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La tentazione

Vasari -  Le Tentazioni di S. Girolamo

Omelia sulle letture di giovedì 29 ottobre 2015

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture della S. Messa del giorno.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Approfondimenti

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Testo della meditazione

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La tentazione

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

La prima lettura di San Paolo Apostolo ci dice chi ci separerà da Dio, chi potrà separarci dall’amore di Cristo. «Non c’è nulla che può separarci dall’amore di Cristo», ci dice San Paolo,  «tranne una cosa, una sola cosa, ed è il peccato».

Il peccato è l’unica realtà  che può separare l’uomo dall’amore di Cristo, ma il peccato non accade come un fungo, non ci cade in testa come una tegola, il peccato viene prodotto dalla tentazione.

È la tentazione, alla quale si acconsente, che produce il peccato.

Allora questa mattina vorrei cercare con voi di ascoltare un grande Santo, esperto di tentazione e di peccato, nel senso che ha saputo resistere, opporre al demonio una fortissima ribellione, ed è il grandissimo San Giovanni Maria Vianney, comunemente chiamato il Santo Curato d’Ars.

Vorrei leggere alcuni testi, alcuni brani, alcune frasi diciamo così, di questo Santo, sulla tentazione, perché credo che siano di grande aiuto oggi a ciascuno di noi.

Il Santo Curato d’Ars scrive: «La tentazione è per noi molto necessaria, per conoscere chi siamo veramente; dobbiamo temere molto la tentazione, perché il demonio è molto raffinato e molto furbo, e una sola tentazione, se vi si acconsente, può gettare nell’inferno».

Il Santo Curato d’Ars dirà in un altro punto: «Agli angeli ribelli in cielo non servirono tante tentazioni, bastò una tentazione alla quale dissero sì e finirono all’inferno».

Quindi, non dobbiamo mai sottovalutare la tentazione!

Poi dice che dobbiamo combattere vigorosamente fino alla morte ogni più piccola tentazione.

Scrive: «Non è necessario, fratelli miei, dimostrarvi che esistono i demoni per tentarci; altrimenti dovrei supporre di parlare a degli idolatri o a dei pagani, oppure a dei Cristiani avvolti nell’ignoranza più rozza e più miserabile; dovrei pensare che non avete mai studiato il catechismo».

Chissà, se il Santo Curato d’Ars fosse vivo oggi, cosa direbbe, cosa scriverebbe di peggio su questo punto…

«Per convincervi», scrive, «della necessità di respingere la tentazione, domandate a tutti quei Cristiani che si sono dannati, perché sono andati a finire nell’inferno, ed essi vi diranno che non hanno resistito alla tentazione. Così come i Santi hanno resistito alla tentazione e hanno disprezzato il tentatore».

«Ma che cosa significa essere tentati?», scrive ancora il Santo Curato d’Ars, «Essere tentati vuol dire che il demonio ti spinge a fare una cosa che il buon Dio ti proibisce, oppure a non farti fare ciò che il Signore ti ordina».

«Se volete comprendere meglio prima di acconsentire a quello che il demonio vi suggerisce di fare, pensate se, nell’ora della vostra morte, sareste contenti di averlo fatto, e vi accorgerete che la vostra coscienza vi sgriderà immediatamente».

Hai un dubbio se quella cosa è bene o male?

Ecco, tu chiediti: «Se io so che tra due minuti sto per morire, la farei questa cosa?»

«Perché il demonio si infuria tanto per attirarci al male?», scrive il Santo Curato d’Ars, «Perché non potendo disprezzare Dio da sé, lo fa disprezzare dalle sue creature. La disgrazia di cadere tanto spesso nei trabocchetti del demonio è perché facciamo troppo affidamento sulle nostre decisioni e sulle nostre promesse, e non facciamo abbastanza affidamento su Dio».

La tentazione di fatto serve per mostrare a noi chi siamo.

«Non ci dimentichiamo che per mostrare a San Pietro chi era, non servirono», scrive il Santo Curato d’Ars, «eserciti, principi, re, imperatori, no, fu sufficiente la voce di una serva che lo spinse addirittura allo spergiuro e all’imprecazione. »

Noi diciamo di voler dare la nostra vita al Signore, ma in realtà basta un piccolo mal di testa, una puntura di spillo e subito immediatamente ci disperiamo, soffriamo, e diciamo che non riusciamo più a vivere.

«È sufficiente una piccola maldicenza, una calunnia, una indifferenza, una minuscola ingiustizia e subito nel nostro animo», scrive, «nascono sentimenti di odio, di antipatia, di vendetta, di freddezza, di allontanamento. Niente è più necessario della tentazione per renderci convinti del nostro nulla e per impedirci di lasciarci dominare dall’orgoglio».

San Filippo Neri diceva così al Signore: “Dio mio, trattienimi, tu sai che sono un traditore, tu conosci quanto sono malvagio; se mi abbandoni, anche per un istante, temo che ti tradirò”.

Ma chi sono coloro che subiscono di più la tentazione?

Lui dice: «Forse voi pensate che siano gli ubriachi, i mormoratori, gli spudorati, gli empi?»No, non  sono queste persone! Perché il demonio queste persone non le tenta più, è come se le tenesse in carcere chiuse dentro, le lascia stare, anzi le lascia andare avanti pacifiche, perché così, più vivono, più male fanno. Non le fa affogare totalmente nei vizi, dice: “Andate avanti, andate avanti, così almeno condurrete anche gli altri al male!”.

Allora, chi è che il demonio tenta di più?

Scrive così testualmente: “Sono proprio coloro che si mostrano più pronti, con l’aiuto di Dio, a sacrificare ogni cosa per la salvezza della loro povera anima; che sanno rinunciare a tutto ciò che, sulla terra, gli altri ricercano con ansia e con ardore. E non è solo un demonio che li tenta, ma sono milioni quelli che gli piombano addosso, per farli cadere nei loro lacci”.

Quindi, mai scoraggiarsi e mai sentirsi fuori posto!

«È una grandissima umiliazione sapersi e dirsi tentati», dice il Santo Curato d’Ars, «ma questa umiliazione è una grande verità, vuol dire che il demonio non è contento di noi, vuol dire che noi stiamo camminando sulla via di Dio, e per questo il demonio ci perseguita in questo modo feroce».

«Sant’Agostino fu perseguitato», dice il Santo Curato d’Ars, «cinque anni, notte e giorno, in maniera terribile dal demonio, lo scrive Sant’Agostino stesso; San Gerolamo, grandissimo Santo, era arrivato addirittura a prendere le pietre e a tirarsele sul petto fino a sputare sangue dalla bocca, tanto era disperato per il tormento che gli dava il demonio, e in ginocchio prostrato, sputando sangue, supplicava la Misericordia di Dio di aiutarlo e di risparmiarlo».

Noi non siamo ancora arrivati forse a sputare sangue dalla bocca, percuotendoci con la pietra il petto… non lamentiamoci delle tentazioni ma affrontiamole con coraggio!

Un fraticello di San Francesco d’Assisi vide diciottomila demoni, raggruppati attorno a un gruppo di altri fraticelli, e uno solo sopra alla città, perché dovevano tutti insieme escogitare il modo per far entrare il rilassamento dentro quei frati.

«La prima tentazione più terribile», scrive il Santo Curato d’Ars, «è il rispetto umano.

Chi inizia a servire Dio non vuole essere visto, si nasconde da coloro con i quali altre volte si era dedicato ai piaceri, ha vergogna».

«La seconda: una grandissima vergogna di ciò che diranno gli altri, al punto che non ha più la forza di fare il bene apertamente».

«La terza  terribile tentazione è una fortissima paura: la persona teme che le sue confessioni non siano state bene fatte, che il confessore non lo comprenda, che, anche se si darà a fare il massimo, tuttavia si dannerà ugualmente; o che lasci o che continui è la stessa cosa, le occasioni di cadere sono troppe».

Queste sono le tre più gravi tentazioni che il demonio ci mette addosso.

Concludo con questa cosa, perché il tempo ormai fugge, anche se la sua omelia è molto più lunga.

Lui dice:  «Noi dobbiamo combattere la tentazione con tutto noi stessi! Dobbiamo stare attenti perché la tentazione peggiore non è quella dell’impurità, dell’omicidio, del furto, ma sono i piccoli pensieri che nascono dall’amor proprio, pensieri di stima eccessiva di sé stessi, di piccoli applausi, di passare nella testa il bene che abbiamo fatto agli altri, di compiacerci delle nostre preghiere. Queste sono le tentazioni più temibili del demonio! Dovete grandemente vegliare su voi stessi, perché in esse il demonio è più abile, e domandare, quindi, tutte le mattine, al buon Dio, la grazia di discernere tutte le volte che il demonio verrà a cercarci».

E dice: «Dovete combattere ogni occasione, fuggire le occasioni del peccato, perché quelle sono i momenti, le chicche più grandi che il demonio ci mette sulla strada per farci cadere. Nessuna disperazione, anzi, siamo felici, contenti e grati a Dio, quando veniamo tentati, perché vuol dire che siamo graditi al Signore e siamo sgraditi al demonio!»

Dice il Siracide: “Se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione”, vuol dire che siamo sgraditi al demonio.

Chi non è tentato, è perché è amico del demonio, chi viene tentato, è perché si sta impegnando con tutto sé stesso a seguire Gesù Cristo.

Che il Santo Curato d’Ars, in questa Messa votiva dell’Eucarestia, ci conceda la grazia di saper vivere la tentazione da soldati, che resistono e che sono pronti a sputare sangue come San Gerolamo, pur di non rinnegare Gesù Cristo.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

Letture del giorno

Prima lettura

Rm 8,31-39 – Nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù.

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelti? Dio è colui che giustifica! Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!
Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto:
«Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno,
siamo considerati come pecore da macello».
Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore.

Salmo responsoriale

Sal 108

Salvami, Signore, per il tuo amore.

Tu, Signore Dio,
trattami come si addice al tuo nome:
liberami, perché buona è la tua grazia.
Io sono povero e misero,
dentro di me il mio cuore è ferito.

Aiutami, Signore mio Dio,
salvami per il tuo amore.
Sappiano che qui c’è la tua mano:
sei tu, Signore, che hai fatto questo.

A piena voce ringrazierò il Signore,
in mezzo alla folla canterò la sua lode,
perché si è messo alla destra del misero
per salvarlo da quelli che lo condannano.

Canto al Vangelo

Lc 19,38

Alleluia, alleluia.
Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore.
Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli.
Alleluia.

Vangelo

Lc 13,31-35 – Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme.

In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere».
Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: “Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme”.
Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”».

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