Scroll Top

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 32

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard

Meditazione

Pubblichiamo l’audio di una meditazione sul testo “La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia” di S. Pietro Giuliano Eymard di domenica 3 luglio 2022

Predicatore: p. Giorgio Maria Faré, OCD

Ascolta la registrazione:

Per motivi di intenso traffico non ci è possibile rendere disponibile l’ascolto dei file audio direttamente dal nostro sito. Se hai dubbi su come fare, vai alle istruzioni per l’ascolto delle registrazioni.

SECONDA LETTURA (Gal 6, 14-18)

Fratelli, quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.
Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. E su quanti seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto l’Israele di Dio.
D’ora innanzi nessuno mi procuri fastidi: io porto le stigmate di Gesù sul mio corpo.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli. Amen.

Testo della meditazione

Scarica il testo della meditazione

La perfezione religiosa alla luce della SS. Eucarestia, di S. Pietro Giuliano Eymard. Parte 32

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Eccoci giunti a domenica 3 luglio 2022.

Abbiamo ascoltato la seconda lettura della Santa Messa di oggi, tratta dal capitolo VI, versetti 14-18, della Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati.

Il cammino che stiamo facendo, attraverso gli scritti di San Pietro Giuliano Eymard, è proprio quello di avere un solo vanto, la croce di Gesù, e arrivare a vedere, a vivere, il mondo crocifisso per noi, e noi crocifissi per il mondo.

Noi siamo dei crocifissi per il mondo, dobbiamo essere dei crocifissi, per essere creature nuove, cioè, tutto quello che stiamo facendo, le preghiere, la predicazione, la Messa, la Confessione, la pratica dei “Primi”, giovedì, venerdì e sabato, tutto, tutto ha come scopo l’essere nuova creatura.

Allora non conta più nulla, non conta più essere circoncisi o non circoncisi, non conta niente, come dice San Paolo, conta solo l’essere nuova creatura, e, a quanti vivono così, sia pace e Misericordia. Bellissimo…

Ed è proprio, come abbiamo visto ieri, la Misericordia (per le creature nuove) il tema di oggi, di questa nuova meditazione di San Pietro Giuliano Eymard.

“QUARTO GIORNO.

Meditazione Prima.

La misericordia di Gesù.

Meditiamo sulla bontà di Nostro Signore nel perdonarci”.

Ecco, visto? Capite? La Bontà, la Misericordia, immediatamente viene sposata col perdono, non con l’indulto, perché, tra perdono e indulto, c’è la stessa differenza che passa tra il cielo e la terra, sono due cose completamente diverse. Voi andate sul vocabolario, cercate “perdono”, poi cercate “indulto”, e vedete che sono cose completamente diverse.

Il perdono che dà Dio è la manifestazione della Sua Misericordia, ma non è l’indulto!… Non è l’indulto.

Allora, leggiamo che cosa ci dice San Pietro Giuliano Eymard.

“I. – Noi l’abbiamo grandemente offeso, ed i giorni della nostra vita sono molto meno numerosi che i nostri peccati; imperocché noi siam capaci di offenderlo ad ogni nostro pensiero, ed anche mescolare il peccato alle stesse opere buone. Ond’è che dovremmo disperarci di aver tanto peccato, di sentirci ancora tanto portati al male, se Dio non fosse infinitamente buono.

Almeno noi l’offendessimo soltanto con le passioni della nostra natura corrotta; ma no, noi ci serviamo delle sue grazie, dei suoi doni, di Lui stesso, di tutto per peccare: voglio dire, quando c’inorgogliamo della grazia del nostro sacerdozio o della vocazione religiosa. Questi peccati l’offendono doppiamente, perché la nostra malizia è tanto più grande quanto le grazie di cui abusiamo sono più eccellenti; poi, perché Egli ci teneva come suoi amici, e voi sapete quanto fanno soffrire le ferite fatteci da un amico”.

Chiaro, no? San Pietro Giuliano Eymard mi sembra chiarissimo… chiarissimo!

Noi sappiamo mescolare il peccato con le opere buone, ci vediamo ancora tanto portati al male, poi noi L’offendiamo, non solo con le passioni, ma con i doni, con le grazie che Lui stesso ci fa, quindi con l’orgoglio, con l’inorgoglirci della grazia ricevuta con il nostro Sacerdozio, per esempio. Questo è usare i doni di Dio per vantarci.

Questo si fa anche con il matrimonio eh… Ci sono persone, che arrivano a sposarsi, per potersi vantare e per dire: «Hai visto che ce l’ho fatta? Anch’io ho trovato la donna (o l’uomo) della mia vita. Vedi? Mi sono sistemato. Non sono un buono a nulla», come se non sposarsi volesse dire essere buoni a nulla, perché, se così fosse, di Santa Gemma Galgani cosa diremmo, per esempio (laica, non sposata, non suora)?

Ma questo è il modo mondano di ragionare, anche tra credenti, che sono, in realtà, poco credenti e molto mondani.

Quindi San Pietro Giuliano Eymard dice che posso usare i doni di Dio per vantarmi, ma: il Sacerdozio è un dono di Dio, e non sono io che mi sono meritato il Sacerdozio; il matrimonio è un dono di Dio, e non sei tu che, con la tua genialità, hai trovato quella donna, o quell’uomo, ma ti è stata donata, o donato; i figli sono un dono di Dio, e non arrivano i figli se si fa in un “certo modo”, non è vero, perché tu puoi fare in un “certo modo” mille volte e non avere nessun figlio.

Questa è la prova che tutto è dono di Dio, ma io posso usare questi doni per montare in superbia, per montare in vanità.

Quindi, questi peccati L’offendono doppiamente, perché la malizia è tanto più grande, quanto più eccellenti sono le grazie di cui abusiamo, questo è ovvio, e poi perché Lui ci tiene come amici.

Quanto male fa l’offesa di un amico, la mancanza di rispetto di un amico, la mancanza di puntualità di un amico!

In ventun anni di Sacerdozio, non mi è mai capitato, mai, di sentire qualcuno confessare questo peccato: «Sono arrivato in ritardo all’appuntamento con Gesù». I casi sono due: o Gesù non è mio amico, oppure non mi interessa proprio niente di Lui; se anche arrivo in ritardo, tanto…

Fallo con un amico!… Fallo con Padre Giorgio… tre minuti dopo io non ci sono più. Se l’appuntamento è alle 20.00, alle 20.03 io sono andato, sono già andato, perché la puntualità è il primo segno del rispetto, quindi dell’amore. Se non sei capace di essere puntuale, arrivederci!

Non si arriva mai puntuali ad un appuntamento, si arriva sempre con un largo anticipo, piuttosto stai tu fuori in giro ad aspettare, tu che sei arrivato in anticipo, in modo tale che, quando arriva il momento, tu sei lì.

Questo vuol dire esserci all’interno di un rapporto d’amore, questo vuol dire esserci all’interno di un’amicizia.

E Gesù, è nostro amico, sì o no? Non dico il migliore, ci mancherebbe…, ma uno dei tanti.

Questi sono i primi modi con i quali si offende il Signore.

Se io religioso, io Sacerdote, so che devo essere in coro per l’Ufficio, per la preghiera, alle ore 12.00, non arrivo alle ore 12.00 (non contempliamo neanche alle 12.01).

Se ho la Messa alle ore 7.30, non arrivo in chiesa alle 7.30 (a parte che non dovrei arrivare neanche alle 7.20), perché se no, che valore ha questa Messa? Che cosa dico col mio comportamento?

Già il fatto che, se io devo celebrare Messa, quando arrivo c’è già lì un laico prima di me, che si sta preparando alla Messa, già questo mi squalifica. Secondo me, questo già mi squalifica. Io dovrei arrivare prima di lui, o di lei. E non tiriamo fuori le questioni che abbiamo tanto da fare, per favore… per favore… Queste sono veramente tutte scuse proprio meschine.

Quindi, Gesù (Lui sì, che crede nell’amicizia, ed è amico, e ci chiama amici) si aspetta che noi ci comportiamo da amici; se non lo facciamo, noi Lo feriamo grandemente, e questo aggrava ulteriormente il nostro peccato.

Prosegue San Pietro Giuliano Eymard:

“La malizia di colui che abusa di grazie di predilezione è sì grande, e tanto si sente ch’essa è degna del divin castigo, che la maggior parte di quelli i quali hanno peccato dopo essere stati ricolmi da Dio di grazie privilegiate, restano nel male per disperazione del perdono di un peccato sì grave, più che per attacco al male stesso. Del resto qualsiasi peccatore ha bisogno di non guardare che alla misericordia di Dio: al cospetto degli altri suoi attributi, della sua santità, maestà, specialmente della sua giustizia, egli si sente schiacciato”.

Certo. Se io, per grazia di Dio, vengo a consapevolezza dei doni incredibili che Gesù mi ha fatto, e del come io ho corrisposto a questi doni, c’è veramente da cadere nella disperazione eh…, cioè, se uno fa questo ragionamento, ad un certo punto arriva a dire: «No, non posso essere perdonato… Gesù non mi può veramente perdonare… Di fronte a questo Cuore pulsante, a questo Cuore trafitto, squarciato (perché trafitto è ancora poco, quel Cuore è stato squarciato dalla punta di una lancia, è stato proprio rotto), di fronte a questo Cuore, io come faccio ad essere perdonato?»

Noi dovremmo uscire dal confessionale costantemente in una valle di lacrime, se avessimo coscienza che…

“Ma chi non guarderebbe con fiducia a Gesù Cristo sì buono, sì misericordioso, la stessa misericordia incarnata? I peccatori venivano al Salvatore, senza timore: dicevano i loro delitti, esprimevano un pentimento, ed erano subito perdonati.

Si avrà paura di un uomo, quantunque buono e santo: si avrà onta di manifestargli la propria colpa, perché si sente ch’egli è la nostra condanna con la sua santità, poiché anche noi avremmo potuto perseverare come lui; ma si va a Gesù senza temere, perché è il Salvatore, il medico, ed è venuto per quelli che erano caduti: non si vede più in Lui lo sguardo d’uomo, ancor meno di accusatore e di giudice: Egli non è che la misericordia in azione”.

Ecco il confessionale, ecco il tabernacolo: sono i luoghi, sono i Tabor, della Misericordia. Certo, lì incontriamo sempre Gesù buono, Gesù perdonante.

“Gesù è tutto fatto di misericordia!”

Che bella questa espressione usata da San Pietro Giuliano Eymard!

Gesù è la Misericordia, Gesù è “il Misericordioso”!

Noi non abbiamo proprio idea di cosa voglia dire incontrare la Misericordia fatta persona, e questo è Gesù!

“[…] La misericordia è la forma dei suoi pensieri, de’ suoi sguardi, delle sue parole, di tutti i suoi atti: non vuole essere veduto che vestito di misericordia, affinché tutti i peccatori, anche i più colpevoli ed indurati, vengano a Lui”.

Da quando sono adolescente (che vuol dire esattamente dalla mia III Superiore, perché me lo ricordo benissimo), io ho questo quadro, che ho sempre portato con me, ovunque sono andato, e quindi vi dico dal 1989 (siamo nel 2022, fate voi i conti) io ho sempre questo quadro con me, che è il quadro del Volto di Gesù Misericordioso.

Io mi ricordo proprio i bei momenti di preghiera, da ragazzo, vissuti davanti a questo quadro, e quanto quegli occhi, quello sguardo, mi guardavano dentro, mi facevano sempre sentire questa dolcezza profonda di Gesù. E poi, dopo un po’ che ero lì che pregavo davanti a Lui, dopo un po’ di tempo, mi ricordo ancora quando mi sono accorto che era un po’ come la Gioconda. Ho visto che, ovunque nella camera io mi spostassi, mi guardava sempre; quegli occhi sono stati dipinti in modo tale che, ovunque tu ti vada a mettere, a destra, a sinistra, sopra o sotto, sei sempre guardato.

Come mi piaceva entrare nella mia camera e sentirmi, sapermi, guardato da quello sguardo. Che bello sentirsi guardati da Gesù, sapersi guardati da Gesù! Bellissimo…

Si può andare, si può andare sempre da Gesù, Lui è sempre lì che ti aspetta.

Che belli che sono quei momenti, in cui il Sacerdote può confessare quelle anime, che solennemente vengono a chiedere perdono dei loro peccati, che sono veramente pentite, che  parlano con sincerità, con umiltà, con verità!

Che belle quelle confessioni dove ridai a quell’anima la luce della speranza, il calore del fuoco dell’amore di Dio!

Che bello vedere uscire le persone con quei lacrimoni di gioia…  volano, volano!

Ecco, tu, quando vedi queste cose, dici: «Guarda, potrei anche morire adesso, Gesù, perché vedere un’anima che risorge alla grazia… ah… non c’è niente di più bello!»

Prosegue San Pietro Giuliano Eymard:

“Nelle catacombe i primi cristiani che erano vissuti vicino a Lui, lo rappresentavano sotto forma di Orfeo che incanta — lo sapevate? —, con gli accordi della sua lira, le bestie feroci, le attira e le tiene mansuete ai suoi piedi”.

Pensate che bello… Gesù rappresentato nella forma di Orfeo…

Vedete, a leggere i Santi, quante cose si imparano? È incredibile! A leggere i Santi, vedete quanto veniamo strappati dall’ignoranza, crassa e supina?

È bellissimo, guardate che cose stupende… rappresentavano Gesù sotto forma di Orfeo, che con la Sua lira incanta, ti attira e fa diventare buono tutto.

“Così Nostro Signore attirava i peccatori; questi lo attorniavano, ed Egli godeva nel trovarsi in mezzo a loro; e con la sua parola tutta bontà li commoveva e loro rendeva la vita. Protestava di essere venuto per i peccatori, per le pecorelle smarrite”.

Che bello! Sì, ma lo scopo qual era? Cambiargli la vita eh… non andare lì in mezzo a loro a “magnà e beve”, così, eh? Non è questo lo scopo di Gesù. Non è venuto a dire: «Facciamo la grande pizzata…», e ognuno, come arriva, così se ne va. No, non era questo!

Non è venuto a dire: «Va tutto bene!», ma piuttosto: «No, non va tutto bene, per niente! È per questo che sono venuto!»

Quindi, Lui li attirava a sé, loro godevano di questa presenza dolcissima, meravigliosa, di Gesù, e Lui, con la sua bontà, li toccava nel cuore, li commuoveva talmente tanto, che poi li convertiva, che poi cambiava loro la vita.

Voi vi immaginate ad essere a tavola con Gesù?

Io ogni tanto mi metto lì a pensare eh, e dico:  «Mah… chissà… chissà Gesù come mangiava…»

Non vi viene mai la curiosità di pensare a queste cose?

Chissà Gesù come mangiava…, come sorseggiava…, come si dissetava…, chissà Gesù come ti ascoltava…

Ma voi vi immaginate ad essere lì a parlare con Gesù, e poter dire: «Senti, Gesù, devo dirti una cosa…»?

Ma voi vi immaginate?

E Lui, che vi dice: «Dimmi»?

Mamma… ma a pensare a queste cose c’è da volare sulla luna come un razzo dalla gioia eh!

Provate a pensare a Gesù che magari taglia un pezzettino di focaccia con l’uva passa, o un pezzettino di agnello, o un pezzettino di pane, e magari ci mette sopra un po’ di olio buono, e mentre parlate poi ve ne dà un pezzettino e vi dice: «Assaggia, senti che buono!»

Uno dice: «No, ma non è possibile…»

Eppure, questi peccatori hanno goduto di tutto questo!

Voi immaginatevi Gesù che vi ascolta e voi che Gli raccontate tutte le cose… immaginatevi Gesù, somma bontà, somma sapienza e somma pazienza, che vi ascolta, che vi lascia parlare, che non ha fretta, che sta lì per voi, e che voi siete in quel momento l’unico al mondo… e vi ascolta, e voi state lì, vi potete sfogare, potete dirGli tutto, e Lui vi ascolta, vi ascolta, e poi dopo… A parte che mentre ti ascolta, tu vedi questi occhi, e ti perdi… ti perdi…, cos’è che non diresti ad un uomo che ti guarda in quel modo?

Che cosa potresti non dire, e come potresti resistere a quello sguardo lì?

Immaginatevi… immaginatevi…

E poi, quando hai svuotato tutto, la Sua Parola, sicuramente concisa, essenziale, precisissima, rigorosa, bella, vera, che ti va dritta nell’anima e ti cambia tutto… e tutto questo magari mangiando un po’ di pane con la carne, bevendo un po’ di vino, sorseggiando un po’ di acqua fresca.

Quando facciamo contemplazione, quando facciamo orazione, immaginiamoci alle Nozze di Cana, immaginiamoci alla tavola coi peccatori, chissà che…

A uno quasi vien da dire: «Aspetta che vado a fare tanti peccati, così poi sperimento tutto il Tuo Perdono…», no? Per assurdo, a uno viene questo pensiero, cioè di dire: «Ma ti immagini? Andiamo a fare tanti peccati, così dopo vedremo cosa vuol dire essere così tanto perdonati»… perché è bello, è bello essere perdonati, è bello confessare i propri peccati, bene, fino in fondo, con semplicità, con tanta verità, con tanta confidenza, chiamarli con il loro nome… e poi sentire questo amore che ti avvolge, che ti prende e che ti eleva, che ti trasforma, che ti cancella tutto.

Dice San Pietro Giuliano Eymard:

“Vegliava perché questo carattere della sua missione non fosse in alcuna circostanza alterato. Quando i figli di Zebedeo vogliono che sia punito col fuoco dal cielo un villaggio colpevole di non voler ricevere Gesù, Egli li riprende severamente e dice: «Voi non sapete proprio di quale spirito siate» (Luc., 9, 56).

Alla malevolenza ed alle calunnie dei Farisei risponde altamente: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma gli ammalati» (Matt., 9, 12).

Tale è la sua missione: perdonare, salvare, fare misericordia: S. Paolo dice che l’eterno Padre ha voluto «mostrare nei secoli avvenire le infinite ricchezze della sua grazia nella bontà verso di noi in Gesù Cristo» (Ef., 2, 7). Togliete a Gesù il suo carattere misericordioso, ed Egli non esiste più.

Anche nell’istituire la Chiesa ed il sacerdozio Gesù altro non vuole che perpetuare la sua misericordia — vedete quello che vi ho appena detto?— : e i sacerdoti non son fatti per rilasciare ai giusti certificati di virtù, ma per assolvere e consolare i poveri peccatori”.

Capito? Per questo siamo stati chiamati.

“Ecco Nostro Signore: studiate ora le circostanze tutte misericordiose del perdono che accorda ai peccatori”.

Bene. Domani andremo avanti ancora a parlare di questa bella Misericordia di Gesù.

Benedicat vos omnipotens Deus, Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.

Amen.

Dio ci benedica e la Vergine ci protegga.

Sia lodato Gesù Cristo! Sempre sia lodato!

Post Correlati