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Il Buon Pastore e le sue pecore

BuonPastore

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di domenica 17 aprile 2016 (S. Messa del giorno).

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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Testo della meditazione

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Il Buon Pastore e le sue pecore

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

In questa quarta domenica di Pasqua abbiamo dinanzi a noi questa bellissima immagine di Gesù Buon Pastore, di Gesù che si prende cura delle Sue pecore, e queste pecore, le vere pecore, non i capri che Lui metterà alla Sua sinistra, come dice Matteo al capitolo 25, ma le pecore, quelle della destra, cosa fanno?

Come fanno ad essere pecore?

Come faccio io a sapere se rientro nella categoria delle pecore o dei capri?

Non c’è solamente la carità…

Tra l’altro il capitolo 25 ha una particolarità interessante, la carità non è mai una carità in quanto filantropia.

Non è che Gesù dice: «Tu vieni nel Cielo con me, se tu dai da mangiare al povero, se tu vesti l’ignudo, se tu…»

Il riferimento non è mai il povero in quanto povero, ma è Gesù, perché infatti Gesù in quel brano dice: «…lo avete fatto a me», questo è il concetto, è il fatto che quella carità è fatta a Gesù; è questo che rende sacro quell’atto, non è il fatto che io aiuto il povero, punto. Se no quella è filantropia.

Queste pecore, che sono sempre quelle là, le stesse, hanno, appunto a conferma del capitolo 25 di Matteo, la prima caratteristica di ascoltare la Sua voce.

Non sono distratte, non sono interessate da altro, rapite da altro, ascoltano la voce di Gesù, non hanno tempo, non hanno spazio, non hanno voglia e cuore di ascoltare altro o altri, a loro non interessa.

Pensate noi quante cose e quante realtà ascoltiamo che non hanno niente a vedere con Gesù, anzi che sono contro Gesù. Queste, invece, ascoltano la Sua voce.

Sapete, per ascoltare la voce di Gesù, bisogna creare un grande silenzio, se no non si sente; per ascoltare la voce di Gesù, bisogna dare la priorità a Gesù, se no non si sente.

Gesù non parla mischiato a tante altre voci, Gesù non è uno che sta nel mucchio, non è stato neanche nel Pantheon, figuratevi se sta nel mucchio!

Gesù non sta, non condivide pezzi, frammenti del mio cuore, o tutto o niente!

Già questo lo aveva detto l’Angelo a Santa Gemma Galgani; quando si doveva preparare al matrimonio mistico, l’Angelo le disse: «Gemma, stai molto attenta, preparati bene, perché guarda che Gesù non condivide il tuo cuore con nessuno, o è tutto per Lui o niente!»

Per ascoltare la Sua voce, dobbiamo creare questo silenzio e preparare questo cuore.

Creare questo silenzio vuol dire togliere tutto ciò che non è Gesù, che ci distrae da Gesù e che porta via tempo, che porta via cuore, affetto, che porta via sincerità, onestà a Gesù.

Quindi, capite che è fondamentale non avere il cuore turbato; non posso avere il cuore turbato dal peccato, perché il peccato turba, angoscia, il peccato crea ansia, il peccato crea nervosismo, il peccato inacidisce, chiude il cuore, rende cattivi, rende brutti, rende scontrosi. Se io sono così a causa del peccato che porto nel mio cuore, perché magari lo nascondo, perché non lo dico, perché non lo riconosco, perché non mi confesso, non posso incontrare Gesù.

Siccome la vita cristiana non è una vita semplicemente eticamente buona, non è una via etica la vita cristiana, ma è una appartenenza, è una intimità divina, va da sé che, se io dentro porto un peccato, Gesù non Lo posso ascoltare, perché ho le orecchie chiuse.

Provate a pensare al tempo che dedichiamo a Gesù, perché capite che voi stamattina per ascoltare me, che vi sto parlando, avete dovuto creare una finestra di tempo, perché, se voi eravate a casa a fare il coniglio, non eravate qui ad ascoltare me, avete dovuto creare uno spazio e quindi mi ascoltate.

La stessa cosa vale per Gesù. Se io non creo uno spazio, più spazi, di tempo nella mia giornata, io non posso ascoltare Gesù.

Ora, se gli spazi di silenzio e di pace, che io ho nella mia giornata di riposo, sono tutti occupati dalle chiacchiere, dalle telefonate, dalla televisione, dalla radio e da quant’altro, come faccio ad ascoltare Gesù?

Quando vado in macchina, la prima cosa che faccio è accendere la radio, quando entro in casa, la prima cosa che faccio è accendere la televisione, Gesù non Lo ascolto.

Se ho sempre le orecchie occupate da qualcosa, come faccio ad ascoltare Gesù?

Se appena c’è un attimo di tempo libero, la prima cosa che faccio è prendere il cellulare, cominciare a guardare o cominciare a telefonare, come faccio ad ascoltare Gesù?

Non si può, perché non c’è tempo, non c’è proprio la possibilità.

Per ascoltare Gesù, io devo dare tempo a Gesù. Devo entrare nella mia camera e fare come dice Gesù nel Vangelo: «Chiusa la porta, pregherai il Padre tuo nel segreto, e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».

Chiusa la porta, dice Gesù, non aperta, così tutti vanno e vengono, fanno, brigano e parlano, no, chiusa, perché è un incontro, tra me e Gesù.

Gesù dice: «…e io le conosco…»

Questa è una cosa molto interessante, molto sottile credo, ma molto interessante.

Noi possiamo dire di essere conosciuti da Gesù?

Lasciamo perdere per un secondo il fatto di dire che Gesù è Dio e quindi conosce tutto e tutti, lasciamo perdere questo.

Se la conoscenza è data dalla frequentazione e dall’ascolto, Gesù mi conosce?

Gesù può dire: «Effettivamente questa persona ha passato la sua vita a venire da me, a stare con me»?

Quando noi moriremo, e moriremo, Gesù dovrebbe poter dire: «Guarda, il Giudizio e il Paradiso non sono niente altro di ciò che tu hai già vissuto per quaranta, cinquanta, sessant’anni, semplicemente la prosecuzione. Chiudiamo una porta e ne apriamo un’altra ma sulla stessa direzione, capisci? Non è niente di più, non è niente di diverso. Il Paradiso è che, adesso, quello che tu hai fatto tutta la vita, lo farai per l’eternità, e cosa hai fatto tutta la vita? Sei stato con me, hai pregato me, hai contemplato me, hai dato tempo a me, hai pensato a me. Ecco, questo è il Paradiso. Questa cosa che tu hai fatto per cinquant’anni, settant’anni, novant’anni, adesso sarà per l’eternità».

Ora, se noi abbiamo tempo per tutto e per tutti, tranne che per Gesù, se quando andiamo in chiesa a pregare ci viene il tedio e la morte addosso, se quando andiamo in chiesa a pregare arriviamo sempre in ritardo per scappare via in anticipo, se quando siamo in chiesa col Signore abbiamo sempre fretta, se quando siamo davanti al Signore noi diciamo: «Boh…ma io non ho niente da dire al Signore, che peso, cosa sto qui a fare? Vabbè, sto qui, dico le preghiere, sento la Messa, ma non trovo niente da dire».

Voi immaginatevi queste frasi dette ad una persona che vi ama…domani mattina, quando ti svegli, guardi tua moglie e le dici: «Io non provo niente per te…sì, sto qui, porto a casa lo stipendio, ma io non provo niente per te, meno ti vedo, meglio sto, e quando tu mi parli io mi annoio»

Io credo che questa donna, poveretta, scoppierebbe a piangere e vi direbbe: «Scusa, ma noi cosa stiamo insieme a fare? Per fare una SPA? Cosa stiamo facendo noi qui? Cosa stiamo costruendo? Chi siamo? Niente. Non è che semplicemente perché dormiamo nello stesso letto e mangiamo allo stesso tavolo, questo vuol dire che noi siamo…noi non siamo niente».

La stessa cosa vale per Gesù.

Se tutto ciò che riguarda Gesù è un peso, è un tedio, è una fatica, è una noia e non vedo l’ora che finisca e, quando sto davanti a Lui, mi distraggo…

Vedete, noi siamo molto superficiali quando confessiamo le distrazioni nella preghiera. Adesso io sto parlando a voi, voi immaginatevi se tutti e sessanta, cinquanta, ottanta che siete, mentre io sto parlando, incominciate a girare la testa tutti da quella parte là, oppure, succede anche questo, vi addormentate o fate finta di dormire e cominciate a tenere la testa giù. Uno che vi guarda, io, direi: «Guarda Gesù, sono passati tre minuti e io me ne vado, perché non c’è più niente da dire, non ti ascoltano, non ti guardano, cosa sto qui a parlare per che cosa?»

La stessa cosa avviene per Gesù. Noi ci mettiamo lì davanti a Gesù e ci addormentiamo, ci distraiamo, ma queste cose vogliono dire che tu non sei interessato, non sei proprio interessato.

Io sono sempre rimasto colpito da San Domenico Savio o da San Filippo Neri.

San Domenico Savio andava in cappella a pregare in ginocchio, dopo tre ore, lo andavano a cercare, non lo trovavano e non lo trovavano, ma sapevano dov’era, lui era in un posto solo, era sempre in chiesa. Se non era in chiesa, era a studiare o a giocare con i suoi amici.

Anche noi se qualcuno ci cerca: «Dov’è Eugenia?»

«Dove vuoi che sia, sarà in cappella, in chiesa», invece no, noi siamo sempre davanti alla televisione…

Insomma, lo vanno a cercare, lo toccano e gli dicono: «Domenico, ma non vieni di là con noi a giocare?»

«Sì, sì, arrivo, un secondo che dico una preghiera».

«Ma come un secondo?! È da tre ore che sei qua!»

«Tre ore?! Ma io non mi sono accorto, sei sicuro che sono passate tre ore?»

«Certo, è da tre ore che siamo fuori, ma tu non vieni».

«Io proprio non mi sono accorto che sono passate tre ore»

Quando San Filippo Neri celebrava la Messa, al mattino presto, alla Consacrazione andavano via tutte le donne che andavano alla Messa, chiudevano la chiesa e tornavano a mezzogiorno, cioè tornavano a casa, facevano le pulizie, andavano a prendere il pane, facevano le loro cose, poi a mezzogiorno tornavano, aprivano la chiesa e trovavano San Filippo Neri ancora in estasi alla Consacrazione, e quindi finivano la Messa.

Noi? Oh…per l’amor del Cielo!

Abbiamo fretta per confessarci, via in fretta, veloci, via, via…

A Messa, via in fretta, su, via…ma per andare dove?

A far che cosa?

Ma cosa dobbiamo andare a fare?

Stupidaggini, cose per le quali dopo dobbiamo confessarci, capite?

Andiamo a perdere il tempo, abbiamo fretta per andare a perdere il tempo, abbiamo fretta per andare a chiacchierare, abbiamo fretta per andare a peccare, quando invece i Santi ci insegnano che la nostra unica fretta dovrebbe essere per andare a stare con Gesù.

Se Lui ci conosce, Lui dovrebbe poter dire: «Io so chi sei tu, sei sempre qui, sei sempre qui a parlarMi! Mi vieni sempre a dare un bacio quando passi davanti a Me, vieni sempre a dirmi che Mi ami, certo che ti conosco, ti conosco molto bene! Non perché Io sono Dio, ma perché tu ti sei fatto conoscere frequentandoMi».

E allora, se ascoltiamo la Sua voce, se siamo da Lui conosciuti, allora Lo seguiamo.

Capite che l’essere discepolo, il praticare la vita cristiana, non è un imperativo morale, non è perché quell’altro ti dà una sberla che lo devi fare o perché uno ti dice: «Devi fare così!»

Queste cose qui non portano a casa niente, non costruiscono nessuno e non educano nessuno. Col “tu devi” già Kant e poi, dopo di lui, il nostro caro Nietzsche, che caro non è, vittima di questo “tu devi”, non hanno costruito niente.

Tu puoi praticare, tu puoi seguire, solo se ascolti e sei conosciuto, sapete perché?

Perché, quando io ascolto e sono conosciuto, io scopro veramente chi sono, scopro veramente perché sono nato, capisco veramente qual è il mio posto nel mondo, perché capisco io quale posto occupo nel pensiero di Dio; questo mi permette di seguire Gesù, questo mi fa venire voglia di seguire Gesù, questo mi fa ardere di zelo per il Signore, questo mi fa essere un Suo vero discepolo.

Oggi più che mai il mondo e la Chiesa hanno bisogno di veri discepoli, di persone che veramente stiano alla presenza del Signore, che veramente Lo frequentano.

Charles de Foucauld (dopo Madre Teresa di Calcutta), che ha dato la sua vita per i Tuareg, per tutti i poveri del mondo e per tutti gli ultimi della terra (andate a leggere Charles de Foucauld), passava ore e ore e ore, come Madre Teresa, davanti al tabernacolo e non lo diceva a nessuno.

Lui ha scritto delle cose incredibili sull’Eucarestia, sul tabernacolo, ha scritto delle riflessioni e delle preghiere, che se voi le leggete vi viene la pelle d’oca alta così, quando le leggete vi parte via il cervello, perché vi prende dentro questa passione.

Vi dico un’ultima cosa in conclusione, Charles de Foucauld sapete cosa faceva?

Lui andava al pomeriggio dalle monache di clausura, per chiedere alle monache (soprattutto all’inizio quando non era tanto conosciuto) nella pausa del mezzogiorno, dal mezzogiorno fino alle 15.30/16.00, di entrare in chiesa, che era chiusa, per poter stare a pregare un po’.

Sapete le monache, all’inizio, non erano troppo convinte, non sapevano chi fosse, mezzo straccione, vestito in quel modo, però hanno accettato, lo facevano entrare e lo chiudevano dentro in chiesa.

Le monache, sagge, poi andavano a spiarlo, per vedere cosa facesse per tre ore in chiesa; quindi, aprivano la portina per vedere cosa faceva. Ebbene, loro, quando andavano a vedere dopo un po’, lo trovavano steso davanti al tabernacolo addormentato. Lui iniziava a pregare poi, sfiancato (lui faceva una vita poverissima, estrema) si addormentava e lo trovavano dormiente ai piedi del tabernacolo.

Vedete, siete tutti incantati…queste cose incantano, questa è la vita eterna, e quando tu cominci a praticarla qua, tu assapori la bellezza di questa cosa.

Infatti, voi avete fatto un silenzio…non ha più tossito nessuno, perché questi sono frammenti di vita santa e, anche se non li vediamo ma li ascoltiamo, rimaniamo incantati, perché noi nel nostro cuore diciamo: «Eh…che bello se anche a me capitasse…»

Lo vuoi?

Agostino dice: «Se hanno potuto questi e quelli, posso anche io».

Lo vuoi?

Ama Gesù e ti capiterà anche di più.

Sia Lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

IV DOMENICA DI PASQUA (ANNO C)

Prima lettura

At 13,14.43-52
Ecco, noi ci rivolgiamo ai pagani.

In quei giorni, Paolo e Bàrnaba, proseguendo da Perge, arrivarono ad Antiòchia in Pisìdia, e, entrati nella sinagoga nel giorno di sabato, sedettero.
Molti Giudei e prosèliti credenti in Dio seguirono Paolo e Bàrnaba ed essi, intrattenendosi con loro, cercavano di persuaderli a perseverare nella grazia di Dio.
Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola del Signore. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono ricolmi di gelosia e con parole ingiuriose contrastavano le affermazioni di Paolo. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse proclamata prima di tutto a voi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco: noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: “Io ti ho posto per essere luce delle genti, perché tu porti la salvezza sino all’estremità della terra”».
Nell’udire ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola del Signore, e tutti quelli che erano destinati alla vita eterna credettero. La parola del Signore si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le pie donne della nobiltà e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Bàrnaba e li cacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio. I discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo.

Salmo responsoriale

Sal 99

Noi siamo suo popolo, gregge che egli guida.

Acclamate il Signore, voi tutti della terra,
servite il Signore nella gioia,
presentatevi a lui con esultanza.

Riconoscete che solo il Signore è Dio:
egli ci ha fatti e noi siamo suoi,
suo popolo e gregge del suo pascolo.

Perché buono è il Signore,
il suo amore è per sempre,
la sua fedeltà di generazione in generazione.

Seconda lettura

Ap 7,9.14-17
L’Agnello sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita.

Io, Giovanni, vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani.
E uno degli anziani disse: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide col sangue dell’Agnello. Per questo stanno davanti al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di loro.
Non avranno più fame né avranno più sete,
non li colpirà il sole né arsura alcuna,
perché l’Agnello, che sta in mezzo al trono,
sarà il loro pastore
e li guiderà alle fonti delle acque della vita.
E Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi».

Canto al Vangelo (Gv 10,14)

Alleluia, alleluia.
Io sono il buon pastore, dice il Signore,
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.
Alleluia.

Vangelo

Gv 10,27-30
Alle mie pecore io do la vita eterna.

In quel tempo, Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano.
Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

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