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Il perdono – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.115

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il perdono – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.115
Venerdì 23 febbraio 2024 – San Policarpo, Vescovo e Martire

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 5, 20-26)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 23 febbraio 2024. Oggi festeggiamo San Policarpo, vescovo e martire. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quinto capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 20-26.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati capitolo trentaseiesimo, paragrafo primo.

CAPITOLO 36

Tratta di queste parole del “Pater noster”: “Dimitte nobis debita nostra”.

1 — Il nostro buon Maestro ha notato che, se non è per nostra colpa, questo cibo celeste ci rende facile ogni cosa e ci dà la grazia di poter osservare ciò che diciamo a suo Padre con le parole: Si compia in noi la vostra volontà! Ora lo prega di perdonarci i nostri debiti perché anche noi perdoniamo, e perciò soggiunge nella preghiera insegnata: Signore, perdonate i nostri debiti come noi li perdoniamo ai nostri debitori.

2 — Considerate, sorelle, che non dice: “Come perdoneremo”, ma “Come perdoniamo” facendoci comprendere, con questo, che chi ha chiesto al Padre un dono così grande, come quello di cui abbiamo parlato, e ha rimesso completamente la sua volontà in quella di Dio, deve aver già tutto perdonato. Dunque, chi ha detto a Dio con sincerità: Fiat voluntas tua, deve aver già tutto perdonato, o almeno ne deve avere il proposito. Considerate ora, sorelle, perché i santi godevano tanto di trovarsi fra gli oltraggi e le persecuzioni, perché in tal modo avevano qualche cosa da offrire a Dio quando si presentavano a Lui per fare questa preghiera. Ma che cosa dovrà mai fare una povera anima come la mia che così poche occasioni ha avuto di perdonare, e molte invece di essere perdonata. Ecco una verità, sorelle, che dobbiamo spesso considerare. Una grazia così grande e importante, come il perdono che Dio deve accordare ai nostri peccati, meritevoli di fuoco eterno, è legata ad una condizione tanto semplice come quella di perdonare anche noi! …2 

La nota dice:

2 Ma che ingiuria si può mai fare a una persona come me che ha meritato di essere tormentata dai demoni per tutta l’eternità? Se mi trattano male in questo mondo, non è forse con giustizia? No, sotto questo aspetto, Signore, io non ho proprio nulla da offrirvi in cambio del perdono che vi domando per i miei debiti! Vostro figlio si degni di scusarmi! Nessuno mi ha fatto ingiuria, e perciò non ho nulla da perdonare. Però, o Signore, accettate il mio desiderio. Mi sembra che per ottenere il vostro perdono sarei pronta a perdonare ogni cosa e a compiere la vostra volontà senz’alcuna riserva. Non so poi se lo saprei fare per davvero quando fossi nell’occasione e venissi accusata ingiustamente! Ma per il momento mi riconosco così colpevole, da vedere che mi trattano ancora troppo bene coloro che m’ingiuriano, quando per non conoscere chi sono credono di offendermi. (Manoscr. Escor.)

Continua il paragrafo:

Signore, io ho tanto poco da perdonare che Voi mi dovete perdonare gratuitamente! Come qui si manifesta la vostra divina misericordia! Siate per sempre benedetto, Signore, che tanto mi sopportate nonostante la mia estrema povertà! Vostro Figlio ha fatto questa preghiera in nome di tutti, e io, veramente, per la mia grande miseria non vi dovrei essere compresa.

Abbiamo ascoltato questi due paragrafi del capitolo trentaseiesimo, che credo abbiano colpito molto anche voi, perché non si può uscire indenni da queste parole. Santa Teresa dice di non aver mai dovuto sopportare tanto, ma in realtà ha conosciuto dei tempi di durissima persecuzione, di durissima ingiuria. 

Il metro di paragone è il perdono di Dio. Se io vengo perdonato da Dio dei miei peccati, io, creatura che ho offeso Dio mio creatore, come posso non perdonare gli altri, che comunque sono creature che offendono creature? 

Perdonare gli altri, perdonare l’altro, non è una possibilità, è un dovere, che fa parte del Fiat Voluntas tua, come ha sottolineato lei; quindi, lei scrive: «chi ha detto a Dio con sincerità: Fiat voluntas tua, deve aver già tutto perdonato, o almeno ne deve avere il proposito». Santa Teresa dice che trovarsi fra gli oltraggi, trovarsi fra le persecuzioni, vuol dire avere qualcosa da offrire a Dio. Quando uno è oltraggiato, quando uno è perseguitato, certamente ha di che offrire al Signore.

Sapete che io stimo moltissimo Don Dolindo Ruotolo, per me è veramente una figura sacerdotale di grandissimo rilievo, di grandissimo riferimento, un po’ come Padre Pio. Forse un po’ meno famoso di Padre Pio, ma sicuramente è stato un sacerdote di grandissimo livello; infatti, basta ricordarci quello che Padre Pio diceva di lui, cioè che “Don Dolindo aveva in sé tutto il paradiso”, pensate! 

Tra le tante persecuzioni, oltraggi, ingiurie, umiliazioni che ha vissuto Don Dolindo Ruotolo — sono veramente tantissime e terribili — ce n’è stata una che mi ha colpito moltissimo. C’è stato un tempo della sua vita in cui, da sacerdote, non solo gli è stato proibito di celebrare la Santa Messa, non solo è stato sospeso a divinis, come Padre Pio, ma, a differenza di Padre Pio, ha dovuto subire una pena maggiore, che è stata quella di non poter più ricevere la Comunione — rendetevi conto! — e non potersi più confessare. Di fatto, anche se non ufficialmente, Don Dolindo ha vissuto da scomunicato. Con Padre Pio, la persecuzione non si è spinta fin qui. Padre Pio ha sempre potuto celebrare la Santa Messa. Anche quando gli è stata tolta la possibilità di celebrarla con concorso di popolo, privatamente ha potuto sempre celebrare la Santa Messa. Don Dolindo no: né pubblicamente, né privatamente. Non solo, non poteva neanche andare a fare la Comunione e non poteva più andare a chiedere il perdono dei propri peccati. Guardate che, per un’anima santa, per un’anima amante del Signore, non potere più fare la Comunione e, soprattutto — come scrive lui — non poter più confessarsi, è terribile. Infatti, lui scrisse che fu proprio questa penitenza, di non potersi più confessare, la più terribile, il castigo più terribile che poteva ricevere.

Certo, i santi, in mezzo a tutto questo, avevano da offrire al Signore; infatti, Don Dolindo continuamente scrive che offre a Dio tutta questa sofferenza. Ma guardate che ne ha vissute veramente… Una figura che anche chi non è sacerdote, secondo me, dovrebbe approfondire, dovrebbe leggere, perché queste esperienze ci aiutano a ridimensionarci, e anche a ritrovare un forte coraggio; perché noi, fin lì, non siamo ancora giunti.

E infatti vedete che Santa Teresa dice: io sono meritevole del fuoco eterno. Lei aveva questa consapevolezza di sé: dopo che ho meritato il fuoco eterno e vengo perdonato da Dio, non c’è più niente che mi possa oltraggiare e offendere! Se il Signore mi dà il suo perdono e mi salva dal fuoco eterno, ma cosa volete che mi interessi quello che mi fanno gli uomini — dice Santa Teresa — ma fate quello che volete! Potete farmi anche a pezzi, potete dire tutto quello che volete di me, non ha importanza, non mi interessa.

S. Teresa dice: «io ho tanto poco da perdonare»; in realtà lei aveva tantissimo da dover perdonare, e infatti l’ha fatto. Lei dice “ho poco da perdonare”, ma questo è in riferimento al perdono grandissimo ricevuto da Dio, s’intende. 

Scrive: “dovrete perdonarmi Voi, in questo si manifesta la vostra misericordia”. E vedete che la nota dice: «che ingiuria si può mai fare a una persona come me che ha meritato di essere tormentata dai demoni per tutta l’eternità?». S. Teresa ha fatto l’esperienza mistica dell’inferno, non è stata una finta, non è stata una recita, veramente lei ha visto dove sarebbe dovuta andare a finire. Noi che diciamo: “Ma sì, vabbè, tanto…” no, “ma sì, vabbè, tanto” niente! Santa Teresa, già monaca, prima che si decidesse di darsi veramente, totalmente, al Signore, prima che facesse veramente questo cambio radicale dentro di sé, come descrive nella sua vita, ha visto dove sarebbe dovuta andare a finire se fosse morta.

Ma questo non lo dobbiamo sapere per disperare, no no, questo lo dobbiamo sapere per “non presumere”, è diverso. Dobbiamo stare attenti a presumere della salvezza, che è uno dei peccati contro lo Spirito Santo; nessuno può presumere di salvarsi.

Lei dice: «Se mi trattano male in questo mondo, non è forse con giustizia?» perché capite, se io ho meritato l’inferno… Lei continua: «nessuno mi ha fatto ingiurie … non ho niente da perdonare … non so poi se lo saprei fare per davvero (perdonare) quando fossi nell’occasione e venissi accusata ingiustamente!»; certo, capite: essere accusati ingiustamente è pesante. Perché un conto è quando noi sappiamo di aver sbagliato e veniamo accusati, uno dice: “Vabbè, sono colpevole. Mi dispiace di aver sbagliato, mi dispiace di aver fatto questa cosa brutta, confido tanto nel perdono della giustizia, degli uomini, di tutti quelli che volete; però, se non arriva, vabbè, comunque l’ho fatto io”. Ma, se tu sai che sei innocente e ti vedi ingiustamente accusato, è difficile; ci vuole proprio tutta questa consapevolezza interiore della sovrabbondante eccedenza del perdono di Dio per i nostri peccati, e questo uno ce l’ha solamente quando è veramente cosciente di essere peccatore.

Quando noi abbiamo la grazia di vedere la gravità e la serietà dei nostri peccati, allora tutto il resto diventa irrilevante, tutto ci sembra poco. Ecco, mi fermo qui.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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