Scroll Top

La Bellezza

Adorazione-Magi

Omelia

Pubblichiamo l’audio di un’omelia sulle letture di mercoledì 6 gennaio 2016 (S. Messa del giorno), Epifania del Signore.

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La Bellezza

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia lodato!

Quest’oggi vorrei parlarvi della bellezza, perché forse il mondo, i telegiornali, ma anche lo stesso nostro modo di pensare, di ragionare, di leggere la realtà, troppo spesso si concentrano di più su un albero che cade, piuttosto che su una foresta che sta crescendo, come diceva quel detto.

Siamo un po’ portati, un po’ tutti, a guardare sempre quello che non va, il famoso mezzo bicchiere vuoto, quello che non va, quello che non va bene, quello che dovrebbe essere ma non è, e questo avvilisce, perché è chiaro che vedere sempre qualcosa che non va bene, e uno, e due, e tre, poi prostra questa cosa, no?

Anche a livello educativo, i latini giustamente avevano questo motto: “Omnia videre, multa dissimulare, pauca corrigere”, vedere tutto, far finta di niente su molto e correggere poco, quando è necessario, perché altrimenti non siamo portatori di speranza ma di disperazione.

È vero che bisogna correggere, è vero che la realtà è perfettibile, è vero che tante cose non vanno bene, ma è altrettanto vero che ci sono molte cose che invece vanno bene e bisogna anche saperle vedere, riconoscerle e parlarne, dircele.

Questo capitolo LX della prima lettura, tratto dal Profeta Isaia, questi versetti dal 1 al 7, che abbiamo ascoltato nella prima lettura…dobbiamo dire che, quando una persona si converte, quando una persona si avvicina veramente a Gesù, vive in Gesù, quando una persona fa una scelta seria, profonda, fondamentale della sua vita verso Cristo, succede esattamente quello che c’è scritto in questa prima lettura, in questi sei versetti, del capitolo LX di Isaia.

Ci sono diverse persone, tante persone che vivono così, che sono così, persone che si sono rialzate, sono tornate in piedi, non sono più in ginocchio prostrate, ferite, buttate lì, calpestate; ci sono persone che si sono rialzate, che si sono rivestite di luce.

Cosa vuol dire “rivestite di luce”?

Vuol dire rivestite di Cristo, persone che non sono solo tornate in grazia di Dio attraverso il Sacramento della Confessione, ma che abitano la luce, che vivono nella luce, che vuol dire che si nutrono della verità, amano la verità, stanno con Gesù, crescono nell’amicizia con Gesù, desiderano Gesù.

Uno si immagina sempre e dice: «Che bello se io conoscessi un santo!»

Stanotte mi è venuto questo pensiero: «Quando la Chiesa santifica qualcuno, beatifica qualcuno, uno dice: “Ho perso un’occasione… perché non ho vissuto al tempo di Padre Pio da Pietrelcina? Perché non ho vissuto al tempo di Santa Teresa di Gesù? Perché non ho vissuto al tempo di Gianna Beretta Molla?”»

Uno dice: «Mi sarebbe piaciuto conoscerli, scambiare due parole con queste persone», ma non è mica detto che noi ci saremmo accorti di avere accanto dei Santi, assolutamente, assolutamente. Se andiamo a rileggere la loro vita vediamo che queste persone sono state fortemente fraintese e spesse volte perseguitate e maltrattate, questi Santi sono stati dipinti come dei visionari, dei matti, delle persone eccessive, cioè non erano ricercati come Santi, se non da qualcuno, da pochi.

Ora, i Santi ci sono anche oggi, cioè noi abbiamo accanto sicuramente qualcuno che è santo, ma non nel senso che non fa più i peccati, che è perfetto. Il Santo non è una persona perfetta, perché di perfetto c’è solo Dio. Il Santo è una persona che ha Dio nella testa e nel cuore, questo è il Santo. E si va a confessare…

San Giovanni Paolo II si andava a confessare, vuol dire che faceva i suoi peccatini, i suoi “no” a Gesù li diceva anche lui, le sue cadute le faceva anche lui, come tutti gli altri Santi, come San Francesco, come Santa Chiara.

La fatica del cammino di avvicinamento alla luce e di stare alla luce, questo lo abbiamo tutti.

Noi invece pretendiamo, dice Santa Teresa, che, per poter dire che una persona è santa, deve già andare in giro con l’aureola in testa, questo non è giusto, non è vero, non è possibile.

Noi abbiamo accanto, nella nostra vita, dei Santi, delle persone che sono veramente in un cammino serio di amore per il Signore, che veramente hanno fatto scelte radicali, profondamente radicali, che hanno cambiato loro la vita.

Se noi guardiamo bene la vita di chi abbiamo accanto, ci sono persone così, che prima vivevano in un modo e poi non vivono più in quel modo lì, che hanno cambiato i gusti della loro vita, vivono in un altro modo, pur con tutte le fatiche, pur con i loro “no” che ancora dicono al Signore. Queste persone si rivestono di luce, perché vedono arrivare la luce, vedono arrivare Cristo.

Vi stavo dicendo prima, che avevo proprio in mente l’immagine di alcune persone che, anche solo a vederle pregare, tu dici: «Eh… io no, io non sono così», lo senti dentro che tu non sei così, senti dentro che fanno i peccati come li fai tu, hanno le cadute che hai tu, ma hanno una marcia in più; proprio da come pregano, li vedi da come pregano, che sono alla presenza di qualcuno, che sono in intimità con qualcuno, lo vedi, si vede.

Così come si vede chi non lo è, chi non vive nella luce, che magari non fa dei peccati terribili, ma è come il giovane ricco, che ha fatto tutto benissimo, peccato che ha perso Gesù… capito? Aveva una vita moralmente perfetta, peccato che non aveva Dio, non aveva il contenuto, quindi rimane triste, rimane avvilito, ripiegato, se ne va via buio, non vive nella luce, perché non ha conservato, non ha colto il momento in cui Gesù lo ha visitato, non se Lo è tenuto presso di sé.

Mentre queste persone, come vi dicevo prima, si vede, lo si vede che la gloria del Signore brilla su di loro.

Deo gratias che succede!

Deo gratias che ci sono persone così, che brillano della gloria di Dio!

E ce ne sono di persone che sono portatrici di luce, perché noi abbiamo bisogno di questi portatori di luce, abbiamo bisogno perché ci fa bene stare accanto a queste persone! Se le riconosciamo, è come accendere la luce… noi abbiamo sempre bisogno di accendere la luce e noi abbiamo bisogno di queste persone. È questa la compagnia che noi dobbiamo coltivare!

Anche questo lo diceva Santa Teresa. Lei era feroce, lei diceva alle suore: «Tagliate tutte le amicizie che avete nel mondo (anche i parenti, addirittura), state lontane dai parenti, state lontane da tutte queste amicizie vacue, inutili, chiacchierone, da salotto, tagliate, tagliate, tagliate… ma quelle amicizie con le persone che veramente amano Dio e che condividono le vostre stesse aspirazioni, ah… con queste, perdetevi, coltivatele, non calcolate il tempo, perché queste amicizie vi fanno crescere nell’amore di Dio, incitano a seguire Gesù, fanno vedere ciò che di male ancora c’è in noi, ci educano al gusto del bene».

Il gusto del bene, il gusto delle cose di Dio, è la sapienza, è il dono della sapienza.

Allora voi capite che, spesse volte, tante persone hanno fatto esperienze brutte nella loro vita perché non hanno mai incontrato qualcuno che brillasse di questa luce, questa è la ragione.

Tutti cerchiamo questa luce.

Purtroppo, se non la troviamo, andiamo ad affogare nei buchi più bui (di Calcutta, diceva Madre Teresa), perché non riusciamo a vivere nelle tenebre, non siamo pipistrelli, non siamo vampiri, non siamo fatti per il buio, noi siamo fatti per la luce, abbiamo bisogno di luce, tutto ciò che vive ha bisogno di luce.

Però vedete, anche qui avviene questo contrasto, come nel Vangelo con Erode.

Ci sono quelli che cercano questa luce, che bramano questa luce, come i Magi, che vanno alla ricerca della luce e che vedono la stella, e invece ci sono persone come Erode, come tutta Gerusalemme, come i capi dei sacerdoti, che rimangono turbati all’idea che sta per sorgere una luce, che sta per arrivare Gesù, restano perplessi, spaventati.

Perché?

Semplice: perché, se noi non abbiamo fatto la scelta della verità, di vivere nella verità, la luce ci fa paura, perché la luce smaschera le nostre tenebre e allora succede quella cosa che succede spesso, che noi abbiamo solo parole di critica e di giudizio per gli altri, che smontiamo continuamente il bene che gli altri fanno, lo minimizziamo, lo ridicolizziamo.

Quante volte si sentono battute, prese in giro (sapete che la lingua taglia di più del coltello), per esempio anche verso i giovani o verso i bambini sugli atti di devozione che loro hanno. Queste cose spengono molte luci.

Ridicolizzare la devozione di un fanciullo, credo che sia uno dei peccati mortali più gravi in assoluto, perché vuol dire spegnerlo, togliergli il gusto di quel germe che stava nascendo, livellare tutto a livello puramente orizzontale, come se credere in Dio fosse semplicemente il cerchio della gioia, quando non  è così.

Lo dice il Concilio Vaticano II che non è così, lo dice lui, che prima c’è la contemplazione e poi c’è l’azione, lo dice proprio il Concilio Vaticano II, c’è scritto; prima c’è la contemplatio poi c’è l’actio, prima…, poi tutto il resto.

Lo dice anche San Tommaso: “Contemplata aliis tradere”, prima contempli e poi trasmetti.

E noi, siccome dentro non siamo così, allora “frim frum fram” anche con gli altri, allora vogliamo che anche gli altri siano frettolosi.

Quanta fretta c’è nelle nostre celebrazioni, come se avessimo fretta di dover andare a fare chissà che cosa!

Ma non è che dobbiamo andare a fare chissà che cosa, è che non vogliamo starci, questo è il punto, è che ci pesa!

Dobbiamo andarci, perché se no i nostri “Punti Paradiso” vengono meno, quindi noi ci dobbiamo andare, perché è un dovere farlo, però, dopo, si rivela la verità che abbiamo dentro, e non vediamo l’ora di andarcene fuori dai piedi, perché stare con Gesù ci dà fastidio.

Non a tutti, grazie al Cielo, ma a coloro che non vivono di questa luce dà fastidio e ogni atto di devozione risulta stucchevole, risulta esagerato, risulta pesante, eccessivo, inutile, come diceva Luigi Maria Grignion de Montfort.

Io ho sempre in mente questo esempio: voi avete mai visto due innamorati non darsi un bacio? Io non li ho mai visti… Due innamorati che vanno in giro camminando, guardandosi negli occhi, punto. Io non ho mai visto questa cosa qua, uno, se la vede, lo ricoveri al “Paolo Pini”. Cos’è questa roba? Due innamorati che quando si incontrano fanno: «Ciao». Due innamorati che quando si incontrano dicono: «A che ora torniamo a casa? A che ora finisce? Ok, dobbiamo vederci alle 15.00, ma a che ora ci lasciamo? Alle 15,30?» Due innamorati che non hanno parole di amore uno per l’altro… questi non sono due innamorati, saranno due crumiri, ma non due innamorati.

Due innamorati cosa fanno quando si incontrano?

Si abbracciano, si baciano, si tengono la mano, si tengono vicini, fanno insieme le cose più banali, guardano la televisione insieme, raccolgono i fiori insieme, fanno una passeggiata per la strada insieme, tutto diventa oggetto di dialogo, di scambio, non si lascerebbero mai, appena si lasciano si chiamano, poi si mandano i messaggini, poi si mandano le letterine, poi si chiedono: «Tra quanto ci vedremo?», che magari vuol dire domani mattina, perché vanno a scuola insieme, vuol dire dopo qualche ora, e sembra un tempo lunghissimo.

Queste non sono cose da poveri fuori di testa, da poveri mentecatti, questa è la vita, è la normalità della vita.

Noi invece diciamo a queste persone:  «Sì, sì, questo è l’innamoramento, poi vedrai quando sarai grande come cambia tutto!», che tradotto vuol dire: «Quando sarai grande incontrerai la bara, la tomba, tutto finirà nella morte, nel gelo, nel fare le cose, non ci sarà più spirito, non ci sarà più amore, sentimento, niente, ci sarà solo morte».

Allora è meglio non diventare grandi…

Così è per Gesù, se tu non vedi mai che queste persone che vanno a Messa, che pregano, hanno quel fervore interiore, quel desiderio interiore, quella voglia di stare con Gesù, di amare Gesù.

Da piccolini ci dicevano: «Manda un bacino a Gesù!»

Da grandi: «Un bacino a Gesù? Che volgarità… non si manda il bacino a Gesù».

Una volta dissi a una persona adulta: «Quando va a casa, dia un bacio al crocefisso».

«Oh… Padre!»

Ho detto: «Ma cosa ho detto?», perché, sapete, ogni tanto dico qualcosa e magari non sono completamente presente a me stesso, magari devo un po’ riprendermi, magari dico una bestialità… allora ci ho pensato un attimo, però non mi è sembrato di aver detto una cosa… allora ho ripetuto: «Ma perché? Cosa ho detto?»

«Non si danno i baci al crocefisso! Sa, insomma, ci potrebbe essere un po’ di concupiscenza in questo gesto».

«Il bacio al crocefisso?! Ma per l’amor del Cielo! Se c’è la concupiscenza nel bacio al crocefisso, andiamo tutti nel congelatore! La concupiscenza nel bacio al crocefisso? No, ti prego! Anche lì? Anche lì devo pensare alla concupiscenza? No, almeno al crocefisso no! Non possiamo dare un bacio al Volto Santo di Gesù? Nooo…»

«Ma dove Glielo do?»

«Ma daGlielo sulla bocca! Dove Glielo devi dare un bacio, a Gesù?»

«Ma Padre?!»

«Oh madre, ma guarda che c’è scritto nel Cantico dei cantici, non sto dicendo una bestemmia!»

San Tommaso e San Bernardo scrivono un librone alto così, di commento al Cantico dei cantici,  e San Bernardo scrive: “Os ad os, cor ad cor”, bocca a bocca, cuore a cuore, lo scrive San Bernardo, mica lo sto inventando io!

Solo che siamo diventati talmente disumani che trattiamo Gesù Cristo come il vitello d’oro dell’Esodo, quando Gesù Cristo, innanzitutto, è stato un uomo ed è uomo ancora adesso nel Suo Corpo glorificato e risorto.

Andate a leggere quello che faceva Gesù con i Mistici e con le Mistiche!

Andate a leggere quello che faceva Padre Pio con queste persone!

Io credo che nessuno di noi abbia mai ricevuto dal suo confessore una lettera (nessuno no, qualcuno speriamo di sì) come Padre Pio scriveva alle sue figlie spirituali.

Le prime volte che ho letto le sue lettere, io ho detto: «Io, se avessi scritto una roba del genere, mi sarei sentito in peccato mortale, sarei dovuto andare a confessarmi… ti rendi conto quanto sono deformato? Guarda questo cosa scrive…»

C’erano di quelle espressioni di una tenerezza, di una amorevolezza, di una dolcezza, di una affabilità, che allora, pensandoci, uno dice: «Ah, ecco da dove viene… quanto lui era con Gesù, tanto lui era con le persone».

Infatti è lui che scrive quella bellissima preghiera dove dice: «Immaginatevi di tenere tra le vostre braccia (lui lo ha fatto, a livello mistico lui lo faceva, per questo lo scrive, se no a uno non viene in mente) il Corpo di Cristo morto e baciando il suo petto (che era nudo, perché Gesù era nudo), dite e ripetete cento volte: “Questa è la mia salvezza, questa è la mia vita, questo è il mio conforto!”»

Capite come cambia la vita?

Dopo non si fanno i peccati, non perché non si devono fare i peccati, ma perché, si ha il cuore talmente pieno della presenza di Dio, che i peccati non interessano, non piacciono più, perché si ha il gusto di Gesù.

Se tu hai sulla bocca il sapore della bocca di Cristo (e noi mangiamo la Sua Carne), qualsiasi altro gusto non è più interessante.

Sia lodato Gesù Cristo!

Sempre sia Lodato!

 

Letture del giorno

Epifania del Signore

Prima lettura

Is 60,1-6 – La gloria del Signore brilla sopra di te.

Àlzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce,
la gloria del Signore brilla sopra di te.
Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli;
ma su di te risplende il Signore,
la sua gloria appare su di te.
Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere.
Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l’abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Màdian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore.

Salmo responsoriale

Sal 71

Ti adoreranno, Signore, tutti i popoli della terra.

O Dio, affida al re il tuo diritto,
al figlio di re la tua giustizia;
egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia
e i tuoi poveri secondo il diritto.

Nei suoi giorni fiorisca il giusto
e abbondi la pace,
finché non si spenga la luna.
E dòmini da mare a mare,
dal fiume sino ai confini della terra.

I re di Tarsis e delle isole portino tributi,
i re di Saba e di Seba offrano doni.
Tutti i re si prostrino a lui,
lo servano tutte le genti.

Perché egli libererà il misero che invoca
e il povero che non trova aiuto.
Abbia pietà del debole e del misero
e salvi la vita dei miseri.

Seconda lettura

Ef 3,2-3.5-6 – Ora è stato rivelato che tutte le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità.

Fratelli, penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero.
Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo.

Sequenza
ANNUNZIO DEL GIORNO DELLA PASQUA

Fratelli carissimi, la gloria del Signore si è manifestata e sempre si manifesterà in mezzo a noi fino al suo ritorno.
Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza.
Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto, che culminerà nella domenica di Pasqua il 27 marzo.
In ogni domenica, Pasqua della settimana, la santa Chiesa rende presente questo grande evento nel quale Cristo ha vinto il peccato e la morte.
Dalla Pasqua scaturiscono tutti i giorni santi:
Le Ceneri, inizio della Quaresima, il 10 febbraio.
L’Ascensione del Signore, l’8 maggio.
La Pentecoste, il 15 maggio.
La prima domenica di Avvento, il 27 novembre.
Anche nelle feste della santa Madre di Dio, degli apostoli, dei santi e nella commemorazione dei fedeli defunti, la Chiesa pellegrina sulla terra proclama la Pasqua del suo Signore.

A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli.
Amen.

Canto al Vangelo

Mt 2,2

Alleluia, alleluia.
Abbiamo visto la sua stella in oriente
e siamo venuti per adorare il Signore.
Alleluia.

Vangelo

Mt 2,1-12 – Siamo venuti dall’oriente per adorare il re.

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.

Post Correlati