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La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 68

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di lunedì 8 agosto 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 17, 21-26)

In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Quando furono giunti a Cafàrnao, quelli che riscuotevano la tassa per il tempio si avvicinarono a Pietro e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa?». Rispose: «Sì».
Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re della terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli estranei?». Rispose: «Dagli estranei».
E Gesù replicò: «Quindi i figli sono liberi. Ma, per evitare di scandalizzarli, va’ al mare, getta l’amo e prendi il primo pesce che viene su, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala loro per me e per te».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 68

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a lunedì 8 agosto 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo 17 versetti 22-26 del Vangelo di san Matteo,

 Continuiamo la nostra meditazione del libro di san Pietro Giuliano Eymard. Stiamo vedendo i risultati, i guadagni, le risoluzioni, i frutti di questi esercizi spirituali che abbiamo fatto. E adesso stiamo vedendo le istruzioni che san Pietro Giuliano Eymard prende da quanto San Paolo disse a Timoteo dopo averlo fatto vescovo.

La prima è ‘bonum depositum custodi’ – custodisci il buon deposito della verità -. La seconda che vediamo oggi è:

Labora sicut bonus miles Christi Iesu. Preservarsi è cosa buona e nei principi basta: le virtù che si trapiantano sono come teneri arboscelli che solo abbisognano, per mettere radice, di essere protetti contro il freddo o contro un calore eccessivo. Ma poi bisogna coltivarle. Questo lavoro consiste nel purificarsi continuamente, nell’acquistare lo spirito e l’abito della preghiera, e nell’applicarsi a riformare i propri costumi conformando la vita a quella di Nostro Signore. 

Quindi le virtù hanno bisogno di essere protette dal freddo e dal caldo, cioè devono essere protette dagli eccessi: qualunque eccesso è un pericolo per le virtù. Quindi, sia gli eccessi di freddo, che vuol dire di quella incapacità di amare, di quella durezza di cuore, delle nostre antipatie; sia gli eccessi nel calore, che sono quei fuochi di paglia fatti di un finto amore che, in realtà è un egoismo travestito, che può essere anche una forma di bramosia di possessione. 

E poi bisogna coltivarle. Come si coltivano le virtù? Purificandosi continuamente. Quindi tenendo lontano da noi tutto ciò che è contro Dio, lavorando contro tutti quei nemici della vita spirituale e della vita umana che portiamo dentro di noi e che cercano di prenderci; 

… nell’acquistare lo spirito e l’abito della preghiera.

e per fare questo bisogna pregare, perché lo spirito e l’abito (cioè  l’abitudine) della preghiera si acquistano pregando.

… nell’applicarsi a riformare i propri costumi conformando la vita a quella di Nostro Signore. 

Dobbiamo cambiare vita progressivamente. Ma la vita cambia, stando davanti a Gesù Eucarestia, sapete? La vita cambia da sola nel senso che te la cambia il Signore Gesù, perché o cambi la vita o cambi Dio. O lasci la vita sbagliata, o lasci l’Eucarestia. 

Bisogna cominciare da una virtù, da quella che dev’essere in voi la dominante, la virtù caratteristica, e nel tempo stesso acquistare la perfezione propria della vostra regola.

Se noi vogliamo acquistare tutte le virtù insieme, non ne prenderemo nessuna; se invece noi cominceremo a applicarci su una virtù, la più importante per noi, vedrete che poi arriveranno anche le altre. 

E poi è importante essere fedeli alla regola della nostra vita: quella di un papà sarà diversa da quella di un sacerdote, quella di una mamma da quella di una suora, quella di un vescovo da quella di un monaco, esattamente come dice san Francesco di Sales. 

Dovete prima acquistare la perfezione esteriore della vostra regola: la modestia, il silenzio, il buon impiego del tempo, l’obbedienza e l’esattezza negli esercizi di pietà. Bisogna che sappiate essere pronti a tutto quello che vi si potrebbe comandare, e a nulla fare se vi si ordina il riposo.

La perfezione esteriore… quanto è importante. Quanto è importante che ci sia esteriormente un rigore. Quindi la modestia nel comportamento, che vuol dire anche il rispetto del pudore mio e degli altri, il silenzio, l’uso corretto del tempo, senza buttarlo via, senza essere sempre in ritardo. 

… l’obbedienza e l’esattezza negli esercizi di pietà.

Imparare a obbedire a Dio, certamente, e poi a coloro che Dio ci ha messo a fianco come superiori, come persone alle quali bisogna obbedire. E poi anche imparare a riposare, imparare anche a sapersi riposare quando, chi ha un po’ una responsabilità verso di noi ci dice: “Riposa un po’: mi sembri stanco, riposati”. Impariamo a fidarci di queste indicazioni che ci vengono date perché hanno un senso, sapete, hanno un senso. E poi impariamo a obbedire, se non ci viene comandato qualcosa contro Dio — e questo non accade così frequentemente — impariamo ad obbedire senza dover sempre aver l’ultima parola, senza obiettare, senza voler sempre capire tutto; senza dover prima sindacare, verificare, scandagliare, vagliare. Così…, come esercizio di presa di distanza da se stessi: “Forse avrei fatto questa cosa in modo diverso, ma mi fido, la faccio come mi viene detto. Perché magari avrà il suo senso e, se non altro, mi aiuta a prendere distanza da me stesso.” 

Quanto all’interiore, vedete di che abbiate bisogno. Guardate prima alla vostra coscienza: se vi tormenta, ah! Occupatevi tosto a guarirla, lasciando tutto il resto.

E certo! Quando la nostra coscienza ci tormenta, la prima cosa che dobbiamo fare è andare a confessarci, chiedere perdono a Dio di ciò che non va nella nostra vita e cambiare vita. 

Se il vostro cuore si lascia prendere dalle creature o addormentare dalla pigrizia, gettatelo nell’amore di Dio, in continui sacrifici; così lo riempirete del divino amore, e non vi sarà più luogo per la creatura.

Dobbiamo imparare a gettare il nostro cuore nell’amore di Dio, nei sacrifici per Dio e dobbiamo stare attenti perché la tentazione, quella di cui adesso vi dirò, è sempre stessa, è sempre la stessa un po’ per tutti: è quella del vitello d’oro. Siccome Dio non lo vediamo, a un certo punto abbiamo bisogno di concretezza e allora ci attacchiamo alle creature che, invece, vediamo. E che cosa succede? Succede che, se incontriamo qualcuno di un po’ dolce, di un po’ amabile, un po’ gentile, interessato a noi, che ci tratta, magari, con mille riguardi, noi perdiamo la testa, letteralmente, e anche Dio va a finire al secondo o terzo posto.

Spesso rifletto quando leggo le testimonianze sulla vita di Padre Pio e quello che mi ha colpito, uno dei tratti costanti che vengono rimproverati a Padre Pio è la sua durezza, la sua ruvidità, la sua severità nel comportamento. Poi leggo il diario di Cleonice Morcaldi, per esempio, e dico: “ Ma come si fa a dire che questo uomo era duro, ruvido?”. Non so quanti di noi sarebbero in grado di scrivere tali parole d’amore, ma di quell’amore che forse non abbiamo mai conosciuto, parole d’amore così intense, così profonde, così belle che sono quasi imbarazzanti. Mi sono detto: “Pensa che cosa sarebbe ricevere una lettera di Padre Pio, anche se non ti scrive tutto quello che scriveva a Cleonice, ma un millesimo di quello che le scrive, una frase…?” Mah! C’è proprio da andare in visibilio, eppure nel sentire comune Padre Pio era duro, severo, rigido e ruvido. Perché non con Cleonice? Perché con molti altri, invece, sì? Vedete, mi sono dato una risposta: perché dipende da chi si ha davanti. Ci sono dei punti in cui, anche con Cleonice, Padre Pio è abbastanza fermo, però essere fermi non vuol dire essere ruvidi, essere fermi non vuol dire essere duri, essere rigidi o severi. Essere fermi vuol dire essere fermi; essere chiari vuol dire essere chiari; chiamare le cose con il loro nome significa chiamare le cose con il loro nome; essere persone stabili vuol dire semplicemente essere stabili. Ma siccome noi non siamo queste cose, appena incontriamo Padre Pio che, invece, è queste cose, e dato che ci fa paura fare quel cammino e non vogliamo lasciare le nostre pigrizie e i nostri peccati, allora cosa facciamo? Facciamo l’esame di coscienza di Padre Pio! E uno dice: “Ti rendi conto che porta le stigmate? Ti rendi conto che Dio ha messo un sigillo nella sua carne e non nella tua?” 

Io partirei dal fatto che, mi piaccia o non mi piaccia, duro o molle, severo o dolcissimo — questo non conta! — Quello che conta è che a Gesù va bene così. E come faccio a saperlo? Porta le stigmate e san Paolo dice: “Porto le stigmate del Signore nel mio corpo e nessuno mi crei noie” È una firma: io porto la firma di Gesù; vuol dire che a Gesù va bene così, e se a Gesù va bene così, io chi sono, noi chi siamo per dire: “Tu sei rigido?” Noi? Il nostro giudizio è più vero, più giusto, corretto, profondo del giudizio di Dio? Misericordia! Guardate che io penso che ci voglia un livello di follia — perché qui non è più superbia, non è più orgoglio — che è veramente difficile da eguagliare. Perché è così. 

Uno può dire: “Padre Pio aveva questo difetto, Padre Pio sbagliava in questa cosa, a Padre Pio, non so, piaceva la pastasciutta…”. Perché poi nei santi noi andiamo a cercare l’introvabile, perché dobbiamo tirarli giù da dove sono, oppure togliere loro ogni bellezza perché, siccome noi siamo brutti, devono essere tutti brutti. “Eh, però Padre Pio si faceva portare quel liquore che gli piaceva tanto…” Non ricordo quale fosse, ma a Padre Pio piaceva tanto un liquore e allora una delle sue figlie spirituali gli portava una bottiglietta di questo liquore che lui sorseggiava perché gli piaceva, lo gustava molto; oppure c’era un dolce, che gli portavano e che a lui piaceva particolarmente; oppure, mi sembra, al mattino gli piaceva molto il caffè con il pane o qualche biscotto o qualche dolce che gli facevano; gli piaceva la pastasciutta… “Eh, vedi però: lui che dovrebbe fare…” Ma chi sei? Ma chi ti credi di essere? Ma come ti permetti? Non lo giudica male Dio; gli ha dato il dono delle stigmate e tu ti metti lì a guardare la pastasciutta, il caffellatte e il liquore che gli portano? Ma siamo veramente miserabili, siamo veramente miserabili! 

Quando penso a queste cose, mi vengono nel cuore una tristezza, un’amarezza che dico: “Ma ce ne vuole di tutti i colori proprio!” Eh, le persone sono fatte così, noi creature siamo fatte così, siamo fatte così: è una miseria questa, ma è una miseria brutta, non è povertà, è proprio la miseria, proprio la mancanza del necessario spirituale per vivere. Chissà perché dobbiamo sempre cercare la perfezione negli altri? Diceva bene Santa Teresa [d’Avila]: “Siccome non l’abbiamo noi, allora la cerchiamo negli altri e stiamo a misurare gli altri con il bilancino dell’orefice.” Comincia tu ad essere perfetto! Fallo tu per primo, vediamo come è facile, vediamo! Così fai vedere a tutti come è facile! “Ah, no! Io non sono perfetto!” E allora perché vuoi la perfezione negli altri? Allora perché la cerchi nelle altre persone, la pretendi e la esigi negli altri? “Eh, mio padre e mia madre dovrebbero essere… ma non sono; hanno fatto questo, ma non hanno detto…” Ma tu come sei? Sei il figlio perfetto, sei un figlio immacolato, un figlio innocente? Tu sei un figlio senza colpe? Tu sei il figlio bravissimo?… impariamo a guardarci di più nello specchio e sapete chi è il nostro specchio? È Gesù Cristo e questi crocefisso! Lì dobbiamo imparare a guardarci. 

Intanto Padre Pio si confessava una volta alla settimana e io, magari, faccio fatica a confessarmi una volta all’anno. Cominciamo da qui! Senza poi contare tutto quello che faceva con le preghiere. Scusate se parlo di Padre Pio, ma quando mi viene in mente, non la finirei più. Era duro, rigido, severo e tutte queste storie, no? Va bene; ma perché si concentravano su tutte queste cose e non si concentravano sul fatto che ci impiegava due ore per celebrare una Messa, che impiegava due ore per prepararsi alla Messa, che stava un’ora a ringraziare dopo una Messa, che stava in confessionale dalla mattina alla sera? Perché queste cose non avevano peso? Quanti preti si comportano così? Voi ne conoscete tanti? Lui faceva così, eppure noi stiamo a guardare il caffellatte. Che uno dice: “Ma devi essere veramente…” ma io non lo so! È lì che si sta immolando sull’altare e tu stai lì a vedere quanta pastasciutta mangia? Ma io credo che un po’ di vergogna si debba anche averla nella vita. Padre Pio è lì che si immola tutti i giorni per me, per te, per tutti e poi andiamo a vedere quanto è ruvido… tanta grazia! 

Io mi sono anche detto: “Ma tu hai mai pensato, caro Giorgio, che la ruvidezza di Padre Pio… se Padre Pio è severo e ruvido, se Gesù con le stigmate ha messo su di lui il suo sigillo, com’è che sarà Gesù? Voi mettereste il vostro sigillo su una persona che è completamente l’opposto di voi? Sapete: il sigillo delle stigmate è una conformazione forte! Vuol dire tante cose. Se poi tu sei il primo prete nella storia della Chiesa a avere le stigmate, beh questo vuol dire allora tanto di più — le aveva avute san Francesco, ma era diacono, non era prete — quindi possiamo immaginarci che Gesù mette le sue stigmate su san Pio da Pietrelcina e poi Gesù è esattamente il contrario? Succederà forse che, quando incontreremo Gesù, scopriremo magari che Gesù è di più di quello che era Padre Pio? Cari miei, guardate che saranno dolori, ma se fosse così, guardate che saranno dolori… altro che “Padre Pio era ruvido…”, sì, sì… Peccato che poi, con Gesù, non è che possiamo metterci a discutere! “No, ma io pensavo; no, ma io volevo, ma io credevo; no, ma tu devi capire…”. No! Con il Figlio di Dio, con la Santissima Trinità, con la Verità c’è poco da discutere, c’è poco da mettersi lì a fare i furbetti, c’è poco da girare in giro alle questioni. Credo che non ci sarà bisogno di tante parole, perché saremo davanti alla Verità e, sapete, con la Verità non è che hai bisogno di fare tanti salti mortali per salvarti. La Verità è la Verità, punto.

Se lo spirito è leggero, inchiodatelo sulla croce di Gesù Cristo; prendete un pensiero fisso atto a colpire; mantenetelo più giorni di seguito, per otto giorni non pensate a altro; il vostro spirito è un fanciullo: più si trastulla e più vorrebbe trastullarsi. Bisogna fissarlo mediante qualche cosa che lo impressioni vivamente o con un pensiero che vi commuova. Mettetelo spesso alla presenza di Dio: abbiate un pensiero che vi risvegli e rimandategli sempre la vostra mente. Se date al vostro spirito forza su un punto, gliela date pure su tutti gli altri. Acquista allora una potenza di principio e di azione non più su una azione soltanto, ma su tutto ciò che si presenta da fare. Scegliete quel pensiero che più vi conviene, non troppo fidandovi del vostro cuore o della vostra intelligenza; neppure tenetevi unicamente alla vostra coscienza; ma il risultato pratico e costante dei vostri esercizi sia di farvi entrare, una volta per tutte, nella mortificazione di Nostro Signore Gesù Cristo, interiormente e esteriormente.

Quindi, chi ha uno spirito leggero impari a inchiodarlo sulla Croce di Gesù, cioè impari a prendere un pensiero, un pensiero e impari a concentrarsi su quello. Impari a mettere quel pensiero davanti alla presenza di Dio. Impariamo a rifletterlo; tutto per raggiungere questa mortificazione. Domani vedremo il terzo punto.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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