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Sguardo fisso su Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.51

Gesù tende la mano ad un bambino

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: Sguardo fisso su Gesù – Cammino di perfezione, S. Teresa di Gesù pt.51
Giovedì 21 dicembre  2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

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VANGELO (Lc 1, 39-45)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a giovedì 21 dicembre 2023. Festeggiamo quest’oggi San Pietro Canisio, sacerdote e dottore della Chiesa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal primo capitolo del Vangelo di san Luca, versetti 39-45.

Continuiamo la nostra lettura e meditazione del libro Cammino di perfezione, di Santa Teresa di Gesù. Siamo arrivati al paragrafo nono del capitolo sedicesimo. 

9 — Le anime che Dio mette a questa prova credo che siano molte, ma poche quelle che ne sappiano approfittare per disporsi ai suoi favori. Quando il Signore li concede a un’anima, e questa fa di tutto per rispondergli, tengo per certo che Egli non cesserà di aiutarla fino a che non sia arrivata a un alto grado. Ma se non ci diamo a Dio così generosamente come Egli si dà a noi, sarà fin troppo se ci lascerà nell’orazione mentale, visitandoci soltanto di quando in quando, come si conviene ad operai che lavorano nella vigna. Gli altri, invece, sono suoi figli prediletti, dal cui fianco non vuole più distaccarsi, come neppure essi vogliono staccarsi da Lui. Li fa sedere alla sua mensa, dà loro da mangiare il suo stesso cibo, fino a togliersi il boccone di bocca per darlo a loro.

10 — Oh, commovente sollecitudine, figliuole mie! Oh, felicissimo il distacco da queste cose basse e periture, se per esso si innalziamo a tale stato! E una volta fra le braccia di Dio, che v’importerebbe di venir condannate anche da tutto il mondo? L’Onnipotente sarebbe vostro difensore, Colui che con una parola creò il mondo, e per il Quale volere è operare. Non abbiate quindi paura! Se Egli permette che si sparli di voi, è soltanto per il vostro maggior bene. Egli vi ama. Ama chi lo ama, e non di un amore da poco. E perché non l’ameremo anche noi con tutte le nostre forze? Felicissimo cambio dargli il nostro amore per avere il suo! Egli può tutto, mentre noi non possiamo se non quello di cui Lui ci fa capaci. E che cos’è, infine, quello che sappiamo fare per Lui, nostro Signore e Creatore? Qualche piccola risoluzione che in realtà è un niente. Ma se Egli vuole che con il niente guadagniamo il Tutto, non siamo noi così sconsigliate da non volerlo ascoltare!

11 — O Signore!… Tutto il danno ci viene dal non tener fissi gli occhi su di Voi! Se non guardassimo che al cammino, vi arriveremmo presto; ma diamo in mille cadute, cadiamo in mille inciampi, e sbagliamo strada per non aver di mira la strada vera. Ci par tanto nuova da sembrarci di non averla mai fatta, ed è assai deplorevole vedere ciò che alle volte ci succede. Per poco che ci tocchino nell’onore, non sappiamo più reggere, ci sembra di non dover più reggere; e diciamo subito: “Non siamo santi!”.

12 — Dio ci liberi, sorelle, dal dire, quando commettiamo qualcosa di men perfetto: “Non siamo angeli, non siamo sante!”. Benché non lo siamo per davvero, è sempre utile pensare che, con l’aiuto di Dio e mercé i nostri sforzi, possiamo divenirlo. Se da parte nostra non manchiamo, neppur Dio ci mancherà. E poiché siamo qui venute per questo, mano all’opera, come suol dirsi, né nulla vi sia di ciò che crediamo di maggior gloria di Dio che con la sua grazia non sia da noi praticato! Vorrei appunto che regnasse tra voi questa santa presunzione, la quale, oltre che far crescere nell’umiltà, ci introduce nelle grazie di quel Dio che aiuta i generosi e non è accettatore di persone.

13 — Sono uscita di strada e non di poco. Tornando ora al mio soggetto, voglio insegnarvi cosa s’intende per orazione mentale e contemplazione. Vi sembrerò forse temeraria, ma tra noi tutto passa. Può anche darsi che intendiate meglio il mio stile grossolano, che non qualche altro più elegante. — Piaccia intanto al Signore di concedermi la grazia di potervi riuscire!

Amen

Allora, in questo modo noi abbiamo concluso questo capitolo sedicesimo e domani affronteremo il diciassettesimo.

Ecco, la prima cosa che possiamo dire, è l’importanza di saper approfittare dei Suoi favori e l’essenzialità di fare di tutto per rispondergli; cioè, potremmo dire: corrispondere al Signore nel modo massimo possibile. E Santa Teresa ci dice che lui non mancherà di aiutarci; cioè, se noi faremo di tutto per rispondere degnamente e santamente a lui, lui non mancherà di aiutare noi, poi. E Santa Teresa parla poi di questi figli prediletti, che sono proprio quelli che — appunto — gli corrispondono massimamente e che non si fermano quindi alla meditazione, ma che arriveranno poi alla vetta della contemplazione, che sono quelli che vogliono seguire un cammino di perfezione, come appunto è chiamata quest’opera. Lei dice che il Signore non vuole più distaccarsi dal fianco di questi suoi figli prediletti, e neppure essi vogliono distaccarsi da lui: «Li fa sedere alla sua mensa, dà loro da mangiare il suo stesso cibo…»; insomma, si dà totalmente. 

Nel paragrafo successivo, ritorna il tema dell’essere condannati da tutto il mondo se siamo nelle braccia di Dio. Se Dio è il nostro difensore, di cosa dobbiamo temere? Non abbiate quindi paura, dice Santa Teresa.

Comprendo che sono parole facili da dire e veramente difficili da vivere: questo non tenere in nessuna considerazione il giudizio negativo e anche spietato del mondo. Mi rendo conto che è veramente molto difficile, ci rendiamo tutti conto; ed è anche molto difficile non cedere alla paura, ma confidare nella presenza di Dio e nell’intervento di Dio; nel fatto che Dio è il nostro difensore:

Se Egli permette che si sparli di voi, è soltanto per il vostro maggior bene.

Anche Padre Pio diceva la stessa cosa; e questi santi hanno tutti vissuto questa situazione, questa realtà durissima dell’infamia. Certo, noi lo leggiamo sui libri, e si fa in fretta a leggere: cinque anni, sei anni, sette anni, tre anni, dieci anni vissuti così, è una riga del libro; per loro “è una storia”, per loro “è un’esistenza”. Questi santi, e Santa Teresa in primis, ci richiamano proprio a questo sbilanciamento; a questo sbilanciamento totale su Dio e sul non tenere in nessun conto quello che dice il mondo.

Ed è vero che tutto il danno ci viene dal non tenere fissi gli occhi su Gesù. Quindi è chiaro che, quando veniamo toccati nell’onore… ma anche quando veniamo toccati nella stima, perché, capite, la diffamazione, il parlar male, la calunnia, non è semplicemente: “il mio onore ne risente”, sì, anche, ma, innanzitutto, ne risente la stima di una persona. Quando una persona viene diffamata, è una cosa grave, perché viene tolta la fama di quella persona, che non è semplicemente l’onore; perché uno può anche dire: “Mi hanno toccato nell’onore, quindi io per orgoglio reagisco”, e va bene, anche questo è sbagliato; però la fama è una cosa ancora prima, capite? Ed è vero che, quando veniamo toccati nella fama, cioè quando ci vediamo diffamati, è come se andasse tutto in confusione, cioè ci sembra di non reggere, perché cosa puoi fare? 

Io penso a Padre Pio: cosa poteva fare quell’uomo? Nulla, nulla. Penso a diversi suoi figli spirituali, ma anche a confratelli che gli hanno voluto tanto bene, che hanno subito delle persecuzioni durissime anche loro, a motivo di quello che si scatenava su Padre Pio. E io credo che questo sia ciò che maggiormente ha fatto soffrire il padre, perché penso che fintanto che colpiscono te… uno dice: è dura, è difficile però… Ma quando vengono colpite le persone a te care — e, come dicevo, mi vengono in mente alcuni figli spirituali di Padre Pio, così come alcuni confratelli a lui molto cari — eh, lì è molto più difficile; perché tu vedi scaricare, sulle persone che tanto ti amano e che tanto ami, come nel suo caso, delle situazioni gravissime, delle cose terribili, e non puoi fare nulla. Padre Pio, che cosa ha potuto fare? Niente! Non ha potuto fare niente, ha potuto solamente vivere dentro all’inferno che il demonio gli ha scatenato addosso, usando calunnie, menzogne, illazioni, falsità, bugie e quant’altro. Ma non ha potuto fare niente.

Pensate anche a un altro sacerdote, don Dolindo Ruotolo, che tanti di voi conoscono: mamma mia… Andate a leggere la sua biografia; veramente, c’è da impallidire. Anche questo sacerdote ha vissuto un calvario terribile; anche lì fatto di calunnie, fatto di diffamazioni, fatto di persecuzioni, tutte assolutamente ingiustificate, assolutamente infondate, tutte! Eppure, si vede, nella loro vita… cioè, si vede innanzitutto la sofferenza gravissima che hanno vissuto; sicuramente ci sono stati dei momenti dove anche a loro sarà sembrato di non riuscire a reggere, però hanno tenuto gli occhi fissi su Gesù.

Capite, un uomo come Padre Pio si guarda le mani, le vede trafitte dalle stigmate, e poi si gira e vede solo persecuzioni, e uno dice: “Ma io che male ho fatto? Non le ho mica cercate! In cosa consiste il mio male?” I suoi nemici volevano che lui riconoscesse, che lui dicesse, che quelle stigmate erano una menzogna, che se le era auto-procurate, che quelle erano un inganno… vi rendete conto? Come poteva lui affermare una cosa del genere, quando sapeva che era successo esattamente tutto il contrario?

E poi Santa Teresa si scaglia contro queste espressioni, che sono anche oggi molto di moda:

“Non siamo angeli, non siamo sante!”

Lei dice: Dio ci liberi da questa espressione quando facciamo qualcosa che è meno perfetto, perché è vero che non lo siamo, che non siamo angeli, non siamo santi, però possiamo diventarlo. Perché, se noi mettiamo il massimo da parte nostra, Dio metterà il suo. Quindi, quando facciamo qualcosa di meno perfetto, cosa dobbiamo fare? Nulla, lo riconosciamo, chiediamo perdono a Dio, e ci proponiamo di ricominciare con ancora più ardore, con ancora più voglia, con ancora più impegno, con ancora più dedizione, e sicuramente il Signore ci aiuterà. Bene, domani inizieremo il capitolo diciassettesimo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

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