Scroll Top

D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 7

Falò sulla spiaggia

Meditazione

Pubblichiamo l’audio della meditazione: D. Bonhoeffer, Sequela. Parte 7
Sabato 12 agosto 2023

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

VANGELO (Mt 17, 14-19)

In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione in formato PDF

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a sabato 12 agosto 2023. Oggi Ricordiamo Santa Giovanna Francesca de Chantal, Religiosa.

Abbiamo ascoltato il Vangelo della Santa Messa di oggi, tratto dal capitolo diciassettesimo del Vangelo di San Matteo, versetti 14-19.

Mi permetto di sottolineare un aspetto tra i tanti possibili: questo papà va da Gesù e lo prega di avere pietà di suo figlio perché? Perché, dice il papà:

È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua.

Notate: per il papà questo ragazzo ha l’epilessia, ha solo l’epilessia. Un comportamento un po’ strano per un epilettico, però! Nel senso che un epilettico ha le sue convulsioni dovute alla malattia ma non cade spesso nel fuoco e nell’acqua. L’epilessia non è una malattia che ti porta a buttarti nel fuoco; l’epilessia non è una malattia che ti porta a buttarti nell’acqua. L’epilessia, quando ha la sua manifestazione, ha la sua manifestazione ovunque tu sia: può essere che tu stia camminando per strada, può essere che tu sia in casa, può essere che tu sia in un letto, può essere che tu sia in vari luoghi, ma siccome, di norma, l’uomo non abita nel fuoco e non vive nell’acqua, è un po’ strano che il papà sintetizzi la malattia dicendo: “La malattia lo porta a cadere spesso nel fuoco e sovente nell’acqua”. Evidentemente era così, non è che il papà se lo inventa. Ma è strana questa cosa, l’epilessia non ti porta a suicidarti. Perché questi comportamenti di uno che si butta nel fuoco e di uno che si va a buttare nell’acqua, sono comportamenti tendenzialmente suicidi, autolesivi. E Gesù risponde con una diagnosi, si comporta veramente da medico del corpo e dell’anima. (Non toccherò oggi il tema della fede dei discepoli, non è questo che voglio oggi mettere alla vostra attenzione). Gesù fa una diagnosi ben precisa e cioè: “Questo ragazzo non è epilettico” — questo è il punto — “Questo ragazzo è indemoniato”; è un’altra cosa.

La manifestazione della possessione diabolica ha qualcosa di similare a un attacco epilettico, tanto che il papà la confonde, confonde la possessione con l’epilessia, ma questa non è epilessia. Non si può curare la sofferenza di questo figlio con i rimedi legati all’epilessia, perché questa non è una malattia, questa è una possessione. Quindi Gesù cosa fa? Gesù compie uno dei tanti esorcismi citati nei Vangeli. Quindi il demonio se ne va e il ragazzo viene guarito, non dall’epilessia ma dalla possessione. È guarito dalla possessione, è una guarigione tutta spirituale. Non essendoci più la possessione, allora non c’è più neanche quella manifestazione che è similare alla manifestazione epilettica.

Tutto questo per dire che cosa? Per smentire coloro i quali dicono: “Ah no, ma gli esorcismi di Gesù, in realtà, non sono stati veri esorcismi; quelle persone non erano possedute ma erano epilettiche. Ma siccome ai tempi di Gesù non conoscevano le malattie come le conosciamo noi, adesso arriviamo noi, dall’alto della nostra scienza, che conosciamo tutto e sappiamo tutto e diciamo: guardate, i Vangeli non potevano raccontare tutto bene nel dettaglio, soprattutto non avevano le competenze scientifiche che abbiamo noi, quindi noi vi diciamo che, quando nei Vangeli si legge dei casi di possessione diabolica che poi vengono risolti con l’esorcismo — così vengono narrati nei Vangeli — in realtà sono solamente semplici casi di epilessia”. 

Ecco, questo vuol dire tradire il Vangelo. Perché il Vangelo ci mostra chiaramente che al tempo di Gesù conoscevano questa malattia che è l’epilessia, non era una cosa assolutamente sconosciuta che nessuno sapeva. Non è vero che quindi, vedendo quella manifestazione, tutti pensavano che fosse un caso di possessione perché non sapevano che invece era l’epilessia. E soprattutto Gesù che è il figlio di Dio, che è Dio, non si fa confondere. Gesù non confonde una malattia con una possessione. Gesù, che è il figlio di Dio ed è Dio, è onnisciente, non ha bisogno che arriviamo noi, uomini del 2023, a dire: “No, guarda Gesù, tu non sapevi di medicina, te la insegniamo noi, ti sei confuso, hai frainteso una malattia neurologica con una possessione. Capita! Voglio dire, ai tuoi tempi non c’erano tutte le conoscenze, non c’era la TAC, non c’era la risonanza, non c’erano tutti gli esami che abbiamo noi quindi, sai, Gesù, capita di confondersi!”.

Vi rendete conto a che livelli di superbia siamo capaci di arrivare? Che vuol dire correggere Gesù; che vuol dire misconoscere la precisione degli Evangelisti e quindi del loro racconto e dei loro racconti e che vuol dire insegnare a Dio a distinguere tra una malattia spirituale e una malattia fisica, tra un caso di possessione e un caso di epilessia.

Ecco, ci tenevo a fare questa precisazione perché sennò, capite, certe cose passano come se fossero normali. No, normali non lo sono. Dobbiamo imparare a essere un po’ più umili. Gesù distingue molto bene. Il papà di questo ragazzo confonde, ma non Gesù. Certamente c’era un segnale che stonava con l’epilessia: si butta, cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. Ecco, questo c’è. Questo non c’entra niente con l’epilessia, ma proprio niente. Anche perché un epilettico, quando ha il suo attacco, cade lì, ma nessuno vive in mezzo a un fuoco, nessuno di noi vive in mezzo all’acqua, non siamo mica delle rane. Noi viviamo sulla terraferma, sì poi andiamo a fare un bagno ogni tanto, va bene, ma non è spesso! Non è che spesso siamo nell’acqua e quindi “tè va”, mi è capitato che ho avuto l’epilessia lì, no! E poi, volete che un papà che vede suo figlio stare così male non lo tenga lontano dall’acqua? Va bene, può capitarti una volta che ti sfugga, ma poi vedendolo che sta così male dice: “Guarda, tu l’acqua, no! Perché se ti succede quello in mezzo all’acqua muori annegato”.

Capite, il demonio, che è omicida fin dal principio, che cosa aveva in testa? Uccidere questo figlio! Lo vuole portare a morire. Questo aveva in testa, questo voleva, a questo mirava, ma Gesù l’ha impedito; il Dio della vita.

E allora adesso possiamo andare un po’ avanti col nostro testo Sequela di Bonhoeffer:

La chiamata alla sequela è dunque vincolo alla sola persona di Gesù Cristo. È distruzione di ogni legalismo per mezzo della grazia di colui che chiama. È una chiamata, un comandamento di grazia. E al di là dell’inimicizia fra legge e vangelo. Cristo chiama, il discepolo segue. Questo è al tempo stesso grazia e comandamento. «Compio con gioia il mio cammino, perché cerco i tuoi voleri» (Sal 119,45).

Bellissimo: la chiamata alla sequela non è altro che un vincolo con Gesù, punto! Questa è la chiamata! Un vincolo. Se i giovani avessero davanti esempi di persone, di sacerdoti, di religiosi, di religiose — ho citato queste persone perché dovrebbero testimoniarlo in modo molto forte — che testimoniano che la chiamata alla sequela vincola alla sola persona di Gesù Cristo, capite che direbbero: “Beh, qualunque cosa il Signore mi chiederà accetterò, perché l’ho capito da questi esempi che ho davanti, che hanno fatto della loro vita una totale dedizione alla sequela, in modo radicale, ed è bellissimo!” 

Seguirlo cosa vuol dire? Vuol dire legarmi a Lui, questa è la sequela, punto. Quindi voi capite che, se un giovane avesse davanti un papà e una mamma che gli fanno vedere che la sequela non è altro che un vincolo con Gesù, beh, cosa direbbe? “Anch’io!”. 

La sequela non è fare mille cose, non è osservare chissà quale legalismo, non è un insieme di regole, di cose da dover fare. No, no. La sequela è: vincolo con Gesù, legame con Gesù, amicizia con Gesù. Questa è la sequela, non è altro che questo.

È molto bello quando lui dice che la sequela è un “comandamento di grazia”. Sembra quasi un ossimoro, eppure non lo è. È un comandamento di grazia:

Cristo chiama, il discepolo segue.

Fine! Non è altro, questa è la sequela: Gesù ti sta chiamando, seguilo! “Ma come si fa, dove si fa, perché si fa? Per quanto tempo si fa? In che modo si fa?” —  Lascia perdere. Tu seguilo, tutto il resto verrà da sé. L’importante è che tu resti legato a Gesù. Il segreto della sequela è tutto qua! Il contenuto della sequela è tutto qua, nel legame con Gesù. Santa Teresa d’Avila direbbe: nell’amicizia con Gesù, nello stare con Gesù. Tutto qua. Prosegue:

La sequela è vincolo a Cristo; poiché c’è Cristo, ci deve essere sequela.

Vedete? È tutto molto semplice: la sequela è vincolo a Gesù, basta, non c’è altro. Attenzione adesso:

Un’idea di Cristo, un sistema dottrinale, una conoscenza religiosa in generale della grazia o della remissione dei peccati non rendono necessaria la sequela, anzi in effetti la escludono, le sono ostili.

Adesso ci spiega:

Nei confronti di un’idea si può avere un rapporto di conoscenza, ci si può entusiasmare, forse anche si può volerla attuare, ma in nessun caso si può avere un rapporto personale di sequela ubbidiente. Un cristianesimo senza il Gesù Cristo vivo resta necessariamente un cristianesimo senza sequela, e un cristianesimo senza sequela è sempre un cristianesimo senza Gesù Cristo; è idea, mito.

Incredibile! Allora, spieghiamolo: io posso avere un’idea di Gesù, farmi un Gesù a mia immagine e somiglianza, costruirmi un’idea di Gesù che non sia l’idea dei Vangeli. Io posso avere un sistema di dottrina, un sistema di regole, di norme, di indicazioni, anche di conoscenza — una conoscenza religiosa in generale, dice lui — posso avere una conoscenza religiosa, di che cos’è la grazia, di che cos’è il perdono. Tutte queste cose non comportano di necessità la sequela — dice Bonhoeffer — perché io posso avere un’idea di Gesù senza seguirlo, io posso parlare di Gesù senza seguirlo, io posso insegnare all’università Gesù e le cose di Gesù senza — attenti bene — senza di necessità credere in Gesù. Ne posso parlare come posso parlare di un mito, di un qualcosa della civiltà degli Etruschi, ecco, come di qualcosa che è passato, che non c’è più. Non è che siccome io parlo di Gesù e insegnò Gesù — poi bisogna vedere quale Gesù insegno — io quindi seguo Gesù. Non è detto! Sarebbe auspicabile, ma non è detto. E infatti, lui dice che nei confronti di un’idea io posso avere un rapporto di conoscenza, cioè semplicemente conosco questa cosa. Posso anche entusiasmarmi, essere molto accalorato. Posso anche volerla attuare questa cosa, ma questo non vuol dire di necessità avere un rapporto personale e quindi obbediente con Gesù, di sequela verso Gesù. E allora cosa posso avere? Posso avere un cristianesimo senza Gesù, che voi dite: “Ma come è possibile?”. Eh, certo, a una persona che ragiona questo appare impossibile.

Un cristianesimo senza Gesù è come un dente senza nervo, è morto! Sembra un dente vivo, ma è morto, è devitalizzato. “Un cristianesimo senza Gesù è un cristianesimo senza sequela”, perché seguo me stesso e non seguo Gesù. Ma un cristianesimo senza Gesù, cioè senza sequela, è un’idea, è un mito”. Noi possiamo proporre un cristianesimo escludendo Gesù Cristo, purtroppo può succedere. Lo escludiamo perché? Perché è troppo impegnativo, troppo esigente, troppo radicale, troppo duro.

Alla fine, siccome Gesù non si lascia ammansire da nessuno, siccome Gesù non si lascia consigliare da nessuno, siccome Gesù non è politicamente corretto, siccome Gesù è troppo radicale, e poi, in ultima analisi, Gesù è divisivo (l’abbiamo già detto: Non sono venuto a portare la pace, ma la guerra; sono venuto a portare le separazioni, padre contro figlio, figlio contro padre, madre contro figlia, ricordate? Gesù, secondo la nostra mentalità, è divisivo) e allora sapete cosa facciamo? Noi teniamo il cristianesimo, teniamo la nostra religione, la devitalizziamo, strappiamo Gesù Cristo da questa religione, la svuotiamo e che cosa ne esce? Un’idea, un mito, niente di più! Che va bene a tutti: uguale ad ogni età, va benissimo ad ogni età, ad ogni professione, va bene a tutti, non creerà problemi a nessuno. 

Togliendo in questo modo Gesù, cosa togliamo? Ma togliamo la croce… Basta. Che bisogno abbiamo di parlare di croce con tutto quello che questo comporta? 

E così tutti si sentiranno a posto, tranquilli e sereni. Nessuno verrà a dire: “Eh, ma com’è difficile, eh ma come radicale, eh ma come è duro eh ma…” E no! Perché tanto quel cristianesimo lì è morto, è devitalizzato. Tu sai di avere in bocca un dente che è lì, ma è morto. Non è cariato, non più, è morto. Che a pensarci fa un po’ senso! Avere in bocca un dente morto… E lo sai tu, perché è stato devitalizzato, è stato tolto il nervo, i nervi sono stati strappati via. Infatti, sapete che il dente devitalizzato, se non viene poi ricostruito — fatta quindi una corona, messo un perno, ricostruito e messa su una capsula, adesso ce ne sono di speciali che ti fanno un dente che sembra più bello di quello di prima, non lo fanno su tutti i denti, perché non tutti i denti hanno questo problema, ma comunque tendenzialmente i molari sì — il dentista ti avvisa e ti dice: “Guardi se lei appena devitalizzato non agirà subito, cioè non metterà il perno e la corona nuova, sappia che il suo dente piano piano diventerà sempre più grigio, sempre più fragile, fino a quando arriverà il momento in cui si spezzerà. E a quel punto non ci sarà più la possibilità di mettere il perno, di ricostruire il dente e di mettere la capsula, fine! A quel punto bisognerà toglierlo”. Tutto questo perché? Perché è morto! È morto, non c’è più. “Quindi, non te lo strappiamo perché conserviamo la tua radice, però se vogliamo salvarlo ed evitare di strapparlo — e quindi dopo tutto il problema del buco, l’impianto, tutte queste cose qui — mettiamo un pernino e ricostruiamo intorno il dente”.

Ma capite, tutto questo meccanismo è perché è morto. E quindi va a finire che il nostro cristianesimo senza Gesù Cristo, devitalizzato da Gesù Cristo, lo ricostruiamo! Che sembra in apparenza il dente di prima, ma è finto! È un dente finto! Bellissimo, una corona in oro-ceramica stupenda, meravigliosa, ti scelgono anche il colore, la gradazione tutto! Ma non è il tuo dente! Il tuo dente è sotto! È sotto a questa corona, tutto rimpicciolito, lo chiamano moncherino, lo riducono a un moncherino, proprio lo riducono tutto piccolino, tutto abbassato, tutto vicino al perno che hanno inserito, perché poi devono creare lo spazio per inserire la capsula nuova, la corona nuova. E guardate che è la stessa cosa che succede al nostro cristianesimo devitalizzato di Gesù Cristo, cosa facciamo? Riduciamo tutto a un moncherino, inseriamo il perno che regge la nuova capsula, che regge il nuovo cristianesimo, che sembra uguale ma non lo è, e così abbiamo rifatto il tutto. Peccato che è finto, tutto finto, è un mito!

E adesso concludiamo.

Un cristianesimo in cui c’è solo Dio Padre, ma non Cristo come Figlio vivente, elimina senz’altro la sequela. Ci sarà fiducia in Dio, ma non sequela.

Ecco perché Santa Teresa d’Avila richiama l’importanza dell’umanità di Cristo, la centralità di Cristo.

Solo per il fatto che il figlio di Dio si è fatto uomo — ecco vedete — solo perché è mediatore, la sequela è il giusto rapporto nei suoi confronti.

Proprio perché si è fatto uomo lo dobbiamo seguire!

La sequela è legata al mediatore, e dove si parla correttamente della sequela, si parla in effetti del mediatore Gesù Cristo, del Figlio di Dio. Solo il mediatore, l’uomo Dio può chiamare alla sequela. Sequela senza Gesù Cristo è scelta autonoma di una via che può essere anche una via ideale, che può forse comportare il martirio, ma è senza promessa. Gesù deve respingerla.

«Poi si avviarono verso un altro villaggio. Accade però che mentre si trovavano per via un tale gli disse: ti voglio seguire dovunque tu vada. Ma Gesù gli rispose: le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. Disse poi ad un altro: Seguimi! Ed egli rispose: Signore, permettimi prima di andare a seppellire mio padre. Ma Gesù gli disse: lascia che i morti seppelliscano i loro morti: tu invece va’ a predicare il regno di Dio. Un altro disse: Signore, io ti seguirò, ma permettimi prima di andare ad accomiatarmi da quelli di casa mia. Ma Gesù gli rispose: Chiunque mette mano all’aratro e si volta indietro non è adatto al regno di Dio» (Lc 9, 57-62).

Ecco, domani cominceremo proprio da qua. Vi lascio questo passo del Vangelo che vi invito ad andare a leggere e domani Bonhoeffer ce lo spiegherà e noi lo commenteremo. Bellissimo! Ci fa vedere bene cosa vuol dire seguire Gesù, quali sono le esigenze della sequela e che tipo di sequela Gesù respinge. Quindi è fondamentale il legame con Gesù, il rapporto con Gesù, non è una scelta autonoma. Perché, anche se comprende il martirio, è senza promesse. Domani lo vedremo.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen
Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.
Sia lodato Gesù Cristo sempre sia lodato.

Post Correlati