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Ciclo di catechesi – “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi” – Lezione 9

Catechesi Eucarestia 2016-17

Catechesi di lunedì 31 ottobre 2016

Ciclo di catechesi “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi”

Relatore: p. Giorgio Maria Faré

Ascolta la registrazione della catechesi:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.

Scarica il testo della catechesi [udesign_icon_font name=”fa fa-file-text” size=”1em”] 

LA SANTISSIMA EUCARESTIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA E NEI SANTI – LEZIONE 9

Proseguiamo il nostro cammino dei santi, stiamo facendo il cap 35 del “Cammino di Perfezione” di S.Teresa di Gesù, paragrafo 12:

“12 – Appena comunicate, chiudete gli occhi del corpo e aprite quelli dell’anima per fissarli in fondo al vostro cuore, dove il Signore è disceso. Vi dico, vi torno a dire e vorrei ripetere all’infinito, che se vi abituate a questa pratica ogni qualvolta vi accostate alla comunione, il Signore non si nasconderà mai così del tutto da non manifestarsi con qualcuno di quei molti espedienti che ho detto, in proporzione del vostro desiderio: lo potreste desiderare con tanto ardore da indurlo talvolta a manifestarsi del tutto. Procurate di mantenervi in tali disposizioni da poterlo godere con frequenza.”

S.Teresa ci insegna un modo per pregare, per ricevere, per ringraziare il Signore quando riceviamo l’Eucarestia, quando facciamo la Comunione, e questo modo è quello di chiudere gli occhi. Dopo aver fatto la Comunione di non disperderci nelle distrazioni, guardando di qua e guardando di la. Se tengo gli occhi aperti, chiaramente sono spinto a guardare, perché i nostri occhi sono fatti per guardare, però quando si fa la Comunione, non è quello il momento e il luogo dove disperdere la nostra attenzione, ma dovremmo essere totalmente concentrati su Gesù.

Lei dice: “dedicate la vostra attenzione in fondo al cuore dove il Signore è disceso. Se voi fate così, se vi abituate a questa pratica ogni volta che vi accostate alla Comunione, ecco che allora il Signore comincerà a manifestarsi veramente”.

Il Signore si manifesta in tante maniere, con un’intuizione, con una percezione sensibile, e potrebbe addirittura arrivare a manifestarsi del tutto, se tanto forte e grande è il desiderio dell’anima. Se il desiderio è così vero, così sincero, così profondo e la concentrazione che noi diamo al Signore è così tanta, veramente Gesù potrebbe arrivare a manifestarsi.

Lei dice:

“Procurate di mantenervi in tali disposizioni da poterlo godere con frequenza.”

A quei tempi non si poteva fare la Comunione tutti giorni, ma una volta ogni tanto, e allora lei dice, “Se voi vi mantenete in Grazia di Dio, ovviamente potete accostarvi all’Eucarestia tutte le volte che vi sarà concesso.”

  • Cosa sta qui dietro?

Ci sta una concezione dell’Eucarestia che è molto diversa dalla concezione dell’Eucarestia che abbiamo noi, e ci sta quindi dietro una concezione diversa del modo di concepire la vita. Questa è una prospettiva dove l’Eucarestia sta al centro e tutto ruota attorno a questo e non il contrario.

Non è l’Eucarestia che ruota attorno alla nostra vita e cerca una collocazione, e questo lo si vede, lo si capisce soprattutto dalla Messa, dal pre Messa e dal post Messa. Si vede che le nostre Messe non sono l’affermazione di una fede, perché c’è tanto chiacchiericcio, perché c’è tanta fretta, perché appena fatta la Comunione si scappa via, tutti con ragioni molto vere e molto profonde. Sembra che andare a Messa è timbrare un cartellino, assolvere un diritto, andare alla Messa è assolvere un dovere e non è solamente la Messa.

  • Come mi sono preparato e come io ho fatto il Ringraziamento finita la Messa? Se l’ho fatto, come l’ho fatto?

Il ringraziamento è una parte importante che ci dice come noi intendiamo l’Eucarestia. Noto che basta dire: “La Messa è finita, andate in pace” come mi giro e faccio la genuflessione, c’è già la gente che sta uscendo. Non è possibile così. Dalla Comunione a quando il sacerdote dice: “La Messa è finita, andate in pace”, passeranno 2-3 minuti, il tempo di purificare il calice, salire, dire l’orazione e si va in pace.

  • Chi è che si incontra in 3 minuti?

In 3 minuti non si incontra una persona.

  • Come si fa ad incontrare Dio in 3 minuti?

Abbiamo fatto la Comunione, ma è una presa in giro. Non ha valore quell’Eucarestia lì.

  • A cosa è servita? Cosa ha dato? Averla fatta e non averla fatta, cosa è cambiato?

Niente. È interessante notare come la Messa viene sempre incastrata tra i vari impegni.

“Vediamo dove incastro la Messa per essere più comodo”

  • Ma è il ragionamento di una persona che ha a cuore la Santa Messa?

Il ragionamento dovrebbe essere:

“Qual’è la Santa Messa dove maggiormente io riesco a cavarmi più frutti spirituali, dove ho più tempo per fermarmi un attimo e arrivare prima, o fermarmi dopo, per poter pregare di più, e quindi organizzo il resto attorno a questo. Non il contrario.”

Non c’è serietà e quindi è impossibile che il Signore si manifesti, che il Signore parli, e noi rimaniamo ciechi, come persone che non hanno una bussola interna, che vanno come dei vascelli fantasmi, sbattendo di qui e di là, superficiali, approssimativi. Non c’è l’interrogazione profonda che mi fa dire:

“Ma oggi il Signore cosa mi sta chiedendo a me? Come mi chiede oggi di vivere la Santa Messa? Lui come vuole che io la viva?”

E’ sempre quello che voglio fare io, come lo voglio fare, dove voglio farlo, c’è sempre il nostro io davanti, e su questo dobbiamo tutti riflettere tanto.

“13 – Ma se noi non facciamo conto di Lui, e lo abbandoniamo appena ricevuto per correr dietro alle miserie della terra, che volete che faccia? Deve costringerci a guardarlo per potersi manifestare? Già una volta gli avvenne di mostrarsi a tutti svelatamente e di dire chi Egli era, ma si sa in che modo fu trattato e quanto pochi gli credettero! Non è già per una sua grande misericordia se ci assicura che Egli si trova nel SS. Sacramento e vuole che ci crediamo? Ma quanto a mostrarsi svelatamente, a comunicare le sue grandezze e a diffondere i suoi tesori, è esso un favore che non vuol concedere se non a coloro che vede molto desiderosi. Questi sono i suoi amici, ma chiunque non gli è tale, e non cerca di divenirlo neanche quando lo riceve nella comunione, faccia pure a meno d’importunarlo, ché non si manifesterà. Costui, pago d’aver soddisfatto al precetto della Chiesa, non vede l’ora di uscir dal tempio e di cacciarsi il Signore dall’anima. Si ingolfa negli affari, nelle occupazioni e nelle brighe del mondo, quasi faccia il possibile per indurre il Signore a sgombrargli presto la casa.”

Il Signore quando chiama i Dodici li chiama innanzitutto per stare con Lui non per stare con la gente. E un prete, innanzitutto deve stare con Gesù Cristo, non con la gente. Non è chiamato per fare e brigare, è chiamato per stare con Dio. Poi Dio lo manda ma sempre con questa tensione interiore a tornare col Signore. Se un prete non sta davanti al Tabernacolo e non prega, invece di portarvi in Cielo, vi porta all’inferno. Più voi allontanate il sacerdote dalla preghiera, più il sacerdote vi porta all’inferno, garantito. E invece di diventare di strumento di salvezza diventa strumento di morte, e vi trascina con Lui laggiù. Noi dovremmo spingere il più possibile, proteggere il più possibile il sacerdozio da tutte queste intromissioni esterne, da tutte queste pretese, e dire:

Innanzitutto in quella vita c’è Gesù Cristo”, perché tolto quello, il prete si svuota e muore, finisce di essere prete, diventa un mestierante del sacro.

  • E dove conduce? A cosa conduce? A chi conduce?

Al nulla. Conduce al nulla. Conduce all’inferno. Perché quando si perdono certe cose, non si hanno più indietro. Non si recuperano più.

Ve lo dico perché non tutte le scelte sono recuperabili, e non da tutte le scelte si può tornare indietro. Non solamente con gli uomini, anche con Dio. E tutto quello che lì ti veniva dato, lo hai perso, e non ti viene dato più. È una questione di serietà. Tu sei libero, e la tua scelta è una scelta libera. Quando tu liberamente scegli il male, ne hai tutte le conseguenze. Quando tu liberamente scegli altro da Dio, porti tutte le conseguenze del tuo idolo. È proprio l’idolatria, l’idolatria di tutto ciò che non è Dio. Quando invece il sacerdote dovrebbe essere per noi l’esperto del Mistero. Per questo bisogna stare attenti a fare le scelte, bisogna ponderarla molto bene e non fare le scelte in base alle pressioni che si ricevono.

Il punto focale delle nostre scelte deve essere:

GESÙ EUCARESTIA

Questo è il punto focale. Da lì non ci si deve muovere. E tutto ciò che ci distoglie da lì, non ha diritto di cittadinanza.

E quindi lei dice:

“Se tu, fatta la Comunione, celebrata la Messa, cacci il Signore, se tu ti ingolfi nelle 1500 altre cose da fare, a che cosa serve averla fatta? A che cosa serve dire che lì dentro c’è veramente Gesù Cristo? Non c’è. Per te non c’è. Lo dici con la bocca ma non con la vita e col cuore, infatti vai fuori a chiacchierare.”

Chi non ha un amore ardente, fervente e fedele a Gesù Cristo non può amare gli uomini. Perché è molto più difficile amare un uomo che amare Dio, è un dato di fatto. Amare Dio è molto più facile che amare una persona.

Ecco perché S.Giovanni dice:

“Se non ami un uomo che vedi non puoi amare Dio che non vedi”

  • Perché?

Perché nell’amare l’uomo tu hai immediatamente la manifestazione di questo amore interno che tu hai per Dio che è invisibile. Lo vedi. Ma se non c’è questo amore per Dio che è invisibile, non può esserci l’amore per le creature che sono visibili.

“Padre, posso fare il ringraziamento mentre vado a prendere la metropolitana, corro sul bus poi scendo per andare al lavoro?”

Ma come fai! Ma non prendiamo in giro Dio! Ma non si fa così! Non ha senso. Non è il modo corretto di rapportarsi col Signore. Ma diciamolo a Dio: “non ho tempo”. È più onesto. Dio è Dio, e va trattato da Dio. E deve vedersi questo trattamento da Dio! Tutti lo devono riconoscere che c’è Dio in quel momento lì.

“1 – Sopra questo argomento mi sono alquanto diffusa, nonostante ne avessi parlato trattando dell’orazione di raccoglimento, dove ho detto quanto importi ritirarci in noi stessi per dimorarvi soli con Dio.”

“Padre si può pregare distesi sul letto, sdraiati?”

Posso dire ti amo, ti voglio sposare, alla persona che amo di più a questo mondo, sdraiato sul letto, in canotta, mentre sto per dormire?

  • Quel luogo e quel modo dice serietà, credibilità?

Siamo talmente gretti, superficiali che neanche ragioniamo sulla cose. Santa Gemma prendeva di quelle stangate dall’Angelo Custode se solo si permetteva a non essere perfettamente composta quando pregava, che non vi dico, andate a leggerla.

L’orazione dovrebbe essere il momento nel quale ci ritiriamo in noi stessi per dimorarvi soli con Dio”

  • La nostra preghiera è il luogo nel quale noi ci ritiriamo in noi stessi e dimoriamo soli con Dio? Ma noi siamo mai stati soli con Dio?

Da soli con Dio.

“Figliuole mie, quando ascoltate la S. Messa senza accostarvi alla comunione, procurate di comunicarvi spiritualmente, e raccoglietevi in voi stesse. Questa pratica è assai vantaggiosa, e per essa vi accenderete di grande amore di Dio. Se da parte nostra si farà il possibile per meglio prepararci a riceverlo, Egli che nel far grazie ha un’infinità di mezzi a noi ignoti, non lascerà mai di compartircene qualcuna.”

Queste sono le parole di Santa Teresa, di una delle più grandi amiche del Signore, lei ti dice, “Se tu veramente ti prepari bene e veramente lo desideri, e veramente ti dedichi, guarda che veramente il Signore si dona a te, veramente il Signore si manifesta, perché è Amore.”

E L’AMORE SI LASCIA ATTRARRE DALL’AMORE

“Ecco un gran fuoco. Per ardente che sia, se voi ve ne state lontano e nascondete le mani, non vi scalderete che ben poco: tuttavia avreste sempre più caldo che non in un luogo ove il fuoco non fosse. Così qui. Se l’anima si accosta alla comunione ben disposta, e desiderando di cacciarsi di dosso ogni freddezza si ferma alquanto con Dio, ne rimane calda per molte ore.”

Vuol dire, trae un beneficio enorme. Questo incontro col Signore veramente trasforma questa persona. La fa vivere abitata da questa Presenza.

“2 – Può darsi che da principio non vi troviate tanto bene, perché il demonio, conoscendo il gran vantaggio che l’anima ne ricava, vi causerà turbamenti ed affanni di cuore, dandovi perfino a credere che proviate più devozione in altre pratiche che non in questa.”

Il demonio magari ti dice:

“No, ma cosa stai lì ad andare alla Messa, ma è meglio se tu la guardi dalla televisione a casa, o se dici il Rosario, o se mediti il tuo libro che ti piace di più..ma cosa stai lì..ma vai ad aiutare i poveri”

“Ma non fatene caso, e dimostrerete al Signore che lo amate. Se poche sono le anime che lo seguono e stanno con Lui nei travagli, seguiamolo almeno noi, soffrendo qualche cosa per Lui, ed Egli ce ne ricompenserà. E se molti per non voler stare con Lui lo cacciano via villanamente, stiamogli vicino noi, esprimendogli il nostro desiderio di vederlo.”

Esprimendogli il nostro desiderio di vederLo. Stiamogli vicino noi, se gli altri villanamente lo cacciano.

“Egli, pur di trovare un’anima che lo riceva e lo tratti con amore, soffre ed è disposto a soffrire ogni cosa. Quest’anima sia la vostra! Se non ve ne fosse alcuna, l’Eterno Padre potrebbe anche ricusare di lasciarlo ancora in mezzo a noi. Ma buon per noi che Egli ama tanto i suoi amici, ed è un Padrone così buono con i suoi servi, che non impedirà mai a suo Figlio di continuare la grande opera che gli sta tanto a cuore, nella quale risplende di così viva luce l’amore che Egli ha per Lui.”

Quindi come Padre Pio, come tanti altri Santi, S.Teresa ci sta dicendo che il Signore è disposto a tutto pur di trovare un’anima che lo riceva con amore. Lei dice che addirittura è disposto a soffrire qualunque cosa, ancora, e allora lei dice: “quest’anima sia la vostra”. La vostra sia l’anima che è disposta veramente a soffrire, a stare, a ricevere il Signore.

E poi lei fa questa ipotesi: “stante così le cose, Dio Padre potrebbe anche decidere di toglierlo, se non c’è più nessuno.”

Grazie al Cielo non può essere perché ci sarà sempre qualche anima particolarmente devota, buona, riconoscente che decide di stare e decide di mettere Gesù al centro e di riceverlo degnamente.

“3 – Padre Santo che siete ne’ cieli, e che non osando negarci un favore di tanta nostra utilità, avete desiderato e voluto che vostro Figlio rimanesse sulla terra, possibile che non vi sia alcuno che sorga a prenderne le difese, visto che Egli non si difende mai? E perché, o figliuole, non le prendiamo noi? Certo che nella nostra miseria sarebbe una grande temerità. Ma facciamoci coraggio! Posto che il Signore ci ha comandato di chiedere, obbediamo al suo comando, e presentandoci all’Eterno Padre in nome del buon Gesù, diciamogli con fede: Se il vostro divin Figlio non ha nulla tralasciato per dare a noi, poveri peccatori, un dono così grande come quello della SS. Eucaristia, non permettete, o misericordiosissimo Signore, che venga trattato così male! Egli si è lasciato fra noi in un modo così ammirabile da potervelo noi offrire in sacrificio quante volte vogliamo. Ebbene, per questo augustissimo sacrificio, si arresti finalmente la marea dei peccati e delle irriverenze che si commettono fin là dove questo santissimo Sacramento risiede, specialmente fra i luterani che han distrutto le sue chiese, cacciati i sacerdoti e soppressi i sacramenti!”

Dice S.Teresa, visto che Gesù ci ha fatto un dono così grande, e visto che Gesù ha deciso di rimanere con noi e subire tutte questi oltraggi

  • come mai nessuno si alza a difenderlo?

“Possibile che non vi è alcuno che sorga a prenderne le difese, visto che Lui non si difende mai?”

Gesù Eucarestia non si difende mai.

“E perché non le prendiamo noi queste difese?”

  • Cosa vuol dire difenderLo?

Innanzitutto vuol dire trattarlo nel modo corretto e giusto. Vuol dire farne un uso corretto. Vuol dire trattarlo degnamente. IncontrarLo come Lui vuole essere incontrato.

Stare noi al suo tempo e al suo ritmo, e non viceversa, non Lui al nostro. Lasciarci noi chiamare e assecondare a questa chiamata.

E poi difenderLo vuol dire: Conoscere la dottrina.

Lo vedremo quando affronteremo la Redemptionis Sacramentum, è importante conoscere quel testo, perché quel testo ci dà la possibilità di sapere cosa dobbiamo fare, cosa dobbiamo chiedere, come ci dobbiamo comportare, come va vista l’Eucarestia, come va amministrata, come va trattata. È un testo che ci responsabilizza dicendo:

“Adesso sai come devono essere le cose, e come queste cose vanno vissute”.

DOMANDE:     

  1. Premesso che la Chiesa apre mezz’ora prima e la Messa poi dura mezz’ora, io poi devo correre in ufficio, il mio ringraziamento lo faccio uscendo, non guardo in faccia nessuno. L’alternativa quale sarebbe? Di non andare più a Messa durante la settimana?

E’ chiaro che i discorsi che faccio durante la catechesi sono discorsi generali, bisogna capire il concetto che sta dietro al discorso. La declinazione concreta nella mia vita, non è mai una declinazione assurda, Gesù Cristo non chiede a nessuno di fare delle cose impossibili. Devo dare la priorità affinché il ringraziamento sia fatto sempre nel modo migliore, quindi tutte quelle volte che le necessità non me lo impediscono, lo farò nel modo più degno possibile. Tutte le volte che le necessità reali me lo impediscono allora lo farò in un altro modo, salvaguardando il concetto portante: “Io in quel momento devo fare il ringraziamento”.

Esempio: esco di Chiesa perché devo andare a prendere il treno, nel tempo del ringraziamento terrò il cellulare spento, non mi metterò a guardare in giro, non parlerò con gli altri, cercherò di conservare un facsimile del comportamento che terrei in Chiesa, fuori, perché la necessità mi obbliga a questo, se la necessità non mi obbliga o quando non mi obbliga allora sarò attento a fare in modo che venga fatto bene.

  1. Quando ha detto che chi non ha amore per Dio non può amare gli uomini, mi ha fatto venire in mente Santa Teresa di Calcutta che chiedeva alle proprie sorelle di pregare, di iniziare la giornata con tante ore di preghiera.

Alla sera loro, dopo la giornata di servizio che era 13-14-15-16 ore di servizio ininterrotto ai malati, ai lebbrosi lei le portava sempre 3 ore in ginocchio davanti all’Eucarestia, lei per prima, tutti i giorni, e se svenivano, perché svenivano, non avevano neanche le panche, non stavano appoggiate a niente, lei le rialzava e le rimetteva in ginocchio, perché dovevano stare in ginocchio a pregare, se no, era impossibile fare carità, senza preghiera non si ha lo sguardo interiore capace di vedere Cristo nel malato, nel bisognoso, e trattarlo con dignità. Se io non ho un livello di preghiera alto, come faccio a fare il padre o la madre? Che maternità esercito? Dove la imparo? Dove si impara a fare il Sacerdote? Il Sacerdote lo si impara a fare davanti al Tabernacolo. Sant’Alfonso Maria de Liguori lo dice:

“La santità di un Sacerdote si misura da quante ore passa davanti al Tabernacolo”

Non da quante cose fa, ma da quanto tempo sta davanti al Tabernacolo. Noi tutti dovremmo imparare stando davanti al Tabernacolo il modo corretto, cristiano, umano, di vivere la nostra vita, la nostra vita come impegno di vita, e la nostra vita come risposta di fede al Signore. Ma lo si impara lì, perché è lì che il Signore ci istruisce, ci illumina, ci calma, ci rasserena, ci riequilibra, ci toglie le depressioni, le follie, le rabbie, le vendette, le ire, le stupidità, l’egoismo, il menefreghismo, l’incapacità di perdonare, si impara lì davanti al Tabernacolo.

Il Beato Cardinale Newman lo diceva chiaro:

“Perché facciamo i peccati? Perché facciamo questo, e quest’altro?”

“Perché non amiamo abbastanza Dio. Perché non c’è amore per Dio.”

Il peccato è direttamente proporzionale alla mancanza di amore vero per il Signore.

  1. Come si fa a capire l’equilibrio giusto per dedicarsi alle persone e al Signore

La prima cosa è dedicarsi a Dio. Prima bisogna imparare a trattare con Dio, poi impareremo a trattare con le persone. Stare davanti a Gesù è una grande scuola di socialità. Il Tabernacolo è veramente la cattedra magna dove imparo ad essere una persona sociale, socialmente adattata, a non essere squilibrato, lo imparo lì. È lì che imparo a servire, ad ascoltare, è lì che imparo ad amare, a sacrificarmi, è lì che imparo ad accettare, a perdonare, lì. Non dalle nostre riflessioni, meditazioni, elucubrazioni, e sguardi sull’ombelico. Se non c’è quello non ci può essere nulla.

Le cose di Dio, le cose dell’anima, hanno un bisogno solenne di quella solitudine di cui parlava Teresa. Per questo nei monasteri di clausura ci sono i romitaggi o romitori, cioè, all’interno dei monasteri di clausura, che è già isolato dal mondo, c’è un altro monastero, un altro piccolo monastero, e questo monastero è un monastero nel monastero, dove va dentro una suora alla volta per fare una settimana di solitudine totale. Dentro nel monastero ci deve essere un altro monastero dove loro vanno a turno, per stare completamente sole col Signore. Vedete fino a che punto si spinge il bisogno di essere da soli con Dio. Anche per una monaca di clausura c’è questo bisogno di ulteriore solitudine, di stare ancora di più da solo.

Se prendi la vita di S.Antonio Abate hai la risposta, lui è stato 22 anni completamente solo nel deserto. Dopo che ha fatto tutta la lotta col diavolo, con le tentazioni, che è cresciuto nelle cose di Dio, sono andati a prenderlo e lo hanno fatto predicatore per combattere le eresie.

Non dimentichiamo S.Francesco. Le stigmate non le ha ricevute mentre curava i lebbrosi. Le ha ricevute durante la Quaresima Micaelica, i 40 giorni che vanno dall’Assunta fino ai Santi Arcangeli Michele Gabriele e Raffaele. È lì che lui ha ricevuto le stigmate, quando lui è andato sul monte con un panino, ed è rimasto completamente solo, con Dio. C’è una priorità, ma questo lo dice anche il Concilio Vaticano II, della contemplazione sull’azione. Prima di tutto bisogna stare con Dio, poi una volta educati in questo e a questo, allora saremo in grado di stare con le persone, e di sapere aiutare veramente gli altri, se no sarà semplicemente a forma di egoismo, sarà semplicemente una forma di filantropia, sarà un cercare se stessi in quello che facciamo per gli altri, e questo di fatto non è la vera carità.

  1. Molti cercano di distoglierti da quello che stai facendo o ti fanno vedere come una “bigotta”, anche persone pie che ti fanno capire che stai esagerando, che stai sbagliando, allora si comprende che siamo sulla strada giusta?

Bisogna andare assolutamente su quella via, quella è la strada giusta. Non deve interessare nulla di quello che dicono gli altri, deve interessare quello che dice Dio, e se io capisco che Dio mi sta chiamando a questo, io devo assecondarlo, nonostante tutti i pareri contrari. Le parole, cosa cambiano della mia vita? Niente. Non è una parola creatrice, non è la Parola di Dio. Non influisce minimamente sul giudizio di Dio, e quando io sarò giudicato da Dio non ci saranno le altre persone, Dio non andrà chiedere consiglio a quelle persone, perché Lui che è Onnisciente vede perfettamente qual’è la situazione dell’anima che avrà davanti quel giorno, come adesso. Se lei in coscienza sente che quella è la strada giusta e lo capisce, certe cose si avvertono dentro, tu lo avverti dentro che il Signore ti sta chiamando, lo senti, perché quando il Signore chiama ha un pungolo forte. E devi andare avanti su quella strada lì.

C’è sempre bisogno di un padre spirituale che ti aiuti a discernere, ma è altrettanto vero che c’è comunque una coscienza che parla.

Durante un esorcismo dell’Annalise Michel, il demonio facendo riferimento ai sacerdoti, una volta disse, ma questo è applicabile anche a voi, lui lo ha detto per i sacerdoti:

“Il Sacerdote deve solo seguire la sua coscienza sacerdotale, perché è unica, ed è completamente diversa da tutte le altre coscienze. Lui deve seguire quello che la coscienza sacerdotale gli dice di fare, non quello che dicono gli altri.”

Voi dovete seguire quello che la coscienza vi dice in quel momento lì.

È meglio dire: “Mi sono sbagliato, ho ascoltato la mia coscienza ma non era proprio in asse”

Che non dire: “La mia coscienza mi diceva di farlo è il l’ho tradita!”

È molto peggio il secondo caso. E comunque quando si tradisce la coscienza non si è mai felici, non si è mai in pace. Uno sente che è ritornato ad essere quello che gli altri volevano e questo dà una pace, perché finiscono quelli che lei chiamava gli attacchi dall’esterno, perché si viene riaccolti, si viene riconosciuti, però dentro c’è la morte! Peccato che l’unica voce che tu devi riconoscere, che è la voce della tua coscienza, non c’è più! Ed è sempre con te. Ed è da lì che dopo nascono tutti i tormenti.

Una delle pene dell’inferno, dice S. Faustina Kowalska, è:

Il rimorso di coscienza.

Questa è una delle pene dei dannati. Eterna.

LA COSCIENZA CHE ETERNAMENTE TI RIMPROVERA.

Perché ce l’hai dentro. È una roba che tu porti dentro, sempre, giorno e notte. È meglio seguire la nostra coscienza, obbedire ad essa, fare quella che essa ci dice e poi, se gli altri non capiscono, capiranno e se non capiranno, pazienza, l’importante è che capisca lui. Perché se no col vizio di dover accomodare tutto e tutti, alla fine non si va da nessuna parte, perché non si segue quello che noi dentro sentiamo essere vero e necessario. Ti toglie la capacità di poter essere te stesso. E vivi la vita degli altri, questa è la tristezza! Tu non vivi più la tua vita, vivi la vita che gli altri vogliono che tu viva, che non è la tua. Non è la tua vita quella lì, quella lì è la loro vita. Quello non è il tuo modo di vivere la vita, quello è il modo che hanno loro di vivere la vita.

Ma anche quando noi obbediamo al Padre Spirituale e lui sbaglia, noi non abbiamo colpa, davanti a Dio noi non abbiamo responsabilità, ma se lui sbaglia, cioè se è Dio che veramente sta dietro a quella cosa che chiede, stai tranquilla che Dio non molla. Se tu sei stato obbediente, il Signore alla fine quella cosa lì te la fa fare, se Lui è dietro lì, Lui quella cosa lì alla fine ti porta a farla. Tu non hai colpe, quindi il dono rimane, ti è stato tolto dal confessore, ma il dono di Dio rimane, quindi non ti viene tolto, perché tu non hai colpa, quindi al momento opportuno, il Signore, in un modo o nell’altro, ti mette nella condizione di farla, perché la Volontà di Dio è la Volontà di Dio, nessuno può opporsi.

  1. Spesso l’entourage cerca di ostacolare in qualsiasi modo l’anima che si è incamminata in questa strada, anche le persona che ti stanno vicino, e c’è un’altra tentazione che si manifesta sotto una forma di pseudo carità e nel prendere una decisione affrettata, spesso la coscienza non riusciamo a sentirla.

La coscienza la sentiamo bene, il problema è che c’è una realtà che si chiama il ricatto affettivo, che è potentissimo. Noi piuttosto che mancare al ricatto, preferiamo mancare a Dio. Il Ricatto affettivo, che tradotto vuol dire: “Mi vuoi bene?”, o il ricatto morale: “Tu non sei un bravo padre, tu non sei un bravo marito, tu non sei un bravo prete”, è potente, ed è il ricatto che usa il diavolo per distoglierci da Dio. Tutte le volte che noi siamo uniti a Dio, noi stiamo con Dio, noi in realtà stiamo facendo un atto di carità più grande verso tutti, perché è l’atto della nostra santità, della nostra santificazione, e offriamo alle persone il meglio possibile, perché davanti a Dio non risolviamo solamente noi stessi ma anche gli altri. Tutte le volte che noi obbediamo alla Voce di Dio, noi stiamo facendo esattamente l’atto di carità più grande verso l’altro. Tutte le volte che noi obbediamo al dovere morale, così come facevano i farisei, per sentirci a posto, perché questo è il punto, noi dobbiamo sentirci a posto, dobbiamo sapere di essere in ordine, questo potrebbe non essere, anzi assolutamente non lo è mai, non essere quelle che Dio vuole che sia. Noi dobbiamo stare dentro al ricatto senza cedere al ricatto.

Sia Gloria la Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Vi benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.

S. Teresa di Gesù - Cammino di perfezione (cap. 34)

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