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Vino e otri: tutto nuovo!

Otri

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Vino e otri: tutto nuovo!
Sabato 8 luglio 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Mt 9, 14-17)

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 8 luglio 2023.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo nono del Vangelo di san Matteo, versetti 14-17.

Vorrei concentrare la nostra attenzione sugli otri: otri nuovi, vino nuovo. Vedete, io penso che ci sia un rischio nella vita spirituale, che è quello di voler mettere la grandezza, la bellezza, la novità, la forza prorompente di Gesù e del suo Vangelo dentro a una vita vecchia, dentro a una vita che non vuole cambiare, dentro a una vita già strutturata. Come se Gesù e il suo Vangelo dovessero assumere la forma che gli diamo noi, dovessero stare nello spazio che noi gli concediamo. Per cui tutto ciò che del messaggio di Gesù a noi non piace, a noi non conviene e quindi non sta nella nostra vita vecchia, noi non lo mettiamo, perché non può entrare, non deve entrare, non c’è spazio. E qui c’è un problema, e Gesù ci avvisa: “Stai attento perché, se fai questo, gli otri si spaccano”, cioè la tua vita si spacca, vai in cortocircuito. E sarebbe un bel problema questo. Diventerebbe un bel problema. 

Ecco perché alcuni iniziano un bel cammino ma poi, a un certo punto, vanno in tilt, non riescono più a tenere insieme tutto e quella vita, veramente, si spezza. E l’esperienza di Gesù e con Gesù, che dovrebbe essere la più bella di tutte, di fatto diventa la peggiore. Quasi, potremmo dire, sarebbe stato meglio non aver mai incontrato il Signore. E aggiungo: con un cuore così, sì! Con una testa così, sì! Meglio non averlo incontrato.

 Perché il Signore non prende la forma che noi vogliamo, ma noi dobbiamo prendere la sua forma. Una mentalità, una sensibilità, un’abitudine vecchia, stantia, rigida — rigida proprio nel senso che non ammette di essere messa in discussione, non ammette di essere rivisitata, è chiusa — non potrà mai andare d’accordo con Gesù, non potrà mai accoglierlo. Ci sono persone che dicono: “Sì, io voglio credere nel Signore, voglio seguire il Signore, però questo no, questo no, questo no, questo no. E questo, così come voglio io. Io seguo il Signore e vengo alla messa, però non mi dovete chiedere questo; però Gesù non devi chiedere quell’altro, però non proprio in modo così impegnativo, però…”. 

Eh no! Questo modo è versare vino nuovo in otri vecchi.

Non è che il vino spezza gli otri in un colpo, ma da lì a breve si, proprio li rompe. Perché quegli otri vecchi non riescono a contenere tutta l’effervescenza, tutto il movimento interno del vino. Non ce la fanno. E non dobbiamo mai dimenticarci che la parola del Vangelo è parola viva, è parola di Dio. Non è come leggere la Divina Commedia. 

E quindi Gesù questo lo dice proprio rispondendo ai discepoli di Giovanni che — passatemi l’espressione — era brava gente! Però non avevano ancora fatto quel salto di qualità. Non è quanti digiuni facciamo che dice che abbiamo otri nuovi. E per otri dobbiamo proprio intendere tutta la persona, cioè la sua capacità di amare, la sua capacità di essere amato e la sua capacità di pensare, di volere di decidere, di decidersi. Tutto!

 Se tutto questo non muta, se tutto questo non cambia, non è possibile! E questo cambiamento dove avviene? Come avviene? Questo cambiamento avviene con una vera vita di penitenza che, ripeto, non è il digiuno che faccio. Non è semplicemente quello, ma è un rivedere i propri affetti, il proprio pensare, il proprio decidere alla luce della verità di Gesù ed essere disponibili a cambiare: fino ad adesso ho fatto così, ma pur di poter incontrare Gesù, pur di poterlo accogliere, se questa cosa non va bene, la tolgo, anche se ci sono affezionato, anche se sono cinquant’anni che la faccio, fa niente. Se accogliere Gesù vuol dire che questa cosa deve cambiare, la cambio.

Quindi, quando c’è questa disponibilità, quando si vuole veramente andare a cambiare questi otri, poi dove si va? Beh, sapete tutti che il luogo per eccellenza del cambiamento è il confessionale, perché? Perché solo l’amore fa cambiare. Il confessionale è il luogo per eccellenza dell’amore, dove il Sangue di Cristo, rifà, riplasma, ricostruisce questo otre. Va a chiudere tutte le sue crepe, a strappare via, a grattare via le sue incrostazioni, a renderlo nuovo, a renderlo capace di accogliere la novità di Gesù. 

Quindi, poi, concretamente, tutto questo vuol dire qualcosa di estremamente pratico, non è una cosa così che rimane nell’iperuranio, è qualcosa di molto quotidiano. Ricordate l’incontro tra Gesù e Zaccheo? Gesù va a casa di Zaccheo, si ferma a casa di Zaccheo, ma Zaccheo prima deve mutare e deve dire: “No, io ho sbagliato, io ho rubato, io devo sanare dei debiti, io devo cambiare”. Pensate alla Maddalena, pensate al buon ladrone, pensate a San Pietro, che deve proprio rivisitare tutto l’impianto: prende la spada, taglia l’orecchio a Malco, non ha capito nulla! “Gesù morirò per te” e lo tradisce tre volte, lo rinnega tre volte, capite? Non è così semplice! Avere questi otri nuovi non è così semplice!

Ecco perché siamo invitati a confessarci più spesso, a confessarci molto spesso, di frequente. Ma non perché riconosciamo nel sacramento della confessione una sorta di qualità magica, che opera al di là di noi, no, no. Ma perché è il momento solenne nel quale riconosciamo tutto ciò che in noi è vecchio e che ha bisogno di essere mutato per l’incontro con il Signore.

 E allora sì che, quando abbiamo otri nuovi, il vino nuovo, il vino novello — sapete che il vino novello è un vino impetuoso, molto vivo e che ha bisogno di stare lì un pochino, poi dipende da vino a vino, insomma — e allora sì che quell’otre darà al vino tutta la possibilità di ritrovare, trovare, o definire il suo carattere, e quindi diventare un ottimo vino. E allora avremo persone meravigliose.

Sapete che noi siamo propagatori di speranza, quindi dobbiamo sempre concentrare la nostra attenzione su tutte quelle bellissime persone che non stanno lì a vedere “perché loro digiunano e gli altri no”, che non guardano perché loro fanno questo e gli altri no, che non stanno lì a sindacare la libertà degli altri, quando la libertà è santa. 

Le persone che guardano tutte queste cose sono ancora vecchie, ma ci sono persone che hanno scoperto la libertà dei figli di Dio, la bellezza di essere in Dio e di permettere a Dio di entrare nella loro vita. Tu lo vedi, tu le vedi, sono “persone senza legge” — permettetemi l’espressione tra tante virgolette ma credo che si applichi bene — nel senso che ormai hanno assimilato lo spirito della legge, hanno assimilato l’autore della legge. Assimilato nel senso che l’hanno proprio portato dentro di sé, questo spirito vive in loro. E questo è molto bello, perché sono persone che diventano custodi di questo vino novello. Che poi, ovviamente, il vino è fatto per essere bevuto in compagnia, vi prego evitiamo quella cosa triste del bere vino da soli che è una roba orrenda.

 Ci sono proprio persone che sanno gustare il vino, lo gustano, lo assaporano. Ed è bello, bere un buon calice di vino rosso magari una sera d’inverno, davanti a un camino, mettersi lì con qualche amico a parlare un po’… bello! E tutto questo dice casa, dice condivisione, dice amicizia, dice intimità. Quando qualcuno vuole festeggiare dice: “Stappiamo una buona bottiglia di vino!”. Quindi un pranzo, una cena preparata bene, ma manca qualcosa: manca una buona bottiglia di vino! Magari poco, ma buono, che fa bene, che è gustoso.

Ecco allora anche noi oggi sentiamo questo invito di Gesù:

si versa vino nuovo in otri nuovi

così il vino e gli otri si conservano.

Così la persona si conserva e la persona conserva il vino.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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