestia e la vocazione a vittima di riparazione.

Durante la sua vita la Beata subì decine e decine di controlli medici, interrogatori e analisi da parte di esperti nominati sia dalla Chiesa sia dallo Stato. Uno di questi eventi, per le modalità con cui si è svolto, spicca per gravità e cattiveria. Nell’agosto del 1819 fu formata una commissione di protestanti, alcuni notabili scettici e perfino un massone. Suor Caterina venne condotta da quattro poliziotti in una sezione della gendarmeria locale, come una comune delinquente, senza alcun riguardo per le sue condizioni. Questa fu la prova più umiliante e dolorosa alla quale venne sottoposta, sotto gli occhi commossi dei cittadini di Dulmen e del Vescovo che nulla poté fare per evitare questa indegna sceneggiata. 

La suora venne collocata al centro di una sala per essere sottoposta a continui esami, notte e giorno, come una prigioniera, e scossa in tutte le sue piaghe per tre lunghe settimane. La casa, nel frattempo, veniva messa sottosopra e perquisita per cercare eventuali trucchi, ma nulla fu trovato. Nonostante tutti gli sforzi compiuti con questa atrocità, il capo inquisitore, tale von Bonninghausen non poté rinvenire nessuna impostura.

Anche su questa cosa abbiamo tutti da riflettere: nella vita di ciascuno di noi ci sono situazioni pesanti, delle sofferenze grandi che, chi più e chi meno, siamo chiamati a portare. Io ne ho in mente alcune di alcune persone e pensandoci mi viene da chiedermi: “Come si fa a soffrire così tanto e in un modo così eroico?”. Credo che la forza di queste persone risieda proprio nella Santa Eucarestia. Ecco perché è da tanto tempo che mi concentro su questo argomento: se capiamo questo, abbiamo capito tutto; se troviamo questo, abbiamo trovato tutto e non ci manca nulla!

Pensiamo alla povera beata, una suora così fragile, indifesa, veramente come un agnello condotto al macello per tre settimane e… tre settimane sono tre settimane! Io spesso vi richiamo sul tempo, perché vivere tre settimane in un posto brutto che non è casa propria è terribile; essere strappati dal proprio contesto ed essere trascinati chissà dove è veramente una esperienza mostruosa.

Ecco perché, ad esempio, dovremmo avere una grande cura e una grande pazienza con gli ammalati: pensate alle persone anziane che sono in una casa di riposo, che sono ammalate… questo che cosa vuol dire per loro? Sapere di non avere più la casa perché te l’hanno venduta; non avere le proprie cose, i propri spazi, la propria intimità; dividere la propria stanza con una persona che non ha mai conosciuto la tua vita. Chi è questa persona? Non è tuo marito, non è tua moglie, non è tuo figlio: è il ‘signor nessuno’, con una formazione e una sensibilità diverse dalle tue, uno stile diverso dal tuo… tante cose su cui, penso, non riflettiamo. Noi ci fermiamo a: “Quella è una bella struttura, è un bell’ospedale; lì vengono trattati bene; è bello, pulito, nuovo!” Sì, grazie a Dio che è così, ma non ci dimentichiamo che lì dentro, come in questo caso, ci sta un essere umano che è fuori dal suo contesto, fuori dalla sua vita! Per questo un malato chiede quanto dovrà stare in ospedale non appena ci entra. Per questo! Ecco perché i malati lo chiedono ogni giorno durante la visita quotidiana dei medici. “Ancora quanto devo ancora stare qui?”.

Oppure certe situazioni che non riesco a raccontarvi perché mi vengono le lacrime… non ci riesco! È vero che, invecchiando ci si commuove di più, quando ero giovane, mi commuovevo di meno… penso che faccia parte della nostra umanità ed è bello così. Vorrei tanto dirvi questa cosa, ma non riesco a farlo e non voglio rubarvi il tempo con le mie commozioni.

Quindi tutto questo per dire che anche certe situazioni così pesanti possono essere vissute e questo lo dico a coloro che stanno ascoltando o ascolteranno e che, magari, si chiedono come possano andare avanti, come possano stare dentro a una sofferenza che toglie il fiato: l’Eucarestia… non c’è altro che quella. È la nostra unica forza e la beata Katharina Emmerick è un esempio e un insegnamento grande: unite le vostre sofferenze fisiche e spirituali  alle sofferenze dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che ci precedono nella fede. Invochiamoli, da lì arriva l’aiuto: se lo hanno fatto loro, lo possiamo fare anche noi e impariamo ad offrire al Signore quei momenti di sofferenza e dolore che ci capitano dicendo: “Gesù, Te li offro, sono qui, li unisco a te!”, considerando il fatto che questa vita non è per sempre.

Segue il racconto di suor Caterina riguardo la riparazione che opera offrendo al Signore la Passione che sperimenta misticamente nel suo corpo e che con Lui condivide.

Vol. 2 p. 231:

“Ho subito tre possenti assalti di dolori; e tutto ciò che ho sofferto è stato sotto la forma dei patimenti del mio Sposo. Quand’io stava per soccombere e disanimata mi lamentava, tosto vedeva come in un quadro, ovvero come nell’attualità, il di lui analogo patimento, e così ho di bel nuovo veduto tutta la sua Passione, e precisamente in tutto come la vedo nel Venerdì santo.

Ecco, se io potessi fondare un ospedale, se fossi come Padre Pio e fondassi un ospedale, invece di metterci le televisioni, ci metterei dei bellissimi quadri, fatti bene… di quelli che allargano il cuore, sulla Passione di Gesù, perché ci sono dei quadri che raffigurano, ad esempio, la Via Crucis e vari momenti della Passione di Gesù che fanno dire a chi lo guarda: “Dai, possiamo farcela, ancora un altro po’ “.

Mi ha colpito il fatto che Chiara Luce Badano, nonostante il tumore dolorosissimo che aveva, abbia rifiutato le cure palliative per offrire la sua sofferenza al Signore. Un malato terminale di cancro che rifiuta le cure palliative… con l’aiuto del Signore è stato possibile anche questo, è stato possibile arrivare a dire: “No, grazie, non voglio addormentarmi, non voglio essere spenta in un sonno senza ritorno; voglio essere cosciente e prendere questa sofferenza che il Signore mi ha riservato, che il Signore ha pensato per me e gliela voglio donare per…” Ecco l’importanza dell’intenzione.

Così sono stata flagellata, incoronata di spine, legata con le ritorte, e trascinata; son più volte caduta, sono stata buttata sulla croce ed inchiodata. Ho veduto il Signore scendere in un mondo inferiore, e son venuta anche in purgatorio ed ho veduto liberati molti ch’io conosceva, ed anche altri da me non conosciuti. Ho veduto liberar molte anime che giacevano profondamente immerse nell’oblio e nella oscurità, e da ciò me n’ è derivata consolazione.

«Il secondo assalto l’ho sofferto in pro di coloro che non erano in istato di sopportare i patimenti che loro sopravvenivano, con pazienza ed a benefizio delle anime loro; come pure per i moribondi e per coloro cui viene a mancare il SS. Sacramento. La terza volta poi ho sofferto quei patimenti in pro della Chiesa”.

Mette sempre un’intenzione. 

Vol. 2 p. 162:

“Un risplendente giovanetto, ed era il di lei sposo, uscendo dal Santissimo Sacramento, scese dall’altare. Ei portava una corona di fiori ed una di spine, ed io la vidi afferrare quest’ultima. Ei gliela impose sul capo, ed ella fortemente la compresse, per lo che provò sensibil dolore”.

Vedete il rapporto esistente tra la Passione di Gesù, la nostra piccola passione e la vita eucaristica.

Vol. 2 p. 255:

“Ho avuto una volta una bellissima illustrazione sul fatto che la vista degli occhi non è vera vista, ma che vi è un’altra vista interna. Questa è molto chiara e luminosa; quand’io debbo rimaner priva della Comunione quotidiana, e perciò non posso più pregar con ardore e decado nel raccoglimento della pietà, allora una nuvola spessa si stende sulla mia chiara intima vista. Allora dimentico cose importanti, e cenni o ammonimenti, e veggo e provo l’oppressione annichilante dell’esterno e falso modo di essere delle cose. Ho una fame del santissimo Sacramento che mi rode e dilania, e spesso, quando guardo verso la chiesa, mi sembra come se il cuore mi volesse partire dal petto e volare al mio Salvatore.”

E qui, permettetemi un parallelo bellissimo: vedete che c’è un parallelismo profondo tra la vita eucaristica e la viSta eucaristica! Dobbiamo tutti riflettere su questo: la vita eucaristica conduce a una vista eucaristica: guardo verso la chiesa… il nostro cercare e guardare dove abita Gesù Eucarestia! La vita eucaristica ci spinge ad avere una vista eucaristica!

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati