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S. Giovanni Maria Vianney, parte 1

San Giovanni Maria Vianney

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: S. Giovanni Maria Vianney, parte 1
Giovedì 3 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 13, 47-53)

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Terminate queste parabole, Gesù partì di là.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 3 agosto 2023. 

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 47-53.

Oggi è il primo giovedì del mese di agosto e quindi vi ricordo come sempre la pratica dei Primi sei giovedì del mese, richiesta da Gesù alla beata Alexandrina Maria da Costa. Chi non sapesse in cosa consiste questa pratica, se vuole può andare sul sito veritatemincaritate.com, scendete fino alla scritta “Vuoi scaricare i libri e i PDF di p. Giorgio Maria Faré?”. Cliccate sul tasto “clicca qui” e verrete portati a una pagina con tutti i miei PDF. Lì trovate anche questo che tratta proprio dei Primi Sei giovedì, dei Primi Nove venerdì e dei Primi Cinque sabati. Il PDF ha la copertina verde con le immagini dei i Sacri Cuori di Gesù e di Maria, quindi è riconoscibilissimo. 

Il Vangelo che abbiamo ascoltato, nuovamente dopo pochi giorni, ci ripropone un’altra parabola — qualche giorno fa l’abbiamo ascoltata inerente alla zizzania e al grano buono, se vi ricordate — questa volta cambia il genere, ma l’insegnamento è lo stesso. Qui stiamo parlando di pesci, pesci buoni e pesci cattivi.  

E Gesù la spiega subito:

Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti

Vedete, ritorna tutto il discorso che abbiamo fatto pochi giorni fa. Quindi ritorna questa divisione, questa separazione ad opera degli angeli, alla fine del mondo, tra i buoni e i cattivi. Non tutti vengono tenuti. E qui stiamo parlando del Regno dei cieli, è lui che lo dice:

Il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci

Li raccoglie tutti, ma poi non tutti vengono tenuti. Quelli che sono cattivi — dice il Vangelo — vengono gettati dagli angeli nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Esattamente la stessa fine che fa la gramigna, che viene raccolta e gettata nel fuoco.

Non sto a ripetervi quello che vi ho già detto, quello che vi ho già spiegato sulla differenza tra l’essere divisivo del demonio e questa divisione, questa separazione operata da Dio. Sempre di separazione si tratta ma, come vi ho già spiegato, sono sostanzialmente diverse. Ed è importante tenerla presente, è importante che siamo consapevoli che non tutto va bene e che non tutto è buono, e che Dio distingue; questo è fondamentale, perché sennò sbagliamo prospettiva. E se sbagliamo prospettiva, rischiamo di fraintendere il messaggio di Gesù, che è molto chiaro, è molto chiaro; Gesù nel Vangelo non dice mai: “Ma sì, vabbè, tanto… Tutti entrano in cielo, tutti vengono perdonati, anche se non sono pentiti…”. No, no, il Signore è molto chiaro: il perdono è per tutti assolutamente, e non esiste peccato che non possa essere perdonato — anche questo è pacifico — la misericordia di Dio non è grande, è infinita — altrettanto pacifico — ma tutto questo è vincolato al pentimento. Dio non violenta nessuno. Dio non obbliga nessuno. Dio rispetta la libertà di ciascuno. Se vuoi essere perdonato, finché siamo sulla terra troverai sempre il perdono, sempre, per ogni più mostruoso peccato; però lo devi volere. 

A questo proposito mi è venuto in mente di leggervi qualcosina — non tutto perché è veramente lungo — di un’omelia di San Giovanni Maria Vianney, del quale faremo la memoria domani. Faremo una due giorni su San Giovanni Maria Vianney, oggi e domani. Dato il Vangelo che abbiamo ascoltato quest’oggi, vi leggerò di San Giovanni Maria Vianney un’omelia che tratta il tema del Giudizio Particolare. Lui la fa a partire da Luca 16, versetto due: «Rendi conto della tua amministrazione».

Io vi dico già fin da subito che sia l’omelia sul Giudizio Particolare, sia l’omelia sul Giudizio Universale di San Giovanni Maria Vianney, ecco, sono esperienze forti. Secondo me non possono essere lette tutte d’un fiato. Vanno lette con calma, meditate davanti al tabernacolo e ricordatevi questo, lo dico prima di iniziare a leggere, la metto proprio come condizione per una lettura intelligente e proficua di questo testo: San Giovanni Maria Vianney non ha in mente minimamente di spaventare nessuno, non è il suo scopo. San Giovanni Maria Vianney non vuole sconvolgere nessuno. San Giovanni Maria Vianney vuole renderci consapevoli, è un’altra cosa. Vuole che siamo consapevoli. Da ottimo e meraviglioso sacerdote che è stato ad Ars, lui ha sempre avuto a cuore il bene delle anime, la vita eterna, e quindi parla un linguaggio che forse per noi oggi non è più così consueto. Non siamo più abituati a sentir parlare in questo modo, siamo abituati a un linguaggio fluido, inafferrabile, magmatico, che non si capisce niente, pieno di retorica, che alla fine dici: “Ma cosa ha detto? E quindi?”.

E poi oggi siamo molto abituati a un linguaggio che non vuole dare risposte, ma solo porre domande — non entro adesso qui nel merito, sennò sto qui due ore, ma sapete, già ve l’ho detto, già l’ho trattato —questo è un modo di parlare proprio anti-comprensivo, mi sembra che sia proprio contro la natura della comunicazione. Io non posso porre solo domande! È facile, siam capaci tutti di parlare ponendo solo domande. Va bene, le domande sono importanti, ma poi ci vogliono le risposte. Sennò siamo qui tutto il tempo a parlare di che cosa? Delle domande? È come se noi vedessimo un foglio pieno di problemi di matematica e stiamo lì a guardare i fogli pieni di problemi di matematica. Eh, va bene, ma comincia a farli! Le equazioni vanno risolte. I problemi vanno risolti. Sennò se tu consegni il compito in bianco e dici: “Ah io son stato qui a guardare tutte queste bellissime domande!” — “Eh, ho capito e le risposte le hai date? Hai scritto?” — “No, perché io sono un uomo che pone domande” — “Sì, e tu prendi due, e rifarai l’anno”. Perché le domande esigono delle risposte! Mi fermo qui. Non vado oltre, altrimenti perdo troppo tempo.

Sentiamo cosa dice San Giovanni Maria Vianney. Ecco San Giovanni Maria Vianney è proprio “l’uomo della risposta”. Pone delle domande sicuramente, ma dà delle risposte incredibili. Quindi, vi ripeto, lasciamoci condurre, se nel cuore ci vengono paure, timori, scrupoli, questo genere cose, ecco, vuol dire che stiamo fraintendendo il messaggio. Io cercherò in tutti i modi di leggere e spiegare subito, proprio per evitare a tutti noi di cadere in questo fraintendimento; non siamo abituati e quindi ci spaventiamo, è normale, non è che siete strani, è normale. Quando uno non è abituato a qualcosa, subito appena la vive, se è una cosa intensa, forte, si spaventa, ma non perché la cosa in sé sia spaventosa, ma perché la cosa in sé è talmente forte, talmente affascinante, talmente vera che, se tu non sei abituato a questo stile, rimani un po’ sconvolto, diciamo così. Ma non dovete esserlo, voi dovete sempre avere in mente che lui vuole il nostro bene, ci spiega le cose di Dio per farci crescere nell’amore di Dio. 

Scrive (e comincia con una domanda):

Fratelli miei, potremmo mai meditare sulla severità del giudizio di Dio, senza sentirci penetrare dal più vivo timore?

Capite? Va dritto al punto, parole chiarissime, che capisce anche un bambino di quarta elementare: “potremmo mai meditare sulla severità del giudizio di Dio, senza sentirci penetrare dal più vivo timore?”

Pensate, fratelli miei, i giorni della nostra vita sono tutti contati;

Voi seguite il ragionamento e guardate se dice qualcosa di fuori posto. Tutte cose che sappiamo tutti benissimo, però non abbiamo mai messo insieme i puntini.

e per di più, ignoriamo l’ora e il momento preciso in cui il nostro sovrano Giudice ci citerà per comparire davanti al suo tribunale, e forse quel momento sarà proprio quello che meno immaginiamo, allorché saremo meno pronti a rendere un conto tanto temibile!… 

È vero! Ditemi se sbaglia? Ha detto qualcosa di sbagliato? No, è vero. È vero che i giorni della nostra vita sono contati, che non possiamo aggiungere neanche un minuto alla nostra vita — ma lo dice il Vangelo — è vero che non sappiamo l’ora e il momento in cui moriremo — verissimo — è vero che probabilmente quel momento sarà quello che meno immaginiamo, ed è molto probabile che non tutti saranno pronti per comparire davanti a Dio e rendere conto della propria vita e dire: “Io sono quell’uomo”. Questo che scrive mi sembra verissimo.

Vi assicuro, fratelli miei, che quando ci si pensa bene, ci sarebbe motivo di cadere nella disperazione, se la nostra religione non ci insegnasse che noi possiamo addolcire quel momento per mezzo di una vita vissuta in modo tale da nutrire fondati motivi di sperare che il buon Dio avrà pietà di noi. 

Beh, anche questo è vero. Se noi ci pensiamo bene, guardando la cosa così, per quella che è, uno dice: “Ma se io sono chiamato a comparire”… Non so se a qualcuno di voi è capitato di dover andare in tribunale, perché magari doveva testimoniare, perché aveva una causa — speriamo nessuno per motivi penali, ma a qualcuno sarà capitato anche quello — o anche a passare nella zona del tribunale, ecco, non vedi proprio la gente come la vedi in spiaggia o al bar o, non lo so, in montagna, mentre sta facendo una bellissima passeggiata. Vedi persone abbastanza tirate, abbastanza provate, abbastanza in ansia; ma anche gli innocenti, non solo i colpevoli. Perché? Perché tu non sai quel momento così delicato come andrà; e sei davanti a un uomo. Immaginiamoci davanti a Dio. 

È questo che lui sta dicendo: ma tu ti immagini davanti a Dio? Che è Dio! È l’eterno, è il tuo Creatore, è onnipotente, è onnisciente, è onnipresente. A me non è mai capitato di parlare con l’Onnipotente, l’Onnisciente, l’Onnipresente, l’Eterno. Mi è capitato magari di parlare con qualcuno di importante, ma non era onnipotente, non era onnisciente, cioè non era Dio.

San Giovanni Maria Vianney ci dice: “Prova ad immaginare: ora, se non avessimo il conforto che ci viene dalla nostra fede, a pensare a questo momento — lui dice — c’è da cadere nella disperazione”, perché uno dice: “Vabbè, io cosa posso fare?” E poi soprattutto: “Che io abbia avuto anche la vita più bella e più sana e più santa del mondo, ci rendiamo conto davanti a Dio che cos’è? Niente! Quindi come posso reggere il suo giudizio?”. A me sembra che stia dicendo delle cose assolutamente vere. E dice: “Però la nostra fede ci da il mezzo di una vita vissuta in un certo modo, che ci permette di sperare nella pietà di Dio”. 

Scrive:

Stiamo bene attenti, fratelli miei, di non farci cogliere impreparati quando arriverà quel momento, come quell’amministratore di cui Gesù Cristo ci parla nel vangelo. 

Quindi dobbiamo essere preparati. Ma questo lo dice Gesù nel Vangelo. I santi non fanno altro che parlare del Vangelo. Anche Gesù nel Vangelo dice che dobbiamo stare pronti; che non sappiamo né il giorno né l’ora. Andiamo avanti.

Perciò, fratelli miei, vi mostrerò:

1°: che esiste un giudizio particolare, in cui renderemo un conto molto preciso di tutto il bene e di tutto il male che avremo fatto;

2°: quali sono i mezzi a nostra disposizione per prevenire il rigore di questo conto.

Ecco, adesso magari vediamo qualcosina sul primo punto e domani cerchiamo di vedere qualcosina sul secondo. Ripeto: è un’omelia che potete trovare tranquillamente. Ho scritto un PDF sulla Santa Confessione, che trovate sempre lì nel sito. In copertina si vede Gesù Buon Pastore, c’è Gesù che ha un agnellino ai piedi — molto bella questa immagine — e gli apre le spine, lo fa uscire dalle spine. Non ho scritto niente di mio, ho messo insieme dei testi di santi, degli schemi di esami di coscienza e tra questi testi il primo è proprio quello sul Giudizio Particolare di San Giovanni Maria Vianney.

Qualcuno potrebbe obiettare: “Si, vabbè, ma San Giovanni Maria Vianney di che epoca è? È superato! San Giovanni Maria Vianney, voglio dire, è preconciliare!”. Quando io sento queste affermazioni, rispondo sempre: “Si vabbè, ma Gesù Cristo di che epoca è? Anche lui è preconciliare quindi, vuol dire che è superato? Gesù è superato? Il Vangelo è superato?”.

Comprendere, leggere e spiegare un testo evangelico, come un testo di un santo, non vuol dire leggerlo e spiegarlo stravolgendone il senso, perché voglio fargli dire quello che voglio io. Eh no! Vuol dire leggerlo e spiegarlo rispettando tutto quello che vuole dire. È difficile l’onestà intellettuale, tutti lo sappiamo! Quanto è difficile essere onesti intellettualmente e quanto è facile distorcere la realtà, piegarla a nostro uso e consumo. 

E scrive:

Sappiamo tutti, fratelli miei, che saremo giudicati due volte: una volta, nel gran giorno della vendetta, — lui la chiama così — cioè alla fine del mondo, in presenza di tutto l’universo. In questo giudizio, tutte le nostre azioni, sia buone che cattive, saranno manifestate agli occhi di tutti. 

E questo è il Giudizio Universale.

Ma prima ancora di questo giorno terribile e infelice per i peccatori, noi subiremo un altro giudizio al momento della nostra morte, appena avremo esalato l’ultimo respiro. Sì, fratelli miei, possiamo dire che l’intera condizione dell’uomo può essere racchiusa in queste tre parole: vivere, morire, essere giudicati. È questa una legge fissa e invariabile per ogni uomo. Nasciamo per morire, moriamo per essere giudicati, e tale giudizio deciderà della nostra felicità o della nostra infelicità eterna. Il giudizio universale, davanti al quale dobbiamo tutti comparire, sarà soltanto la pubblicazione della sentenza particolare che sarà stata pronunciata nell’ora della nostra morte.

Intanto abbiamo scoperto la differenza tra Giudizio Universale e Giudizio Particolare, forse non a tutti era chiara, ce l’ha spiegata in una riga. Ma vediamo di capire bene anche tutto il resto.

Sicuramente qualcuno sarà rimasto un po’ così, sentendo “il giorno della vendetta”, cioè la fine del mondo. Perché lo chiama “giorno della vendetta”? Intendiamola in questo modo: Dio ha permesso a tutto il mondo, nei vari tempi della storia, di scegliere secondo la sua libertà e di arrivare fino in fondo. Mi spiego: se io oggi decido di uccidere qualcuno, mi alzo, prendo una pistola, vado e lo ammazzo; non è che interviene Dio e mi dice: “No, io te lo impedisco!”. Rispetta la mia libertà e quell’uomo muore, perché ho deciso di ucciderlo. Quando lui parla della fine del mondo dice: “Ecco, quello sarà il momento nel quale Dio tira la riga”. E quindi al posto della parola vendetta — che sicuramente nel nostro modo di sentire ci fa un po’ reagire — mettete proprio la parola “giudizio”, cioè sarà il momento in cui Dio giudicherà e farà giustizia.

Se voi provate a pensare, quando — facciamo esempio — viene catturato un criminale che ha ucciso un innocente e la giustizia fa veramente giustizia — quindi condanna il criminale in modo esemplare, proprio in modo proporzionato, per quanto è possibile per i crimini che ha commesso — che cosa diciamo noi? “È stata fatta giustizia!”. Questa è l’espressione che usiamo. Il male da lui compiuto lo ha dovuto totalmente assumere, ha dovuto totalmente assumere la sua responsabilità. Ecco, è in questo senso che va inteso. E quindi è vero che i parenti non possono riavere il defunto — la persona amata è stata uccisa — però hanno avuto giustizia. Ecco, in questo Giudizio Universale tutti sapranno tutto, nel bene e nel male. Però, prima di questo, ci sarà un Giudizio Particolare, che riceveremo quando avremo esalato l’ultimo respiro.

“Vivere, morire, essere giudicati.”. Eh, sì. Noi nasciamo, viviamo, facciamo tante cose belle, speriamo poche brutte, poi moriamo e poi siamo giudicati da Dio. Purtroppo, di queste cose non se ne parla più, ecco perché diventa così difficile parlarne. Poi dice: “Questo giudizio deciderà della nostra felicità o della nostra infelicità”. Certo perché, se saremo i pesci buoni tenuti, saremo felici rispetto a quelli cattivi buttati nel fuoco”.

Sapete tutti, fratelli miei, che Dio ha contato i nostri anni, e fra tutti questi anni che egli ha deciso di accordarci, ne ha segnato uno che sarà l’ultimo per noi; in quest’ultimo anno ha segnato l’ultimo mese; in quest’ultimo mese, ha segnato l’ultimo giorno; e, infine, in quest’ultimo giorno, l’ultima ora, dopo la quale non ci sarà più tempo disponibile per noi.

Cioè, c’è un momento preciso in cui moriamo.

Ahimè! che ne sarà di questo peccatore e di questo empio che ogni giorno si ripromettono una vita sempre più lunga? Si illudano pure finché vogliono, questi poveri disgraziati; ma dopo quell’ultima ora, non ci sarà più nessuna possibilità di ritorno, niente più speranza e niente più risorse! Nel medesimo istante, fratelli miei, (ascoltate bene voi che non temete di trascorrere i vostri giorni nel peccato!) nel medesimo istante in cui la vostra anima uscirà dal vostro corpo, ella sarà giudicata.

Ma, mi direte voi, lo sappiamo bene. Sì, ma non ci credete affatto. Ditemi, se lo credeste seriamente, come potreste resistere in uno stato che vi espone continuamente al pericolo di cadere eternamente nell’inferno? No, no, amico mio, tu non ci credi affatto, perché se tu ci credessi sul serio, non ti esporresti a un simile rischio. Tuttavia, arriverà il momento in cui il buon Dio applicherà il sigillo della sua immortalità e il marchio della sua eternità sul tuo debito, nel punto preciso in cui si troverà in quell’istante; e questo sigillo e questo marchio non saranno mai rotti. O momento terribile! ma tanto poco meditato! così corto e così lungo, che scorre con tanta rapidità e che trascina con sé una sequenza terribile di secoli! Che cosa dunque ci succederà, in quel momento fatidico, tanto capace di terrorizzarci? Ahimè! fratelli miei, accadrà che compariremo, ognuno in particolare, davanti al tribunale di Gesù Cristo, per essere giudicati e rendere conto di tutto il bene e di tutto il male che abbiamo compiuto.

In sintesi, che cosa ci dice San Giovanni? Ci dice: “Guarda che forse non ti sei ancora reso conto fino in fondo del fatto che dovrai morire e che dovrai rendere conto a Dio”. Perché lui dice questo? Perché, se tu te ne fossi reso conto, vivresti una vita forse diversa, dove in tutti i modi cercheresti di pentirti del male che hai fatto, staresti lontano da ogni male, il più possibile, e cercheresti di vivere nell’amore di Dio, useresti i troni della misericordia, come dice Gesù a Santa Faustina, cioè il tabernacolo e il confessionale. Questo dice San Giovanni. Capite che se uno vive come San Domenico, al quale chiesero, mentre stava giocando: “Domenico, ma se tu sapessi che tra un’ora devi morire, che cosa faresti?”. E lui rispose: “Continuerei a giocare!”. Certo, perché aveva l’anima in pace, perché era pronto. Noi non lo so cosa risponderemmo.

Quindi stiamo lontani, veramente di cuore, da tutto ciò che ci può allontanare da Dio.

Chiaramente ho letto pochissimo. Lui dopo cita un fatto di un giovane libertino assuefatto ad ogni genere di vizio. Vi leggo solo alcune espressioni di questo giovane che fece un sogno, lui dice:

Si vide trasportato davanti al tribunale di Dio. Non si può descrivere la sua vergogna, la sua confusione e l’amarezza che la sua anima provò in quel momento. Quando si svegliò aveva una febbre ardente, era tutto sudato e fuori di sé, i suoi capelli erano divenuti tutti bianchi. “Lasciatemi solo, diceva effondendosi in lacrime a coloro che per primi lo videro in questo stato, lasciatemi solo perché ho visto il mio Giudice: ah! quanto è terribile! Quale Maestà! Da quanta gloria è rivestito! Ah! quali accuse e quante domande a cui non ho saputo rispondere! Tutti i miei crimini sono stati registrati, io stesso li ho letti. Ah! Quanto grande è il loro numero! Meno male che ne ho conosciuto tutta l’enormità! Ahimè! Ho potuto vedere un esercito di demoni che non aspettava che un segnale per trascinarmi nell’inferno. State lontani da me, falsi amici, non voglio rivedervi mai più! Come sarei felice se potessi, coi rigori della penitenza, placare un Giudice tanto terribile!… Mi dedicherò alla penitenza per il resto della mia vita. Ahimè! Ben presto mi toccherà comparirgli davanti senza alcun dubbio! Ahimè, forse avverrà oggi stesso!… Dio mio, perdonami!… Mio Dio abbi misericordia di me!… Ah! per favore, non permettere che mi perda, abbi pietà di me!… Farò penitenza per tutta la vita. Oh! quanti peccati ho commesso!… Oh! quante grazie ho disprezzato!… Oh! quanto bene avrei potuto fare e non l’ho fatto!… Dio mio, non gettarmi nell’inferno!”. Ma, fratelli miei, egli non si fermò solo alle parole. Trascorse tutta la vita facendo penitenza. 

Così scrive San Giovanni Maria Vianney.

Quindi, alla fine di questa meditazione, noi cosa possiamo dire? Che San Giovanni ci invita a stare lontano dal peccato, a pensare che dovremo rendere conto a Dio, noi che siamo abituati a rendere conto a nessuno. Già da bambini oggi non si rende conto a nessuno, neanche ai genitori: faccio quello che voglio, quando voglio, come voglio; e tu non devi dirmi e chiedermi niente. Chi sei tu per venirmi a chiedere qualcosa? — Terribile! E invece dovremo rendere conto tutti, grandi e piccoli, potenti e poveri, ricchi, tutti, dobbiamo rendere tutti conto a Dio, e dovremmo rispondere delle nostre scelte, tutte le nostre scelte, dalla piccola alla più grande. E che questo, in vita, è il tempo della misericordia, perché poi, come abbiamo detto centinaia di volte, dopo sarà il tempo della giustizia e quindi del giudizio.

Se avete tempo, se avete voglia, leggetelo questo bellissimo testo e, ripeto per l’ennesima volta, non fatevi fermare da alcune espressioni che vi possono suonare forti o incomprensibili, perché usa delle parole, magari, che per noi oggi suonano in un modo diverso, come la parola “vendetta” che vi ho detto prima; ma lui usa queste parole così forti perché vuole farci capire l’urgenza, questa è la ragione, l’urgenza di questo discorso, vuole farci capire l’assoluta incredibile importanza di questo discorso. Tutto qui, tutto qui. Non vuole spaventare nessuno. E poi, ripeto, se abbiamo la coscienza in pace, lo leggeremo e diremo: “Beh, sì, in effetti sono chiamato a grande penitenza. Sono chiamato a ricorrere frequentemente alla misericordia di Dio”, nei due troni che vi ho detto.

È questo, lui vuole solo questo, vuole ricordarci solo questo: un ricorrere forte alla misericordia di Dio, un ricorrere sincero, bello, vero. Che bello quando si vedono le persone, i ragazzi, o anche i bambini, che vanno a confessarsi — che magari non è che tutti hanno peccati gravi sulla coscienza, ci sono anche persone che hanno peccati lievi, hanno peccati veniali e sono tantissime, sono secondo me la stragrande maggioranza delle persone — che bello però vedere quando ricevono il perdono di Dio, magari anche con grande frequenza, vederli uscire gioiosi, sorridenti, sollevati… è anche bello alle volte vederli uscire un po’ provati, anche questo è bello. Perché vuol dire che il sacramento della confessione ha toccato un nervo scoperto, è andato a sollevare un velo su una piaghetta e quindi fa male e quindi bisogna curarla. E va bene anche questo, perché ad ogni buon conto, quando c’è la verità, quando c’è la sincerità, è sempre bello, anche quando si esce un po’ doloranti, uno dice: “Mamma mia che male, ‘sta piaghetta mi fa proprio male”. Ecco: è l’inizio della cura, sta guarendo. Abbi fede, costanza, pazienza, vai avanti e vedrai che nel giro di breve quella piaghetta lì non c’è più, c’è una cicatrice e basta. E uno esce che dice: “Mamma mia, ma io tocco il cielo con un dito, ma quanto è bello essere perdonati da Dio? Potrei morire…”. Si sente questa espressione: “Io adesso potrei morire”. Tu esci, vedi il sole diverso, la gente diversa, i colori diversi, vedi… stavo per dire questa frase, ma vabbè, la dico, ma so che voi la capirete: vedi Dio in un modo diverso. Proprio lo percepisci diversamente, lo senti diversamente. San Giovanni Maria Vianney punta a questo, con queste parole punta a questo.

Ecco, quindi spero che nessuno cada nel fraintendimento. Perché è facile piangersi addosso, è facile fare le vittime, è facile cadere nello scrupolo, è facile dire: “Ecco allora io non mi salverò mai” e iniziare la cantilena dell’amor proprio, perché poi è amor proprio quella roba lì. Ecco, invece spero che tutti entriate in questa sinfonia bellissima che canta la misericordia di Dio.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

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