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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 67

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di domenica 7 agosto 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Lc 12, 35-40)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo”.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 67

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 7 agosto 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo 12 di san Luca, versetti 35-40. 

Continuiamo la meditazione del nostro libro di San Pietro Giuliano Eymard “La perfezione religiosa alla luce della Eucarestia”. Stiamo vedendo i frutti e le risoluzioni da prendere al termine di questi esercizi.

O, quanto siete felici voi che non avete carico di alcuni! Siete indipendenti! Tutto il vostro cuore, tutta la vostra vita può essere per Nostro Signore! Bisogna che egli si stampi in voi tutto intiero, non rifratto, non fracassato, come in un’acqua mossa o in uno specchio rotto. Voi dovete essere delle fotografie di Nostro Signore: la lente è l’anima vostra; la luce il suo amore; il modello Gesù Cristo.

Diciamo che forse non è così frequente riflettere sulla bellezza dell’indipendenza. Avere degli amici buoni, vivere cordialmente con tutti o con quasi, avere buone relazioni, avere sani legami e nello stesso tempo conservare un grande spirito di indipendenza che vuol dire di libertà, libertà di poter essere se stessi, libertà di avere degli spazi propri, dei tempi propri, in modo tale che effettivamente la nostra vita possa essere per Gesù. Perché, se noi siamo dipendenti da qualcuno – e innanzitutto pensiamo alla dipendenza psicologica, ma non solo – è chiaro che siamo legati, che bisogna adeguarsi, che bisogna trovare un compromesso, quindi l’indipendenza è veramente molto importante, ma non perché vogliamo essere degli individualisti o perché San Pietro Giuliano Eymard educava individualisti o cultori del proprio io, della propria libertà – no, no – è per potersi dare innanzitutto totalmente a Gesù. Bella questa immagine dell’essere fotografie di Nostro Signore, a parte che, se la fotografia viene sfuocata, non è più bella, deve essere chiara, luminosa, fatta bene e via di seguito. 

Prosegue San Pietro Giuliano Eymard, attenti adesso:

Siate assoluti con le creature; sappiate tagliar corto; siate indipendenti; siate anche fieri quando si tratta di preservarvi; non vi lasciate prendere in tele di ragno.

Guardate: queste tre righe sono veramente importantissime! 

Con chi ci circonda dobbiamo imparare ad essere assoluti, che è il contrario del cadere nell’intenerimento; bisogna saper dire dei no, per poi dire dei veri sì. Bisogna saper tagliare corto, che vuole dire “Va bene, ok! Adesso andiamo, stringiamo, tagliamo”. Perché? perché la mia chiamata a stare con Gesù, a coltivare il silenzio, l’intimità divina sono importanti, sono più importanti di tutto il resto. Quindi noi dobbiamo fare tutto il possibile per vivere questa assolutezza, che è indipendenza, che è saper tagliare corto.

Sappiate essere anche fieri quando si tratta di preservarvi.

Sono andato a vedere… mi sono chiesto: “Chissà perché San Pietro Giuliano Eymard ha usato questa parola ‘fiero’?” Se io vi chiedessi: “Che cosa significa ‘essere fieri’, in che cosa consiste la fierezza?”,  voi cosa rispondereste? Adesso vi leggerò quello che scrive il dizionario Treccani circa il termine “fiero”: 

fiero – Crudele. feroce, ostile, che incute terrore o timore, orribile, spaventoso, aspro, violento, accanito, veemente, tormentoso spietato, crudelmente avverso, duro, severo; improntato a sicurezza che incute rispetto e timore, intransigente, audace, intrepido, di carattere forte e fermo, non disposto a cedere, vivace e pronto. 

Voi non avevate in mente tutti questi significati! adesso voi, al posto dell’aggettivo “fiero”, metteteci dentro tutto: crudele, feroce, ostile, tormentoso, spietato severo, intransigente intrepido… tutte queste cose, mettetele dentro tutte 

Siate [e qui inserite tutto quello che abbiamo letto] quando si tratta di preservarvi. 

Voi dovete stare attenti, lo diceva già anche San Carlo Borromeo. Attenti che, dandovi tutto agli altri non rimanga più niente per voi, questo lo dice benissimo San Carlo. Cioè, non deve succedere che noi rimaniamo… 

Vi faccio questo esempio per farvi capire: se io ho due mele, e le do tutte due agli altri, io non ho più niente per me e muoio di fame. Questo non è giusto. Io ho due mele e ne darò una a chi ha bisogno e una la userò per me. Vogliamo essere eroici? Ne darò una e mezza, ma mezza la terrò per me: devo pur mangiare! Quindi ho due mele. Una per te e una per me; ho un panino, facciamo metà per uno. Non posso dare via tutto perché, se io dieci euro in banca che mi servono per la casa, la macchina, le spese mediche e via di seguito e io le do via tutte, perdo la casa, perdo il lavoro, perdo la macchina e via di seguito, perdo tutto e non mi rimane più niente, e quindi così vale per noi.

Noi dobbiamo essere fieri quando si tratta di preservarci, quasi a dire: “Calma, c’è un limite invalicabile, non è possibile andare oltre, perché se no ne va di me, e questo non è richiesto”.

Non è richiesto che io debba rimetterci il mio rapporto con Dio, la mia dignità e via di seguito, anche perché questa non è la carità, ma questo è “buonismo senza limitismo”. Anche perché, dice San Pietro Giuliano Eymard, in questo modo vi farete prendere nelle tele del ragno.

Dobbiamo stare attenti, anche perché ci sono persone amano costruire tele di ragno attorno alle nostre vite nella speranza che uno faccia un passo falso e ci cada dentro. Penso che abbiate visto una mosca, un’ape cadere dentro la tel di un ragno e… più si muove e più si avvolge: una volta che ci cadi dentro, basta, è finita. Non capita mai che riesca a liberarsi: se una farfalla cade nella tela di un ragno, fine, fine! E noi non dobbiamo fare la fine della mosca o della farfalla che cadono nella tela del ragno perché, non solo poi verrà mangiata dal ragno, ma rimane prima impastata e intrappolata in quella rete, una cosa terribile!

E bisogna quindi avere la capacità di sfondare queste …, o meglio evitare queste tele. In che modo? Come ci ha detto prima San Pietro Giuliano Eymard: con questa assolutezza, con questo saper tagliare corto, con questa indipendenza e con questa fierezza.

Quante volte mi sono rammaricato di essere pastore delle anime! Si è sempre come un mare agitato: si abusa di voi, sovente vi ingannano, bisogna ascoltar tutti e vostro malgrado inciampate. E voi che non siete obbligati dalla vostra carica a trattare con il mondo, vorreste andarlo a cercare mentre Dio non ve lo domanda? Ah, statevi ben riparati nell’inviolabile santuario di Gesù Cristo vostro Re pel quale solo siete qui.

San Pietro Giuliano Eymard non sta dicendo “Mi pento di essere sacerdote, non amo le anime”. No, assolutamente! Ma sta dicendo che la cura delle anime, l’essere pastore comporta delle fatiche grosse. 

È vero che si è sempre dentro un mare mosso perché le persone sono tante, non sono tutte educate, non sono tutte capaci di stare al loro posto. Insomma. È vero, è vero – dobbiamo dire che è vero – che abusiamo non di rado dei sacerdoti, dei pastori che il Signore ci ha messo accanto. 

Come non ricordare Padre Pio? Basta che si trovi un sacerdote un po’ disponibile e noi… subito addosso, dimenticandoci che è fatto anche lui di carne, quindi devo rispettare i suoi tempi, i suoi impegni, la sua stanchezza, perché anche i sacerdoti si stancano, anche i sacerdoti sono molto provati, anche se non ve lo dicono. 

Impariamo a usare gli occhi per vedere, impariamo a usare il cuore per sentire, impariamo a usare le orecchie per ascoltare, e così ci accorgeremo quando avremo davanti un sacerdote magari che è molto stanco, che non ce la fa più, ma non ce la fa più non perché non ama più il Signore, non ce la fa più perché è stravolto. 

Vi ricordate quando vi raccontai di quel sacerdote giovane, da poco ordinato, che ero andato a trovare: non viveva con i suoi genitori che lo venivano a trovare una volta al mese e… cari miei! Sembrava di entrare in un campo di battaglia in quella casa. Non vi dico la cucina, il lavello dei piatti, per l’Amor del Cielo!  Il letto, la camera da letto indescrivibile!
Io gli chiesi: “Come fai a vivere così?” Mi diceva: “Padre Giorgio, che cosa ti devo dire? Se io tutte le sere ho una riunione, tutte le sere c’è una commissione, tutte le sere c’è un incontro e, bene che vada, finisce alle undici e mezza… vedi un po’ tu. Se poi prima ho avuto le benedizioni delle famiglie perché è Natale o Pasqua, se ho finito l’oratorio tardi, tu capisci che, se rientro in casa alle otto, otto e un quarto e ho la riunione che inizia alle nove meno un quarto/nove, che cosa vuoi che mi faccia da mangiare? Tiro fuori i contenitori che mi ha preparato la mia mamma un mese fa e me li scaldo.”
E in effetti mi ha aperto il frigorifero e c’era dentro l’acqua, punto. L’acqua, l’acqua fresca e basta. Non c’era dentro nulla! Il freezer, invece, era pieno.
Mi dice: “Qui dentro ho tutti i miei piccoli contenitori e quando vengo a casa, tiro fuori un primo, un secondo, un contorno, li metto nel microonde mentre mi lavo, mi cambio, mi preparo me lo sistemo così, ceno e scappo via. Il letto neanche a parlarne”.
Se questo povero uomo torna da messa non si sa quando, è chiaro che i miracoli non li può fare nessuno, no? Ma uno sarà stanco… si stanca una persona! 

Dobbiamo imparare a stare al nostro posto e mi devo dare io un orario e dire: “Io questo sacerdote dopo le cinque, le sei, basta… l’email me la metto nelle bozze e gliela mando domattina, i messaggi me li scrivo nelle note, me li scrivo su un foglio e glieli manderò domattina dopo le nove, dopo che sarà sceso, avrà celebrato la sua Messa, avrà fatto la sua meditazione e io so che dopo le nove…”

Capite? Non mi sembra che ci voglia tanto per arrivarci: mi sembra che ci voglia la capacità di saper usare gli occhi e di saper stare al proprio posto e di saper dire: c’è un limite… “Io, al suo posto, riuscirei a condurre la vita che conduce?”
Tutti i parrocchiani, la gente che lo cerca, fare le confessioni, il cellulare che esplode… il cellulare di un prete sembra quasi una maledizione, è una cosa incredibile: persino il cellulare, forse, a volte si ribella e dice “Basta: non ne posso più, spegnimi! C’è un limite a tutto!” Succede anche a me…un continuo tintinnare e se c’è qualcuno vicino può pensare: “Ma dove sono?” Neanche alla stazione ferroviaria di non so dove, di Centrale, di Roma Termini, è un continuo tintinnare. 

Questa è la sua vita. Poi per che cosa? Alle volte ti parlano del gatto… o ti mandano le faccine, la registrazione di non so cosa…

Mettiamo che nella sua parrocchia questo sacerdote conosca anche solo cento persone: pensate se in un giorno queste cento persone hanno l’idea di mandare una cosa intelligente a questo sacerdote, pensate voi a che cosa significa trovarsi sul telefono cento messaggi, o e mail, o WhatsApp! Uno deve avere un cervello multi tasking perché c’è chi ha fobia di Fecebook e non usa Facebook ma usa Telegram; un altro usava WhatsApp, ma poi, per tutte quelle faccende dei complotti, ha smesso di usare WhatsApp e usa Instagram; l’altro aveva Instagram e poi lì sono successe cose brutte e quindi adesso ha cambiato e usa solo messaggi; c’è quello che non usa nè Instagram, nè Telegram, nè WhatsApp perché, se no, lo controllano e allora ti manda la email e poi arriva quello che, dulcis in fundo, non usa nulla e ti manda il piccione viaggiatore perché se no gli guardano le email. 

Voi capite che c’è da impazzire… uno deve avere tutte le piattaforme social, perché ognuno ha le sue. “No, perché lei sa che io quello non lo uso; quello non ce l’ho; deve capire che adesso ho messo Signal perché quell’altro è pericoloso”. 

Se guardo le piattaforme sul mio cellulare, lo schermo non le tiene dentro tutte. Per correre dietro agli usi e abusi delle persone. Perché uno dovrebbe dire: “Scusi, Padre, ma lei con che cosa è più comodo? Lei si trova più comodo a essere raggiunto in che modo?” E non: io con che cosa mi trovo più comodo? Non: io che cosa voglio fare?, ma, visto che ti cerco io perché ho bisogno, sono io che mi devo adeguare a te sacerdote. Questi sono i ragionamenti che dovremmo imparare a fare in seconda elementare, dove impari che io non sono al centro dell’universo e che devo far di tutto per rendere all’altro una vita facile. Non che questo, al mattino, prima di girare tutto quello che deve girare, perde un’ora perché deve aprire questo e quello. Poi non si ricorda dove rintracciare ognuno: su Telegram, Signal, WhatsApp, Messenger, email. E dopo saltano fuori le vittime che dicono: “Ecco, io le ho scritto un messaggio alle due di notte nel giorno tal dei tali e lei non mi ha risposto!” Così uno poi guarda il cellulare e dice: “Vi prego, chiamatemi E.T. che glielo metto in tasca che così se lo porta via”.

Ecco, dobbiamo stare veramente attenti, dobbiamo veramente stare attenti all’abuso delle persone; il fatto che i sacerdoti siano a nostro servizio, gratis tra l’altro, non ci autorizza ad abusare di loro. Così come dobbiamo stare attenti all’inganno. Guardate, credo che non ci sia cosa più brutta che ingannare colui che è lì per servirci; mentire, dire una cosa per un’altra. Credo che sia veramente una cosa gravissima, perché non è lui che ti viene a cercare, sei tu che lo vai a cercare. E allora perché lo devi ingannare, perché lo devi riempire di menzogne?

Bisogna ascoltare tutti e, vostro malgrado, inciampate.

Certo, uno deve essere a disposizione di tutti e deve sapere ascoltare tutti; guardate che non è semplice. C’è la persona anziana che ha i suoi tempi e i suoi ritmi, c’è la giovane che ha i suoi tempi e i suoi ritmi, c’è il bambino che ha i suoi tempi e i suoi ritmi, c’è l’uomo che ha i suoi tempi e i suoi ritmi, c’è la donna che ha i suoi tempi e i suoi ritmi, c’è l’adolescente che ha i suoi tempi e i suoi ritmi e via di seguito. C’è il malato che ha i suoi tempi e i suoi ritmi. Riuscire sempre a modularsi sulle diverse necessità è veramente complesso.

…e, vostro malgrado, inciampate.

Certo, succede anche di inciampare, nel senso che ci sono dei momenti in cui dici:” No, adesso non ce la faccio più. Adesso sono cotto” e quindi si casca un po’, si fa proprio fatica. 

Ecco allora dobbiamo imparare tutti, veramente, certo, a chiedere aiuto, a farci aiutare, ad avere la Grazia di vere sacerdoti santi accanto a noi. Poi, però, ricordiamoci di trattarli come la pupilla dei nostri occhi, avendo grande attenzione e grande rispetto in modo tale che potranno essere sempre esserci di grande aiuto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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