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L’incontro con il Tabernacolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.4

L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati - San Manuel Gonzales Garcia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: L’incontro con il Tabernacolo – L’abbandono dei Tabernacoli accompagnati, S. Manuel González pt.4
Sabato 23 marzo 2024

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Gv 11, 45-56)

In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 23 marzo 2024.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dall’undicesimo capitolo del Vangelo di san Giovanni, versetti 45-56.

Continuiamo la nostra lettura del racconto che fa san Manuel González del primo Tabernacolo abbandonato, tratto da un altro suo libro dal titolo “Anche se tutti, io no”.

Andiamo avanti da dove siamo arrivati ieri; quindi, lui è arrivato in questa parrocchia che è tutta deserta; e adesso vediamo:

Io corsi dritto al Tabernacolo della chiesa restaurata in cerca di ali per i miei casi decaduti entusiasmi, e… che Tabernacolo! Una finestrina di un palmo quadrato, più o meno, con più ragnatele che vetri, lasciava entrare a fatica la luce della strada con l’aiuto della quale potei distinguere un azzurro indaco che copriva le pareti; due candele che potevano essere ugualmente di sebo o di terra o delle due cose assieme, alcune tovaglie con il pizzo a brandelli, bruciature e adorne di goccioloni neri; una lampada sporca che gocciolava olio sopra alcune pianelle unte; ancora ragnatele; che Tabernacolo, Dio mio! E che sforzo dovettero fare lì la mia fede e il mio coraggio per non tornare a prendere l’asino del sagrestano, che stava legato ai battenti della porta della chiesa e fuggire correndo a casa mia. Però non fuggii. Restai lì per un lungo tempo e li trovai il mio piano di missione e coraggio per portarlo a termine. Però soprattutto incontrai… Li, in ginocchio davanti a quel mucchio di stracci e sporcizia, la mia fede vedeva attraverso quella porticina tarlata, un Gesù così silenzioso, così paziente, così abbandonato, così buono, che mi guardava… Si, mi sembrava che dopo aver visto quel deserto di anime, posasse su di me il suo sguardo, tra il triste ed il supplicante, che mi diceva molto e mi chiedeva ancora di più. Che mi faceva piangere e allo stesso tempo trattenere le lacrime per non affiggerlo di più. Uno sguardo nel quale si rifletteva la voglia infinita di amare e una angustia ugualmente infinita per non trovare chi volesse essere amato… Uno sguardo nel quale si rifletteva tutta la tristezza del Vangelo: la tristezza del: “non c’era posto per loro in Betlemme”. La tristezza di quelle parole del maestro: “Volete andarvene anche voi?”. La tristezza del povero Lazzaro che chiedeva le briciole che cadevano dal tavolo di Epulone. La tristezza del tradimento di Giuda, del rinnegamento di Pietro, dello schiaffo del soldato, degli sputi nel pretorio, dell’abbandono di tutti…

Si, si, quelle tristezze stavano lì, in quel Tabernacolo ad opprimere, a stringere il Cuore dolce di Gesù e a far uscire dai suoi occhi un succo amaro… lacrime benedette di quegli occhi! Marie96

Nota:

96 Le “Marie” erano le donne aderenti all’Opera delle Tre Marie, fondata dal Beato Mons. Manuel il 4 marzo del 1910 in Huelva al fine di fare compagnia al Tabernacolo nelle parrocchie, a somiglianza delle tre Marie che fecero compagnia a Gesù ai piedi della Croce.

Prosegue:

… che leggete queste pagine e che avete visitato Tabernacoli che assomigliano a questo che io descrivo e davanti a quelli avete passato un po’ di tempo in preghiera, è vero che lo sguardo di Gesù Cristo in questi Tabernacoli è uno sguardo che si pianta nell’anima e non si dimentica più? Io non so se la nostra religione abbia uno stimolo più forte di gratitudine, un principio più efficace di amore, un motivo più forte di azione, di un po’ di tempo di preghiera davanti a un Tabernacolo abbandonato. Forse una fede superficiale ottiene scandalo e vergogna da questo abbandono. Però una fede che medita, e soprattutto un cuore che medita un poco sotto la corteccia delle cose, scoprirà in questo Gesù abbandonato che si lascia fare compagnia da ragnatele e insetti, che passa i giorni e le notti solo, per anni e anni, e nonostante questo non se ne va da quel Tabernacolo, che non smette di mandare il sole dal mattino alla sera e l’acqua per la sete e pane per la fame, e salute e riposo e forze benefiche in ciascun secondo e a ciascuno di quelli che lo maltrattano; questo cuore, ripeto, non ha altro rimedio che vedere nel modo che gli uomini hanno di abbandonarLo e nella maniera che hanno di corrispondere a Gesù Cristo, il Vangelo vivo, vivo di una vita così brillante, così feconda, così attiva, così in ebollizione di amore del cielo, che non c’è altro rimedio che darsi a discrezione e senza riserva, dicendo con S. Pietro: “anche se tutti ti abbandonano io non ti abbandonerò” … questo amore non assomiglia a nessun altro amore!

Mi fermo qui un attimo, perché abbiamo letto veramente tanto, ma mi sembrava opportuno leggere tutto d’un fiato almeno questo pezzo, perché è molto bello. 

San Manuel fa l’incontro di Gesù abbandonato nel Tabernacolo, dove non c’è nessuno se non ragnatele e insetti, e qui rivede tutte le tristezze che sono presenti nel Vangelo, tutte le sofferenze che ha vissuto Gesù. E poi dice questa cosa importante: «una fede superficiale, ottiene scandalo e vergogna da questo abbandono. Però una fede che medita, e soprattutto un cuore che medita un poco sotto la corteccia delle cose, scoprirà in questo Gesù abbandonato che si lascia fare compagnia da ragnatele e insetti …» — potremmo sintetizzare così — scoprirà che lì ci sta Gesù vivo e vero; un Gesù che è presente sempre. Nonostante l’infedeltà degli uomini, nonostante l’assenza degli uomini, nonostante l’indifferenza degli uomini, Gesù c’è. Nonostante ci sia sporcizia, ci siano stracci buttati lì, ci sia una porticina tarlata, Gesù silenzioso, paziente, abbandonato, buono, ti guarda.

Sarebbe bello che noi, quando ci rechiamo al Tabernacolo, vedessimo lo sguardo di Gesù — lo sguardo di Gesù in questo deserto di anime, dove non c’è nessuno, come dicevamo ieri — uno sguardo che si posa su di te, triste e supplicante, “che dice molto e ancora di più ti chiede”. Uno sguardo pieno di amore e “l’angustia per non trovare chi volesse essere amato”. 

E allora S. Manuel chiama in causa le “Marie”, le donne aderenti a questa opera che lui aveva fondato — le Tre Marie, a somiglianza delle tre Marie della passione — con lo scopo di fare compagnia al Tabernacolo nelle parrocchie. 

Ecco, io so che ci sono tante persone che, senza saperlo, fanno come le “Marie”, seguono l’Opera delle Tre Marie e fanno compagnia a Gesù nel Tabernacolo in tante chiese deserte; perché Gesù rimane lì, nonostante questo abbandono, Gesù rimane lì, giorni e notti da solo, per anni e anni. Ecco, quindi, il titolo di questo testo, che vi avevo detto all’inizio: “Anche se tutti, io no”; e infatti, vedete, qui dice: «dicendo con S. Pietro: “anche se tutti ti abbandonano io non ti abbandonerò” … questo amore non assomiglia a nessun altro amore!»

Potremmo proprio scrivercelo: “Anche se tutti, io no”, farla proprio nostra, questa cosa qua.

Domani vedremo cosa succede poi nella sua vita. C’è questa seconda parte molto importante. Infatti vedremo domani che lui dirà: «Di me vi dirò che quella sera, in quel momento di Tabernacolo, intravidi …» e domani vedremo che cosa intravede don Manuel.

Fissiamoci quest’oggi proprio questo motto:

Anche se tutti ti abbandonano io non ti abbandonerò

e lo possiamo proprio fissare in un modo ancora più sintetico:

Anche se tutti, io no”, che è appunto il titolo dell’altro libro. 

Quindi impariamo ogni giorno ad andare a fare la visita al Santissimo Sacramento; è molto bella questa pratica di andare a visitare Gesù nel Santissimo Sacramento. Sarebbe bello se potessimo andarci alle tre ogni giorno; magari alle tre non possiamo perché siamo al lavoro, perché siamo impegnati, perché abbiamo le incombenze della nostra vita da dover assolvere, va bene, non andiamo alle tre, andiamo in un altro orario, però andiamo. Prendiamoci questo impegno di andare dal Signore a fargli compagnia, a stare con lui; non serve stare lì ore, ore e ore, bastano anche dieci minuti, però dieci minuti vissuti intensamente, dove ci lasciamo intercettare da questo sguardo, come dice San Manuel, e dove riversiamo su Gesù tutto il nostro amore. Entriamo anche noi spiritualmente a far parte di queste “Marie”, di questa Opera delle Tre Marie di San Manuel, che magari adesso non ci sarà più — non lo so se c’è ancora o non c’è più — però non conta, quello che conta è lo spirito di quest’opera. Impariamo anche noi a far parte di queste Tre Marie e impariamo a fargli compagnia. 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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