Catechesi di lunedì 24 ottobre 2016
Ciclo di catechesi “La Santissima Eucarestia nel Magistero della Chiesa e nei Santi”
Relatore: p. Giorgio Maria Faré
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Le catechesi di p. Giorgio Maria Faré si tengono ogni lunedì alle 21 presso il Convento dei Padri Carmelitani Scalzi di Monza, con ingresso dal parcheggio di Via Boito 2.
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LA SANTISSIMA EUCARESTIA NEL MAGISTERO DELLA CHIESA E NEI SANTI – LEZIONE 8
Proseguiamo il nostro cammino di catechesi che stiamo facendo sul tema della Santissima Eucarestia. Stiamo affrontando il “Cammino di perfezione” di S.Teresa di Gesù, siamo al cap 35. Questa sera leggeremo il paragrafo 6. Continuiamo a lasciarci ammaestrare da questa Santa, da questo Dottore della Chiesa, da questa mistica, proprio su questo tema a noi tanto caro ma soprattutto caro ai Santi.
Scrive S.Teresa:
“6 – Pensate forse che questo sacratissimo Pane non sia di sostentamento per i nostri miseri corpi e di medicina efficace ai nostri disturbi corporali? So invece che è così. Conosco una persona che nelle sue gravi infermità andava spesso soggetta ad atrocissimi dolori, ma quando si accostava alla Comunione, le pareva che per incanto le sparisse ogni male, rimanendo completamente guarita.4 Questo le accadeva assai spesso, e si trattava di malattie così evidenti che le simulazioni non parevano possibili. A tutti sono note le grandi meraviglie che questo Pane di cielo opera in coloro che lo ricevono degnamente. Perciò non parlerò delle molte altre che potrei raccontare come avvenute a detta persona da cui posso saperle e di cui conosco la sincerità. Il Signore le aveva dato una fede così viva che quando sentiva dagli altri che avrebbero desiderato vivere al tempo in cui nostro Signore era sulla terra, rideva tra se stessa, sembrandole che possedendo nel SS. Sacramento lo stesso Cristo che allora si vedeva, non vi fosse altro da bramare.”
Innanzitutto S.Teresa ci dice che l’Eucarestia ha un effetto benefico, sanante anche sul nostro corpo.
L’EUCARESTIA FA BENE, FA BENE ALL’ANIMA E FA BENE ANCHE AL CORPO.
Può darsi che magari noi non ne vediamo immediatamente l’effetto, ma questo secondo i nostri criteri, perché noi abbiamo dei criteri di giudizio che sono spesse volte molto superficiali, e anche molto lontani dai criteri di giudizio di Dio. Noi pensiamo che le cose per essere in un certo modo devono andare in un certo modo, in realtà non è così e spesse volte si vede, esperienza di tutti noi, che diciamo:
“Ah per grazia che non è andato così, perché se fosse andato così come io pensavo, non sarebbe andato bene”.
Ma questo anche per la salute.
“Invece questo percorso diverso che la Provvidenza mi ha fatto fare, mi ha mostrato, mi ha aiutato, veramente a guarire, veramente ha operato una guarigione in me”
Di fatto S.Teresa ci dice che guarisce, che esiste veramente questa guarigione. Addirittura lei scrive che si trovava guarita, poi S.Teresa muore come tutti, come tutti si ammala e come tutti muore. Non è che se io faccio la Comunione non muoio più. Quante persone Gesù ha miracolato, ma poi sono morte, non sono viventi dall’epoca di Gesù ad oggi. Lo scopo non è diventare immortali, lo scopo è vedere, sperimentare che effettivamente L’Eucarestia è ciò che Gesù ha detto:
“Vero Cibo e Vera Bevanda”
E’ il Suo Corpo che dà vita, e alle volte questo si sperimenta, si vede proprio uno guarigione, anche nel corpo. Nell’anima la si vede sempre, nella misura in cui noi siamo fedeli alla SS Eucarestia, come vi ho detto, andate a Messa per tre mesi e voi vedrete la vostra vita cambiare radicalmente. Ma non accade solo ricevendo l’Eucarestia, accade anche davanti all’Eucarestia, stando davanti all’Eucarestia, avvengono queste guarigioni del corpo, che uno sta meglio. Certo è che queste grandi meraviglie sono riservate per coloro che degnamente Lo ricevono, che tradotto vuol dire:
Che ricevono l’Eucarestia in Grazia di Dio.
Poi lei dice che le veniva da sorridere quando sentiva che qualcuno avrebbe desiderato vivere al tempo in cui è vissuto Gesù sulla terra. Perché lei dice che possedendo nell’Eucarestia Gesù, non c’è altro da bramare. A mano a mano che uno santamente si abitua a credere veramente alle parole di Gesù, che Lui è nell’Eucarestia, e la frequenta, e ci sta, a mano a mano anche la sua psicologia, la sua persona, tutto se stesso si innamora di questa realtà, e ad un certo punto vede veramente il Signore in quel pezzo di Pane.
Esattamente come al tempo di Gesù erano chiamati a vedere il Figlio di Dio nella persona di Gesù, stessa cosa. Perché se Gesù fosse stato così evidente avrebbero tutti creduto, invece non ci ha creduto quasi nessuno. Questo è prova del fatto che a vederlo anche fisicamente, se non c’è la fede, “è uno come tanti”, certo non il Figlio di Dio.
“7 – So inoltre di questa persona – sta parlando di se stessa – che per parecchi anni, benché non ancora molto perfetta, le sembrava di vedere con gli stessi occhi del corpo, al momento della Comunione, nostro Signore che scendeva nella sua povera anima. Allora ella procurava di ravvivare la fede, faceva il possibile per distaccarsi dalle cose esteriori e si ritirava col Signore nella sua anima, dove sapeva di averlo visto discendere.5 Cercava di raccogliere i suoi sensi per far loro comprendere il gran bene che avevano: dico che cercava di raccoglierli per evitare che impedissero all’anima di comprenderlo.”
Sarebbe bello che, quando facciamo la Comunione si realizzasse anche in noi questo Dono grande di S.Teresa, di poter vedere il Signore che scende nella nostra anima. E se non lo vediamo, almeno crederlo.
Ricordo con nostalgia i tempi di quando non ero Sacerdote perchè era diverso, eri tra i fedeli, ricevevi l’Eucarestia e stavi lì in pace. Quando uno diventa prete, va in Sacrestia a cambiarsi e subito arriva la gente a chiedere, a parlare, a domandare, e quindi è molto più difficile poter gestire questo raccoglimento, perché tendono un pò a disperderlo. Non a caso Padre Pio da Pietrelcina dicono che quando lui metteva l’amitto, non c’era più per nessuno, e quando tornava in Sacrestia, per almeno un’ora, finita la Messa andava in coro e non riceveva nessuno, non parlava con nessuno.
- Perché?
Perché “faceva il possibile per distaccarsi dalle cose esteriori” – dice Teresa – e si ritirava col Signore nella sua anima, dove sapeva di averlo visto discendere.”
Non è un bel segno che appena finita la Messa si va subito a chiacchierare, o a parlare, non è segno di questa coscienza che vede il Signore che scende nella sua anima.
Essere distratto durante la Messa, o dopo la Messa avere questa fretta di scappare via, non è segno di questo Signore che scende nell’anima e che alberga.
Nel Manoscritto escorialense scrive:
“5 Si ritirava in un angolo per ivi raccogliere i suoi sensi e intrattenersi da sola col suo Dio. Avrà cura di darvi da mangiare, o meglio, di darvi ciò che avrà, colei che ne sarà incaricata. Non temete che Dio vi manchi, a meno che non manchiate voi a Lui con ritirare il dono che avete fatto della vostra alla sua volontà. Quanto a me, figliuole, vi assicuro che se per mia colpa venissi in ciò a mancare, come del resto mi è successo molte volte, non avrei più coraggio di domandare a Dio alcun cibo. Amerei meglio morir di fame. Perché vivere, se ogni giorno di vita mi dovesse meritare la morte eterna? (Man. Escorialense).”
Se io voglio questo Cibo, se io lo chiedo, poi non posso dire che non lo voglio più.
“Dacci oggi il nostro Pane Quotidiano.”
Se lo voglio allora mi devo organizzare per averlo. La prospettiva nella quale ci poniamo, di avere più rispetto e più attenzione al corpo che all’anima è fallimentare, perché poi porta con sé tante altre conseguenze dove c’è un grande spazio dato alle esigenze materiali, rispetto a quelle spirituali.
- E poi cosa succede?
Succede che ci lamentiamo perché siamo troppo carnali e mondani. Ci lamentiamo perché non riusciamo ad approfondire, non riusciamo a non essere superficiali.
- Certo, come hai impostato la tua vita?
Se il corpo è più importante, allora anche la materia è più importante, allora le cose sono più importanti, allora anche i tuoi ragionamenti sono più orientati alle cose, che non allo spirito.
“3 Troppo spesso desideriamo che Egli sostenti la nostra vita, e non manchiamo alle volte di domandarglielo, anche senza accorgerci, per cui non v’è proprio bisogno che vi abbia in ciò a stimolare. Ce lo verrà ricordando, più spesso ancora che non vorremmo, quella stessa nostra misera inclinazione che ci porta alle vanità della vita. Guardiamoci almeno di non domandare queste cose con proposito deliberato. L’unica nostra sollecitudine sia di chiedere al Signore quello di cui ora ho parlato, e con esso avremo tutto. (Man. Escorialense).”
L’unica cosa che dovremmo chiedere al Signore è il Suo Corpo e il Suo Sangue, è la Sua Volontà, la Sua Presenza, la Sua amicizia, il Suo sorriso, basta.
- Tutto il resto a cosa serve?
Quando si contempla il corpo di un uomo morto, quante riflessioni che vengono. Lo puoi insultare e non dice niente. Lo puoi lodare e non dice niente. Tutte le cose che aveva sul tavolino, fino a un secondo prima che erano sue, non sono più sue. Tutto quello che ha addosso, resta lì. Quel corpo lo toccano, lo tirano, lo mettono, è finito tutto. Tutta quella pena che si era dato per quella materia, è finita. Che è una materia Santa, perché siamo a Immagine e Somiglianza di Dio, però deve stare in equilibrio. Non deve essere un’eccedenza, come non deve esserci eccedenza nello spirito, se no si cade nello spiritualismo.
Corpo e anima devono stare in equilibrio.
Ogni squilibrio è prodotto dal peccato, è prodotto dal disordine che viene dall’assenza di Dio.
“Si considerava ai piedi del Signore e, quasi lo vedesse con gli occhi del corpo, piangeva come la Maddalena in casa del Fariseo. Anche allora che non aveva devozione sensibile, la fede non mancava di assicurarla che il Signore era veramente nella sua anima”
Anche se non sentiva niente, la sua fede le diceva che era così, che veramente lì c’era Gesù. Veramente il Signore era presente dentro di se, ed era presente dentro di se perché Lui l’ha promesso.
Quando nella Consacrazione si dice:
“Fate ‘questo’ in memoria di Me”
“Tutto questo”, “questo” che hai appena fatto, deve essere fatto in memoria di Me. Questa opera meravigliosa della Transustanziazione, “questo” è fatto in memoria di Me. Tu mi stai ricordando. Non c’è modo migliore di rendermi onore e di fare memoria di Me, di dimostrarmi il tuo amore, che fare quello che Io ti ho chiesto di fare.
Fare questo in memoria di Me, cioè ricordarMi.
La Messa è questo grande momento nel quale io faccio il ricordo solenne di Gesù e mi fido delle Sue parole. Io Gesù non ti vedo ma ti credo, mi fido di Te.
- Perché è una grande scuola?
Perché stando a questa grande scuola si impara ad esempio a non essere sospettosi, a non vedere il male dove non c’è, a non dubitare degli altri, a fidarsi della parola degli altri.
È UNA GRANDE SCUOLA L’EUCARESTIA
Purifica proprio le nostre relazioni umane, a essere uomini “con”, non a essere uomini “contro”.
“8 – Del resto, se non vogliamo essere degli insensati che chiudono gli occhi alla luce, non dovremmo avere alcun dubbio. Non si tratta già di un lavoro di fantasia, come allora che ci immaginiamo il Signore sulla croce o in qualunque altro mistero della Passione, dove siamo noi che ci rappresentiamo il fatto com’è avvenuto; qui si tratta di una Presenza Reale, ed è verità indiscutibile. Non c’è d’andar molto lontano per cercare il Signore. Fino a quando il calore naturale non ha consumato gli accidenti del pane, il buon Gesù è in noi: avviciniamoci a Lui!”
Fino a quando il Pane è Pane dentro di noi, Gesù è Realmente Presente in noi, noi diventiamo dei Tabernacoli viventi, degli Ostensori viventi.
Fino a quando è lì, c’è lì Gesù Realmente, Veramente, Sostanzialmente.
- Lo si vede questo dal nostro modo di fare la Comunione? Lo si può dedurre? Si può dire quella persona è un Tabernacolo Vivente? Quella persona è un Ostensorio Vivente?
“Avviciniamoci a Lui”
“Se quando era nel mondo guariva gli infermi col semplice tocco delle vesti, come dubitare che, stando in noi personalmente, non abbia a far miracoli se abbiamo fede? Sì, trovandosi in casa nostra, accoglierà ogni nostra domanda, non essendo suo costume pagar male l’alloggio che gli si dà, quando gli venga fatta buona accoglienza.”
Per esempio, pensate alla bellezza del rivolgere a Gesù la prima parola della giornata. Uno va a letto, poi dorme, e quando si sveglia fa questo digiuno della parola, sta zitto e dice:
“La mia prima parola la voglio dedicare a Gesù.”
Se va alla Messa del mattino ad esempio, la conserva per quando va a Messa.
- E la sua prima parola quale sarà?
Amen.
Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen.
Inizia la sua giornata dicendo:
“Sì, sì credo”, Amen vuol dire questo.
Iniziamo la giornata con una parola sacra: Amen. La mia giornata si apre nell’atto di fede. Se non vado a Messa al mattino, sarà il segno di croce che farò a casa, sarà una preghiera che reciterò a voce.
- La nostra prima parola della giornata, per chi è? Il nostro primo pensiero della giornata, per chi è?
C’era un santo, il beato Duns Scoto, che diceva:
“Come si fa a sapere se tu ami Dio?”
La risposta era:
“A chi pensi appena ti svegli?
Se il primo pensiero che tu hai, è Dio, tu ami Dio.”
Il primo pensiero che tu hai appena ti svegli, quello è l’oggetto del tuo amore. Il primo pensiero che formuli.
- Noi a chi pensiamo per primi, appena svegli? A chi pensiamo per ultimo? Qual’è l’ultimo pensiero che ci accompagna nel sonno? Qual’è la prima parola che diciamo, a chi la rivolgiamo?
A maggior ragione, “se toccandolo guariva”, immaginatevi a riceverlo. Certo con la fede, facendo giusta accoglienza. Preparando l’incontro, ad esempio, della Messa, con una fervorosa preghiera.
Proprio questa settimana ho saputo di un signore anziano col bastone, malconcio, senza macchina. Adesso piove, fa freddo, le Chiese sono chiuse al mattino, non tutte aprono presto, molte aprono più tardi. Mi raccontavano che questo signore, sui 70-80 anni, pioggia, grandine, neve, freddo, lui prende, va in Chiesa e passaggi a fuori della Chiesa nell’attesa che aprano. Del resto che cosa cambia se ciò che lo separa da Gesù sia una porta o un portone, anche quando siamo in Chiesa siamo separati da Gesù da una porta, il Tabernacolo. Se ciò che mi separa sono due porte, fa niente, dentro c’è comunque Gesù.
Questa è la fantasia che viene a chi è innamorato. Quando uno è innamorato non sente la fatica e non vede gli ostacoli, non li vede. L’ostacolo diventa un’occasione quando sono innamorato, quando non sono tanto innamorato, o sono poco innamorato, o magari non lo sono proprio, allora ogni cosa diventa un problema.
Queste figure ci insegnano che di fatto uno può avere anche 90 anni e dimostrare con il suo silenzio e questo suo passeggiare che sta aspettando Qualcuno, sta attendendo Qualcuno.
“9 – Se vi dispiace di non poterlo contemplare con gli occhi del corpo, pensate che ciò non conviene, perché una cosa è vederlo glorioso e un’altra vederlo come era sulla terra. La nostra naturale debolezza non lo potrebbe sopportare. Il mondo stesso cesserebbe di sussistere, e più nessuno vorrebbe ancora sopravvivere dopo aver visto alla luce dell’Eterna Verità che fumo e menzogna è tutto quello che qui tanto si stima.”
Teresa dice:
“Stai attento a desiderarlo, anzi non desiderarlo affatto, perché dopo che tu hai contemplato i Cieli aperti, come fai a vivere qua? Sei talmente debole, che una volta che rientri in te stesso, poi dici:
“Ma io qui cosa ci sto a fare? E tutta questa cosa che ho intorno? Ma a me non interessa mica.”
Il pensiero poi si àncora là.
“Tutto fumo e menzogna è tutto quello che qui tanto si stima. Come potrei io, povera peccatrice che tante volte l’ho offeso, avere il coraggio di stargli vicino, se lo vedessi in tutta la sua Maestà? Invece sotto gli accidenti del pane è molto più accessibile, a quel modo che quando un re si traveste, sembra che, parlando con lui, non si debbano avere tanti riguardi e soggezioni, e pare che anch’egli sia obbligato ad acconsentire per il fatto che si è travestito. Ora, se il Signore non si fosse così travestito, chi di noi oserebbe accostarlo, così pieni di freddezza, d’indegnità e d’imperfezione come siamo?”
Quanta differenza c’è nel modo che abbiamo di prepararci, rapportarci, stare con Gesù, rispetto al modo che abbiamo di stare con le persone.
Oggi è anche sparita quella cosa che c’era ai miei tempi, sto parlando di trent’anni fa, non di tanti anni fa, mi ricordo ancora il mio completo da marinaretto, ero andato a Milano a comprarlo, facevo le medie o le elementari, ero piccolo. Mi ricordo ancora questa giacchina bianca con tutti i filini azzurri che la attraversavano per il lungo e i bottoni placcati oro, con i pantaloni blu, la camicia e la cravatta. Mi ricordo questa cravatta, l’unica cravatta che avevo, bella che a me piaceva così tanto. Quello era il completo che tiravo fuori solo per la Messa della Domenica e quando tornavo mi spogliavo e rimettevo via.
La persona sente che sta succedendo qualcosa di grande, e il corpo lo esprime. La nostra persona col suo abbigliamento, dice, che quella realtà la sta preparando oppure no, che veramente è una realtà importante.
Provate a fare un confronto, una sinossi, tra Gesù e l’ultimo ospite che avete avuto in casa vostra. Tra come voi vi siete comportati con Gesù e come voi vi siete comportati con l’ospite che avete avuto accanto. Poi fate un confronto tra come vi comportate con Gesù e come vi comportate con la persona che amate di più al mondo. Fate una sinossi, vedete come stanno le cose.
“10 – Oh, com’è vero che non sappiamo quel che domandiamo! Come vi ha meglio pensato la sua divina sapienza! Del resto, per coloro che vogliono approfittare della sua presenza, Egli sa anche manifestarsi. Anche se ciò non è per gli occhi del corpo, il Signore dispone di molti altri mezzi, e si manifesta all’anima per via di grandi sentimenti interiori o in diverse altre maniere.”
Il Signore ha tanti modi per manifestarsi, ma si manifesta. Il Signore ha tanti modi per parlare, ma parla. Eccome se parla, e quanto è chiaro quando parla. E come divide la Luce dalle tenebre, quando parla. E come tira fuori bene i ratti morti che portiamo dentro, quando parla.
Noi portiamo nell’anima peccati fatti, ma siamo talmente superficiali, che neanche li diciamo e li vediamo, come se neanche li avessimo fatti, convinti magari di essere anche dei Santi! Quando dentro abbiamo le pantegane!
- E perché succede questo?
Perché noi non stiamo veramente davanti al Signore, non incontriamo veramente Gesù, perché Gesù non entra dove non c’è un ambiente degno. Ma noi siamo bravissimi ad auto assolverci.
- Se ci fosse stata qui la Madonna, tu l’avresti fatta, l’avresti detta questa cosa? Se Gesù fosse stato qui, accanto a te, Tu questa cosa qui l’avresti fatta e l’avresti detta? L’hai messa nel tuo esame di coscienza? L’hai messa davanti a Dio? Ne hai parlato?
Ricordatevi S.Giovanni Maria Vianney, quando diceva:
“Stiamo attenti ai peccati che noi neanche pensiamo di fare”
Il problema è perché non li vedi, questo è il problema, perché la tua coscienza è talmente spessa, talmente lontana da Dio, che va bene tutto e il suo contrario e con tanta tranquillità poi andiamo a fare la Comunione.
“Quanto a voi, fategli buona compagnia e non vogliate perdere una così bella occasione per trattare dei vostri interessi, come quella che vi si offre dopo la S. Comunione.6”
Alle volte andare alla Messa sembra come andare a fare la spunta della spesa:
“Fatto, via, libero. Adesso ho davanti la mia bella giornata, sono a posto, faccio tutto quello che voglio!”
Questo non è fare buona compagnia. La buona compagnia è quando tu senti che l’altro ti è accanto.
Noi quando siamo in Chiesa sembra che siamo sul letto di Tantalo, sembra che abbiamo gli scorpioni che ci camminano addosso, e gratto le braccia, le gambe, la testa, e su e giù, e la tosse, in Chiesa tutti diventano tisici, d’inverno perché c’è il raffreddore, in autunno perché c’è l’ambrosia, a gennaio perché c’è l’influenza, ad aprile perché arrivano i pollini, ad agosto c’è l’aria condizionata! 365 giorni all’anno, quando entrano in Chiesa, tutti che diventano tisici! Quando escono dalla Chiesa poi non li senti fare neanche uno starnuto, tutti guariti. E’ sempre così. Proviamo a stare in Chiesa fermi, in pace. Proviamo a dire come dice qui:
“Signore aiutami a tenerti una buona compagnia, a far silenzio.”
Impariamo a fare una buona compagnia a Gesù, di dire:
“Gesù sono qui per farti compagnia e per stare in Tua compagnia, a godere di questa compagnia”
Chi non è tranquillo, in Chiesa non riesce a starci, chi dentro non è in asse, in Chiesa entra ed esce, e se proprio ci deve stare, sembra che ha l’orticaria, perché tutto quel silenzio e quella Presenza di Dio è inquietante, è fonte di inquietudine, perché dentro non sono in pace.
“Se l’obbedienza vi occupa in altre cose, procurate di rimanergli unite con l’anima.”
Come quel Santo che diceva:
“Quando sono davanti al Tabernacolo penso agli uomini, quando sono davanti agli uomini penso al Tabernacolo”
Davanti al Tabernacolo pensa ai fedeli, alle persone che il Signore gli ha dato, davanti alle persone non si affoga mai dentro alle persone, ma davanti alle persone pensa al Signore, per mantenere sempre questa centratura cristica.
“Ma se voi portate il pensiero ad altre cose, non fate conto di Lui e neppur pensate che vi sta nell’anima, come volete che vi si dia a conoscere?7”
Se tu pensi ad altro, il Signore non si fa conoscere. Il tempo di Dio è di Dio e di nessun altro, è il tempo per conoscere Lui, per stare in Sua Compagnia, non è il tempo degli affari miei.
“Quel tempo è assai prezioso perché allora il Maestro ci istruisce: facciamo d’ascoltarlo, baciamogli i piedi, riconoscenti per tanta sua degnazione, e supplichiamolo di star sempre con noi.”
Quando avete tempo, guardate quel bel cartone, che non è proprio un cartone: “La voce di Taddeide” vi spiega il significato della Messa. È bellissimo, rimarrete incantati quando lo guarderete.
Quello dovrebbe essere il tempo, dice Teresa, nel quale noi veniamo istruiti da Gesù, il tempo del Maestro, per questo dovremmo stare nelle prime panche, perché così non siamo distratti da nessuno e da niente, siamo davanti a Gesù, non c’è niente che ci distrae.
Quando uno a scuola vuole rendere bene, si mette al primo banco, invece i “pelandroni” sono sempre in fondo, perché non hanno voglia di fare nulla.
- E le nostre preghiere davanti al Signore, quando riceviamo l’Eucarestia, quali sono? Che cosa chiediamo, che cosa diciamo a Gesù?
Dice Teresa: “supplichiamolo di star sempre con noi.”
“11 – Nel far questo, non vogliate rivolgervi al Signore rappresentato in qualche sua immagine: mi pare una sciocchezza lasciare la persona per indirizzarsi a un suo ritratto.”
Questo è tipico di Teresa. Se sei in Chiesa, ma stai lì davanti a Gesù. Si sta celebrando la Messa e io vado all’altare della Madonna o di S.Giuseppe a fare la preghiera, ma che senso ha? Stai lì davanti a Gesù. Stai facendo l’adorazione, stai lì davanti a Gesù. Le immagini serviranno a casa, ma se hai il Tabernacolo bisogna rivolgersi a Gesù.
“Non saremmo forse ridicoli se, amando molto una persona, la lasciassimo in disparte quando ci venisse a trovare, per fare le nostre conversazioni con il suo ritratto che teniamo in casa?“
I santi sono logici.
“Sapete invece quando è utile ricorrere alle immagini, e io in esse trovo grandi soddisfazioni? Quando il Signore è assente, e ce lo dà a conoscere con le aridità. Allora sì ci è utile contemplare le immagini di Colui che amiamo.8 Per conto mio, vorrei incontrarmi con il suo sembiante in qualunque parte mi volgessi, non essendovi nulla di più bello e di più giocondo che impiegare i nostri sguardi nell’affissarsi in Colui che tanto ci ama e che in sé racchiude ogni bene. – Infelici gli eretici che per loro colpa han perduto questa e molte altre consolazioni!”
Lutero aveva tolto tutte le immagini, se andate in una Chiesa luterana non c’è niente, nulla, c’è solo la Croce.
“6 Sappiate che quel tempo è assai prezioso per l’anima. In esso il buon Gesù gode molto che gli facciate compagnia. E voi cercate di approfittarne. (Man. Escorialense).”
****
DOMANDE:
- Riguardo al prendere Gesù che rimane fino a quando gli accidenti del Pane si esauriscono, ma nonostante poi gli accidenti del pane si esauriscono, non va via comunque?
E’ una Presenza diversa, quella è una Presenza Vera, Reale e Sostanziale, è una Presenza Sacramentale, l’altra è la Presenza dell’abitazione dello Spirito Santo, è Spirituale. Il tempo che il pane è pane e il vino è vino, finché permangono gli accidenti del Pane permane la Presenza di Gesù in quel modo.
- Ci sono delle regole precise per quanto riguarda la pesatura delle Ostie? In alcune Chiese danno le Ostie più grandi.
Si, a seconda di come vengono fatte, alcune le fanno più spesse, altre più sottili, non cambia niente.
- Quando io prendo la Santa Eucarestia in bocca, qual’è il modo migliore per onorare Nostro Signore nelle specie del Pane? Come trattare l’Ostia una volta ricevuta?
Non c’è una regola scritta. La mia nonna, che non è dogma di fede, e non è Dottore della Chiesa, quando ho fatto la Prima Comunione mi disse:
“Giorgio, non masticare Gesù, perché è diverso dal pane che ti dò io, non sta bene che tu lo mastichi”
“Ma come fai a mandarlo giù?” Le domandavo io, non riuscendo a capire da piccolo.
“Io lo appoggio al palato”
“E se ti si attacca?”
“Non tirarlo via con il dito! Lascia che piano piano si sciolga. Qual’è la cosa che ti piace di più?”
E io le ho detto la cosa che mi piaceva di più, e lei mi ha risposto:
“Quando la mangi come la mangi?”
“La prendo, la metto in bocca, la gusto perché mi piace”
“Con Gesù devi fare la stessa cosa, tu lo ricevi, lo appoggi al palato, e poi gustaLo, gusta la Sua Presenza gustando quell’Ostia”
Da allora io ho sempre fatto così e mi sono sempre trovato bene, mi sembra che sia il modo migliore e più rispettoso di ricevere il Signore. Tutto deve dire che è un cibo diverso.
- Quando hai detto che il primo pensiero deve essere Dio, mi è venuto in mente che i Beati coniugi Beltrami, loro ogni mattina a Messa, solo dopo essere usciti di Chiesa, si davano il buongiorno, come se la giornata soltanto allora avesse ragionevole inizio.
L’hanno fatto loro, perché l’amore per il Signore ti educa, ti fa venire queste idee, ti fa sentire il valore della verginità.
Qual’è il valore della verginità?
E’ il valore della unicità, dell’assolutezza. Il vergine comprende che nella vita c’è un assoluto, un Tutto che può essere solo di Uno, comprende che nel dinamismo della donazione c’è una priorità assoluta di Uno su tutto il resto. C’è un Tutto che chiama a tutto. Se io ho conservato bene questa virtù, dopo rimane dentro nella mia anima questo taglio, questo stile interiore che mi spinge sempre a cercare questo assoluto. Loro uscivano di Chiesa e si salutavano dopo aver incontrato Gesù, non prima, perché Gesù è più importante di mia moglie, di mio marito, dei miei figli, dei miei amici. Prima c’è Gesù, a Lui dò tutto questo frutto prezioso, dopo avviene tutto il resto.
Sia Gloria la Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.
Vi benedica Dio Onnipotente Padre, Figlio e Spirito Santo.
Mettiamo a disposizione dei lettori il testo commentato durante la catechesi, fai clic sul titolo per scaricarlo:
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