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Il Signore gradisce tutto – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.119

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Il Signore gradisce tutto – Il cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.119
Martedì 27 febbraio 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 23, 1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Testo della meditazione

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Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a martedì 27 febbraio 2024. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo ventitreesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 1-12.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro di Santa Teresa di Gesù, Cammino di perfezione. Iniziamo quest’oggi il capitolo trentasettesimo.

CAPITOLO 37

Eccellenza del “Pater noster”, e come ci sia fonte di grandi consolazioni.

1 — V’è da lodare Iddio nel considerare la sublime perfezione di questa preghiera evangelica. Come si vede che fu insegnata da un tal Maestro! Ognuno può servirsene a seconda dei suoi particolari bisogni, perché in poche parole racchiude tutto quello che si può dire della contemplazione e della perfezione. Io ne sono tutta meravigliata e mi pare che avendo questa preghiera non ci debba occorrere altro libro, bastandoci essa sola. Il Signore, infatti, ci ha finora istruite su tutti i gradi dell’orazione, sino alla più alta contemplazione: dalla preghiera dei principianti all’orazione mentale, a quella di quiete e di unione. Se fossi capace di esprimermi, potrei basarmi su questo saldo fondamento per comporre un lungo trattato di orazione. Ma ora Dio comincia a farci conoscere quali siano gli effetti di cui l’anima si sente inondata, quando quei favori provengono da Lui.

2 — Mi sono alle volte domandata perché Dio non si sia spiegato più chiaramente sopra certi punti così elevati ed oscuri per farsi meglio capire. E mi è sembrato che dovendo questa preghiera essere comune e servire a tutti, bisognava che ciascuno potesse applicarla ai suoi bisogni particolari e trovasse in essa un argomento di consolazione, persuaso d’interpretarla bene. Per questo il Signore l’ha formulata in confuso.1 

La nota dice:

1 Sia benedetto il suo nome per tutti i secoli dei secoli! Amen. Supplico l’Eterno Padre a perdonarmi per amor suo i miei debiti e i miei grandi peccati, poiché io non ho mai avuto da perdonare nulla a nessuno, mentre ogni giorno offro a Lui nuovi motivi di perdonare a me. Si degni di concedermi che anch’io possa dirgli: Perdonatemi come io perdono. Il buon Gesù, dunque, ci ha insegnato una preghiera assi sublime ed ha chiesto a suo Padre di farci vivere in questo esilio come angeli. Perciò dobbiamo far di tutto perché le nostre opere corrispondano alle parole che pronunciamo, mostrando di esser figli di un tal Padre e fratelli di un tal Fratello almeno in qualche cosa. Allora il Signore vedendo che cerchiamo di realizzare praticamente ciò che diciamo con le labbra, non mancherà di ascoltarci, ci accorderà il suo regno e i suoi doni soprannaturali: cioè, l’orazione di quiete, la contemplazione perfetta e tutti quegli altri favori con cui usa ricompensare i nostri piccoli sacrifici. È vero che ben poco è quello che possiamo, ma se facciamo quel che dipende da noi, il signore ci aiuterà. (Manoscr. Escor.)

Prosegue:

I contemplativi, a cui i beni della terra non hanno più alcuna attrattiva, possono domandare, con le anime che sono tutte di Dio quei favori celesti che la Bontà divina usa concedere fin da questo esilio. Quelli invece che son legati al mondo vi devono vivere in conformità del loro stato, possono chiedere il pane materiale e le altre cose necessarie alla vita per sé e per la loro famiglia: la loro domanda è molto giusta e santa.

3 — Sappiate però che le due ultime cose, il compimento della volontà di Dio e il perdono delle offese, sono indispensabili per tutti, benché nella pratica vi possano essere vari gradi. I perfetti consacreranno la loro volontà da perfetti e perdoneranno con la perfezione di cui abbiamo parlato; noi invece faremo quello che potremo…: il Signore gradisce tutto. Sembra che il nostro buon Maestro abbia conchiuso con suo Padre una specie di contratto e gli abbia detto: “Voi, Signore, fate questo, e i miei fratelli faranno quest’altro”. Ora è certo che parte sua Egli non manca mai. Oh! Egli è un esattissimo retributore, e paga sempre con generosità.

4 — Se vedrà che recitiamo questa preghiera con perfezione, senza finzioni, risolute a mettere in pratica quello che diciamo, ci arricchirà dei suoi doni, perché ama molto che trattando con Lui lo facciamo con candore, con franchezza e sincerità e che non diciamo con le labbra una cosa, mentre nel cuore ne teniamo un’altra. Allora Egli non mancherà di esaudirci al di là di ogni nostra domanda. 

Innanzitutto Santa Teresa ci dice la bellezza della preghiera del Padre nostro, perché è una preghiera che «in poche parole racchiude tutto quello che si può dire della contemplazione e della perfezione»; e lei dice che, con questa preghiera, non occorre altro libro, perché c’è dentro tutto e perché ci basta. 

Poi aggiunge che questa è una preghiera (interessante anche questo) che ciascuno può applicare ai suoi bisogni particolari, trovare in essa un argomento di consolazione. 

Ci parla ancora dei contemplativi, che sono quelli che per i beni della terra non hanno più alcuna attrattiva. Poi di quelli legati al mondo e che devono vivere in conformità del loro stato — pensiamo appunto ai papà e le mamme, per esempio — cosa chiedono? Chiedono il pane materiale, chiedono le cose necessarie alla loro vita, alla loro famiglia, e questa domanda è molto giusta e santa. È molto bello che il papà, la mamma, chiedano il pane materiale; quindi, quel: “Panem nostrum cotidianum da nobis hodie” si può intendere anche così. Noi abbiamo visto che, nel testo greco è “pane soprasostanziale”, quindi è chiaro il riferimento eucaristico, però è anche bello pensare al pane quotidiano, al pane di tutti i giorni, non solo al pane eucaristico, pensarli tutti e due; certo, primariamente al pane eucaristico, ma anche al pane di tutti i giorni. Quindi, la preghiera del Padre nostro permette a dei genitori di chiedere il sostentamento per la loro famiglia. E questa è una domanda giusta, è una domanda santa.

Poi — lei dice — compiere la volontà di Dio e perdonare le offese, queste cose sono indispensabili per tutti: volontà di Dio e carità (il perdono delle offese). Ci sono vari gradi nella messa in pratica di queste due cose, però a tutti sono chieste: noi dobbiamo fare solo la volontà di Dio, noi dobbiamo sempre perdonare le offese.

È bella questa espressione: «il Signore gradisce tutto», che non vuol dire che al Signore va bene tutto, ma “il Signore gradisce tutto” nel senso che ognuno dà al Signore quello che riesce, l’importante è che lo faccia con tutto il cuore, che ci metta proprio tutta l’anima, per fare le cose fatte bene. 

È come quando prepari un piatto in cucina, magari non sempre e non subito ti riesce perfettamente, magari la prima volta viene un pochino “così”, e te ne rendi conto da solo, anche se chi è accanto ti dice: “Ah buonissimo, buonissimo, bravissimo”. Lo sai che magari è venuto un sugo troppo liquido, troppo insipido, troppo saporito, magari la pasta ti è scappata un attimo, non è più al dente come deve essere, magari il risotto ti è sfuggito di mano ed è venuto un pochino più cotto. Però uno ci ha messo dentro tutta la sua energia, anche se il risultato non è dei migliori. 

Pensate a queste mamme che magari stanno tanto tempo a cucinare per il pranzo, per la cena, per fare in modo che tutti siano un po’ “risollevati” e anche rifocillati; perché comunque il cibo ha questo bell’aspetto, anche di dare quel sano conforto, quella sana bellezza che uno arriva a tavola e vede una tavola preparata bene, le cose servite bene.

È tanto bello arrivare in casa e vedere che tutto è pronto, che tu ti devi solamente cambiare dagli abiti da esterno a quelli da interno, nel frattempo la mamma, o il papà, ti mette nel piatto tutto quello che è già preparato, che è già pronto; ti dà questo senso di dolce attesa, che conosci i tempi, che conosci le cose.

Però non sempre viene tutto benissimo, ecco. Che cosa conta? Il fatto che tu ci abbia messo il cuore e la buona volontà. Va bene, oggi mi è venuta una pasta un pochino più cotta, adesso ho imparato che questa pasta richiede un po’ meno tempo, va bene, la prossima volta sarò più attento e la farò meglio. Ma è gradita anche quella, perché è fatta bene, con cura. Il Signore gradisce tutto in questo senso. Non è un tiranno che dice: “Ah no, tu non hai raggiunto il quorum; niente, via, butta via tutto!”. No, questo no, non fa così il Signore.

Ecco, questa preghiera va recitata — dice Santa Teresa — «con perfezione, senza finzioni, risolute a mettere in pratica quello che diciamo» e allora il Signore «ci arricchirà dei suoi doni». L’importante è — perché Lui ama molto questo — «che trattando con Lui lo facciamo con candore, con franchezza e sincerità» e labbra e cuore devono essere all’unisono, non che noi diciamo con le labbra una cosa che smentiamo col cuore. E allora, se facciamo così, lui ci esaudirà al di là di ogni nostra domanda.

Il nostro buon Maestro conosce bene queste cose, e sa che chi domanda con perfezione viene inondato di tante grazie da giungere a quell’alto grado che è proprio dei perfetti. Costoro, infatti, come pure che cerca di arrivarvi, non temono né devono temere di nulla, perché, come suol dirsi, hanno già il mondo sotto i piedi. Il Signore del mondo è contento di loro; e ne hanno una prova irrefragabile nelle grazie di cui le favorisce. Assorti in queste delizie, non vogliono neppure pensare che il mondo esista, né che vi possano avere dei nemici.

5 — Oh, Sapienza eterna! Oh, incomparabile Maestro! Che grazia, figliuole mie, avere un Maestro così saggio e prudente che ci sa prevenire di ogni pericolo! E questo è il più gran bene che un’anima spirituale possa desiderare in questa vita: camminare con sicurezza. Non ho parole sufficienti per dichiararvi l’importanza di questa grazia. Il Signore ha veduto che queste anime han bisogno di star sempre su sé stesse e di ricordarsi che hanno ancora dei nemici. Camminare sbadatamente è per esse di gran pericolo. Abbisognano più degli altri che l’Eterno Padre le aiuti, perché se cadono, cadono da grande altezza. E così, per impedire che inavvertitamente cadano in qualche inganno, il Signore indirizza al Padre un’ultima petizione che in questa vita è necessaria per tutti: Non c’indurre, o Signore, in tentazione, ma liberaci dal male!

E così abbiamo finito il capitolo trentasettesimo, oggi abbiamo fatto un capitolo intero.

Quindi, lei dice: «chi domanda con perfezione — lo ripete ancora — viene inondato di tante grazie». Queste anime «non temono né devono temere di nulla»; perché? Perché, se noi puntiamo al Signore, se noi vogliamo essere come il Signore vuole, vogliamo stare vicino al Signore, di cosa dobbiamo aver paura?

«Il Signore del mondo è contento di loro»; da cosa si capisce che il Signore è contento di noi? Dalle grazie che ci favorisce. Ecco: «il più gran bene che un’anima spirituale possa desiderare in questa vita: camminare con sicurezza». Lei dice: «Non ho parole sufficienti per dichiararvi l’importanza di questa grazia». 

“Camminare con sicurezza”: noi non dobbiamo dimenticare di avere dei nemici, non dobbiamo camminare sbadatamente. Innanzitutto, i nostri primi nemici, chi sono? I nemici di Cristo; questi sono i nostri nemici, noi non abbiamo altri nemici. I nostri nemici sono i nemici di Cristo, di fatto. E quindi, il sommo nemico di Cristo chi è? È il demonio, il demonio e i suoi partigiani, come li chiama Suor Lucia di Fatima. Perciò non dobbiamo essere sbadati e dobbiamo stare attenti a non cadere, perché più si è in alto, più ci si fa male, se si cade da grande altezza; un conto è cadere da un gradino di un centimetro e un conto è cadere da un palazzo di cinquanta piani.

Per cui, per un’anima spirituale: “camminare con sicurezza”; questa sicurezza viene proprio dal fare sempre solo la volontà di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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