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S. Giovanni Maria Vianney, 2ª e ultima parte

San Giovanni Maria Vianney

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: S. Giovanni Maria Vianney, 2ª e ultima parte
Venerdì 4 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 13, 54-58)

In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a venerdì 4 agosto 2023. Festeggiamo quest’oggi San Giovanni Maria Vianney, sacerdote.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo tredicesimo del Vangelo di san Matteo, versetti 54-58.

Come vi ho detto ieri, oggi concludiamo questo brevissimo ciclo di meditazioni su San Giovanni Maria Vianney, che ha occupato due giorni, ieri e oggi, con il commento sull’omelia che lui ha tenuto sul Giudizio particolare. È un testo molto lungo e quindi rimando a voi la lettura, se volete, con le avvertenze che vi ho detto ieri. Ieri abbiamo visto proprio le pagine iniziali, oggi vediamo la pagina finale. Scrive così:

Ma, voi mi chiederete, cosa dobbiamo fare per rassicurarci, in quel momento così triste per chi è vissuto nel peccato, senza pretendere di piegare la giustizia di Dio che i nostri peccati hanno così grandemente irritato? Vi rispondo subito.

Quindi lui dice: che cosa dobbiamo fare per salvarci? Cosa dobbiamo fare per poter andare in paradiso? Cosa dobbiamo fare per risolvere le situazioni non belle della nostra vita? E lui risponde esattamente come rispondono tutti i santi, a partire da Santa Teresa di Gesù. Quello che adesso vi leggo è tante volte presente ed è anche molto ripetuto da Santa Teresa di Gesù nei suoi scritti. Lui dice:

Anzitutto dobbiamo rientrare in noi stessi, e pensare seriamente che ancora non abbiamo fatto nulla che ci possa dare speranza in quel momento.

Ecco questo tema, che è anche un metodo, del rientrare in sé stessi, del conoscere sé stessi, è fondamentale. È fondamentale se vogliamo avere un vero cammino di fede. Nel senso che dobbiamo evitare tutto ciò che ci distrae da noi stessi, tutto ciò che ci porta fuori da noi stessi. Dovremmo essere sempre in un atteggiamento di grande ascolto e anche di grande osservazione verso ciò che accade dentro di noi, verso quello che siamo noi, verso quello che portiamo nel cuore. E lui dice: “non sentiamoci a posto”. Cioè, non diciamo: “Ah ma io ho già fatto tanto per la mia vita di fede; ah ma io sono proprio bravo nella mia vita di fede”. Ecco, questo è meglio non dirlo. Sentiamoci sempre come se fosse la prima volta, proprio come se fossimo in prima elementare. Quando uno va all’università, capite un po’ “si sente” che va all’università. E lui o lei è cosciente di questo nuovo status di studente universitario. Ecco, noi dovremmo essere sempre come quelli che vanno in prima elementare, anche se siamo un po’più avanti; perché di fatto, nelle cose di Dio e rispetto a Dio, siamo sempre molto, molto, molto all’inizio. 

Poi dice:

Poi dobbiamo restituire, sull’esempio di Zaccheo, tutto ciò che non è nostro; in caso contrario giammai potremo evitare l’inferno.

Il secondo aspetto è restituire il debito, restituire ciò che non ci appartiene. Su questo dobbiamo essere molto precisi. Quello che non è nostro, non è nostro. E quindi se io ho rubato devo restituire. Quando dico “rubato” non intendo la monetina, la caramella, non so che cos’altro, intendo proprio “portar via”. Pensate a quante volte rubiamo l’onore, la stima agli altri che, secondo me, è peggio che portargli via i soldi. Perché i soldi si rifanno — e con questo non sto difendendo i ladri e dicendo che va bene essere ladri, assolutamente — dico solo che, mentre se tu porti via cento euro a uno dispiace, perché gli mancano cento euro, però, in qualche modo rientreranno questi cento euro; quando gli porti via la stima, la fama, quella lì non torna più. Questo è un rubare gravissimo.

Quando noi parliamo male degli altri, quando noi mettiamo in cattiva luce, quando noi raccontiamo le falsità e quindi calunniamo una persona, questo è un furto gravissimo, gravissimo! E poi, una volta che tu l’hai fatto, come fai a recuperarlo? Non è che puoi dire: “Ah guarda, adesso mi son pentito, vengo e ti do cento euro, anzi te ne do centocinquanta perché ti do anche gli interessi”. Facile con i soldi! Ma con la lingua, con quello che hai fatto con la lingua, come fai? Cosa fai? Vai a riprendere tutte le persone con le quali hai parlato? Prova! Ma tu non sai quelle persone, a loro volta, con quante persone hanno parlato, e quelle altre persone con quante altre persone ancora hanno parlato, e quanto questa cosa che tu hai detto si è diffusa, si è allargata e si è ingigantita. 

Quindi, stiamo molto attenti, perché ciò che portiamo via va ridato. Per cui, siccome certi furti non sono “riparabili facilmente” — diciamo così — evitiamo di farli. Perché? Perché non possiamo andare davanti al Signore con le mani sporche del sangue degli altri. 

Poi scrive:

Occorre nutrire un grande dolore per i nostri peccati, piangere su di essi come fece il santo re Davide, che pianse il suo peccato fino alla morte ed evitò di ricaderci.

Bisogna nutrire un grande dolore dei nostri peccati: piangere, piangere su di essi e questo per evitare di ricaderci. Se non sono veramente pentito di un peccato, è sicuro che ci ricadrò: sicuro, sicuro, sicuro. Il pentimento, il dolore del peccato, verso il peccato, è fondamentale per non rifarlo, per non ricaderci e per starci lontano. Bisogna poi umiliarsi davanti a Dio profondamente, accettando tutto ciò che Dio vorrà mandarci, non solo con grande sottomissione, ma con gioia. E quindi grande umiltà verso il Signore, grande umiltà. Accettando tutto! Accettando tutto quello che il Signore ci vuole mandare… che di fatto è un donare perché, se lui è Padre non potrà mai donarci qualcosa che non sia per il nostro bene. 

Occorre, inoltre, non perdere mai di vista il pensiero che non conosciamo il giorno in cui saremo giudicati.

 Questo lo abbiamo visto un po’ anche ieri: nessuno sa quando morirà. Questi sono mezzi che San Giovanni Maria Vianney ci suggerisce per tenerci pronti, per essere preparati a questo incontro.

Ecco quindi quest’oggi, oltre a pregare tanto per i sacerdoti — perché San Giovanni Maria Vianney è proprio una figura sacerdotale di grande, grandissimo esempio per tutti i sacerdoti — oggi sarebbe bello che usassimo questa giornata — tra l’altro è il primo venerdì del mese quindi sapete la bellissima pratica dei Primi nove venerdì — mettiamo insieme tutte queste cose per una grande riflessione e anche per una progettazione del nostro futuro prossimo. Pensiamo da domani che cosa mettere come punto (uno, due al massimo) fondamentale della mia vita per indirizzarla, proiettarla verso il cielo.

Ecco, di cuore vi auguro un buon Primo venerdì, tanto segnato dall’Eucaristia e dal sacramento della Confessione, quali luoghi della Divina Misericordia.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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