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L’onore – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.116

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’onore – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.116
Sabato 24 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 5, 43-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani?
Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 24 febbraio 2024. Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal quinto capitolo del Vangelo di san Matteo, versetti 43-48.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Siamo arrivati capitolo trentaseiesimo, paragrafo terzo.

3 — Signore vi è forse qualche altro che, essendomi in ciò somigliante, non ha ancora compresa questa grande verità? Se ce n’è, gli chiedo in nome vostro che la richiami spesso alla mente, e non faccia conto di certe piccolezze che si chiamano offese. Fermarsi ai così detti punti di onore è imitare i bambini che costruiscono casette con le pagliuzze. Gran Dio!… Quando, o sorelle, comprenderemo in che consiste il vero onore e la sua perdita? Non parlo di voi: sarebbe un gran male se ancora non lo sapeste! Parlo solo di me e del tempo in cui, seguendo l’andazzo del mondo, facevo caso dell’onore, senza neppur sapere che fosse. Per quante cose mi ritenevo offesa! Come mi sento ora confondere! E pensare che non ero ancora di quelle che si mostravano più sensibili! M’ingannavo intorno al punto principale, perché non solo non stimavo l’onore che è veramente degno di tal nome e che consiste nel cercare il progresso e l’utilità della propria anima, ma non ne facevo alcun caso. Oh, come disse bene chi affermò l’impossibilità di metter d’accordo l’onore e il profitto spirituale! Non so se l’abbia detto a questo proposito, ma è verissimo: ciò che il mondo chiama onore non potrà mai stare con il profitto dell’anima. Oh, come il mondo va a rovescio! Io ne sono atterrita! — Sia benedetto il Signore che ce ne ha liberate!3 

La nota dice:

3 Piaccia a Sua Maestà che questi punti di onore siano sempre lontani da questa casa, come lo sono attualmente! Dio ci liberi dai monasteri in cui essi regnano! Il Signore non vi sarà mai molto onorato. (Manoscr. Escor.).

Allora: dobbiamo stare attenti alle piccolezze; alle piccolezze che noi chiamiamo offese, dice Santa Teresa, perché è vero che ci sono piccolezze, è vero che noi ci offendiamo per cose da niente, veramente, è incredibile! Ci sono situazioni nelle quali ci dimostriamo così permalosi, ma così permalosi, ma così permalosi, da lasciare inebetiti, proprio. Basta un niente per trasformarci da persone gentili, carine, disponibili, accoglienti, in vipere e vespe; tutto perché ci siamo sentiti offesi nell’onore. Ma da cose da niente! Cose da niente: magari una frase, magari una battuta, magari uno scherzo, non ha importanza. E poi costruiamo, lei dice “casette”, io vorrei dire grattacieli, castelli immensi, su delle pagliuzze. “Ecco, mi ha detto; ecco, mi ha fatto; ecco, non mi ha capito; ecco, non mi ha apprezzato; ecco, non mi tiene in giusto conto; ecco, non considera la fatica che faccio; ecco, non considera il bene che faccio; ecco, non vede…” e avanti, avanti, avanti, avanti, avanti.

E poi, stiamo attenti a quelli che fanno finta di non essere permalosi e, magari, lo sono di più di quelli che, invece, lo mostrano. Che poi, sia i permalosi, ma soprattutto i finti non-permalosi — che sembrano non esserlo, ma lo sono — sono poi quelli che usano magari gli scherzi, l’ironia, con gli altri, però guai a fare la stessa cosa con loro! Con queste persone che sono “attaccate ai punti di onore”, questi permalosi, qualunque cosa si dica o si faccia viene sempre presa come un giudizio personale, come un attacco alla persona, come una sfida, come una critica acida terribile, come se fosse un rimprovero.

Che cosa mostrano queste persone? Lo dice molto bene lei: mostrano di non avere nessuna cura del progresso spirituale; hanno solo cura del giudizio, dell’apparenza e dell’apprezzamento degli altri; hanno solo cura dei doveri morali. Ah, su quelli, sono bravissimi! Sono dei doveristi, sentono fortissimo il dovere morale; che è un dovere morale, peraltro, legato al consenso sociale: gli altri che cosa dicono? Gli altri che cosa pensano? Non è giusto, perché gli altri…; capite? Il vero onore, e la perdita del vero onore, non sta in queste piccolezze, in queste miserie.

Queste offese per delle piccolezze, su cose stupidissime — che magari alle volte neanche esistono, sono solamente nella nostra testa — rovinano delle belle amicizie, rovinano anche dei matrimoni, rovinano dei bei rapporti, delle relazioni… 

“Il vero onore e la sua perdita”, questo è il problema. E Santa Teresa dice: «Per quante cose mi ritenevo offesa!». Eh sì, noi siamo offesi per tutto, tantissime cose ci offendono, tantissime cose.

“Il vero onore consiste nel cercare il progresso e l’utilità della propria anima”, questo è il vero onore. Ma cosa ci interessa se ci prendono in giro, se non ci fanno quello che noi aspettiamo che ci facciano, ma cosa interessa? Sapete, dovremmo fare più spesso un giretto al cimitero, eh sì…Voi pensate che a tutti coloro che lì sono sottoterra interessi qualcosa di quello che dice e pensa la gente che passa, che legge le lapidi, che spettegola nel cimitero, o che parla male dei morti? Ma cosa volete che gli interessi?! Andate al cimitero; se uno va al cimitero e insulta i morti, che cosa gli rispondono? Niente. Ma non solo perché sono morti (certo), ma perché non interessa niente. Davanti all’eternità, davanti al giudizio di Dio, pensate che abbia un qualche valore la parola di un uomo? Ma neanche la sentono!

Invece: “il vero onore sta nel progresso e nell’utilità della propria anima”; che poi, tra l’altro, neanche curiamo veramente. Perché poi non preghiamo, perché poi preghiamo male, perché poi preghiamo svogliatamente, perché arriviamo tardi alla messa, perché non facciamo bene il ringraziamento, perché non abbiamo una vera vita eucaristica, perché diciamo le preghiere con un occhio aperto e un occhio chiuso, perché ci addormentiamo davanti alla televisione (addormentiamo… sarebbe già qualcosa, “sveniamo” davanti alla televisione). Noi dovremmo addormentarci davanti al tabernacolo, come faceva Charles de Foucauld, piuttosto, non davanti alla televisione!

“Non si può mettere d’accordo l’onore (del mondo) e il profitto spirituale”, dice Santa Teresa. «Ciò che il mondo chiama onore non potrà mai stare con il profitto dell’anima»; «il mondo va a rovescio». È vero!

Eh sì, infatti, perché vedete, dopo arrivano i ricatti interiori. Per cui, il profitto dell’anima mi chiederebbe di rifiutare alcune proposte, alcuni inviti; il profitto dell’anima mi chiederebbe di dire di no ad un certo modo di stare in mezzo alle persone, a quel parlare, magari tra colleghi, tra compagni, volgare, allusivo, pettegolo, vuoto, vacuo, … questo chiede il profitto spirituale; e io, cosa scelgo? Di rimanere magari solo, additato, schernito, ma fedele alla mia coscienza, al mio progresso spirituale? Oppure scelgo l’onore del mondo? Il mio progresso spirituale mi chiede di andare a messa la domenica; “Eh, ma io sono in viaggio con gli amici, e loro a messa non ci vogliono andare, non l’hanno programmato, e cosa faccio io, rompo il programma degli altri perché devo andare a messa? Dico: no, ma io… Siamo in vacanza insieme, siamo al mare, è agosto, c’è caldo, c’è sole, c’è sale, c’è sabbia, tutti sono effervescenti. E io cosa faccio? Se devo andare alla messa alla domenica, come faccio? Se vado al mattino presto, non va bene perché è troppo presto e allora dopo li sveglio e li disturbo, e poi bisogna organizzarsi per andare al mare. Se vado al mattino tardi? “Eh, ma come fai, adesso bisogna preparare da mangiare, ma no no, adesso andiamo a fare il bagno”. Se vado al pomeriggio? “Eh, no, al pomeriggio bisogna tornare a casa dalla spiaggia e tutte le robe da preparare, da sistemare”. Allora vado la sera? “Eh, no la sera c’è da preparare la cena, come si fa? Non puoi mica lasciare lì tutte le persone!” E quindi? E quindi cosa faccio? Salto la messa, o rinuncio all’onore?

Vedete come il profitto dell’anima non sta con l’onore; per cui il profitto dell’anima può anche farmi dire: io questa compagnia di persone non la voglio; non la voglio, costi quel che costi. Il profitto dell’anima mi può far dire: basta, io la televisione non la guardo — per esempio — “Perché?” — Perché vedo che mi fa male — “Eh, ma poi gli altri cosa pensano? — Eh beh, pazienza, che pensino quel che han voglia.

Se sono un ragazzo e so che andare con quella compagnia vuol dire tornare a casa tardi, vuol dire ubriacarsi, vuol dire finire per fare o dire cose indecenti, indecorose, e via di seguito, eh, non ci vado. E allora che cosa faccio? Niente. Sto a casa con il mio Gesù e con la pace della mia coscienza. Perché poi, al mattino, quando mi sveglio, mi sveglio presto e mi sveglio in pace, e mi sveglio pieno della gioia del Signore. Questo dovrebbe essere.

4 — Però, sappiate, sorelle, che non per questo il demonio ci perde di vista. Inventa dei punti d’onore anche nei monasteri, e vi stabilisce delle leggi in base alle quali si sale o si scende di dignità, come nel mondo. I dotti si regolano a seconda del loro sapere. È un costume che non so comprendere; ma se uno è arrivato alla cattedra di teologia, non deve abbassarsi a insegnare filosofia, perché vi è di mezzo il punto d’onore, secondo il quale si deve sempre salire e mai discendere. Se poi l’obbedienza glielo comanda, si ritiene offeso, e vi è sempre qualcuno che, prendendo le sue parti, grida all’affronto. E intanto il demonio tira fuori certi suoi motivi per convincere che quel dotto ha ragione anche secondo la legge di Dio. Tra le monache poi, colei che è stata priora dev’essere inabilitata per ogni altro ufficio inferiore… Altro punto sono le anzianità. Non vi è pericolo che ci sfuggano di mente; e poiché sono stabilite dalla Regola, giungiamo perfino a credere che a tenerne conto ci sia di merito.

5 — Sarebbe cosa da ridere, se non fosse piuttosto da piangere! Possibile che la Regola comandi di non essere umili? Essa, senza dubbio, esige che vi sia ordine, ma ciò non importa che io debba essere tanto sollecita degli onori che mi sono dovuti, da fermare su di essa tutta la mia attenzione e curarmi tanto poco degli altri articoli da osservarli alla buona. È forse tutta qui la nostra perfezione? Ci penseranno le altre se non ci badiamo noi! Ma siamo così inclinate a salire, che quantunque non sia per di qui che si salga al cielo, tuttavia non c’è verso che accettiamo di discendere. O Signore, Signore! Non siete Voi, dunque, il nostro Maestro e Modello? Sì, senza dubbio. E in che cosa avete messo il vostro onore, Voi che siete l’onor nostro? Ah, Signore!… umiliandovi fino alla morte. E in tal modo non solo non l’avete perduto, ma l’avete guadagnato per tutti noi.

Il demonio non ci perde di vista, «Inventa dei punti d’onore anche nei monasteri, e vi stabilisce delle leggi in base alle quali si sale o si scende di dignità, come nel mondo. I dotti si regolano a seconda del loro sapere». Quindi: sono arrivato alla cattedra di teologia; “non puoi insegnare filosofia!”. Eh, perché? Perché la teologia è superiore alla filosofia — questo si pensava — quindi, se io sono un teologo, non posso mettermi a fare il filosofo (perché si riteneva che la filosofia fosse “ancella” della teologia, e quindi non è possibile) sono un teologo e faccio il teologo, e quindi non posso scendere. E, se me lo comanda l’obbedienza, di scendere, allora questo è un affronto. E S. Teresa dice che il demonio sa tirare fuori certi motivi per convincere che questo dotto, che questo professore, ha ragione, secondo la legge di Dio.

Poi: chi è stata priora in monastero, non può fare nient’altro quando smette di essere priora, perché qualunque ufficio sarebbe un’umiliazione. Poi ci sono le anzianità, quindi chi è più anziano ha più diritti. E queste son cose da piangere, scrive lei. Eh, certo, perché la regola, innanzitutto, comanda di essere umili; il Vangelo, innanzitutto, comanda di essere umili. Quindi, non dobbiamo essere tanto solleciti degli onori che mi sono dovuti, così da fermare tutta la mia attenzione su questi.

E poi ricordiamoci che Gesù ha messo il suo punto d’onore umiliandosi fino alla morte. Questo è stato il suo punto d’onore. E questo non va mai dimenticato. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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