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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 33

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di sabato 2 aprile 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 33

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a sabato 2 aprile 2022, primo sabato del mese (ieri era il primo venerdì), quindi, come sapete, noi siamo tanto attenti alla richiesta della Vergine Maria dei primi sabati e alla richiesta di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque dei primi venerdì.

Oggi è il primo sabato, quindi rispettiamo la richiesta della Vergine Maria con la Pratica dei “Primi cinque sabati del mese”, della quale oramai abbiamo parlato e riparlato, e riparlato, e riparlato, e riparlato… fino a far sì che anche i muri della mia camera sapessero tutti i dettagli possibili ed immaginabili. Confido, quindi, che anche voi, ormai, li conosciate; chi non li conosce, comunque su internet li trova.

 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VII di San Giovanni, versetti 40-53.

“Giorno di imitazione”.

Continuiamo la nostra lettura e commento del libro di Padre Avrillon.

Sabato dopo la IV Domenica – Giorno di imitazione

“Subito svegliato, rappresentatevi l’immagine ed il ritratto del nostro Signore, il portamento del suo volto tranquillo e maestoso, che ispirava il rispetto e la confidenza; i suoi occhi, la cui dolcezza, modestia ed umiltà attiravano tutti gli sguardi; la sua bocca adorabile che non s’apriva che per necessità, o per pronunziare oracoli di vita, o parlare con bontà a quelli che ricorrevano a lui. Dall’esteriore di Gesù passate al suo interno. Rappresentatevi la santità e la sublimità dei suoi pensieri, il suo raccoglimento e la sua continua applicazione in procurare la gloria, e in fare in tutte le cose la volontà del suo Padre celeste; le adorazioni e gli omaggi rispettosi che gli rendeva; e la carità immensa che infiammava il suo cuore e tutte le virtù che ha praticate nel suo soggiorno sulla terra. Eccovi il gran modello che dovete sforzarvi d’imitare oggi e tutti i giorni di vostra vita”.

Quindi, chi dobbiamo imitare? Dobbiamo imitare Gesù.

E come facciamo ad imitare Gesù? Beh… bisogna conoscerLo.

E come si fa a conoscere Gesù? Meditando la Scrittura, leggendo la vita del Santi e dei Mistici, e poi stando davanti al tabernacolo.

Meditazione sull’imitazione di Gesù, tratta dal Vangelo.

“Gesù disse al popolo: Io sono la luce del mondo; quello che mi seguita non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.

Apriamo gli occhi dell’anima per vedere qual è questa luce sì splendida, sì santa e sì benefica che viene a dissipare le nostre tenebre per condurci con sicurezza nella strada della salute. Egli è Gesù medesimo ch’è luce della luce, che rischiara, che parla, che invita e guida nello stesso tempo tutti quelli che ricorrono a lui, per timore che non si smarriscano e cadano nell’errore e nella cecità; lume divino, lume essenziale, e sorgente di tutti gli altri lumi, che non è nascosto sotto il moggio, ma è esposto pubblicamente agli occhi di tutti gli uomini”.

Gesù è luce! Luce, pura, purissima luce.

“Si è veduto infatti questo lume increato ed incarnato. Questo Salvatore ha conversato visibilmente cogli uomini; egli ha parlato, ha praticate le virtù più eroiche; ha sollevato tutti i miserabili che son ricorsi ad esso; ha dato ovunque esempi di umiltà, di prudenza e di carità, ed un popolo intiero n’è stato testimone. Che vi è di più forte e di più energico, se non le parole, delle quali Gesù si serve per impegnarci a seguirlo e a divenire suoi imitatori? Pesatele al peso esatto del santuario. Egli ci promette che se noi lo seguiamo, avremo la luce della vita, non della sola vita temporale, ma della spirituale insieme ed eterna; cioè a dire la vita della grazia e della gloria. Intanto che cosa vi è più vantaggiosa? Abbiamo forse tanta possanza da passar per questa doppia vita noi, che per noi stessi non siam che tenebre, ignoranza e peccato, e da per tutto circondati dalle ombre della morte?”

Vedete come è importante questo contrasto, tra noi, che viviamo nell’ombra della morte (che diventa morte anche spirituale se cadiamo nel peccato mortale), e poi la luce della vita, che è Gesù.

“Che cosa possiamo noi temere seguendo le vestigia e le strade che un Dio Salvatore ci ha indicate? Egli che ha detto essere la strada, la verità e la vita; una strada sicura che non è soggetta a smarrimento; una verità eterna che non può ingannarci; ed una vita santa e sicura, che caccia per sempre la morte; una strada, dico, che conduce pei diritti sentieri della giustizia, una verità che illumina, che instruisce e persuade, ed una vita che sostiene, nutrisce, fortifica e mai non finisce”.

Vedete, sono parole, queste di Padre Avrillon, tanto semplici, tanto chiare, quanto poi difficili da mettere in pratica, perché non è così immediato vivere nella luce.

“Son io, disse ancora il Salvatore, che rendo testimonianza di me stesso; e mio Padre che m’ha mandato, rende anch’egli testimonianza. Uno solo di questi due testimoni dovrebbe bastare a un cristiano per ascoltare la dottrina, e per imitare la vita di Gesù; ma per meglio autorizzarlo, eccovi due testimoni irrefragabili; l’uno del Padre celeste, ch’è un Dio eterno; l’altro del Figlio che è un Dio Salvatore: ove troveremo noi una sicurezza più grande? Si può facilmente temere d’ingannarsi, fidandosi della parola d’un uomo mortale, o imitandolo nelle sue azioni, con Gesù non si ha niente a temere. Egli è un Dio che parla, che istruisce, che invita e che opera: perchè dunque non l’imitate?”

Non abbiamo una ragione per non imitare il Signore.

“Fate oggi una generosa risoluzione d’imitare e di seguitare Gesù”.

Imitare e seguire Gesù, in tutto, perché è importate.

“E per venirne a capo, state attento agli avvisi importanti che vi dà S. Bernardo, quando dice: — attenti bene a quello che dice San Bernardo — Vi sono di quelli che ricusano di seguire Gesù e lo sfuggono; e questi sono i peccatori dichiarati. Vi sono di quelli che non vogliono seguitarlo, ma precederlo, questi sono i superbi, i quali si scandalizzano dell’umiltà del Salvatore. Ve ne sono degli altri che lo seguitano solamente colla voce e non colle opere, e sono questi i tiepidi ed i falsi divoti. Altri vi sono che lo seguitano soltanto da lungi, e mai lo raggiungono, perchè vanno troppo lentamente, invece di correre con fervore”.

Le solite cantilene: «Non ce  la faccio…»; «Non ci riesco…»; «È difficile, come si fa?»

“Ma ve ne sono ancora di quei che lo seguitano, ed hanno la sorte di raggiungerlo, e di non separarsene mai più, perchè perseverano sino alla loro morte. Prendete fra questi il vostro luogo”.

Questi vanno presi come amici!

Quindi, quelli che fuggono il Signore, proprio Lo fuggono, non vogliono avere a che fare con Lui… vabbè, questi sono i peccatori dichiarati.

Poi, ci sono di quelli che non vogliono seguirLo ma precederLo, questi sono i superbi, che si scandalizzano dell’umiltà di Gesù e anche dei Suoi tempi. Sono quelli di cui oggi vi dicevo ed anche in questi giorni, questi falsi mistici che stanno proliferando in un modo incredibile… ad ogni angolo c’è un mistico, è incredibile; ad ogni angolo c’è qualcuno che vede la Vergine Maria, c’è qualcuno che parla con Gesù, poi non parliamo di quelli che hanno le locuzioni interiori, questi sono incalcolabili. Ogni pensiero che salta loro in testa, è una locuzione interiore… è incredibile veramente. Hanno le locuzioni interiori, parlano con Gesù e con gli Angeli e poi sono superbi come demoni… quindi, delle due, una.

Noi non dobbiamo precedere il Signore, noi dobbiamo seguire il Signore, non dobbiamo fare niente di quello che non ci è richiesto.

Chi precede il Signore è un superbo, e ce ne sono eh… ce ne sono, anche se sembrano dei mezzi “santini” o delle mezze “santine”, che, alla fine, vogliono solo fare quello che vogliono loro, devono sempre imporre la loro volontà… è così.

Ve ne sono altri che lo seguono solamente con la voce, non con le opere, questi sono i tiepidi e i falsi.

Sì, tante belle preghiere, tante belle riflessioni, tante belle parole, tanti bei messaggini su Whatsapp, i video, le musiche, i canti, le profezie, e di tutto di più… ma poi, quando vien il momento di quagliare e dici: «Va bene, andiamo al dunque: “Nella tua vita come siamo messi circa la fedeltà e l’imitazione di Gesù?”»

Ecco, lì è un campo minato… anzi è un cimitero, perché c’è tanta falsità, tanta tiepidezza, e quindi: «No, adesso no, cominciamo domani…», «No, questa sveglia è troppo presto…», «No, questa cosa è troppo impegnativa, non ce la faccio…», «No, ma non lo fanno gli altri…», «No, ma…», e avanti…

Altri sono quelli che stanno troppo indietro, sono lenti, dice Santa Teresa, molto prudenti, talmente prudenti che van più lenti delle tartarughe.

Dicono: «Stai attento a questo… Stai attento a quest’altro…», «Questo è pericoloso, non lo devi fare…», «Questo non va bene…», e alla fine non si muovono più.

E poi, ci sono quelli che finalmente Lo raggiungono.

“Imitate la sua modestia, la sua dolcezza, la sua umiltà, la sua pazienza, la sua purità, il suo zelo e la sua carità. Amate ciò ch’egli ama, odiate ciò ch’egli odia, patite com’egli ha patito; in una parola pensate, desiderate, amate, parlate e operate come questo divin Salvatore. Sradicate con gran sollecitudine da voi ciò che v’impedisce di seguirlo. Tre cose ci ostano di seguitare un uomo che cammina con velocità…”

Perché Gesù cammina con velocità, questa è la cosa da dire!

Quando a me capita di dover prendere il treno, è difficile vedere gente che “dorme in piedi”, sono tutti attenti al tabellone, che espone il numero del treno, la destinazione, il binario, l’orario di partenza o i ritardi eventuali, e poi si corre. Anche se ciascuno ha il suo posto, però si corre.

Gesù è così, Gesù corre, perché c’è da fare. Non ha quella lentezza mortale, non dice: «Questo dopo vediamo… Non lo so… Aspetta, adesso no…»

Quindi, tre cose ostacolano nel seguire un uomo che va veloce:

“1. quando siamo deboli”.

E noi, quanto siamo deboli… Sapete quella debolezza fisica, che è sintomo di scarso nutrimento, proprio di mala alimentazione, ecco, quella lì. Certo che, se noi non ci nutriamo dell’Eucarestia, spiritualmente o sacramentalmente, come facciamo ad essere forti? Se non ci nutriamo della Presenza Eucaristica di Gesù, come facciamo ad essere forti?

Se noi non abbiamo la corona del Rosario, quale punto di riferimento costante per la nostra preghiera, la fedeltà alla Corona del Rosario (andate a leggere la storia della Madonna di Pompei, la storia della Beata Vergine delle Tre Fontane, di Fatima, di Lourdes…), come facciamo ad andare veloci?

“2. quando siamo legati”.

Ah mamma mia, qui…Beh vedo che, forse, tra breve, lo capiamo ancora meglio; lo vediamo più avanti.

“3. quando siamo troppo carichi”.

Allora, sentiamo cosa dice Padre Avrillon:

“Voi siete forse troppo debole per colpa vostra, perchè avete indebolita la vostra grazia colle vostre mancanze, e colle frequenti infedeltà”.

Ecco questa debolezza… Più io cado nelle mancanze, più io cado nelle infedeltà, più io cado nei peccati, più mi distanzio dall’Eucarestia, e più divento debole.

Ecco perché mi devo confessare di frequente, ecco perché devo fare l’esame di coscienza ogni giorno, ecco perché mi devo tenere segnati i peccati che commetto. Non perché devo fare la lista della spesa, ma perché poi bisogna andare a vedere: dopo un anno, dopo sei anni, dopo dieci anni, quelle confessioni che mi sono segnato, come sono?

Faccio sempre le stesse cose o sono cambiato?

Capite perché è importante segnarsi i peccati?

Io non mi ricordo i peccati che ho fatto sei anni fa, ma se vado a vedere i miei appunti, li ritrovo e dico: «Tu guarda… questo è sempre lì, perché questo è sempre lì? Allora vuol dire che non mi sono così impegnato, in sei anni… è possibile?»

Cadere nel peccato, cadere nelle mancanze, cadere nelle infedeltà ci indebolisce: più cadiamo, e più diventiamo deboli; più siamo fedeli, e più saremo in grado di seguire il Signore.

“Voi siete forse troppo attaccato alle creature e a voi stesso. Spezzate questi legami che sono per voi di rovina; voi non lo seguirete giammai sinché non abbiate il coraggio di romperli”.

E qui, guardate, io ho sempre in mente quella pia donna, che non è solo lei, poverina, ma sono tanti che vengono fuori con queste scuse: «Eh ma io ho gli ospiti che arrivano in casa alla domenica, quindi devo preparare da mangiare e devo mettermi a fare… e poi devo pulire la casa, e poi…»

Guardate, è tutta questione di organizzazione, primo, tutta questione di impostazione. Certo che, se mi sveglio al mattino alle 6.00, è abbastanza comprensibile che dopo non riesca, certo. Non è esattamente l’orario che teneva San Pietro D’Alcantara, per esempio, ma neanche quello di San Carlo Borromeo, o del Beato Cardinal Schuster, o di San Pio da Pietralcina, per esempio. Poi non so chi sono i vostri modelli, perché, se il mio modello è il Barbapapà… bene, ok.

Neanche i miei pappagalli si svegliano all’orario in cui ci svegliamo noi, Cristiani Cattolici superfervorosi e innamorati di Gesù Cristo. Quando apro le persiane i miei pappagalli sono lì che volano da ore, sono lì che cantano, che fanno tutti i loro versi, vanno a prendere da mangiare… Mentre io sono ancora lì che mi stropiccio gli occhi e mi metto il latte nella tazza, quelli stanno già pensando al pranzo per i loro cucciolotti, capite?

Noi abbiamo tutti questi legami… quindi, se andiamo via insieme: «Eh ma come faccio a dire ai miei amici, ai miei parenti, alla mia zia, al mio prozio, al mio cugino, alla mia fidanzata, che devo andare alla Messa? Come faccio, se dopo loro vogliono andare al ristorante, e poi vogliono andare a fare la passeggiata, e poi vogliono andare in spiaggia, e poi vogliono andare a fare la corsa? Come faccio a dire che io devo andare alla Messa?»

Poi mi dicono: «Ma devi andare alla Messa proprio oggi? Ma proprio adesso? Oh… ma dai, vai domani, che è lunedì, cosa cambia? Tanto il Signore ti perdona, il Signore è bontà, misericordia, dolcezza, comprensione… ma sì, vabbè, se anche non vai oggi, vai domani. Non muore nessuno, non hai mica ammazzato qualcuno! Dai, non esagerare! Non fare sempre l’esagerato, non fare il fondamentalista… su, dai, forza!»

Poi ne riparleremo davanti al Giudizio di Dio… perché quelle stesse persone ti diranno: «Io?! Io ti ho solo detto un parere, ma tu eri libero di fare quello che vuoi. Perché tu hai ascoltato quello che ti ho detto io? Tu eri libero di fare diversamente… ti ho forse messo le catene?  Ti ho forse costretto? T’ho forse ricattato? Io non ho fatto niente, ti ho solamente detto il mio pensiero». E noi rimarremo col cerino in mano… capito?

Ma ci sta bene! Perché vivere così, vuol dire essere stupidi, vuol dire non aver messo Dio al Suo posto, che è il primo, poi viene tutto il resto.

La mia nonna, quando faceva da mangiare, quando faceva il pranzo della domenica e invitava tutti (e quando dico tutti, dico tutti; non voglio tediarvi con le mie storie familiari, ma faccio due conti veloci a mente… eravamo circa dieci persone), lei non ti accoglieva, come fa qualcuno che ho in mente io, con una coscettina di pollo striminzita, una foglia di lattuga e un cracker integrale; no, no, no, non era così.

I pranzi della mia nonna ve li spiego, erano pranzi da matrimonio, una cosa pazzesca, buonissima.

Lei arrivava con il carrello, quelli di una volta fatti con il ripiano in vetro, tutti di ferro battuto, bellissimo, a due ripiani, stracolmo di chiacchiere alla grappa… mai nessuno è riuscito a farmi assaggiare di nuovo le chiacchiere alla grappa, mai nessuno è stato capace di fare le chiacchiere alla grappa, non le ho mai mangiate più nella mia vita le chiacchiere fatte con la  grappa, una cosa… Lei le faceva, poi le ricopriva tutte di questo zucchero… buonissime! Poi le copriva con questi teli di cotone bianco, abbastanza pesante tra l’altro (non era leggero), erano friabilissime, ma non si spezzavano. Lei le  copriva, ma io ovviamente, goloso come una scimmia del Bengala, andavo lì con le mie ditine a cercare di sfilare da sotto il telo bianco un pezzettino di queste chiacchiere, ma lei mi vedeva e mi diceva: «No, quelle sono per domani, che è domenica, perché è il giorno del Signore».

Lei le preparava il giorno prima, poi quando arrivava il momento della domenica, allora le portava a tavola (perché alle volte andavamo al sabato sera alla Messa, ma alle volte andavamo alla domenica).

Quando c’erano questi mega pranzi, lei faceva così, diceva: «Questa è la pentola dell’acqua, è già sul gas, questo è il sugo, questa è la carne (arrosto, brasato o quel che era), queste sono le verdure di contorno, la macedonia e già in frigorifero tagliata freschissima (buonissima, fatta col Maraschino, una cosa spaziale, col sugo di mandarino e arancia insieme… non ve la posso raccontare), queste le focacce nel forno a scaldare (di domenica non comprava niente, nulla, mai) e qui c’è il dolce. Bene, io e Giorgio andiamo a Messa», punto.

Tutti ci guardavano e lei non faceva un fiato, prendeva il suo cappotto o la sua pelliccia, il suo cappello, i suoi guanti, le sue scarpine, mi vestiva, e diceva: «Bene, noi andiamo a Messa. Ci vediamo tra un’ora e un quarto».

He he… li lasciava a casa, così… e loro stavano lì.

Non è mai morto nessuno eh…

Non è che qualcuno ha mai detto: «Allora, io vado a casa».

Figurati… dov’è che vai a trovare tutta quella roba lì, tutto quel ben del Cielo? Stavano tutti lì buoni, tranquilli, seduti a fare le loro robe.

Lei tornava e noi, per mezzogiorno esatto, al suonare dell’Angelus, eravamo serviti. Preghiera, gambe sotto al tavolo, ed eravamo serviti. Alle ore 12.00, mai una volta un minuto dopo.

Nessuno di noi è morto di fame e nessuno di noi si è risentito; e se anche  qualcuno dei dieci si fosse mai risentito, lei non faceva una piega, avanti dritta per la sua strada, e a piedi. Andavamo da casa alla Messa, dalla Messa a casa (un bel pezzetto), sempre a piedi, tranquilli.

Ci voleva bene, ci serviva come principi, ma Dio al primo posto.

Se ci andava bene era così; se non ci andava bene, era ancora così, fine della discussione. Tutti questi legami, tutti questi doverismi familiari, stile cosche… no, no, no, questi comportamenti da cortigiani non vanno bene.

“Voi siete forse troppo carico del peso delle vostre iniquità: deponete al più presto questo peso insopportabile, piangete queste colpe che tanto vi pesano, espiatele con una vera penitenza, ed in tal guisa potrete seguire Gesù”.

Confessione, confessione, confessione.

Ve l’ho detto, ve l’ho ridetto, ve l’ho stradetto, ve lo ripeto, ve lo ripeterò fino alla morte: «Confessatevi frequentemente, andate a confessarvi con frequenza, confessatevi con una grande, grande, grandissima frequenza!»

È importante, è importante, è importantissimo avere la coscienza in grazia di Dio!

Noi bimbi di III elementare andavamo… ma che peccati fa un bambino di III elementare? Ai nostri tempi poi, non c’era neanche la televisione, che peccati facevamo? Io non lo so… ma sì, magari qualche bugia, magari non avevo studiato bene o fatto bene i compiti, che cosa volete che facessimo? Magari ho imbrogliato a giocare a “Nascondino”, ho aperto un occhio e non li ho chiusi tutti e due, a “Libera in croce” mi sono mosso prima che mi toccasse la mano, a “Ce l’hai” o a “Staffetta” mi sono mosso prima… Che peccati facevamo? Questi!

Eppure, tutte le settimane, ogni sabato pomeriggio, tutte le settimane, ogni sabato pomeriggio, tutti in confessionale, punto.

E uno dice: «Ma in III elementare, che peccati ha fatto da sabato scorso a oggi?» Fa niente, tutti in confessionale, tutti in fila, tutti in chiesa, punto.

Vai tu a dirglielo che non potevi, perché avevi la febbre… la febbre?!

Ma che febbre! Mi dicevano: «Scendi! Muoversi, andiamo, su, la febbre poi passa. Poi oggi è sabato, ti devi confessare, non vorrai mica stare a casa senza confessarti? Noi andiamo e tu non vieni e rimani lì due settimane così?»

Uno dice: «No, no, per l’amor del Cielo! Meglio l’Inferno che subire questa tortura… andiamo vah, anche se ho la febbre, per l’amor del Cielo, andiamo a confessarci».

Poi era bellissimo, a nessuno di noi veniva in mente, anche se erabamo stanchi morti per la scuola (andavamo a scuola anche al sabato mattina e si finiva all’una), di non andare.

Alle 2 del pomeriggio già cominciavano a suonare: «C’è Giorgio?»

Bisognava mangiare un boccone, lavarsi i denti di corsa, perché erano già giù pronti a suonare; bisognava raccogliersi tutti e partire, perché alle 3 tutti dovevano essere pronti in chiesa per iniziare le confessioni.

Il Vescovo, però, era lì; Monsignor Cazzaniga, il Vescovo, era lì. Non era a casa sua a guardarsi il “Corriere” o non so cosa, era lì a confessare i bambini di III elementare! Avrebbe potuto dire: «Ma al sabato pomeriggio, io, Vescovo, devo andare a confessare i bambini di III elementare?» Sì, tutti i sabati.

A nessuno veniva in mente di dire: «Ma che peso, ma che pizza, non ho voglia…»

Era bellissimo, era un incontro che tutti aspettavamo, era bellissimo.

La sua simpatia… era bello!

La confessione è sempre stata bella, è sempre stato un incontro bello, un incontro gioioso, alla volte anche difficile, alle volte anche doloroso, faticoso, tutto quello che volete… ma bello, bello, perché comunque eri in compagnia, c’erano i tuoi amici.

Qualche volta si usciva con una lacrima che ti veniva giù e anche a quell’altro veniva giù, poi dopo andavamo tutti a mangiare il gelato, a giocare, fare le nostre cose, poi tornavamo a casa alla sera alle 6.30/7.00. Era una confessione che durava una vita, ma c’era di mezzo il gioco, la corsa e tutte queste cose, ed era parte della nostra vita, come andare a scuola; non poteva essere che non ci confessassimo, era diventato il DNA, il nostro patrimonio genetico.

Non confessarsi era come saltare la scuola, era come non mangiare, come non bere, non dormire, come saltare la Messa; non era pensabile e mai a nessuno è venuto in mente di dire: «Non vado alla Messa, perché sto a casa a vedere la televisione».

Capite? Non si poteva, non era possibile.

Io non finirò mai di tessere le lodi di questi due Sacramenti, che hanno così tanto segnato la nostra formazione, dico “nostra” perché mia e di tantissimi altri miei amici e compagni. Ci hanno strutturato, questi due Sacramenti.

Quando la Madonna chiede la Confesione frequente, la Comunione e tutte queste cose, ha ragione. È brutto da dire, sembra strano che io mi metta a dare ragione alla Vergine Maria, però è vero, ha ragione la Vergine Maria: è questa la strada, non ce n’è un’altra.

Allora, cosa stiamo lì, coi peccati sulla coscienza, a far che cosa?

Quando arriva il tuo sabato, prendi e ti vai a confessare.

Che sia il sabato, che sia il venerdì… per noi era il sabato, perché era il giorno in cui finiva la scuola, ma nessuno di noi si è mai confessato alla domenica, anche perchè il sabato era proprio in funzione del fatto che poi c’era la domenica, il giorno del Signore.

Quindi vi rendete conto che questi Sacerdoti, questo Vescovo, portavano schiere e schiere di ragazzi in chiesa, tutti in grazia di Dio?

Pensate che roba… pensate che bello…

Ecco adesso questa bella preghiera:

“Lume eterno e divino, lume di vita, lume che risplendete ovunque coi vostri raggi, ed infiammate nel tempo stesso coi vostri ardori, dissipate le tenebre del mio spirito, e sciogliete il ghiaccio del mio cuore, affinchè io vi conosca e vi ami, vi segua e v’imiti. Voi stesso m’invitate con una bontà e tenerezza da padre e da salvatore quando mi dite, che quello che vi segue non cammina nelle tenebre, ma avrà il lume della vita. Aiutatemi dunque a camminare sulle orme vostre perchè son debole; e senza il vostro aiuto non posso nè camminare nè servirmi del lume che voi mi date”.

Interrompo perché devo dirlo… Pensate che, da quando sono diventato prete io, da sempre, il sabato pomeriggio sono sempre stato in confessionale, perché ho detto: «Tanto ho ricevuto da loro, adesso tocca a me fare tanto».

Ci sono stati dei giorni, soprattutto estivi, o primaverili, bellissimi, con delle giornate e dei sabati pomeriggio stupendi, belli, si vedevano le montagne o il mare, stupendi… bellissimi e io dicevo: «Vedi, Giorgio, a cosa loro hanno rinunciato per te? Ecco, loro, con la loro vita, hanno detto “No” a tutto questo per te, per liberare te dal peccato, adesso devi farlo tu, adesso tocca a te dire “No”, per andare in confessionale a liberare le persone dal peccato».

Guardate che, se un Sacerdote, o dei Sacerdoti (ve lo posso scrivere col fuoco, perché l’ho visto coi miei occhi per vent’anni), si mettono in confessionale, danno la disponibilità e gira la voce che il sabato pomeriggio, dalle 15.00 in avanti, sono in confessionale a confessare, la gente arriva a fiotti… a fiotti!

Io ho provato ad uscire dal confessionale alla sera alle 19.30!

La gente fa la coda.

Io vedevo la coda delle persone che venivano per la confessione; la chiesa apriva alla 15.00, e io vedevo la coda fuori dalla chiesa già dalle 13.00 e dicevo: «Pensa te che bisogno ha la gente di confessarsi… è disposta a mettersi qui in coda, due ore prima».

C’erano anche ragazzi che mangiavano il panino sui gradini della chiesa, per fare la coda per confessarsi, perché poi magari avevano altre cose da fare !

Però dobbiamo dare garanzia che ci siamo, però dobbiamo dire: «Io ci sono».

Spero tanto che qualcuna di queste persone, se un giorno diventerà Sacerdote, faccia altrettanto; spero che, come è stato per me, sia così anche per loro. Spero che imparino ad essere fedeli a questo Sacramento e a dire: «Anche io rinuncio, adesso rinuncio anche io a questo bel sole, ai pappagalli, agli scoiattolini, perché oggi devo stare in confessionale a liberare le anime».

“Fate che io stia attento alla vostra voce, docile alla vostra grazia, fedele alle vostre divine inspirazioni; guarite la mia sordità, rischiarate la mia ignoranza, ammollite la durezza del mio cuore, fortificate la mia debolezza, allontanate da me la tiepidezza, e prendetemi caritatevolmente per mano, aiutandomi a battere le strade, che m’avete indicate nel tempo di vostra vita mortale, affinché io mi regoli in tutta la mia condotta secondo le lezioni eccellenti che m’avete date, e le virtù eroiche che avete praticate, per rendermi degno della gloria che m’avete promessa, e che m’avete meritata coi vostri patimenti e coll’effusione del vostro sangue”.

Domani faremo il “Giorno di attenzione”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo, sempre sia lodato.

VANGELO (Gv 7, 40-53)

In quel tempo, all’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.
Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno mise le mani su di lui. Le guardie tornarono quindi dai capi dei sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: «Perché non lo avete condotto qui?». Risposero le guardie: «Mai un uomo ha parlato così!». Ma i farisei replicarono loro: «Vi siete lasciati ingannare anche voi? Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!».
Allora Nicodèmo, che era andato precedentemente da Gesù, ed era uno di loro, disse: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia, e vedrai che dalla Galilea non sorge profeta!». E ciascuno tornò a casa sua.

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