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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 36

“Condotta per passare santamente la Quaresima” - p. Avrillon

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione di martedì 5 aprile 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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“Condotta per passare santamente la Quaresima”, del p. Avrillon. Parte 36

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

 

Eccoci giunti a martedì 5 aprile 2022.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo VIII di San Giovanni, versetti 21-30.

Eccoci ad affrontare ancora il nostro bellissimo libro di Padre Avrillon e, come dicevo, siamo appunto arrivati a martedì, il martedì precedente la Domenica delle Palme, oggi è il “Giorno di fuga dal mondo”.

Leggiamo.

Martedì di Passione – Giorno di fuga dal mondo

“Non vi lasciate oggi vedere dal mondo se non per necessità: — interessante questa cosa — fuggite le sue conversazioni, se volete unire senza distrazione il vostro cuore a quello di Gesù; fuggite ancora l’incontro del mondo; e persuadetevi che in qualunque luogo, anche santo, vi nascondiate, vi è sempre un picciol mondo delicato da sfuggire: applicatevi oggi a toglier da voi tutto ciò che è di mondo, cioè a dire le sue massime, le sue maniere, le sue decenze e i suoi discorsi. L’aria che si respira nel mondo è contagiosa per un’anima fedele. Sovvengavi che Gesù ha fuggito egualmente il mondo, e quando questo mondo lo perseguitava, e quando lo volea far re: non saprei qual sia più da temersi. Non vi dimenticate altresì, ch’egli qualche volta si è persino allontanato dai suoi discepoli per attendere all’orazione. Eccovi l’esempio che vi viene proposto, seguitelo; voi sarete allora più raccolti e più uniti a Dio”.

Chi ha esperienza di vita spirituale, della propria vita spirituale (non serve essere maestri di vita spirituale), chi ha proprio esperienza dell’ABC della vita spirituale, sa quanto sono vere queste parole di Padre Avrillon.

Chi non ha esperienza di vita spirituale, ma fa finta di averla, si illude di averla, allora potrà fare mille disquisizioni, ma la realtà conferma la correttezza teologica, spirituale, di queste parole di Padre Avrillon.

Quindi, il primo consiglio che lui dà, è quello di non lasciarsi vedere dal mondo, se non per necessità.

Ciascuno di noi, nella sua vita, ognuno diversa (il papà, la mamma, il figlio, il Sacerdote, la suora, il dottore, l’avvocato…), ciascuno secondo il proprio stato di vita, secondo la propria vocazione, sa (impossibile dire per tutti cosa vuol dire) che ci sono modi che ci permettono di non essere visti dal mondo, sebbene viviamo nel mondo, perché Padre Avrillon non ci sta dicendo di prendere e fuggire in un deserto o dentro ad un buco in una montagna.

No, no, lui dice: «Resta dove sei, fai quello che devi fare, ma oggi cerca di non farti vedere, cioè cerca di fare in modo che il mondo non si accorga di te»; poi dice alcune modalità che possono essere un’indicazione per tutti, dal Sacerdote fino ad arrivare a chi lavora la terra, a chi fa l’avvocato, per chiunque.

“Fuggite le sue conversazioni…”, cioè evitiamo le chiacchiere inutili, il parlare inutile.

“…se volete unire il vostro cuore a quello di Gesù, senza distrazione”.

Quindi, non cercare di parlare, stai in silenzio, fuggi l’incontro del mondo, cioè fai in modo proprio di non essere visto, mi verrebbe da dire.

Dobbiamo pensare (ecco la genialità di Padre Avrillon) che, in qualunque posto noi dovessimo andare a nasconderci, anche il più nascosto (anche una baita in montagna a 3.500 metri), noi porteremmo sempre con noi un piccolo mondo delicato da sfuggire, perché ce lo portiamo dentro.

“Applicatevi a togliere da voi tutto ciò che è di mondo”… e uno dice: «Cosa?»

“Le sue massime…”

Il mondo ha delle massime, ha degli slogan, ha delle convinzioni profonde, che, volenti o nolenti, sono entrate in noi.

“…le sue maniere, le sue decenze, i suoi discorsi.”

Ecco cosa vuol dire togliere da noi tutto ciò che è di mondo, vuol dire togliere le massime, le maniere, le decenze e i discorsi, perché il mondo ha questo stile, ha queste consuetudini.

Il mondo ha maniere tipiche sue, che sono molto diverse dalle maniere di Gesù, dai discorsi di Gesù, dalle decenze di Gesù, dalle massime di Gesù, completamente diverse.

Il mondo si regge sull’egoismo, si regge sull’uso e abuso delle persone, sull’oggettivazione delle persone, sulla mercificazione dei sentimenti, sulla menzogna, sulla confusione, e via di seguito.

“L’aria che si respira nel mondo è contagiosa per un’anima fedele”… è verissimo, è verissimo.

Ci sono luoghi, proprio luoghi e persone, dove uno, andandoci, dopo dieci, venti minuti che è lì, già sente che qualcosa gli si sta cambiando dentro, in peggio però, sente che rimane contagiato da quel modo lì di fare.

Non dimentichiamoci che Gesù ha fuggito il mondo.

Padre Avrillon dice che non sa se sia più da temere quando il mondo ti perseguita o quando il mondo ti vuol far re.

Eh non so quale delle due… Gesù ha fuggito tutte e due.

Poi una indicazione molto importante soprattutto per i Sacerdoti: “Non dimenticatevi che Gesù si è allontanato persino dai Suoi discepoli, per attendere all’orazione”.

Vi ricordate il discorso che vi ho fatto nei giorni scorsi, quando vi parlavo della domenica, del fatto di dover fare da mangiare per sei persone, quando arrivano amici e parenti?

Ecco, Gesù si è allontanato dai Suoi discepoli per attendere l’orazione, questo è scritto nel Vangelo, non sono elucubrazioni farneticanti di Padre Avrillon.

È così, tanto che non Lo trovavano più e sono dovuti andarLo a cercare, e non è successo una volta sola.

Gesù sa lasciare tutto e tutti, anche i bisogni delle persone, anche la gente che sta male; sa lasciare tutto e tutti, quando arriva il momento di stare con Suo Padre, quando arriva il momento della preghiera.

Certo, ciascuno di noi avrà un dovere legato alla preghiera che è diverso; il monaco benedettino, la monaca di clausura, il Sacerdote missionario, il Vescovo, la mamma, il Papa, avranno dei doveri legati ai tempi della preghiera uno diverso dall’altro, è ovvio, sicuramente è così.

Quindi, San Francesco di Sales dice: «Non può il monaco comportarsi come il Vescovo, non può il Vescovo comportarsi come il monaco, perché stanno sbagliando tutti e due».

Tutti, però, nei modi diversi del nostro stile di vita, avremo da fare delle scelte, per decidere se mettere al primo posto gli amici, i parenti, le persone, o Dio.

Se noi attenderemo a questa priorità di Dio, della preghiera, dell’orazione, rispetto a tutto il resto, noi saremo “più raccolti e più uniti a Dio”.

Verissimo, verissimo, è così!

Andiamo avanti, adesso vediamo il Vangelo.

Meditazione sulla fuga dal mondo, tratta dal Vangelo.

“Gesù dimorava in Galilea, non volendo far la sua dimora in Giudea, perché i Giudei cercavano di farlo morire. Era costume ordinario di Gesù di non farsi mai vedere dal mondo e di fuggire le adunanze, toltone quando si doveano celebrare le feste, o che bisognava ch’egli predicasse al popolo. Oggi si allontana dalla città di Gerusalemme, ed anche dalla Giudea, perchè la sua vita non vi era sicura, e non era ancor giunta la sua ora. Considerate che il mondo è sempre stato nemico del Salvatore, e Gesù è stato sempre nemico del mondo. Ora egli ha detto: Guai al mondo per cagione de’ suoi scandali! Ora si è dichiarato che non pregava pel mondo; ora ha soggiunto che il mondo non potea ricevere il  suo spirito, perchè non lo conosceva. Non dobbiam dunque maravigliarci s’egli fuggiva il mondo”.

Quindi, era costume, era stile di vita di Gesù, fuggire il mondo, fuggire le adunanze, se non quando c’erano delle feste da celebrare o perché doveva predicare.

Quando sa che in un posto lo cercano per ucciderlo o per perseguitarlo, scappa e se ne va in un altro.

C’è una inimicizia radicale tra Gesù e gli amici di Gesù, e il mondo e gli amici del mondo, è una inimicizia mi verrebbe da dire proprio ontologica, genetica, inconciliabile.

Gesù non prega per il mondo, Gesù dice: «Guai al mondo per causa del quale avvengono gli scandali», «Il mondo non può ricevere il Mio Spirito», quindi capite che…

“Da ciò ne segue che il motivo più urgente che noi abbiamo di fuggire il mondo, è la vocazione al cristianesimo, che c’impegna ad imitare Gesù”.

Questo è il motivo: la mia vocazione ad essere cristiano.

Capite perché questo discorso allora vale per tutti gli uomini, le donne, i fanciulli, di buona volontà?

Per tutti. Ripeto, per tutti: Vescovo, Sacerdote, monaca di clausura, frate, papà, mamma, figlio, Papa…

Ognuno avrà il suo campo di azione preciso e i propri doveri precisi di stato, ma, siccome tutti condividono la medesima vocazione ad  essere critiani, cioè discepoli di Gesù, questo fuggire il mondo fa parte di tutti, nei modi (ripeto per l’ennesima volta) rispettosi del proprio stile di vita.

Quindi, una mamma non può vivere da monaca di clausura, e la monaca di clausura non può vivere come una mamma di casa; bisogna rispettare la propria specificità, ma dentro a questo, ciascuno ha la sua vocazione ad essere cristiano, per cui è chiamato a fuggire il mondo.

“Qual è la grazia di questa vocazione? Secondo S. Paolo, è una separazione dal mondo. Son venuto, dice il Salvatore, per separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre; — sono parole di Gesù — e l’Apostolo dice egli stesso, che il Signore l’ha separato perfin dal seno di sua madre. Bisogna dunque fuggire il mondo pel solo titolo di cristiano”.

Per il fatto che sono cristiano, mi dico cristiano, non posso condividere lo stile del mondo, non posso condividere il gusto, le maniere, la logica, la modalità del mondo, non si può!

Ed è la grazia della nostra vocazione, quella della separazione.

Lo dice Gesù: «Sono venuto a separare il padre dal figlio, la figlia dalla madre…»

“I più perfetti cristiani non si consacrano a Dio in una religione, che per esser più separati dal mondo; e quando non si può fare questa solenne separazione, si è obbligato di separarsene col corpo e collo spirito, cioè a dire non adottare le sue massime, le sue seduzioni, i suoi divertimenti e le sue vanità; senza questo ciascuno si espone alla più funesta di tutte le separazioni, vale a dire, alla separazione eterna da Dio”.

Ma guardate, è l’esperienza di tutti noi.

Noi ci separiamo, che vuol dire ci distinguiamo, ma non perché siamo più bravi degli altri, perché siamo più perfetti degli altri, no, ma perché abbiamo un’appartenenza diversa, perché abbiamo un padre diverso.

Ci sono i Cristiani e ci sono i mondani, potremmo dire così.

Non è questione di dire che io sono più bravo e tu sei più cattivo, no, è proprio una questione di appartenenza, è una questione di identità profonda, è una questione di paternità.

Quindi c’è bisogno di questa separazione, e quando non si può fare in modo solenne, perché (ripeto) non tutti sono monache e monaci, allora bisogna farla col corpo e con lo spirito, cioè, pur vivendo dentro le dinamiche di tutti i giorni, non adottare le massime del mondo, non seguire le seduzioni del mondo, non seguire i divertimenti del mondo, non seguire le vanità del mondo.

Non è che, siccome così fan tutti, allora devo farlo anch’io.

No, se no, rischio di separarmi da qualcosa di più importante, che è da Dio, per sempre.

Quindi dobbiamo imparare a dire di no.

Io, come Cristiano, lì non ci vado. Non come Prete, come frate, come suora, ma come Cristiano lì non ci vado, questo non lo faccio, questo non lo dico, a questi discorsi non partecipo, quelle cose non le guardo, perché sono un Cristiano e quindi non posso e soprattutto non voglio, perchè non mi appartiene, io non appartengo a quello stile, non appartengo a quel mondo, non appartengo a quel gusto e quel gusto non appartiene a me. Non mi interessa, non lo voglio!

È importantissimo, è importantissimo!

Non userò quelle espressioni, non userò quelle immagini, non accetterò di fare quelle cose, perché sono di Gesù, quindi non le voglio e non le posso fare.

“Questa separazione di spirito, di cuore e di condotta dal mondo, dice l’apostolo S. Giovanni, consiste nel non amare nè il mondo, nè ciò ch’è nel mondo. Perchè, dice quest’Apostolo, colui che ama il mondo, può ben dire che l’amore del Padre celeste non è in lui. Comprendete dunque la necessità che vi è di fuggire il mondo se uno vuol salvarsi, e portar degnamente il gran nome di cristiano”.

E poi può essere una Madre Teresa di Calcutta, che è dentro nelle cose del mondo fino al gomito, non ha importanza… ma il suo cuore dov’era? La sua mente dov’era? La sua volontà dov’era?

Era là al “Sitio” (ho sete) di Gesù, al “Ho sete di anime”.

Sapete che tutto il progetto di Madre Teresa nasce da questa cosa: “Ho sete”, questo è il grido di Gesù che scava nell’anima di Madre Teresa e che diventa la bussola della sua vita.

“Ho sete di anime”… tutto nasce così, non nell’andare a curare i lebbrosi.

Quello viene dopo.

Madre Teresa non aveva niente a che vedere con il mondo, nonostante fosse una delle suore più indaffarate nel mondo.

“Per poco che vi riflettiate, conoscerete che il pazzo mondo è tutto sotto l’impero dello spirito maligno;”

Beh su questo c’è poco da riflettere, basta aprire gli occhi.

“che vi si vedono da tutte le parti dei lacci tesi all’innocenza;”

Beh al tempo in cui lui scriveva non c’era la televisione; se avesse scritto adesso che ci sono la televisione, internet, i video… chissà cosa avrebbe scritto Padre Avrillon!

“ch’egli è pieno di scogli, ne’quali la più soda virtù rischia di fare continui naufragi o almeno di essere crudelmente perseguitata”.

Forza, dite che non è vero!

Se qualcuno ha il coraggio, dica che non è vero.

Poi accendiamo la televisione, ma non a mezzanotte, no, no, alle 4 del pomeriggio, e c’è da morire… ma anche in prima serata… e poi vediamo se non ci sono i lacci tesi all’innocenza.

Qualcuno dice: «No, ma io sono libero…»

Sì, certo, certo…

“Gesù Cristo non avrebbe sofferte sì crudeli persecuzioni per parte di questo mondo nella Giudea, se non avesse operati tanti miracoli, e se la sua santità non vi si fosse manifestata con tanto splendore; e non sarebbe stato obbligato di fuggire, e di nascondersi nella Galilea per trovarvi un ricovero, e per darci un’esempio di questa fuga sì necessaria. Eccovi l’esemplare che dovete seguire. Fuggite dunque il mondo, perché siete cristiano e volete attendere con sicurezza alla vostra salute. Gesù dimorava in Galilea non volendo abitare nella Giudea, perchè i giudei cercavano di farlo morire. La carità ardente che Gesù avea praticata a riguardo di tutti i miserabili che si erano a lui inviati, la guarigione di tanti infermi, la conversione di tanti peccatori, la risurrezione di tanti morti doveano farlo adorare dal mondo; ma fu tutto all’opposto, poiché per questo fu perseguitato”.

Interessante…

Tutto il bene che Gesù ha fatto, tutte le opere di carità che ha fatto, tutte l’assistenza che Gesù aveva fatto al mondo, avrebbe dovuto avere come effetto quale?

Di innalzarGli una piramide d’oro, no?

Di amarLo, di adorarLo, di venerarLo, di ringraziarLo… invece no, Lo mettono in croce.

Uno dice: «Ma perché?»

Ha fatto la moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha operato la guarigione dei malati di lebbra, dei sordomuti, la liberazione di indemoniati, la resurrezione dei morti… ma chi ha fatto tutto questo bene all’umanità in capo a tre anni, come Gesù?

Nessuno!

Quindi va da sé che avrebbero dovuto fare chissà quale cosa, invece no, Lo ammazzano.

“Tale è lo spirito del mondo: siccome egli è corrotto nei suoi costumi e nelle sue massime, così cangia le cose migliori in veleno”.

Questo è lo spirito del mondo: inietta veleno, avvelena, sporca tutte le cose più belle.

“Se voi siete impegnato nel mondo, e volete praticarvi la virtù della buona fede apertamente, bisogna che v’aspettiate che questo mondo ingiusto impieghi tutto ciò che ha di allettamento per sedurvi, o tutta la sua forza per abbattervi”.

Padre Avrillon in queste poche righe ha scritto una delle verità più grandi della nostra vita cristiana.

Se vuoi essere impegnato nel mondo, preparati; se vuoi essere impegnato nel mondo e praticarvi la virtù della buona fede, preparati, due saranno le situazioni che incontrerai: prima di tutto, il mondo cercherà di allettarti e di sedurti per portarti dalla sua parte; se non ci riuscirà, allora userà tutta la sua forza per abbatterti. Esattamente come per Gesù.

“Volete menare una vita ritirata? Le società mondane verranno a distrarvi sin nella vostra solitudine. Volete voi rinunziare ai piaceri, ed abbracciar la pietà e la mortificazione? Il mondo si sforzerà di corrompervi; e se non gli riesce, vi farà passare per un’ipocrita”.

Ecco, vedete: o ti seduce, o ti perseguita, e cerca in tutti i modi di corromperti.

Un tempo, quando noi andavamo su un pullman, in metrò, in treno, cos’è che facevamo? Quando ero ragazzo io, per esempio, cosa facevamo?

O eri con un amico (e quindi chiacchieravi, stavi insieme al tuo amico, alla tua amica), o dormivi, o guardavi fuori dal finestrino e pensavi, o leggevi un libro, fine. Non c’erano altre cose che potevi fare durante le due, tre, cinque, sei ore di viaggio. Questo era.

Se eri un ragazzo, studiavi. Sempre io ho studiato sul treno, sempre.

Adesso, se tu sali su una metropolitana, un pullman, un aereo no, forse è un po’ diverso, ma in metropolitana e in treno, cos’è che vedi?

Tutti che dormono o sono ripiegati per 3/4 ore sul cellulare.

Quindi, se anche io volessi vivere la mia vita ritirata… sì, ma come?

Con il cellulare in mano è molto difficile… la distrazione è costante; quando tu lo metti giù, non sai più neanche dov’è il tuo spirito, perché si è sciolto dentro a tutto quel mare magno lì.

Pietà e mortificazione… ma chi parla più di pietà e di mortificazione?

Si parla solo di piaceri.

Perché dovrei vivere lo spirito di pietà e di mortificazione?

Perché? Per che cosa?

E se il mondo non riesce a corrompere quest’anima, la quale sa vivere ritirata, la quale sa vivere la mortificazione e la pietà, allora cosa dirà?

Dirà: «Sei un’ipocrita».

Non avendo più niente da usare per sedurti, allora ti attacca: «Vedi? Tu sei un’ipocrita. Tu vuoi sembrare più buono degli altri, tu vuoi essere il più perfetto degli altri, tu vuoi essere più bravo degli altri, tu vuoi essere migliore degli altri, tu vuoi essere diverso dagli altri, vuoi fare la prima donna, tu vuoi…»

Uno dice: «Ma no, io veramente voglio semplicemente essere me stesso, voglio vivere la mia vita».

Vivere la propria vita non vuol dire che io discredito e getto fango sulla vita degli altri, io vivo la mia vita come tu vivi la tua, allora rispettiamoci a vicenda.

Se io quelle cose non le voglio fare, non le voglio dire, non le voglio vedere, non le voglio vivere, questo non vuol dire che allora io sono un’ipocrita; tu invece, che le fai, cosa sei?

Quindi, rispettiamo le diversità: tu puoi uscire alla sera e tornare a casa alle 2 di notte perché vai a ballare?

Benissimo, e io posso uscire alla sera e andare a fare l’adorazione eucaristica; non per questo sono un’ipocrita, non per questo sono un fondamentalista, non per questo sono un esagerato, non per questo sono…

Sono diverso da te, punto, fine.

Ho fatto un’altra scelta.

È possibile? È lecito, o siamo in una dittatura?

Sì, in un certo senso siamo in una dittatura, quella del pensiero unico, ma, appunto per questo, uno prende le distanze e dice: «No, io non ci sto. Voglio essere libero di poter dire a questo “sì”, a questo “no”, e non per questo essere tacciato di ipocrisia, di falsità, di fondamentalismo. No, sono semplicemente diverso, sono altro, sono unico, sono un individuo, che è altro da te. Siamo individui, uno diverso dall’altro».

“Siccome il mondo è il centro d’ogni corruzione, si sforza di comunicarla a tutti quelli che vivono con lui; e ci riesce purtroppo, perchè non si vede che avarizia, libertinaggio nei ricchi del mondo, con una certa durezza di cuore, che li rende insensibili alle miserie altrui; non si vede che fasto e ambizione nei grandi, ed una superbia insopportabile che loro fa riguardare gli inferiori con un oltraggioso disprezzo, come se fossero d’una natura da quelli diversa”.

È terribile, no?

Il mondo la vuole comunicare a tutti questa corruzione, e quindi si vede questo stile da avaro, da libertino, da duro di cuore, da insensibile.

Questa sete di potere, questa sete di fama, questa sete dei primi posti, questa sete di successo, questa sete di apparire bravo, intelligente, sapiente, colto, capace in tutto, che è avanti agli altri, che non ha bisogno di nessuno, ma poi, quando andiamo a letto alla sera, ci dobbiamo mettere tutti il pigiama, sapete?

Eh sì, anche questi super geni, questi sapientoni potentissimi, anche loro si mettono il pigiama, tutti ci mettiamo il pigiama per andare a letto, e siamo tutti delle povere persone, in quanto siamo tutti creature, siamo tutti limitati, siamo tutti deboli, tanto deboli che potremmo morire ora, e nessuno può prolungare la sua vita di un secondo.

Quindi, tutto questo affanno, a cosa ti serve? A che pro?

Uno dice: «Io ho fatto questo, io ho fatto quello, io sono più avanti di qua, io sono più avanti di là», anche nel mondo dello studio ci sono queste cose, questo voler primeggiare, ma poi stasera metti il pigiama come me, anche tu, e quindi?

Tanto lasceremo qui tutto…

Quando ho finito il mio primo ciclo di studi e ho preso il mio primo titolo di studio, dopo cinquantadue esami, fatti in cinque anni, sì insomma, ero contento, allora, quando sono andato a ritirare la pergamena tutta scritta in latino, con il voto finale, tutta bella, ho preso questa pergamena, l’ho incorniciata e me la sono messa sopra il letto, perché ho detto: «Insomma, con tutta la fatica che ho fatto…»

Poi, mi ricordo che un giorno l’ho guardata e ho detto: «Ma cos’è questa roba sopra la mia testa?», allora l’ho presa, l’ho impacchettta e l’ho data ai miei genitori da mettere in cantina… adesso non so più neanche dove sia.

Sì… ma cosa cambia? Che cosa cambia di me quel pezzo di carta? Niente. Che cosa aggiunge e cosa toglie di me quel pezzo di carta davanti a Dio? Per l’amor del Cielo, proprio niente!

Mi ricordo i libri, la cultura, proprio la devozione, mi vien da dire l’idolatria dei libri, che io avevo.

Un tempo avevo questa biblioteca nella mia camera, stracolma di libri, avevo libri dappertutto che mi venivano persino sul letto, libri ovunque (chi mi conosce adesso se sente queste cose dice: «No, non ci credo», ma credeteci, a quel tempo era così), ero coperto di libri, veramente coperto di libri, non sapevo più dove metterli, ero un libro unico, vivevo in mezzo ai libri; quindi, quando in convento dovevo trasferirmi di camera, la prima cosa che dicevo era: «Devono starci i miei libri».

Non era importante, cioè, avere un letto per dormire, ma avere la biblioteca per i libri, l’importante era quello. Avevo tanti libri, quindi dovevo avere una camera, un posto, che contenesse tutti i miei libri.

Avevo tenuto anche tutte le dispense dei cinque anni, tutti gli appunti, tutti i quaderni, tutti presi a mano, perché non c’era il computer a quel tempo; è arrivato quando io stavo finendo i cinque anni, ma noi non l’avevamo in convento, quindi tutto scritto a mano, tutti gli appunti a mano, con la penna, la matita, i colori, tutti i miei libri sottolineati.

I miei libri dovevano essere nuovi, intonsi, chiusi nella loro plastica; quando compravo un libro (guai un libro di seconda mano, mai avuto uno in vita mia), me lo portavo a casa, poi me lo rilegavo tutto, lo tenevo lì e guai se aveva un’orecchia, guai se qualcuno me li toccava, nessuno poteva toccare i miei libri, perché me li rompevano, me li rovinavano, mi facevano le orecchie, mi giravano male le pagine.

Poi erano tutti sottolineati solo da me, nessuno doveva toccarli, guai se vedevo una penna vicino ad un libro… era un’idolatria, una idolatria vera e propria.

Un giorno, mi ricordo che mi sono girato, li ho guardati tutti e ho provato un senso di soffocamento, mi sono proprio sentito soffocare, allora, mi sono alzato, non ho fatto un fiato, sono sceso, sono andato a prendere tutti gli scatoloni che c’erano in convento, li ho chiusi con lo scotch e ho cominciato a metterli via, uno dopo l’altro, e ogni trasloco di convento che facevo, ne eliminavo un tot.

Adesso sono fiero, perché, se mi giro e vedo la mia libreria dietro di me, vabbè, mi viene da ridere… sembra il deserto dei Tartari, ci sono più detersivi che libri, quindi, va bene, lo scopo è stato raggiunto.

Capite che il nostro conforto non può essere in queste cose, no, no.

Tutte cose belle e importanti, ma ognuno al suo posto.

Mi dicono: «Oh Padre, sta facendo il dottorato, dove sono i suoi libri?»

«I miei libri sono tutti nascosti».

Dico sempre a qualche mio compagno di dottorato, che viene e mi chiede: «Ma Padre, ma lei sta facendo il dottorato, dove sono i libri?»

Io dico: «Oh i miei libri, se tu sapessi… sono tutti nascosti, sono tutti segreti».

«Perché non si devono vedere?»

«Perché sono segreti, allora sono tutti nascosti».

«Dove?»

«Nel nulla…»

Si prende quello che serve, e poi via!

Ha ragione San Paolo, la scienza gonfia, solo la carità edifica, non dimentichiamolo mai!

“Non si vede nei poveri che una indigenza sforzata senza umiltà, una miseria senza rassegnazione e senza pazienza, e per lo più una grande ignoranza in materia di religione”.

Mi vien da ridere, perché ho in mente una persona che sono andato a trovare e mi dice: «Vedi, guarda Padre Giorgio, questi sono tutti i miei libri che ho scritto…»

Ho detto: «Oh mamma, come sei bravo!»

E lui: «Guarda tutti i libri che ho scritto… vedi? Questo è tradotto in questa lingua, questo in quest’altra lingua… Di questo ho una copia in più, la vuoi?»

Gli ho detto: «No, guarda, io ne ho talmente tanti, che non so dove metterli».

«Se lo vuoi, te lo do».

Io ho detto: «Sì, guarda, appena mi libero, vengo a prenderlo».

«E tu, i tuoi libri? Devo venire su a vederli?»

«No, no, non venire. Te lo porterò io, stai tranquillo, non ti disturbare a salire, ci mancherebbe».

«Ma io vorrei vedere i libri che hai scritto. Ne hai delle copie?»

«Sì, sì, ma tu adesso non ti preoccupare, appena ci sarà tempo, io te li farò vedere».

Poi, sapete, uno è talmente pieno di sé, che si dimentica di queste cose.

Speriamo che non gli venga più in mente, perché se viene su e me li cerca, non saprei cosa dargli e che cosa inventarmi, perché ovviamente non ne ho, però mi sento tanto libero, sapete?

Non ho più quel senso di soffocamento che ho provato quel giorno, proprio non ce l’ho più, mi sento libero. I libri li uso per quello che mi servono, per studiare, ma non voglio più essere soffocato dalla loro presenza.

“Si osserva ancora talvolta l’impostura nei divoti, i quali per giungere ai loro fini prendono un’apparenza esterna di pietà.

In una parola, se voi riguardate il mondo coi principi della fede e della religione, voi converrete che volendo assicurar la vostra salute, dovete fuggirlo, aver coraggio di viver nel mondo come nemico del mondo; ciò che si chiama, secondo l’Apostolo, viver nel mondo, come se uno non se ne servisse. Se avete la sorte di lasciare il mondo, benedite il Signore, ma non lasciate di diffidare del mondo nello stesso santuario: un piccolo mondo delicato v’introduce qualche volta le sue maniere, il suo spirito, il suo punto d’onore e i suoi discorsi. Fuggite questo mondo, egli ha i suoi pericoli; e lacci che tende sono tanto più pericolosi, quanto meno visibili;”

Guardate, è verissimo!

Non è che, perché ho dato via i quattro libri che avevo, allora… No, no, sono ben cosciente che questo stile del mondo, questa tentazione dell’idolatria, ti spunta come un fungo da tutte le parti; prima con i libri, e adesso può essere con qualsiasi altra cosa, dobbiamo cioè stare sempre molto attenti.

“Se non vi si sta attenti, uno si trova pieno di mondo, benché fuor del mondo”.

Verissimo.

E allora concludiamo con questa bellissima preghiera:

“Voi fuggite il mondo, o mio Salvatore, quantunque siate invulnerabile ai suoi assalti, perché siete il Dio della forza e l’autor della grazia e dell’innocenza; ed io benché io sia debolezza, e la mia fragilità m’abbia data una fatale esperienza della sua corruzione e della di lui malignità, non lo fuggo e sento purtroppo inclinazione per questo crudele nemico, che cerca la mia perdizione. Ora, o Signore, vi rinunzio e rinnovo adesso con tutto il mio cuore la rinunzia che feci nel mio battesimo, e sono risoluto di fuggirlo in tutta la mia vita. Mondo perfido ed impostore io rinunzio alle tue carezze, e a tutto ciò che sei solito rappresentare di più pomposo per sedurre un cuore. Signore, datemi la forza di esser costante in questa rinunzia, in quest’odio, in questa separazione, dalla quale dipende la mia innocenza, la mia sicurezza, la mia felicità e l’eterna salute dell’anima mia. Io mi metto nelle vostre braccia, o mio Gesù,  persuaso che questo mondo con tutti i suoi piaceri, con tutta la sua potenza non potrà mai separarmi da voi; e finché sarò costante, esso non avrà forza alcuna — è verissimo! — perché mi avete assicurato con la vostra parola, riponendomi nel numero delle vostre pecorelle, o divin pastore, che niuno mi rapirebbe dalle vostre mani. Questo è quello che mi riempie di confidenza”.

A meno che… non siamo noi ad aprire la porta e a farlo entrare, allora ci rapisce, certo.

Con domani, mercoledì, vedremo il “Giorno di gratitudine”.

 

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

 

VANGELO (Gv 8, 21-30)

In quel tempo, Gesù disse ai farisei: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». Dicevano allora i Giudei: «Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: “Dove vado io, voi non potete venire”?».
E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati».
Gli dissero allora: «Tu, chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo». Non capirono che egli parlava loro del Padre.
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite». A queste sue parole, molti credettero in lui.

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