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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 2

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di mercoledì 2 marzo 2022 – Mercoledì delle Ceneri

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Scarica il testo della meditazione

“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 2

Eccoci giunti a mercoledì 2 marzo 2022. Oggi è il mercoledì delle Ceneri.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi tratto dal capitolo VI, versetti 1 e seguenti di San Matteo. 

Immergiamoci subito nella lettura del nostro testo di Padre Avrillon, che è un commento bellissimo a questo Vangelo che abbiamo ascoltato. Vorrei anche darvi questa indicazione per chi desidera, non so se conoscete la Serva di Dio Suor Josefa Menendez, se non la conoscete vi invito a conoscerla, a leggere il suo libro bellissimo “Colui che parla dal fuoco”, è veramente molto bello. È una suora che ha fatto un’esperienza mistica estremamente interessante e c’è un punto nel quale Gesù dice a Suor Josefa quanto adesso vi leggo:

“E ora ecco che cosa farai per consolarmi dei peccati del mondo, soprattutto di quelli delle mie anime consacrate: durante la Quaresima reciterai ogni giorno il Miserere — che è il Salmo 50 (Pietà di me o Dio… ricordate?) — con vera umiltà aggiungendovi il Pater.”

Questa la prima cosa.

Seconda cosa:

“Ti prostrerai a terra tre volte durante lo spazio di un’Ave Maria, per chiedere perdono e misericordia a nome dei peccatori e con questa stessa intenzione farai le penitenze che ti verranno permesse.”

 Quindi il Salmo 50, vi dico l’inizio così lo trovate subito:

“Pietà di me o Dio, secondo la tua misericordia, nel tuo grande amore cancella il mio peccato, lavami da tutte le mie colpe…” 

Lo trovate nell’Antico Testamento, nella Bibbia, questa è la prima cosa che chiede Gesù, da recitare con vera umiltà, più il Padre Nostro; poi, “durante lo spazio di un’Ave Maria”, cioè mentre recito l’Ave Maria, tre volte mi prostro con la faccia a terra per chiedere perdono e misericordia a nome dei peccatori, e questa intenzione la applichiamo anche per le penitenze. 

Liberamente, non è un obbligo, chi vuole, ho pensato di dirvi questa cosa perché è molto bella e quindi io ve la dico, poi fate vobis. 

Allora vediamo il nostro libro:

IL MERCOLEDÌ DELLE CENERI 

Giorno di penitenza

Una cosa importante da ricordarci è che oggi è giorno di astinenza e anche giorno di digiuno, questo non lo dobbiamo mai dimenticare. Questo cosa vuol dire? 

Vuol dire che noi oggi non mangeremo la carne perché è giorno di astinenza dalle carni, e di digiuno, quindi la Chiesa prescrive che si mangi poco, ci è permessa un po’ di colazione, alla sera una cosa molto frugale, a mezzogiorno un pasto, però, la logica qual è? Non stiamo qui con le bilance, perché se no cominciamo: “60g, 30g, 10g, il pane sì, il pesce si, no… però… non so…” , perché dopo cominciano le casistiche: “Ma se io a mezzogiorno non mangio il pesce, lo mangio alla sera, e alla sera non mangio la minestra ma la mangio a colazione perché sono vegano… e poi dopo io invece della colazione quella cosa lì la mangio a mezzogiorno invece che… poi la porto alla sera… È possibile o faccio peccato?”

Vi prego, non cominciamo con queste domande perché usciamo dalla logica. La logica qual è? Poi ognuno la applica secondo i suoi usi e costumi, il suo stato di vita, gli impegni che ha, i problemi di salute che ha. La logica qual è? È un giorno di digiuno, questa è la logica, che non vuol dire che non devo mangiare nulla, ma non vuol dire neanche che mi porto una balena sul piatto perché tanto è pesce. 

Come quelli che dicono: “Oggi è il giorno di astinenza, ok devo mangiare il pesce. Benissimo: una scatola di ostriche e tre aragoste”. Ecco, è pesce, per amor del cielo, è pesce, però non è la logica dell’astinenza e neanche del digiuno. Nel senso che è pesce e non è carne, vero, ma ci vuole un po’ di sale nella zucca e capiamo tutti che, se devo fare astinenza e digiuno, il digiuno mi chiede anche che dovrò fare dei pasti molto frugali, molto diversi dal solito. Quindi mangerò, se voglio posso mangiare, non è prescritto da nessuna parte che devo fare pane e acqua (se lo voglio fare, benissimo, però non è prescritto), ma usiamo tutti la testa, quindi magari non mi mangio un catino di insalata, pomodori, finocchi, sedano, carote e cetrioli, perché è solo verdura. No, la logica non è che mi riempio lo stomaco fino a morire, se no siamo punto a capo. Non è che possiamo fare i giochini di prestigio, mangio un pacchetto di sottilette così almeno è formaggio e 25 uova, no, la logica della penitenza mi chiede di fare penitenza, quindi saprò io se sono abituato a mangiare due uova che quel giorno ne mangerò una, se sono abituato a mangiarmi tre finocchi, quel giorno ne mangerò uno, e via di seguito. Devono sentirsi il digiuno e l’astinenza, per cui alla sera posso prendere un brodino o lo prendo a mezzogiorno, o un passato di verdura, una cosa semplice che comunque mi faccia andare oltre la realtà del cibo. 

Spero di essere stato chiaro, e adesso dedichiamoci alle cose belle sostanziose. 

“Subito svegliato, fate una seria riflessione, che voi non siete che cenere e polvere, sia nel principio della vostra esistenza, in cui voi eravate anche meno della polvere, perché voi non eravate che un puro niente: sia nel vostro fine, in cui dopo essere stato divorato dai vermi, sarete ridotto in cenere ed in polvere.”

Una seria riflessione su questo. Non siamo che cenere e polvere, è importante ogni tanto dircelo: “Io sono cenere e polvere”.

“Fate il segno della santa croce sulla vostra fronte, ch’è il luogo dove il sacerdote spargerà le ceneri, e dite anticipatamente a voi stesso coi sentimenti d’una profonda umiltà, unita al pensiero della morte: «Sovvengati, o vile creatura, che non sei che cenere e ritornerai in cenere»”.

Tutto tornerà in cenere, i miei bellissimi capelli, le mie bellissime unghie, la mia bellissima pelle, e il mio fisico tutto squadrato con la tartaruga che fa le piroette e il triplo salto mortale, tutto diventerà polvere e cenere, non rimarrà nulla.

“Tutte le vostre pratiche saranno oggi indirizzate alla penitenza: voi starete attento a privarvi di tutto ciò che può lusingare i vostri sensi…”

Quindi è inutile che faccio la penitenza nel mangiare e poi guardo dodici ore di televisione. No.

“… ed a far tutto ciò che voi conoscerete di più penoso e opposto alle vostre inclinazioni.”

Ecco, magari, stasera, per una volta all’anno, porta giù tu la pattumiera, per esempio. Magari cambia quella lampadina a quella povera donna che è un anno che ti chiede di cambiarle lampadina che c’è sulla tua testa: “Sì sì domani lo faccio… sì sì dopo lo faccio…” È un anno che quella lampadina è fulminata. Cambiala. Questa sia la tua penitenza. Stendi tu i panni, per una volta, non muore nessuno. Mettiti tu a stirare, butta tu l’umido, per esempio, cose così, cose opposte. Fai tu da mangiare, non è un peccato mortale.

“Questa penitenza dev’essere universale, e perciò deve estendersi nel vostro portamento, nei vostri sguardi, nel gusto, nelle parole, nel vostro udito, e persino nel suono della voce”

Oggi non bere il caffè.

“No Padre!”

 Già vedo gli occhi crepati.

“No, il caffè, no! Rinuncio a tutto, non mangio più niente, faccio pane e acqua ma il caffè non me lo tocchi perché sennò non mi sveglio”.

Non devo fare commenti, è meglio di no, sto zitto, credo che questo silenzio sia stato abbastanza rumoroso. Una bella penitenza quaresimale: non bevo il caffè fino a Pasqua. 

Una bella penitenza? Smetto di fumare. Da oggi prendo il mio pacchetto, il mio accendino e lo metto ai piedi della croce, basta. 

Sono attaccato al vino? 

“Ma io non sono alcolizzato” 

Benissimo, allora per 40 giorni non berlo più.

“No, Padre, il vino no, la prego”

Allora sei attaccato al vino.

 Offrilo, fai penitenza, vai al contrario. 

E deve toccare tutto: gli sguardi, quello che ti piace guardare, le parole, questo parlare, parlare, il silenzio di cui abbiamo parlato ieri, il motto, uno dei due stendardi, ricordate?

L’udito, la curiosità di sentire, di ascoltare, e persino nel suono della voce, pensate voi, il suono della voce, come parliamo.

Ma perché Padre Avrillon dice queste cose? Io lo capisco, è un sant’uomo, veramente, a quei tempi… perché c’è gente che non parla, grida come gli straccivendoli! Ecco perché poi non sentite le mie omelie: “Padre, alzi la voce!”. Ma io non sono una radio.

“Padre, non si sente” Impara a fare silenzio! Se  imparerai a fare silenzio vedrai che sentirai anche la voce. Ma siccome noi siamo abituati a gridare, non a parlare, a urlare… Avete mai notato cosa accade nei condomini? Uno appena entrato in portineria parla col marito e col figlio, tu sei al quinto piano in camera tua a studiare e senti quello che dice. Scusa ma perché devi urlare sul pianerottolo? 

“Ma questa è casa mia!”

Ho capito, ma non è che devi fare lo straccivendolo e il venditore di latte ambulante! Le cose che devi dire, siccome hai davanti la persona, gliele puoi dire con un tono discreto.

Quando io entrai in convento, il primo giorno che entrai in convento da postulante ventitreenne, il mio Padre Maestro, sant’uomo, dopo tre picosecondi che ero dentro, si ferma, mi guarda e mi dice: “Ma tu quando parli devi sempre urlare?”

Io, immaginatevi, sono rimasto gelato.

“In che senso?” 

“Ma non senti quanto urli? Ma guarda che qui non siamo sordi, abbassa la voce”.

Io ho impiegato sei mesi del mio postulandato per imparare a parlare, perché è vero io non parlavo, urlavo. Io non parlavo, gridavo. 

Ma perché devi gridare? Perché siamo immersi in un mondo che non parla, urla, sempre. Impariamo a moderare il suono della voce, impariamo a parlare a voce corretta, senza urlare, senza gridare, non c’è bisogno. Imparate in casa vostra, imparate, sul pianerottolo non si grida. 

Santa Elisabetta della Trinità diceva: “Bisogna camminare in convento come se fossimo angeli, per non disturbare le consorelle”. Madre mia! Alle volte uno si ferma e dice: “Ma che cosa c’è qui, la carica degli elefanti di Annibale? Sono passati qui davanti a me nuovamente? Sono redivivi anche loro? Ho gli elefanti qui fuori con Annibale che sta correndo e dietro i figli di Attila! Ma cosa urlano a fare? Ma perché urlare, ma perché muoversi in quel modo?” Finestre che sbattono, pentole che vanno da tutte le parti. Uno lava i piatti e sembra che stia suonando la batteria! Ma figlio mio, rilassati, calmati! Uno si accorge che l’altro si è alzato dal letto per il caos infinito che questo fa a ogni cosa che combina! Ogni cosa che tocca è Boom Buum Baam! Ma santa pazienza! Ma un po’ di rispetto del sacro silenzio, un po’ di moderazione nella voce!

“Questa penitenza molto più si estenderà nei vostri sensi interni, cioè nella memoria, nei pensieri, nei sentimenti, nei desideri e nella volontà che in ogni cosa dovete combattere. 

Andate a questa religiosa cerimonia con lo spirito di raccoglimento e di compunzione, penetrato dalla vostra bassezza e dal vostro niente. Sovvengavi che le ceneri sono una specie di sacramento e di mistero, che deve ispirarci sentimenti di umiltà e di morte, e per conseguenza di penitenza.”

Noi dobbiamo imparare a pensare alla morte, memento mori, “ricordati che devi morire”. Andiamo a fare i nostri bei giri nei cimiteri ogni tanto.

“Preparatevi a questa umiliante cerimonia dicendo a Dio, con tutto il vostro cuore: Signore, voglio sin da ora compiere in in spirito nella mia persona ciò che voi farete un giorno nella mia morte. Voi mi avete formato di polvere, che stemprata ed impastata coll’acqua viene ad esser fango, che ogni giorno si calpesta: voi avete ancora deciso dopo la mia morte di ridurmi in polvere; voglio io stesso ridurmici anticipatamente, ed in questo stesso giorno colla penitenza del mio spirito, della volontà, delle inclinazioni, dei desideri della carne, acconsento ben volentieri alla giusta sentenza della morte pronunziata contro di me, e confesso che merito di morire ed esser ridotto in cenere, perché son peccatore; e se non fosse stata per la vostra grande misericordia, io sarei ad ardere in quest’ora senza fine nelle fiamme infernali.”

Bella questa preghiera.

“Fate riflessione, che le ceneri che vi saranno messe sul capo sono una investitura ed un possesso di questa penitenza, che Dio esige da voi. Sono un tacito avviso, che dobbiamo ridurci in cenere dopo la nostra morte, e questo pensiero è molto opportuno per farci disprezzare noi stessi, e soprattutto a non far alcun conto di questo corpo por cui abbiamo troppi riguardi, il cui termine sono la corruzione, l’infezione, la deformità, i vermi e la cenere.” 

“In secondo luogo dobbiamo abbassarci sotto la cenere coll’umiltà e colla penitenza, né dar mai luogo alla superbia.”

Mi raccomando. Non posso soffermarmi su tutto se no ci vogliono cinque ore di omelia.

“In terzo luogo dobbiamo ridurre in cenere tutti i nostri sregolati appetiti, tutti i nostri peccati e tutti i nostri abiti viziosi, ed estirparli in guisa, che siccome la cenere è una specie d’annientamento, così tutto ciò che troveremo in noi di vizioso, sia ridotto in cenere dal fuoco del divino amore, e totalmente consumato dalla penitenza.”

Capito? Tutti gli sregolati appetiti. Tutto, qualunque essi siano, i peccati, gli abiti del vizio, tutto, ecco perché vi ho detto il fumare. Il fumare è un vizio, è un vizio. Deve essere tutto estirpato.

“Finalmente dobbiamo far sì che i nostri cuori si spezzino dal dolore, dalla compunzione e dalla penitenza, che l’amor di Dio vi abbia il primo luogo, che ardano delle sue divino fiamme, e per così dire, se fosse possibile, si riducano in cenere.” 

L’idea è che io devo essere bruciato, ridotto in cenere, dalla fiamma d’amor di Dio, che bello. 

Gesù riducimi in cenere attraverso la fiamma del tuo cuore

Meditazione sulla penitenza, tratta dal Vangelo. 

“Quando digiunerete, dice Gesù, non siate mesti come gl’ipocriti, i quali affettano di comparire con un viso sfigurato, affinché gli uomini veggano ch’egli digiunano. Guardatevi bene dal vizio abominevole dell’ipocrisia, col quale il demonio cerca di farvi perdere il merito delle vostre opere buone; pel contrario cominciate i vostri digiuni, le vostre astinenze ed i vostri divoti esercizi con quella gioia spirituale…”

Gioia, non queste facce sempre depresse… “E tutto il mondo  è sulle mie spalle, e io sono afflitto, sfinito, ridotto allo stremo, nessuno mi capisce, nessuno mi ama, nessuno mi adora, nessuno mi serve, nessuno mi abbraccia, nessuno mi bacia, nessuno mi coccola!”

La gioia spirituale! Non queste cose da mondanità affettata.

“… che il Salvatore richiede nel Vangelo di questo giorno. Rallegratevi coi santi di esser colla penitenza una vittima volontaria temporale de’ vostri peccati e della giustizia di Dio, ed in questa maniera eviterete sicuramente d’esserne un giorno la vittima involontaria ed eterna.”

Questo Padre Avrillon è veramente geniale. A me piace tantissimo, non so a voi.

Adesso attenti bene:

“Questa ammonizione, ch’era necessaria ai farisei, i quali non facevano le loro opere buone se non per ingannare il popolo con false apparenze di penitenza, non è meno necessaria ai cristiani del presente secolo — qui siamo nel 1800, non dimentichiamocelo mai — il quale non è che un secolo di fallaci apparenze, dove non v’è una vera e soda devozione, né v’è una sincera e rigorosa penitenza, ma vi regna la mollezza, la vanagloria ed una falsa devozione. — e questo lo scriveva nel 1800, figuratevi nel 2022! — Non vi lasciate quindi vincere dal vostro amor proprio, che cerca d’impedire la vostra penitenza, e Gesù nel Vangelo corrente ve ne fa conoscere tutti gli artifizi, i pericoli e le funeste conseguenze, e vi dà altresì le necessarie ammonizioni per non ingannarvi.”

Attenti all’amor proprio. Sull’amor proprio ho già fatto delle omelie in passato, credo proprio un anno fa, se non vado errato, quindi non ci ritorno.

“Tutto quello che fate sia diretto a gloria di Dio, e non per piacere agli uomini, da’ quali solo avrete qualche lode poco sincera”

A parte che, agli uomini, diciamocelo tra di noi, agli altri, non interessa niente di quello che tu di buono fai, agli altri interessa al massimo il male perché siamo curiosi morbosi, ma del bene, cosa interessa? Quindi è inutile cercare l’apprezzamento degli uomini.

“Da’ quali solo avrete qualche lode poco sincera — non crediamo a tutte le parole da cortigiani che ci diciamo — ma che non lascia di lusingare l’amor proprio, d’invanirvi, di sedurre il vostro spirito, di avvelenare il cuore, e di distruggere tutto il merito delle vostre buone opere, dei vostri digiuni e della penitenza.”

Quindi attenzione.

“Evitate l’arte, dice S. Gregorio, che solo forma l’esteriore del sembiante, perché essa è fatta per gli occhi degli uomini, ma imitate la natura, che comincia dal formare il cuore.”

Bella questa cosa, la natura comincia a formare dal cuore, dal centro dell’uomo, bellissimo.

“Cominciate a convincere il vostro spirito della necessità assoluta di far penitenza, e di mortificare i desideri del vostro cuore ed allora la vostra penitenza sarà ben tosto universale.”

Dobbiamo convincerci che è necessario fare penitenza. 

“mortificare i desideri del vostro cuore”

“Io vorrei questo” e invece vi rinuncio.

Attenti adesso:

“Celate con molta premura tutte le penitenze, che farete nel tempo di questa quaresima e nel rimanente di vostra vita…”

Questa è una promessa che dobbiamo farci, da adesso silenzio assoluto, tranne che col confessore, silenzio assoluto delle penitenze che faremo. Dovremmo nasconderci per farle, da adesso fino alla fine della nostra vita.

 “… affinché il Padre celeste, che vede tutte le vostre azioni e tutti i più segreti movimenti del vostro cuore, vi dia una larga ricompensa. Parimenti siate persuasi che tutto ciò che farete per piacere agli uomini, è perduto per il cielo. Fate ancor più: nascondetevi a voi stesso, resistete coraggiosamente ai moti di compiacenza, di vanità e del vostro amor proprio e qualunque bene facciate, consideratevi sempre come un servo inutile.”

 “Ah come sono bravo! Ah come sono bello! Come sono intelligente! Come sono astuto!”

“Guardatevi bene, dice ancora Gesù nel Vangelo di questo giorno, dal tesaurizzare per la terra, in cui tutto finisce, ed il minimo accidente può privarvi di tutte quelle ricchezze che avete acquistate con tanta fatica, accumulate sovente con ingiustizia, e conservate con molto attacco ed inquietudini ma tesaurizzate solamente per il cielo, in cui tutto è permanente ed eterno.”

E dove non c’è rischio che alcuno possa rubare.

“Le astinenze, i digiuni, le preghiere, la parola di Dio, la elemosina, la mortificazione, eccovi i frutti preziosi di questa stagione.”

Di questa Quaresima.

“Ecco i tesori che vengono offerti in questo santo tempo, essi non possono esservi tolti dai ladri, non vi saranno mai tolti, sinché saranno da voi ben custoditi coll’umiltà, col timor di Dio, e non li esporrete agli occhi degli uomini per averne lode ed invanirvi.”

Che vuol dire riempirvi di vanità, perché poi li perdete.

“Il nemico ch’è da temersi per non perdere questi tesori, è la vanità, perciò Cristo contro questo sì astuto nemico ha premura di difenderci, allorché ci comanda di nascondere le nostre buone opere, e soprattutto quand’egli aggiunge quelle parole: dove sta il vostro tesoro, ivi è il vostro cuore. Dispregiamo tutti questi beni temporali e fugaci, né mettiamo mai in essi il nostro cuore.”

Non mettere il cuore nelle quattro cose che hai lì.

“Ma nascondiamo piuttosto questi spirituali tesori nel più segreto del nostro cuore, ed in tal guisa rimarranno in sicurezza. Sappiate inoltre che Dio non mancherà di darvi il suo aiuto, ed essere nel vostro cuore la guardia fedele de’ suoi doni, delle sue grazie e delle sante virtù. Quindi noi seguiremo il suo consiglio, e benché rigorosa sia la nostra penitenza, fervorose le nostre preghiere, abbondanti le nostre elemosine, la nostra mano sinistra non saprà ciò che ha operato la destra, lo saprà Dio, e questo ci basti. Questo sarà il mezzo efficace per non perdere i nostri spirituali tesori.” 

E adesso questa bellissima preghiera:

“Io sol voglio avere, o mio Dio, gli occhi vostri per testimoni delle mie buone opere e della mia penitenza; io rinunzio con tutto il cuore alle lodi ed ai vani applausi delle creature, e voglio abbracciare i rigori della penitenza, perché son peccatore, perché devo e voglio soddisfare alla vostra giustizia, perché voglio scansare di fare una penitenza eterna nell’inferno, perché voglio ubbidirvi, piacervi o possedervi eternamente in paradiso. 

Allontanate dunque, o Signore, dal mio spirito e dal mio cuore ogni desiderio di piacere ad altri, fuorché a Voi, ed ogni rispetto umano. Inspiratemi voi stesso lo scopo che debbo avere nella penitenza che oggi sto per intraprendere; ma vi domando altresì la forza per eseguirlo sino alla fine con un fervore sempre costante e senza dar retta alla mia delicatezza — quella vocina che dice: “Poverino, morirai di fame, morirai di sonno…” — io voglio col vostro aiuto, che umilmente imploro, umiliare talmente il mio spirito, che mai più si rivolti contro le vostre sante leggi: io voglio distaccare il mio cuore dalle creature per darlo da ora innanzi tutto a voi, ed estirparne totalmente tutti i desideri e tutti gli affetti che recano dispiacere. Voglio insomma macerare questa carne peccatrice e ridurla in servitù, ma datemi voi, o Signore, forza per mettere in pratica queste mie risoluzioni.”

E adesso alcune brevi riflessioni sulla Passione.

Riflessioni sulla passione in generale. 

“La passione di Gesù è senza dubbio il più l’incomprensibile di tutti misteri, il più sorprendente ed il più inaudito di tutti i prodigi, la più crudele e la più sanguinosa di tutte le tragedie, il più lugubre ed il più tenero di tutti gli spettacoli che si è mai veduti sulla terra,  questa è per parte degli uomini la più crudele e la più iniqua di tutte le ingiustizie, e per parte di Dio la più segnalata, la più splendida e la più autentica di tutte le prove del suo amore.

Questa è la condanna d’un innocente e della stessa innocenza, la passione d’un Dio impassibile, la morte ingiusta del sovrano del Cielo e della terra, del Salvatore di tutti gli uomini e d’un Dio immortale. 

Che cosa vi è di più tenero, più degno di compassione e di lagrime? Che cosa è più capace ad intenerire i nostri cuori, accenderli del santo divino amore, e spezzarli con una vera contrizione? I suoi discepoli si danno alla fuga, i suoi amici lo tradiscono, i suoi fratelli lo perseguitano, il suo medesimo Padre lo abbandona, e nessuno gli presta assistenza, né prende parte ai suoi dolori. Il cielo, la terra e l’inferno cospirano di concerto contro questo Dio por togliergli la vita con un infinità di supplizi i più atroci, e ne vengono a capo, perché muoia sopra un’infame patibolo. Un giudice perfido e scellerato ne ha pronunziata la sentenza ad istanza de’ sacerdoti e di tutto il suo popolo che chiedeva il suo sangue. Il Cielo gliene ha dato il potere, l’invidia del demonio vi ha avuto parte ed il furore degli uomini tutto ha messo in opera per fargli soffrire il più crudele ed il più ignominioso di tutti i generi di morte, che abbia mai inventato il più colpevole e lo più scellerato di tutti gli uomini, coll’unirvi insieme tradimenti, maledizioni, scherni, falsi testimoni, oltraggi, flagelli, spine, fiele, chiodi, lancia e croce. 

Sì, o Signore, questo è troppo, ma resto coperto di confusione, e mi si ferisce il cuore, allorché penso esser io la cagione delle vostre pene della vostra morte, e che i miei peccati vi hanno ridotto a questo deplorabile stato. Sì, sono io che vi ho dato in mano ai soldati, ai giudici ed ai carnefici colle mie infedeltà e perfidie. lo ho ferito il vostro capo colla superbia e colla vanità. Io vi ho coperto di piaghe, ho lacerata la vostra carne, e vi ho fatto spargere sino all’ultima goccia. Io sono molto più colpevole perché ho rinnovato questo genere di morte tante volte, quante ebbi la somma sventura di cadere in peccato.”

Mi sembra che veramente abbiamo tantissimo quest’oggi per fare silenzio, per fare penitenza, astinenza, digiuno, mortificazione e tanta, tanta, tanta preghiera.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus. Amen. 

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga. 

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

VANGELO (Mt 6, 1-6. 16-18)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli.
Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

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